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Un colpo alla Coop:il blitz del governo cambia la tassazione

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Un colpo alla Coop:il blitz del governo cambia la tassazione

Messaggioda gi.bo. il 22/07/2008, 21:52

Un colpo alla Coop: il blitz del governo cambia la tassazione

Dopo il parere dell’Unione Europea, il governo ha inserito a sorpresa nel decreto fiscale di giugno novità che colpiscono solo la cooperazione di consumo: più tassazione sugli utili e imposte più alte sul prestito da soci
in collaborazione con Consumatori


di Dario Guidi

Un blitz che danneggia le Coop, un blitz senza preavviso che, di fatto, andrà a colpire esclusivamente le Coop di consumo e che, peserà per svariati milioni di euro già sull’anno in corso (fare stime precise è ovviamente impossibile, anche perché al momento in cui scriviamo il testo del decreto non è ancora stato pubblicato e in secondo luogo perché l’onere economico è legato in larga parte alla quantità degli eventuali utili con cui si chiuderanno i bilanci 2008).
Quel che è certo è la decisione del governo Berlusconi di inserire nello sterminato decreto fiscale, che anticipa la manovra ed i contenuti della prossima Finanziaria, tre misure che vanno a colpire il prelievo fiscale sulle cooperative (aumentando dal 30 al 55% la quota di utili che viene tassata) e l’istituto del prestito sociale (nel quale la tassazione sugli interessi percepiti dal socio passa dal 12,5% al 20%). La terza misura consiste in un prelievo del 5% sugli utili netti delle cooperative a mutualità prevalente che abbiano un prestito sociale di almeno 50 milioni di euro (questo prelievo andrà ad alimentare il fondo di solidarietà per i cittadini meno abbienti). Non a caso il presidente di Legacoop Giuliano Poletti le ha definite misure “pesanti e ingiuste”, mentre di “accanimento fuori luogo” ha parlato il presidente di Confcooperative Luigi Marino.
Ma vediamo di ricostruire meglio una vicenda che per essere compresa va intrecciata strettamente con il ricorso all’Unione Europea presentato nei mesi scorsi da Federdistribuzone (che associa le catene private concorrenti di Coop, che vanno da Esselunga alle multinazionali francesi come Carrefour e Auchan). In questo ricorso, che contestava l’intera normativa italiana sulla cooperazione, si diceva esplicitamente che il problema era però solo Coop, ormai da anni prima catena della grande distribuzione in Italia.
Dopo lunghe discussioni nei palazzi europei, il 17 giugno scorso la commissaria europea per la concorrenza Neelie Kroes ha scritto al governo italiano sollevando dubbi sulla normativa esistente, ma scegliendo di non avviare una procedura di infrazione bensì esplicitando la volontà di avviare una trattativa col governo su un tema complesso e delicato, sia per le ricadute che potrebbe avere sugli altri paesi, sia perché in Italia la cooperazione gode di un esplicita tutela costituzionale attraverso l’articolo 45 della carta fondamentale (il cui testo è “La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità”).


LEGGI ANCHE: LA POSIZIONE DELLA COMMISSARIA UE

E proprio su alcuni dei quesiti sollevati dall’Unione europea si è infilato con la rapidità del fulmine il governo che, senza alcun confronto nè discussione preventiva, ha usato il decreto fiscale su cui stava lavorando per infilarci le norme che colpiscono quasi esclusivamente le Coop di consumo. Un punto estremamente delicato della vicenda è che ora, se da un lato ci sono maggiori oneri fiscali già sicuri, resta invece l’incertezza sulla vertenza con la Ue che non è dato sapere se e in che misura condivida i provvedimenti adottati dal governo.
“Con la cooperazione di consumo – spiega il presidente di Legacoop Giuliano Poletti – si colpisce un settore fondamentale del movimento cooperativo italiano che associa quasi sette milioni di soci, e svolge un ruolo importante di calmieramento dei prezzi, di innovazione, e di difesa della concorrenza in un mercato che sarebbe altrimenti dominato dalle grandi catene straniere della distribuzione commerciale. Ad aumentare l’iniquità delle misure è il fatto che l’imposta straordinaria a favore del “fondo di solidarietà per i cittadini meno abbienti”, per come è congegnata, determinerà una netta sperequazione competitiva a vantaggio dei concorrenti di Coop. Che lo sviluppo delle cooperative di consumo possa essere mal visto dalla concorrenza è cosa nota. Desta sconcerto e preoccupazione che questa linea venga fatta propria da un governo che ha posto come punto centrale del suo programma la promozione della competitività del sistema produttivo nazionale”. Ma che fare dunque di fronte a questo? “Legacoop – spiega Poletti - si è già attivata per promuovere col governo e con tutti i gruppi parlamentari un confronto serio e approfondito su queste misure, in modo che esse vengano corrette nel prossimo passaggio parlamentare”.
Già perchè il decreto per diventare legge dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni (cioè più o meno entro fine agosto). Anche dal punto di vista di Confcooperative, l’intervento del governo segna un altro passo verso l’erosione progressiva delle specificità dell’ordinamento civilistico-Fiscale delle cooperative. “Non si è tenuto conto – spiega il presidente Luigi Marino - che gli aspetti normativi specifici sono stati riconosciuti alle cooperative in virtù del fatto che sono imprese che non hanno obiettivi lucrativi. L’idea di avvicinare le cooperative alle spa – cioè trattare in modo uguale cose diverse – è, nel migliore dei casi, un equivoco”.
«Siamo di fronte a un insieme di iniziative – spiega ancora Marino – intraprese anche per venire incontro alle richieste della UE (frutto forse più di pressioni che di ragioni). Tuttavia, almeno una delle tre norme, quella riferita al fondo per gli indigenti, così come si configura, suscita l’impressione di un accanimento fuori luogo. Confidiamo in una loro modifica e speriamo che questi ulteriori sacrifici valgano a dare stabilità normativa alla cooperazione, settore cui si mette mano troppo frequentemente, per evitare che vengano vanificati gli sforzi che le cooperative fanno in termini di occupazione e competitività».


