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Sacconi: libro verde sul welfare

MessaggioInviato: 26/07/2008, 9:27
da franz
Sacconi: dal 2013 non basta più lasciare il lavoro a 62 anni
Libro verde sul Welfare: "No ai tagli ma sì al riequilibrio"

Pensioni, l'età minima dovrà salire
sarà boom per la sanità, via ai fondi

di BARBARA ARDÙ

ROMA - Il welfare così com'è non va. È sorpassato dai tempi. Rischia di crollare sotto la ferrea legge della demografia (troppi anziani, pochi bambini) e dallo tsunami della globalizzazione. Alcune conseguenze già si vedono. Ma nei prossimi anni sarà dura: dal 2050 il costo della sanità potrebbe raddoppiare, mentre il sistema pensionistico avrà meno risorse. Dunque dal 2013 va rivisto all'insù anche il limite dei 62 anni per la pensione.

La proposta arriva dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che s'è posto l'arduo compito di rifondare il welfare. E le pensioni, cui hanno messo mano prima Dini, poi Maroni e in ultimo Prodi. Al Consiglio dei ministri di ieri ha presentato un Libro Verde sul futuro del modello sociale, La vita buona nella società attiva.

Ventiquattro pagine che analizzano i buchi del sistema, avanzano proposte, ma soprattutto sollevano domande del tipo "Che fare"? Risposte alle quali Sacconi invita a rispondere le forze sociali e gli stessi cittadini. Tre mesi di tempo e poi verrà messo a punto un Libro Bianco ufficiale, e su quello il governo formulerà le proposte in materia di lavoro, salute e politiche sociali. Il ministro vuole coinvolgere anche l'opposizione. E un primo sì al confronto lo incassa da Enrico Letta, ministro ombra del Pd per il Welfare. Sacconi incassa anche la collaborazione del leader della Cisl Raffaele Bonanni, che si è detto "pronto a discutere".

L'analisi del Libro Verde è impietosa: gli ammortizzatori sociali così come sono non funzionano, parte della popolazione più povera ne è esclusa. Né va meglio se si guarda al lavoro: il collocamento, pubblico e privato, non decolla. Hanno fallito le politiche per la formazione. La scuola arranca e i giovani entrano tardi e male nel mercato del lavoro.

Sacconi punta il dito sulle rigidità che caratterizzano il mercato del lavoro, che frenano la creazione di nuova occupazione, perché, ragiona, un sistema di welfare che funzioni ha bisogno di "un innalzamento dei tassi di occupazione regolare, soprattutto di donne, giovani e over 50". È così "che si aumentano i contributi che alimenteranno pensioni e fiscalità generale".

Come raggiungere l'obiettivo? Senza tagli, ma è necessario "semplificare e de-regolarizzare le regole di gestione dei rapporti di lavoro". Questa la ricetta che passa dal superamento della "contrapposizione tra Stato e mercato ovvero tra privato e pubblico", perché un welfare delle opportunità "non può che scommettere su una virtuosa alleanza tra mercato e solidarietà". Quindi maggiore diffusione per i fondi previdenziali e sanitari complementari, cui lo Stato può dare una mano attraverso "una fiscalità di vantaggio".

Ma l'analisi di Sacconi va al di là della mera legge economica. C'è un passo in cui il ministro parla di nichilismo, di una società dove s'è perso il senso più elementare della vita, così come "la capacità di fare comunità a partire dalle sue proiezioni essenziali che sono la famiglia, il volontariato, l'associazionismo". Un cambiamento economico dunque, ma anche culturale. È questa la scommessa.

(26 luglio 2008)
www.repubblica.it

Re: Sacconi: libro verde sul welfare

MessaggioInviato: 26/07/2008, 9:32
da franz
Da www.governo.it

Presentazione

Il futuro del Welfare in Italia. Con il libro verde prodotto dal ministero del Lavoro, Salute e politiche sociali, il ministro Maurizio Sacconi avvia un dibattito pubblico sul futuro del sistema del welfare in Italia, nella speranza di pervenire a soluzioni il più possibile condivise dagli attori istituzionali, politici e sociali.

Affinché il dibattito possa dispiegarsi nel confronto più aperto possibile sarà aperta una consultazione pubblica per un periodo di tre mesi, fino al 25 ottobre, attraverso la casella di posta elettronica libroverde@lavoro.gov.it.

