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Dopo vent'anni nulla è cambiato

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Dopo vent'anni nulla è cambiato

Messaggioda ranvit il 01/08/2011, 15:36

Dopo vent'anni nulla è cambiato
La spesa corrente continua ad aumentare nella totale assenza di una politica economica di largo respiro
di Italia Futura , pubblicato il 1 agosto 2011

La manovra varata in gran fretta dal governo per far fronte agli attacchi speculativi, per i suoi contenuti, fa tornare alla memoria gli anni Ottanta, periodo terribile per la finanza pubblica italiana. Allora, a causa di una dinamica della spesa e del debito fuori controllo i governi erano costretti, anno dopo anno, a varare (improbabili) piani di rientro volti a stabilizzare la dinamica del rapporto tra debito e PIL. Questi piani erano basati su un aumento immediato delle entrate e su annunci di interventi “strutturali” sulle dinamiche della spesa, che essendo puntualmente disattesi, obbligavano l’anno successivo ad un nuovo piano di rientro ed a nuovi aumenti di imposte.

È triste osservare che dopo vent’anni nulla è cambiato, la spesa corrente continua ad aumentare e per farvi fronte si ricorre, esattamente come negli anni Ottanta, ad aumenti delle entrate attraverso provvedimenti estemporanei (accise, ticket, etc...) nella totale assenza di una politica economica di largo respiro. Di fatto negli ultimi dieci anni la spesa pubblica al netto degli interessi è cresciuta ad un ritmo di circa una volta e mezzo rispetto alla crescita media del PIL nominale (3,7 contro il 2,4), per un aumento complessivo del 38,6% nel periodo 2001-2010, a fronte di un aumento del PIL del 24%. Di conseguenza, il rapporto fra la spesa pubblica, al netto degli interessi, ed il PIL ha raggiunto i valori record del 47,8% nel 2009 e del 46,7% nel 2010 (dal 40% nel 2000), riportando il rapporto spesa totale/PIL sopra il 50%, valori che non si osservano più dalla metà degli anni Novanta, quando però la sola spesa per interessi viaggiava su valori intorno al 12% del PIL contro il 4,5% del 2010.

Perdendo un’occasione storica, negli ultimi dieci anni abbiamo così dilapidato il capitale che l’entrata nell’euro ci aveva fornito attraverso il forte risparmio nella spesa per interessi sul debito pubblico. C’è da chiedersi che cosa accadrebbe se, in assenza di manovre credibili da parte del governo italiano, le perturbazioni osservate sui mercati finanziari in questi giorni dovessero continuare, lasciando gli spread sui tassi di interesse tedeschi ai livelli massimi osservati in questo periodo.

È necessario quindi agire con urgenza “bloccando” in maniera credibile i meccanismi di spesa. Non esistono scorciatoie, solo il controllo effettivo della spesa pubblica potrà evitare un ulteriore aumento della già elevatissima pressione fiscale e un brusco aumento del costo dell’indebitamento, che riporterebbe l’Italia su quel sentiero di insostenibilità del debito pubblico che ha caratterizzato gli anni Ottanta ed i primi anni Novanta.

Anche se il deficit pubblico attuale è inferiore a quello medio dei paesi dell’Europa, l’entità del debito pubblico, la litigiosità del governo, la struttura ed il timing della manovra non rassicurano i mercati, esponendo il nostro Paese al rischio potenziale di attacchi speculativi. La bassa qualità della manovra, eccessivamente orientata sull’innalzamento della pressione fiscale, costituisce un chiaro segnale dell’incapacità di superare i veti dei gruppi di pressione, i quali ostacolano provvedimenti volti ad affrontare le inefficienze che caratterizzano la spesa pubblica e danneggiano il nostro sistema produttivo. C’è da chiedersi che fine abbia fatto la rivoluzione liberale annunciata con l’avvento della Seconda Repubblica, che prevedeva un cospicuo alleggerimento della pressione fiscale e del peso dello stato nell’economia.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Dopo vent'anni nulla è cambiato

Messaggioda franz il 01/08/2011, 17:21

Credo che significhi che tutto sommato dopo 20 anni siamo tornati al punto di partenza, non che per 20 anni non sia cambiato nulla. Non sarebbe vero, perché l'entrata nell'euro - ai tempi del primo governo Prodi - fu possibile perché era cambiato parecchio. Ora siamo tornati indietro alle politiche di 20 anni fa.

