Aliquota unica sulle rendite???

Magari!
E perchè non anche per i contributi (tra lavoratori dipendenti e autonomi)???
http://www3.lastampa.it/economia/sezion ... tp/408585/
24/06/2011 - RETROSCENA
Aliquota unica sulle rendite
Il governo ci riprova
ALESSANDRO BARBERA
ROMA
L’ ipotesi è sul tavolo che fu di Quintino Sella da anni. Ci hanno pensato Visco, Padoa-Schioppa, l’ha accarezzata lo stesso Tremonti, ma al dunque si è sempre rimandato. In questo caso avrebbe potuto essere una delle misure utili a finanziare, nei prossimi mesi, la riforma fiscale. Le ultime indiscrezioni dicono invece che l’armonizzazione delle rendite finanziarie potrebbe essere varata immediatamente con il decreto-manovra da quaranta miliardi di euro. Se si escludono i titoli di Stato (per i quali dovrebbe rimanere la tassazione in vigore), un’aliquota unica al 18-20% su tutti i prodotti finanziari (esclusi i titoli di Stato) vale circa 1,5 miliardi di euro. Si tratta in buona sostanza di uniformare due imposte: quella al 12,5% su interessi, dividendi e plusvalenze con quella - oggi al 27% - su depositi bancari, conti correnti e certificati.
Al Tesoro il lavoro sulla manovra triennale 2012-2014 procede a pieno ritmo. Giulio Tremonti è determinato a portare il provvedimento in Consiglio dei ministri martedì prossimo. A meno di colpi di scena, oggi illustrerà i contenuti della manovra a deputati e senatori della maggioranza. I mal di pancia non si contano, come sempre accade quando si ha a che fare coi sacrifici.
Ministri e sottosegretari protestano per le previsioni di tagli a ministeri ed enti, alle auto blu e per l’accorpamento di enti inutili. Sindacati e opposizione dicono no ad interventi sulle pensioni. Sul tavolo c’è un pacchetto corposo di misure: dall’anticipo al 2013 (invece del 2015) del meccanismo che aggancerà l’età alle aspettative di vita all’aumento da 60 a 65 anni dell’addio dal lavoro delle donne dipendenti del settore privato. Un’altra ipotesi è quella di anticipare di un anno (dal 2013 al 2012) l’entrata in vigore di «quota 97» per l’accesso alla pensione di anzianità a 60 anni. Si tratta dell’obbligo di avere almeno (per i dipendenti privati) 37 anni o (nel caso degli autonomi) 38 anni di contributi. «Un’idea del tutto recessiva», dice la leader Cgil Susanna Camusso. Raffaele Bonanni chiede prima «corposi tagli ai costi della politica».
I Comuni temono minori trasferimenti per almeno tre miliardi, le Regioni sono sulle barricate per le voci di tagli (dal 2013) della spesa sanitaria per cinque. «Non possiamo essere informati dai giornali», lamenta il presidente della conferenza Vasco Errani annunciando la cancellazione della consueta riunione Stato-Regioni. Se non bastasse, i governatori attendono notizie sui 500 milioni necessari a rifinanziare l’esenzione dai ticket sulla diagnostica e sul miliardo promesso lo scorso Natale per azzerare i tagli di quest’anno al trasporto pubblico locale. La risposta del Tesoro - sebbene indiretta - è eloquente: ieri il dipartimento delle Finanze ha confermato per Campania, Calabria e Molise l’aumento delle addizionali Irap (in misura dello 0,15%) e Irpef (0,3%) per via del mancato rientro dal deficit sanitario dell’anno scorso. Insomma, per dirla con le parole di Tremonti nel Paese è partita la gara a «taglia l’altro».
Chi per il momento resta in silenzio è il premier, da ieri a Bruxelles per il vertice che incoronerà Mario Draghi a governatore della Banca centrale europea. Molte voci lo danno pronto a dare battaglia a Bruxelles per ottenere un allentamento del termine ultimo per il pareggio di bilancio (previsto per il 2014) al 2016, e così annacquare la stangata. In realtà Berlusconi è perfettamente consapevole che, visti i chiari di luna sui mercati, non otterrà nulla. Di più: l’ipotesi di mettersi di traverso sulla manovra gli creerebbe più grane di quelle che gli risolverebbe accontentare la maggioranza che sbuffa. L’unico no deciso di Berlusconi oggi non è alla manovra, ma ad una delle voci utili a finanziare la riforma fiscale: l’aumento dell’Iva. Parlando all’assemblea di Confcommercio - contrarissima all’ipotesi - il suo fidato ministro Paolo Romani si è voltato verso il presidente Carlo Sangalli con fare rassicurante: «Carluccio, su questo potete stare tranquilli».