Con la prefazione a cura del Ministro, il libro verde propone una visione del futuro del nostro modello sociale "nella prospettiva della vita buona nella società attiva", un modello, cioè, capace di concorrere alla costruzione della coesione sociale, fondamentale obiettivo della nostra società, così come è stato individuato dall'Unione Europea con la cosiddetta Strategia di Lisbona.

In particolare, è stata la Commissione Europea sulla salute, nel suo recente Libro bianco, a sottolineare lo stretto legame tra salute e prosperità economica, avvalorando il concetto cardine evidenziato dalla Strategia di Lisbona, che pone al centro il benessere dei cittadini per la crescita e l'occupazione.

Il Libro verde del welfare parte da considerazioni cui non si sfugge: "Le tendenze demografiche, i grandi cambiamenti nella coscienza dei bisogni e nella struttura delle risposte, la globalizzazione sregolata e una crescita dell'economia che rimane al di sotto del potenziale stanno progressivamente sgretolando la rete delle vecchie sicurezze".

Ricostruire un welfare capace di riproporre la centralità della persona e della sua salute significa ridurre la povertà, l'emarginazione e il disagio sociale, incrementando la produttività del lavoro, i tassi di occupazione e la crescita complessiva dell'economia.

"La sfida a cui siamo chiamati non è solamente economica ma, prima di tutto, progettuale e culturale. Vogliamo riproporre la centralità della persona, in sé e nelle sue proiezioni relazionali a partire dalla famiglia", si legge nella prefazione del libro verde che individua un futuro welfare che sa dare rilievo, insieme alle imprescindibili funzioni pubbliche proprie delle istituzioni, anche il valore della famiglia, di tutti i corpi intermedi che concorrono a fare comunità.

l confronto che si intende sollecitare con questo Libro verde verte su aspetti specifici che già di per sé conducono ad un nuovo sguardo sulla nostra società e sulle regole sulle quali si fonda. Le disfunzioni, gli sprechi ed i costi del modello attuale di welfare; la capacità di transitare verso un nuovo modello sociale che consideri prioritario accompagnare le persone lungo tutto l'arco della vita senza perdere di vista il binomio opportunità – responsabilità; un modello di governance che garantisca la sostenibilità finanziaria; perseguire gli obiettivi strategici per realizzare concretamente un nuovo modello, anche attraverso il costante e proficuo confronto con le migliori esperienze internazionali; la formulazioni di linee guida sui pilastri su cui si basa il sistema con programmi specifici dedicati alla natalità, alla famiglia, alla formazione legata all'occupazione (occupabilità) e alla prevenzione per la salute.


Ho trovato subito il documento e lo metto qui come allegato.
Conoscere per criticare è importante.

Ciao,
Franz

Re: Sacconi: libro verde sul welfare

MessaggioInviato: 26/07/2008, 10:06
da franz
Libro verde ha scritto:Il presente Libro Verde propone quindi una visione del futuro del nostro modello sociale nella
prospettiva della vita buona nella società attiva ed intende sollecitare un diffuso confronto su:
• le disfunzioni, gli sprechi e i costi del modello attuale;
• la principale sfida politica e cioè la transizione verso un nuovo modello che accompagni
le persone lungo l’intero ciclo di vita attraverso il binomio opportunità – responsabilità;
• un modello di governance che garantisca la sostenibilità finanziaria e attribuisca a un
rinnovato e autorevole livello centrale di governo compiti di regia e indirizzo, affidando,
invece, alle istituzioni locali e ai corpi intermedi, secondo i principi di sussidiarietà,
responsabilità e differenziazione, l’erogazione dei servizi in funzione di standard
qualitativi e livelli essenziali delle prestazioni;
• gli obiettivi strategici dei prossimi anni per giungere – attraverso un costante esercizio di
benchmarking con le migliori esperienze internazionali e in coerenza con le linee guida
comunitarie – a un sistema di protezione sociale universale, selettivo e personalizzato
che misuri su giovani, donne e disabili, in termini di vera parità di opportunità, l’efficacia
delle politiche;
• le possibili linee guida sui pilastri del sistema e una ipotesi di grandi programmi (quali
natalità; famiglia; formazione e occupabilità; prevenzione per la salute).
Una consultazione pubblica sarà aperta sulle questioni sollevate dal Libro Verde per un
periodo di tre mesi.