Ma sono in disaccordo su alcuni punti del testo di Italia Futura, tando da spingermi ad uscire, per un po', dal mio volontario silenzio.
Non basta bloccare la spesa. Occorre rilancare il paese, stimolare la crescita.
«Per un Paese che ha un costo medio del debito di circa il 4,5% nominale, e che ha un Pil nominale che cresce di circa il 3% o poco più (il Pil nominale è infatti la somma di crescita reale ed inflazione), ciò significa che l’Italia resta con uno sbilancio negativo, cioè che siamo condannati (in assenza di un colpo di reni nella crescita) a rincorrere il saldo primario, cioè la differenza tra entrate e spese al netto degli interessi sul debito. Il tutto in un contesto di rendimenti di mercato in salita, per volontà della Banca centrale europea. Sembrano tecnicismi, ma si tratta in realtà della differenza che passa tra un paese fiscalmente sano (o risanato) grazie alla crescita economica, ed un paese condannato a manovre correttive più o meno dichiarate, per continuare a convincere i mercati della propria probità (o meglio, non colpevolezza) fiscale. Il rischio è quello di un circolo vizioso in cui continue strette fiscali correttive deprimono ulteriormente la crescita di un paese che è già fermo da troppo tempo, malgrado le professioni di ottimismo dell’esecutivo»

Non basta neppure arrivare apareggiare l'avanzo primario.
«(…) un (avanzo) ottenuto per effetto di crescita superiore al potenziale viene giudicato dai mercati ben diversamente di uno frutto solo di una spremuta fiscale. Il motivo è ovvio, almeno si spera che lo sia»

Il nodo quindi è la crescita, da ottenere con investimenti, libealizzazioni, delegificazioni, anche abbattimento della spesa pubblica improduttiva (non le provincie ma ben altro).
Ora abbiamo goduto di alcuni giorni di tregua (per la distrazione della pantomina dello pseudo default americano) ma i nodi stanno tornando al pettine. Con la sfiducia dei mercati sulla solidità della manovra e la conseguente crescita dello spread, ci siamo già mangiato la manovra stessa, per il maggior costo dei bond venduti. Invece quelli americani sono rimasti immutati, segno che i mercati sapevano che era sono una scaramuccia politica che si sarebbe risolta all'ultimo minuto e non un problela legato ai fondamentali economici USA.

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Re: Dopo vent'anni nulla è cambiato

Messaggioda trilogy il 01/08/2011, 17:51

ranvit ha scritto:Dopo vent'anni nulla è cambiato
La spesa corrente continua ad aumentare nella totale assenza di una politica economica di largo respiro
di Italia Futura , pubblicato il 1 agosto 2011

....Anche se il deficit pubblico attuale è inferiore a quello medio dei paesi dell’Europa, l’entità del debito pubblico, la litigiosità del governo, la struttura ed il timing della manovra non rassicurano i mercati, esponendo il nostro Paese al rischio potenziale di attacchi speculativi. La bassa qualità della manovra, eccessivamente orientata sull’innalzamento della pressione fiscale, costituisce un chiaro segnale dell’incapacità di superare i veti dei gruppi di pressione, i quali ostacolano provvedimenti volti ad affrontare le inefficienze che caratterizzano la spesa pubblica e danneggiano il nostro sistema produttivo. C’è da chiedersi che fine abbia fatto la rivoluzione liberale annunciata con l’avvento della Seconda Repubblica, che prevedeva un cospicuo alleggerimento della pressione fiscale e del peso dello stato nell’economia.


oggi è stato un vero massacro....



Milano - Ennesima seduta da dimenticare per Piazza Affari. Come Wall Street Italia aveva anticipato, i problemi del debito Usa con la crisi dei bond e dell'azionario italiano c'entrano davvero poco.

La prova del nove è arrivata puntuale oggi, con il Ftse Mib che ha brindato all'accordo sul debito Usa solo per qualche ora, confermandosi poi già nel primo pomeriggio il listino peggiore in Europa insieme a Madrid. Per l'indice, il crollo a candela è arrivato nelle ore successive, tanto che nei minimi intraday ha perso anche il 4% del suo valore. Alla fine, il ribasso è stato pesante e ha portato il Ftse Mib a registrare un tonfo in sei sedute pari al 10%.

