Nel dialetto locale della zona in cui vivo,il termine tramudà (o tramudare) è un verbo che significa "spostare qualcosa da un posto ad un altro".
Ebbene il dottor Tramùda è un ingegnere che da qualche tempo si aggira per i reparti produttivi di uno dei marchi italiani più famosi al mondo.
Naturalmente non si tratta del suo vero nome,ma del nomignolo che gli è stato meritatamente appioppato per dileggio,a sua insaputa,dagli operai cui quotidianamente impedisce di svolgere serenamente il proprio lavoro,a causa dell'unica e inutile funzione per la quale pare sia eccessivamente retribuito.
Il "manager barbone" invece è uno degli esponenti di quella tipologia moderna di industriali italiani che Beppe Grillo ha efficacemente definito "con le pezze al culo" (per il fatto di non avere costruito nulla ma di essere stati ugualmente paracaduti qua e là da amicizie influenti,a rovinare aziende di consolidata fama,anche assumendo personaggi inutili come il dottor Tramùda) e che di quel marchio purtroppo è l'attuale amministratore delegato.
La storia che racconto è vera,ometto di specificare di quale azienda si tratta per rispetto al grande uomo che l'ha fondata,e perchè sono sicuro che comunque questa sia lo spacccato della situazione di quasi tutte le grandi industrie italiane.
C'era una volta un'azienda leader nel suo settore a livello mondiale,costruita con sacrificio da un grandissimo uomo e imprenditore,che di quella azienda fu l'operaio numero zero,dunque avvezzo al lavoro manuale e per questo concretamente rispettoso di ogni suo dipendente.
Questa azienda cresce enormemente nel tempo e porta grande lustro all'Italia nel mondo e occasioni di lavoro in aree di grande estensione.
Gli operai lavorano in condizioni ottimali e i prodotti sono di grande qualità;consapevole delle ragioni di questo successo l'azienda cura tantissimo i propri operai e mette a disposizione addirittura corsi interni gratuiti di economia aziendale,severi frequenti e retribuiti controlli medici periodici,e ogni altro genere di cosa che possa far pensare all'operaio di essere il centro del circuito di produzione.
Motivo di autostima,orgoglio e lavoro proficuo,e i capireparto controllano la qualità dei pezzi con severità certosina.
Purtroppo gli anni passano per tutti e il grande imprenditore invecchia,e ad un certo punto non ce la fa più a seguire da vicino le attività aziendali.
Ed è qui che entra in scena il manager barbone,che grazie ad amicizie influenti riesce a trovarsi al momento sbagliato e nel posto sbagliato (secondo il nostro punto di vista),e pur non avendo mai fatto nulla a parte qualche annetto di università,si ritrova a gestire le sorti di migliaia di operai.
Da quel momento,a parte sporadici episodi in cui il vecchio decide di venire a metterci il naso e impedisce al barbone di fare disastri ben peggiori,le cose cominciano a cambiare.
Ora l'operaio non è più il centro della produzione,ma solo un numero cui nessuno più fa caso;i caporeparto desolati,non controllano incredibilmente più la qualità dei pezzi ma solo il numero;per l'azienda circolano strani individui in giacca e cravatta con le cartelline nelle mani,ma nessuno è capace di capire che cosa facciano in concreto;a volte si mettono dietro agli operai con un cronometro in mano;altre volte osservano pensosi gli armadi o i cestini della spazzatura.
Ma tra tutti questi spicca il nostro ineffabile dottor Tramùda.
Si tratta di un ingegnere assunto dal barbone con funzioni di consulenza di arredamento dei settori produttivi;ufficialmente viene definita efficienza dei reparti produttivi,ma in realtà l'unico effetto del suo lavoro è che ogni dieci giorni bisogna spostare un armadio da qui a la;oppure un macchinario,oppure una scrivania;oppure cambiare il colore dei cestini,e un paio di persone sono state assegnate alla gestione di una specie di lavagna piena di palline colorate e la scritta "week" misteriosamente in inglese forse per non farla capire al nemico.
Nei momenti che questo faticosissimo impegno gli lascia liberi (cioè sempre) gira tra i reparti a rompere les balotas agli operai cercando di modificare (in peggio) gli automatismi della manualità di questo o quel compito consolidato spesso da più di vent'anni,per motivi estetici che stanno solo nella sua testa.
Si era un pò calmato dopo che una "pesante" operaia molto brava si è alzata e gli ha risposto a voce alta :"Vosto venì qua ad insegnà a mì che son qua che lavore da vinti anni ?",ma poi ha ricominciato.
Per questa incredibile impresa viene remunerato con 15mila euro al mese a fronte di una tariffa di 500 euro all'ora !!!!!!!
E da quando è arrivato lì direttamente dalla Fiat (settore trattori) finora è riuscito ad ottenere solo di peggiorare le condizioni lavorative e di spostare e rispostare ossessivamente le attrezzature e le suppellettili su e giù per le stanze.
A breve il manager barbone farà un giro di visita agli impianti per vedere gli effetti dei suoi ultimi interventi,primo tra tutti quelli del dottor Tramùda,e l'unica cosa su cui i capireparto si stanno concentrando dietro istruzioni precise,è la corretta collocazione di un armadio o di una cassapanca e sulla lunghezza dei capelli dei dipendenti e sulla mancanza di cartacce per terra.
Nessuno più pensa alla qualità del prodotto come si faceva quando c'era il vecchio.
Ebbene ogni volta che al telegiornale sento parlare delle geremiadi della Confindustria che poverini non sono lasciati liberi di lavorare in efficienza per fare buoni prodotti,non posso fare a meno di pensare al manager barbone seduto in prima fila vicino ai suoi simili.
E ogni volta che sento la Confindustria lamentarsi delle istanze sindacali concernenti il reddito o le condizioni di lavoro,non posso fare a meno di pensare a quei nullafacenti strapagati che gironzolano a fissare i cestini della spazzatura.
E ogni volta che sento qualcuno lamentarsi del 50 per cento e passa di tasse pagate sui redditi guadagnati con fatica,non posso fare a meno di pensare al dottor Tramùda.
E ogni volta che sento parlare di crisi,non posso fare a meno di pensare che la crisi arriva perchè i grandi uomini che hanno costruito le aziende sono vecchi o morti,e al loro posto restano gli squali cui non interessa costruire un bel niente,ma solo spolpare e poi andare altrove.
Se l'economia italiana è alla frutta la colpa non è degli operai e nemmeno di chi li rappresenta a volte in modi oggettivamente opinabili,e non sta nemmeno tutta nelle inefficienze della burocrazia pubblica dato che ce ne sono tantissime e ugualmente atroci pure nella burocrazia privata.
Ce lo raccontano benissimo il dottor Tramùda e il manager barbone.