Al termine di questa consultazione, le principali opzioni politiche identificate nelle risposte
delle istituzioni centrali, delle Regioni e degli enti locali, delle parti sociali, delle associazioni
professionali e di volontariato, dei centri di ricerca e di tutti gli altri soggetti - inclusi i singoli
cittadini che vorranno fornire un loro contributo -
saranno condotte a sintesi in un Libro
Bianco sul futuro del modello sociale.
Il Governo, in coerenza con esso, formulerà le proposte in materia di lavoro, salute e
politiche sociali per l’intera legislatura.


La partenza è buona.
Una pubblica consultazione (anche se tre mesi sono pochi, sei mesi sarebbero stati meglio) attorno alle prospettive del welfare mi sembrano un ottimo metodo, usato anche all'estero per riforme importanti e strategiche.

Potremmo dire la nostra, a livello di forum?

Ciao,
Franz

Re: Sacconi: libro verde sul welfare

MessaggioInviato: 26/07/2008, 13:59
da franz
Libro verde ha scritto:Non sono mancati, in questi anni, tentativi di riforma e riequilibrio della spesa sociale. Essi
sono stati tuttavia parziali: non solo perché condizionati dalla scarsità di risorse pubbliche,
ma anche per l’assenza di una “visione” strategica d’insieme.

Sbagliato. Le riforme fatte sono state parziali o addirittura bloccate per le resistenze di chi non le voleva, sia quando erano proposte da centrodestra sia quando erano proposte dall'ulivo e dall'Unione.
Non dimentichiamo infatti che fine fecero le proposte della Comm. Onofroi (1997) istituita dal primo governo Prodi ed affossate dai sindacati e dall'estrema sinistra.

E mentre l'europa discute il passaggio dai 65 ai 67 anni per la pensione, da noi è "inaccettabile" ogni proposta di innalzamento.

Cgil e Uil contro la proposta contenuta nel libro verde sul Welfare
"Non c'è nessun bisogno". E Angeletti: "Così si fa solo folklore"

Sindacati: "Idea inaccettabile
alzare l'età pensionabile"

Sindacati: "Idea inaccettabile alzare l'età pensionabile"

ROMA -"Non c'è nessun bisogno di innalzare l'età pensionabile": è netto il no della Cgil all'ipotesi del ministro del Welfare Maurizio Sacconi di elevare l'età minima pensionabile dei 62 anni a partire dal 2013, contenuta nel Libro Verde sul futuro del modello sociale. Anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, è molto critico: "Così si fa folklore".

La Cgil. "Naturalmente non siamo d'accordo", dice il segretario nazionale della Cgil con delega al Welfare, Morena Piccinnini, che aggiunge: "Quel Libro verde lo leggeremo con attenzione, ma ci auguriamo un confronto vero". La Cgil contesta che nel Libro verde quello che si legge è "meno welfare pubblico, ognuno si arrangi" e "meno welfare pubblico nella sanità e nell'assistenza". Non solo, aggiunge Piccinini: "L'assegno sociale non viene più legato alla povertà ma al fatto di aver lavorato". Insomma, tutta la filosofia in sè non è accettabile perchè si chiede meno finanziamento pubblico e quindi si parte dall'età ma questo è sbagliato, perchè a 62 anni la pensione è prevista per chi ha l'età contributiva già elevata".

La Uil. "Siamo nel 2008 - dice Luigi Angeletti - e parlare di quello che accadrà tra cinque o sei anni è folklore". La proposta contenuta nel Libro Verde, secondo il leader sindacale "non sta nè in cielo nè in terra": "Leggeremo il Libro Verde e spero che conterrà cose più valide, sarebbe meglio discutere di quello che succede oggi".
(26 luglio 2008)
http://www.repubblica.it

Re: Sacconi: libro verde sul welfare

MessaggioInviato: 12/08/2008, 20:41
da borghinolivorno
Le riforme da fare: lavoro e inclusione


Chi pensa che le proposte di Brunetta per il pubblico impiego (a partire da quel Piano Industriale per la PA) e quelle di Sacconi (il libro verde alias comunitario su Welfare, Lavoro e Sanità) siano un temporale estivo o semplici raffigurazioni delle ideologie portanti del Centro Destra sbaglia.
Siamo infatti davanti ad una strategia che, dimenticate le vendette sull’art.18 e i feticci delle pensioni e della spesa sociale (Berluscono 1^ e 2^), ora si misura (berlusconi 3^ ), avendo capitalizzato larga parte dei voti delle quote più deboli, con obbiettivi di riforma strutturale del rapporto tra lo stato e il cittadino, e tra il lavoro e le prestazioni sociali ad esso tradizionalmente collegate, una strategia spinta da una oggettività portata dalla crisi stessa del Welfare State e della Pubblica Amministrazione.