Di fatto sono proprio i titoli governativi italiani - insieme a quelli spagnoli - a soffrire di nuovo i sell off che partono dai grandi hedge fund; non ci si può stupire, visto che, nel caso dell'Italia, si sa che secondo quanto ha confermato nelle sue stime anche la Commissione europea, il livello del debito sarà il secondo più alto dell'Eurozona in rapporto al prodotto interno lordo, appena dietro a quello della Grecia, ovvero pari al 120%.

La vera questione però è che la continua crescita dei rendimenti sui bond sta rendendo sempre più difficile per l'Italia riuscire a pagare i finanziamenti sui debiti. "Se uno stato sovrano finisce con il dover pagare rendimenti più alti, allora siamo in presenza di un evento rilevante", ha commentato a Bloomberg Alastair Wilson, managing director di EMEA Credit Policy presso Moody's - E i movimenti di mercato di breve termine per noi hanno una importanza davvero ridotta, visto che noi guardiamo a un'ottica di lungo periodo". Una dichiarazione che sa quasi di avvertimento.

Certo, non ha aiutato la performance al ribasso di Wall Street, tornata preda dei sell off dopo la pubblicazione di un indice Ism deludente, sceso ai livelli di luglio 2009. Ma ribadiamo, per Piazza Affari i problemi sono altri: la scarsa credibilità del governo, o meglio la perdita della sua credibilità e la speculazione di hedge fund e altri investitori contro i titoli di stato italiani. Ormai l'attacco non sembra conoscere limiti, come si vede dai numeri di qui sotto.

SPREAD BTP/BUND, CDS, RENDIMENTI A 10 ANNI: TUTTO IN FORTE RIALZO - Con l'inizio dell'ottava si è riaccesa forte la speculazione: i rendimenti a 10 anni hanno superato anche il 5,9%, attestandosi 5,986%, contro il 5,846% di venerdì scorso e avvicinandosi sempre di più al record assoluto, pari al 6,027% toccato due settimane fa; nel finale, il valore è sceso appena al 5,983%. Peggio, gli spread BTP/Bund sono volati fino a 352, ovvero al massimo dall'introduzione dell'euro; i cds sono volati a 329, nuovo massimo storico, contro i 311 di venerdì e il differenziale wsi/ita è salito ulteriormente a 321 contro i 300 dell'ultima rilevazione della scorsa settimana. Attacchi anche contro i bond italiani e spagnoli a due anni: insomma, è pieno allarme rosso per Roma.

A tal proposito, in una intervista a Class Cnbc, l'analista Wlademir Biasia di WB Advisors ha avvertito che, affinché a Milano la situazione si rassereni, "è "necessario che lo spread BTP/Germania torni al di sotto dei 250 punti", situazione che non si è ancora verificata. Inoltre, l'esperto ritiene che, ora che "l'impasse Usa è stata superata", i market mover torneranno a essere in Europa "i problemi del debito europeo e di nuovo in Italia il movimento degli spread".

Un trader di Milano intervistato da Reuters si è così espresso, commentando la giornata di oggi: "Il movimento è partito dall'azionario, con le vendite sui titoli bancari che hanno innescato quelle sulla curva del Btp. E' un mercato nervoso, i volumi sono sottili, basta un niente per farlo cambiare di basta un niente per farlo cambiare di segno".

NUOVO CROLLO DELLE BANCHE - A Piazza Affari, tornano pesanti i sell sui bancari: Unicredit, che guadagnava più del 2%, ha terminato con un pesante -4%. Negativa la performance di Intesa SanPaolo che, dopo essere stata sospesa per eccesso di ribasso, è ritornata agli scambi con una perdita superiore all'8%, per chiudere poi poco al di sotto; Mps e Banco Popolare -7,74% e -7,39%; Ubi Banca è scivolata del 6,44%, Mediobanca -4,38% e il titolo del risparmio gestito Mediolanum è arretrato di quasi il 6%.....................

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Re: Dopo vent'anni nulla è cambiato

Messaggioda franz il 01/08/2011, 20:54

trilogy ha scritto:oggi è stato un vero massacro....