http://www.emilianet.it/Sezione.jsp?idS ... ioneRif=12

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Strano che a tutt'oggi nessuno si sia accorto di tutto questo e non abbia sentito il dovere di inserirlo anche in questo forum. Perlomeno,io, non me ne sono accorto.

Ho inserito di proposito questo mio primo topic all'interno dell '"argomento importante " poiche' ritengo primario capire se esiste ancore un unico intento di idee per poter proseguire su quei obiettivi che l'livo inizialmente si era dato(?). Contrariamente posso capire il perche' di tutte queste divisioni

un salutone
gi.bo.
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Re: Un colpo alla Coop:il blitz del governo cambia la tassazione

Messaggioda franz il 22/07/2008, 23:14

un pezzo che mancava all'articolo riportato:

LEGGI ANCHE: LA POSIZIONE DELLA COMMISSARIA UE
Il parere dell'Unione Europea: sì alle Coop ma solo se piccole

Ma cosa dice il parere dell’Unione Europea che è alla base dei successivi provvedimenti del governo? I dubbi della Ue sulla normativa italiana, pur riconoscendo il ruolo della cooperazione e pur affermando che l’attuale normativa non prevede in linea di principio aiuti di stato, si fondano su due elementi discriminanti. Cioè, secondo la Ue, se le cooperative non rientrano nella categoria delle piccole e medie imprese (cioè con meno di 250 dipendenti e meno di 50 milioni di euro di fatturato annuo) non hanno diritto a vantaggi fiscali. Seconda condizione è che siano cooperative mutualistiche cioè che svolgono la propria attività esclusivamente a favore dei soci. Qui è bene ricordare che la normativa italiana (introdotta nel 2003 dal precedente governo Berlusconi) opera una distinzione tra cooperative a mutualità prevalente (cioè che operano per oltre il 50% con i propri soci) e non.

Quelle a mutualità prevalente (tra cui rientrano tutte le Coop di consumo) pagano imposte solo sul 30% degli utili, utili che comunque non finiscono in tasca a nessuno ma sono destinati a riserva indivisibile.
Destare dunque particolare perplessità l’impostazione del commissario europeo Kroes che pretende di distinguere le cooperative in base alla dimensione e non in base a ciò che realmente e concretamente fanno. Se il decreto appena varato dal governo Berlusconi colpisce solo le Coop di consumo, l’eventuale introduzione del principio legato alle dimensioni aziendali comporterebbe conseguenze ben più ampie per il settore e di fatto equiparerebbe le cooperative alle società di capitali. E implicitamente pare dar ragione a chi vuole le coop ma solo se piccole e non in grado di fare concorrenza agli altri grandi operatori presenti sul mercato.
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Re: Un colpo alla Coop:il blitz del governo cambia la tassazione

Messaggioda Perrynic il 23/07/2008, 1:41

Per chi non lo sapesse l’istituto del prestito sociale (nel quale la tassazione sugli interessi percepiti dal socio passa dal 12,5% al 20%) sarebbero, per chi non li conosce, dei libretti di risparmio tipo quelli postali che non hanno spese e ad esempio nel caso della mia città hanno interessi che sono variabili, si parte da un minimo dell' 1,8% lordo fino ad una certa cifra, poi si passa al 2,30% fino ad un'altra fino ad arrivare al 3,75% lordo oltre una determinata cifra, (almeno questi erano gli interessi in vigore l'anno scorso, non so se sono aumentati visto l'aumento anche del tasso di interesse europeo).