E perchè non anche per i contributi (tra lavoratori dipendenti e autonomi)???
http://www3.lastampa.it/economia/sezion ... tp/408585/
24/06/2011 - RETROSCENA
Aliquota unica sulle rendite
Il governo ci riprova
ALESSANDRO BARBERA
ROMA
L’ ipotesi è sul tavolo che fu di Quintino Sella da anni. Ci hanno pensato Visco, Padoa-Schioppa, l’ha accarezzata lo stesso Tremonti, ma al dunque si è sempre rimandato. In questo caso avrebbe potuto essere una delle misure utili a finanziare, nei prossimi mesi, la riforma fiscale. Le ultime indiscrezioni dicono invece che l’armonizzazione delle rendite finanziarie potrebbe essere varata immediatamente con il decreto-manovra da quaranta miliardi di euro. Se si escludono i titoli di Stato (per i quali dovrebbe rimanere la tassazione in vigore), un’aliquota unica al 18-20% su tutti i prodotti finanziari (esclusi i titoli di Stato) vale circa 1,5 miliardi di euro. Si tratta in buona sostanza di uniformare due imposte: quella al 12,5% su interessi, dividendi e plusvalenze con quella - oggi al 27% - su depositi bancari, conti correnti e certificati.
Al Tesoro il lavoro sulla manovra triennale 2012-2014 procede a pieno ritmo. Giulio Tremonti è determinato a portare il provvedimento in Consiglio dei ministri martedì prossimo. A meno di colpi di scena, oggi illustrerà i contenuti della manovra a deputati e senatori della maggioranza. I mal di pancia non si contano, come sempre accade quando si ha a che fare coi sacrifici.
Ministri e sottosegretari protestano per le previsioni di tagli a ministeri ed enti, alle auto blu e per l’accorpamento di enti inutili. Sindacati e opposizione dicono no ad interventi sulle pensioni. Sul tavolo c’è un pacchetto corposo di misure: dall’anticipo al 2013 (invece del 2015) del meccanismo che aggancerà l’età alle aspettative di vita all’aumento da 60 a 65 anni dell’addio dal lavoro delle donne dipendenti del settore privato. Un’altra ipotesi è quella di anticipare di un anno (dal 2013 al 2012) l’entrata in vigore di «quota 97» per l’accesso alla pensione di anzianità a 60 anni. Si tratta dell’obbligo di avere almeno (per i dipendenti privati) 37 anni o (nel caso degli autonomi) 38 anni di contributi. «Un’idea del tutto recessiva», dice la leader Cgil Susanna Camusso. Raffaele Bonanni chiede prima «corposi tagli ai costi della politica».
I Comuni temono minori trasferimenti per almeno tre miliardi, le Regioni sono sulle barricate per le voci di tagli (dal 2013) della spesa sanitaria per cinque. «Non possiamo essere informati dai giornali», lamenta il presidente della conferenza Vasco Errani annunciando la cancellazione della consueta riunione Stato-Regioni. Se non bastasse, i governatori attendono notizie sui 500 milioni necessari a rifinanziare l’esenzione dai ticket sulla diagnostica e sul miliardo promesso lo scorso Natale per azzerare i tagli di quest’anno al trasporto pubblico locale. La risposta del Tesoro - sebbene indiretta - è eloquente: ieri il dipartimento delle Finanze ha confermato per Campania, Calabria e Molise l’aumento delle addizionali Irap (in misura dello 0,15%) e Irpef (0,3%) per via del mancato rientro dal deficit sanitario dell’anno scorso. Insomma, per dirla con le parole di Tremonti nel Paese è partita la gara a «taglia l’altro».
Chi per il momento resta in silenzio è il premier, da ieri a Bruxelles per il vertice che incoronerà Mario Draghi a governatore della Banca centrale europea. Molte voci lo danno pronto a dare battaglia a Bruxelles per ottenere un allentamento del termine ultimo per il pareggio di bilancio (previsto per il 2014) al 2016, e così annacquare la stangata. In realtà Berlusconi è perfettamente consapevole che, visti i chiari di luna sui mercati, non otterrà nulla. Di più: l’ipotesi di mettersi di traverso sulla manovra gli creerebbe più grane di quelle che gli risolverebbe accontentare la maggioranza che sbuffa. L’unico no deciso di Berlusconi oggi non è alla manovra, ma ad una delle voci utili a finanziare la riforma fiscale: l’aumento dell’Iva. Parlando all’assemblea di Confcommercio - contrarissima all’ipotesi - il suo fidato ministro Paolo Romani si è voltato verso il presidente Carlo Sangalli con fare rassicurante: «Carluccio, su questo potete stare tranquilli».