Il massacro dura da tempo ... ecco cosa blocca sviluppo e crescita:

Non solo Ikea, cresce l'Italia dei veti


di Giulia Crivelli e Andrea Gennai31 luglio 2011
www.ilsole24ore.com

I casi più recenti ed eclatanti sono quelli di Ikea: il colosso svedese ha prima rinunciato a un progetto da 100 milioni di euro in provincia di Pisa, poi annunciato il ritiro di un altro progetto da 70 milioni in provincia di Torino, sempre esasperato dalle lungaggini burocratiche e soprattutto dall'incertezza e imprevedibilità della giungla normativa italiana. Niente di nuovo, si dirà: la classifica della Banca mondiale "Doing Business" vede il nostro Paese all'80° posto, penultimi nell'Unione europea, peggio di noi fa solo la Grecia. Per Ikea potrebbe in realtà aprirsi una possibilità a Biella: la provincia, in accordo con la regione Piemonte, il comune di Verrone e la Camera di commercio di Biella si è candidata a "ospitare" Ikea laddove negli anni 80 era sorta La città del mobile di Aiazzone.

Non sono però solo gli stranieri a essere vessati, esasperati e, infine, scoraggiati a investire. Indipendentemente da come si concluderà la vicenda Ikea, sono molti gli investimenti a rischio (si veda anche Il Sole 24 Ore del 26 luglio e le edizioni dal 17 al 21 maggio).

In Toscana è emblematico il caso della riconversione dell'ex zuccherificio Sadam a Castiglion Fiorentino (Arezzo), un progetto avviato cinque anni fa che nel 2008 aveva portato a un protocollo d'intesa firmato dal gruppo Maccaferri, proprietario del sito. Sono previsti 100 milioni d'investimento e 450 posti di lavoro, con la riconversione della vecchia fabbrica in un moderno impianto a biomassa per la produzione d'energia elettrica e la realizzazione di un parco industriale. Ma le necessarie autorizzazioni non arrivano.

Iter avviato e poi arenato anche per il progetto di Ge Transportation, società del gruppo americano General Electric, che aveva scelto Catania per lo sviluppo del progetto Delta di ricerca in campo ferroviario. Il centro di eccellenza per l'innovazione tecnologica nei sistemi di segnalamento ha invece aperto qualche mese fa a Sesto Fiorentino, con un investimento da 15 milioni e 40 persone assunte. Metà delle quali ingegneri laureati all'Università di Catania, dove Ge Transportation aveva svolto la selezione: per la Sicilia non solo un'occasione persa, ma un piccolo contributo alla "fuga dei cervelli", causa il mancato arrivo di finanziamenti Fas per 3 milioni.

Ricerca azzoppata pure a Cagli, in provincia di Pesaro e Urbino, dove il finanziamento a tasso agevolato promesso alla Cariaggi nel 2007 arriverà, forse, a spese già fatte. Il progetto di partenza prevedeva un'attività di sviluppo tecnologico da portare avanti con altri attori della filiera della filatura, riuniti nel Consorzio Ipsa, creato nel 2007 con 3 partner storici della Cariaggi (Gruppo Colle, Ferrini, Filatura Lama) impegnati in fasi diverse della lavorazione. Il bando prevedeva per diverse tipologie di spesa un contributo a fondo perduto (sul 10% dei costi), finanziamenti a tasso agevolato (81% dei costi) e un finanziamento ordinario erogato dall'ente gestore (9%). I soldi non sono arrivati e a essere sacrificata è stata proprio la parte di ricerca, rimasta incompiuta all'interno del progetto di 4,4 milioni. «Abbiamo evitato di spendere i soldi che si potevano non spendere. Del resto – spiega Cristiana Cariaggi – il ministero ha provveduto al decreto a luglio. Ora ci saranno altre fasi burocratiche. Chissà quando arriveranno i soldi». La cosa certa è che sono stati chiesti 90 giorni per la rendicontazione delle spese.

Note dolenti, sempre in tema di innovazione, anche nel profondo Nord–Est: la Eniac di Loreggia, nel Padovano, dopo aver sostenuto nel 2008 spese per attività di ricerca e sviluppo per circa 1,2 milioni di euro, ha partecipato nel maggio 2009 al click day, inviando on line il formulario FRS09. La spesa effettuata in ricerca e sviluppo determinava un credito d'imposta pari a 120mila euro. «Un mese più tardi – racconta l'ad Paolino Piccolo – abbiamo ricevuto da parte dell'Agenzia delle Entrate il diniego del nulla-osta alla fruizione, in quanto erano state esaurite (nel giro di 35 secondi) le risorse finanziarie disponibili. Nell'aprile di quest'anno abbiamo ricevuto la conferma dell'utilizzo del credito d'imposta nella misura ridotta del 47,5% rispetto a quanto richiesto, quindi per un totale di 34mila euro, mentre abbiamo visto respingerci tutti i rimanenti 85mila».