Pensare che queste impostazioni possano arrivare poco lontano è da ingenui (non per altro per il consenso sociale che stanno raccogliendo e per il crescente logoramento delle istituzioni di welfare e lavoristiche tradizionali), e che tutto possa restare nella PA e nel Lavoro (e sulla Povertà…un terreno ancora vergine per il nostro modello sociale) come nelle attese del blocco sociale che l’area riformista ritiene di esprimere e rappresentare ancora di più.
Molto probabilmente il Centro Destra non adotterà una vera e propria strategia d’attacco (esclusa un po’ di propaganda ovviamente necessaria, ma sicuramente ha in mano la piena capacità di governare tutti quei fenomeni carsici che hanno garantito il suo successo e relegato all’opposizione il centro-sinistra.

Il fatto è che quello che i due ministri propongono (e ammiccano con grande disinvoltura) fa parte dell’attuale stagione politica in cui il declino e la regressione sociale e politica si intrecciano con una richiesta di salvaguardia dei propri interessi che ritiene sempre di più di poter fare a meno dello Stato (anche perché sempre più numerose categorie sociali da esso poco ricevono e da esso molto subiscono e sembrano voler rinnegare valori di solidarietà e trasferimento di ricchezza tipici dell’era della ricostruzione.
Tutto questo si intreccia con la caduta di tutta una serie di garanzie e diritti di protezione sociale che oramai per altro tipicizzano un’area sempre più ristretta del mondo del lavoro (garantiti a tempo pieno nella pubblica amministrazione e in parte delle aziende coperte dallo statuto dei diritti dei lavoratori di media-grande stazza).

Cosi’ la sinistra corre il rischio di sottovalutare la popolarità delle proposte del centro destra (i tifosi di Brunetta oramai sono tanti..e anche Sacconi ha già prodotto numerose semplificazioni che ne rendono comprensibile l’intera filosofia), e di sottovalutare la fase di difficoltà delle istituzioni pubbliche che presidiano il welfare e il lavoro, preferendo continuare a lodarne le magnifiche sorti senza aprire veramente gli occhi sugli indici di copertura dei servizi e di efficienza degli stessi.
La sinistra puo’ ritrovarsi (o forse già si trova?) ristretta in una opera di resistenza a favore di ceti e categorie per altro in via di riduzione se non estinzione (anche se interpreti della migliore stagione “socialdemocratica” , in realtà catto-comunista, di questo Paese) e corre il rischio di essere disattenta nei confronti di quei ceti che maggioramente sono in difficoltà negli attuali scenari (partendo dai poveri, e passando dalle precarietà per arrivare al lavoro autonomo bord line…..che hanno ben altri problemi oltre quello della quarta settimana dei salariati o pensionati fissi).

Per poter sfidare il Centro Destra sulle riforme che propone, e che negli intenti dei due ministri finiranno di realizzarsi tra pochi mesi, occorre spostare politicamente le questioni in campo.
Invece dell’assenteismo degli impiegatucci (bombardati con un insieme di tagli salariali e minacce regolamentari che vanno ben oltre l’introduzione di trattenute per le assenze), occorre misurarsi sul terreno della efficienza e dell’efficacia della pubblica amministrazione a partire dalla riforma delle istituzioni, dalla loro razionalizzazione, dalla qualità degli apparati pubblici, e dalla distinzione tra politica e amministrazione e tra ruolo della pubblica amministrazione e quello dei mercati.