Eniac Spa, con i suoi 63 collaboratori, fattura annualmente circa 7 milioni nel mercato nazionale. L'azienda sviluppa soluzioni informatiche: opera nella produzione, sviluppo e implementazione di software, sistemi hardware, web site e strategie web marketing. «Nell'ottica di offrire al cliente il miglior servizio possibile abbinato a efficaci ed efficienti soluzioni Ict – dice l'ad della società – la costante attività di ricerca e sviluppo, volta all'innovazione del prodotto, riveste vitale importanza nel nostro lavoro e nell'offerta qualificata che vogliamo dare per migliorare le business perfomances dei nostri clienti».
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Re: Dopo vent'anni nulla è cambiato

Messaggioda trilogy il 02/08/2011, 8:34

franz ha scritto:
di Giulia Crivelli e Andrea Gennai31 luglio 2011
[..] il ritiro di un altro progetto da 70 milioni in provincia di Torino, sempre esasperato dalle lungaggini burocratiche e soprattutto dall'incertezza e imprevedibilità della giungla normativa italiana. [..]


L'incertezza e l'imprevedibilità delle norme italiane ha la precisa funzione di finanziare la criminalità politica e amministrativa. Nella "perenne incertezza" loro possono intervenire e favorire dietro lauto compenso. C'è poi un problema di qualità professionale di scrive le norme, basti pensare che in Italia uno come Calderoli scrive riforme costituzionali

franz ha scritto:di Giulia Crivelli e Andrea Gennai31 luglio 2011
[..] il progetto di Ge Transportation, società del gruppo americano General Electric, che aveva scelto Catania per lo sviluppo del progetto Delta di ricerca in campo ferroviario. Il centro di eccellenza per l'innovazione tecnologica nei sistemi di segnalamento ha invece aperto qualche mese fa a Sesto Fiorentino, con un investimento da 15 milioni e 40 persone assunte. Metà delle quali ingegneri laureati all'Università di Catania, dove Ge Transportation aveva svolto la selezione: per la Sicilia non solo un'occasione persa, ma un piccolo contributo alla "fuga dei cervelli", causa il mancato arrivo di finanziamenti Fas per 3 milioni.


I fondi FAS (fondo aree sottoutilizzate) vengono continuamente: bloccati, sbloccati, riprogrammati. Sono uno strumento di propaganda del governo che con quei fondi, finge di finanziare questo e quell'altro.

franz ha scritto:di Giulia Crivelli e Andrea Gennai31 luglio 2011
Ricerca azzoppata pure a Cagli, in provincia di Pesaro e Urbino, dove il finanziamento a tasso agevolato promesso alla Cariaggi nel 2007arriverà, forse, a spese già fatte. Il progetto di partenza prevedeva un'attività di sviluppo tecnologico da portare avanti con altri attori della filiera della filatura, riuniti nel Consorzio Ipsa, creato nel 2007 con 3 partner storici della Cariaggi (Gruppo Colle, Ferrini, Filatura Lama) impegnati in fasi diverse della lavorazione. Il bando prevedeva per diverse tipologie di spesa un contributo a fondo perduto (sul 10% dei costi), finanziamenti a tasso agevolato (81% dei costi) e un finanziamento ordinario erogato dall'ente gestore (9%). I soldi non sono arrivati e a essere sacrificata è stata proprio la parte di ricerca, rimasta incompiuta all'interno del progetto di 4,4 milioni. «Abbiamo evitato di spendere i soldi che si potevano non spendere. Del resto – spiega Cristiana Cariaggi – il ministero ha provveduto al decreto a luglio. Ora ci saranno altre fasi burocratiche. Chissà quando arriveranno i soldi». La cosa certa è che sono stati chiesti 90 giorni per la rendicontazione delle spese.


3 anni per approvare un decreto di finanziamento per un progetto di ricerca e sviluppo? Soldi buttati in ogni caso. Se il progetto era strategico per l'impresa l'ha portato avanti con i soldi propri, se ha aspettato i soldi dello Stato, dopo tre anni il progetto di ricerca è obsoleto.


franz ha scritto:di Giulia Crivelli e Andrea Gennai31 luglio 2011
Note dolenti, sempre in tema di innovazione, anche nel profondo Nord–Est: la Eniac di Loreggia, nel Padovano, dopo aver sostenuto nel 2008 spese per attività di ricerca e sviluppo per circa 1,2 milioni di euro,ha partecipato nel maggio 2009 al click day,inviando on line il formulario FRS09. La spesa effettuata in ricerca e sviluppo determinava un credito d'imposta pari a 120mila euro. «Un mese più tardi – racconta l'ad Paolino Piccolo – abbiamo ricevuto da parte dell'Agenzia delle Entrate il diniego del nulla-osta alla fruizione, in quanto erano state esaurite (nel giro di 35 secondi) le risorse finanziarie disponibili. Nell'aprile di quest'anno abbiamo ricevuto la conferma dell'utilizzo del credito d'imposta nella misura ridotta del 47,5% rispetto a quanto richiesto, quindi per un totale di 34mila euro, mentre abbiamo visto respingerci tutti i rimanenti 85mila».
nostri clienti».


il click day è semplicemente una procedura demenziale.
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Re: Dopo vent'anni nulla è cambiato

Messaggioda ranvit il 02/08/2011, 10:10

Concordo ovviamente con Franz e Trilogy....come venirne fuori?

Sono preoccupato e sconfortato: le classi dirigenti di questo Paese sono....ignobili.

Nell'immediato solo il "pentimento" di alcune frange del Pdl o Lega possono mandare a casa Berlusconi e riaprire i giochi.

Piu' in là temo che un Cs con ancora il codazzo della sinistra radicale, seppure vincesse le elezioni, ripiomberebbe nelle pantomime con psicodramma e relativa incapacità a risolvere i problemi strutturali del Paese...

Vittorio
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Re: Dopo vent'anni nulla è cambiato

Messaggioda Robyn il 02/08/2011, 11:05

la manovra è una manovra depressiva perchè tende al pareggio di bilancio senza stimolare la crescita.I tagli di spesa andrebbero invece alla riduzione delle tasse.Per pareggiare il bilancio abbiamo invece il patrimonio pubblico.Se è vero che il nostro patrimonio pubblico ammonta 1600mld di euro 100 di questi potrebbero pareggiare il bilancio,ma non glielo puoi dire perche il rischio è che vadano a vendere ciò che invece deve rimanere pubblico come spiagge monumenti parchi,edilizia pubblica per le famiglie ciao robyn
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Re: Dopo vent'anni nulla è cambiato

Messaggioda franz il 02/08/2011, 11:56

ranvit ha scritto:Concordo ovviamente con Franz e Trilogy....come venirne fuori?

Ci sono vari esiti possibili.
1) l'insurrezione (accennata da Flavio in un altro thread)
2) l’esproprio patrimoniale (Berlusconi ha premesso che comunque gli italiani sono benestanti, .... come a dire che dispiace ma dovrà mettere le mani nelle loro tasche ...)
3) il fallimento (non si pagano i debiti, come in Islanda, ma poi scordiamoci un futuro degno di questo nome).
4) ci si rimbocca le maniche e si lavora sodo per ripagare i debiti (come fa il buon padre di famiglia).
5) altre soluzioni o un misto di queste.

Secondo voi gli italiani quale preferirebbero?
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Re: Dopo vent'anni nulla è cambiato

Messaggioda Robyn il 02/08/2011, 18:25

Gli italiani non vogliono più fare sacrifici,perche sono 60 anni che fanno sacrifici con risultati deludenti.La vera cura di questo paese è avere una forte dose di istruzione.In merito a berlusconi credo che quello di domani sarà l'ultimo discorso
Tra Monti e Montezemolo ve lo dico subito chi sceglierei per guidarci alle elezioni:Senza esitazioni Montezemolo
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Re: Dopo vent'anni nulla è cambiato

Messaggioda flaviomob il 07/08/2011, 13:01

Non ho parlato di insurrezione, ma di rivoluzione.

Wiki scribit:

La rivoluzione (dal tardo latino revolutio, -onis, rivolgimento) è un mutamento improvviso e profondo che comporta la rottura di un modello precedente e il sorgere di un nuovo modello.


Io scrivo:
evoluzione collettiva del pensiero


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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