Invece di farsi rinchiudere in una riforma a costo zero del Welfare come propone sacconi (in una scorretta confusione tra Welfare assicurativo e previdenziale e Protezione Sociale di ultima istanza e in cui nemmeno si accenna alla priorità della riforma degli ammortizzatori sociali), occorre cercare di costruire un circuito virtuoso tra azione inclusiva di ultima istanza dello stato e politiche per l’inclusione sociale e la collocazione al lavoro, e le garanzie assicurative e sociali date dalla legislazione sociale obbligatoria integrate con le modalità contrattuali innovative di copertura di aspetto previdenziali e assistenziali che sempre più sono esplicitamente o implicitamente consegnati alla volontà delle parti sociali o degli individui per la necessità oggettiva di integrare e migliorare le azioni di tutela garantite dallo stato.

Per riporre al centro dell’agire e del vivere sociale il lavoro (la sua dignità, i suoi diritti e le sue tutele), occorre prima di tutto unificare il mercato del lavoro pervenendo a modalità contrattuali più unitarie e con costi diretti e indiretti graduati sulla penalizzazione della precarietà (ben difficilmente da limitare con le sole normative lavoristiche) e non come ora sulla permanenza o meno nell’area dei garantiti (i quali oggettivamente e soggettivamente guadagnano e costano di più rispetto alle tante tipologie di precarietà che sono nate nel nostro diritto dei lavori siano essi subordinati, parasubordinati o autonomi, e hanno numerosi vantaggi sociali rispetto ai lavoratori parasubordinati e autonomi in tema di ammortizzatori sociali).

Tutte cose impossibili da risolvere se non si intende pagare lo scotto delle grandi riforme (e i rischi sociali e di consenso che vi sono collegati), e se non si riesca ad affrontare il costo delle riforme (chiaramente non realizzabili nel medio periodo con semplici redistribuzioni di risorse negli stessi settori oggetto delle stesse riforme o con la moda che si insegue dalle leggi Bassanini, del costo “zero” contabile).
Questo è vero specialmente se si affrontano agende nuove e sconosciute per il nostro paese e espansive dei ruoli pubblici tradizionali come la riforma della PA e l’introduzione di una protezione sociale inclusiva e legata ai diritti di ultima istanza.

E’ forse utile ricordare che la mancata realizzazione di queste riforme che sono in agenda da almeno trent’anni, contribuisce a determinare l’impaludamento del nostro paese, in quanto condiziona fortemente gli squilibri sociali, peggiora la coesione sociale e la partecipazione al benessere specialmente nelle fasi di crisi, in cui si allarga la forbice tra ricchi e poveri e in cui l’incertezza sociale tende a diffondersi.

E’ anche evidente la scelta strategica di qualcuno che vede non tanto nella infrastrutturazione e qualificazione del sistema le carte per la ripresa della sua competitività, ma in una scelta malthusiana di adattamento e intensificazione della competizione tra strati sociali la scelta capace di rinnovare i nostri equilibri sociali, riscoprire le competività di sistema, allentare sempre più il vincolo redistributivo e di governo delle opportunità in mano alle istituzioni.

Sono queste evidentemente scommesse che ne’ il Centro Destra (Berlusconi 1^ e 2^) e il Centro Sinistra (Governo Ciampi; Prodi 1^; D’alema; Prodi 2^) sono stati in grado di affrontare, con il risultato di aggravare queste criticità, di rendere ancora più difficili queste riforme (dagli studi della Commissione Onofri nel 97-98 ad oggi, tutti quelli che si sono cimentati su questi temi hanno confermato non solo la cresciuta delle criticità sociali, ma anche la crescente ingiustizia di un welfare che oggi copre malamente sono i lavoratori più garantiti e assolutamente si disinteressa, tolta un po’ di carità e qualche pensioncina, dei poveri, arrivando ad escludere dai suoi canoni proprio la missione di essere strumento di inclusione.

La destra ora le grandi riforme non le annuncia più nemmeno ma le sta realizzando. La sinistra riformista invece continua a sognarle con l’evidente difficoltà di saper governare il consenso e le relazioni necessarie per poterle realizzare, e di poter chiaramente esplicitare i propri intendimenti rispetto alla propria base politica e sociale fin troppo conservatrice.

Chi pensa che il Lavoro e le Tutele Sociali (la lotta contro l’esclusione sociale e non certo l’assistenzialismo passivo e categoriale!) siano parte del nostro modello sociale, deve mettere mano a queste riforme con la piena convinzione di garantire il carattere aperto della nostra società e quella mobilità e ricambio sociale che uniscono alle liberta’ formali quelle civili e sociali.

Paolo borghi livorno x www.libertaeguale.eu 12/8/2008