Sono praticamente quei libretti usati da piccoli risparmiatori in grandissima parte pensionati, almeno così è nella mia città, che mettono su questi libretti quei piccoli risparmi che riescono a mettere da parte.

L'assurdità sta nel fatto che l'anno scorso il CDX ha gridato allo scandalo, affermando che si mettevano le mani in tasca ai poveri piccoli risparmiatori, al mondo dei BOT, quando il governo Prodi voleva portare tutta la tassazione sul risparmio al 20% fisso, mentre ora il Governo Berlusconi va a colpire proprio ed unicamente quella fascia di risparmiatori più "povera" quella con meno soldi da metter via, che non ha possibilità magari di tenersi un c/c bancario con un Conto Deposito Titoli di supporto perché tutte le spese di tenuta dei conti mangerebbero gran parte degli interessi di investimenti vari, tipo proprio i Bot, o obbligazioni, per la pochezza dei soldi investiti.

Praticamente per colpire le odiate Coop vengono colpiti anche i piccoli risparmiatori e specialmente i pensionati.
Se penso che il partito dei Pensionati si è alleato con Berlusconi mi viene da pensare a Tafazzi (per chi non lo conoscesse è un personaggio comico che si tirava le bottigliate sui genitali).

Fino ad ora i pensionati non hanno avuto praticamente nulla (a parte, per alcuni di loro, i 400 euro di 14^ nella paga di luglio ma finanziate però dal precedente governo Prodi, ma nessuno probabilmente glielo ha fatto notare, visto il mutismo generale dei mezzi di informazione).

Comunque è una misura veramente meschina e voluta proprio per tagliare le gambe alle cooperative, perché oltre ad aumentargli la tassazione e a prelevargli anche quel fittizio 5% per scopi sociali, gli si vuole tagliare anche una delle fonti di finanziamento, poiché questi piccoli risparmiatori, magari passeranno ad altri tipi di investimento (magari al libretto postale che diventerabbe più remunerativo)

Il bello è che questa norme sull'aumento della tassazione degli interessi sui libretti coop è praticamente rimasta sotto silenzio, io stesso l'ho scoperta solo oggi leggendo sul forum.

E' ora di svegliare gli Italiani, destarli dal sogno Berlusconiano (in realtà putroppo incubo) che stanno vivendo!!!

Saluti Perrynic
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Re: Un colpo alla Coop:il blitz del governo cambia la tassazione

Messaggioda mario il 24/07/2008, 20:50

Ha ragione l’Unione Europea. Quando una cooperativa supera certe dimensioni non è più una cooperativa ma un grande imbroglio. In Italia ci sono banche cooperative con patrimoni immensi e migliaia e migliaia di dipendenti (così come c’è la famosa Coop) che teoricamente dovrebbero essere controllate dai soci, ma di fatto, sono gestite da un ristretto numero di persone, che organizzano assemblee fasulle per poi spartirsi soldi e potere.
Non si capisce poi perché certe cooperative debbano raccogliere risparmio in misura superiore alle proprie necessità e con un’imposizione agevolata. Per fare cosa ? Per tentare scalate più o meno legittime in borsa ?
Quando una cooperativa supera certe dimensioni il voto capitario non va più bene ed è meglio che sia trasformata in s.p.a.
Sono d’accordo sui consorzi di cooperative cui dovrebbe essere consentito di raggiungere grandi dimensioni. Ma le singole cooperative non possono avere più di 250 dipendenti e fatturato e patrimonio oltre certi limiti.
In alcune regioni d’Italia il vero potere ce l’hanno le cooperative.
Un tempo era il partito che controllava le cooperative. Da qualche anno a questa parte sta succedendo il contrario.
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Re: Un colpo alla Coop:il blitz del governo cambia la tassazione

Messaggioda ranvit il 25/07/2008, 13:10

Ben detto Mario!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Un colpo alla Coop:il blitz del governo cambia la tassazione

Messaggioda gi.bo. il 26/07/2008, 1:25

"Sul fisco i privilegi Coop non esistono"
Intervista a Victor Uckmar:

"La normativa italiana sulla cooperazione si fonda sull'articolo 45 della Costituzione"


Victor Uckmar, uno dei più importanti studiosi di questioni fiscali e tributarie in Italia, è professore emerito dell’Università di Genova, Presidente del Centro di Ricerche Tributarie dell’Impresa presso l’Università Bocconi. Dirige le riviste Diritto e pratica tributaria e Diritto e pratica tributaria internazionale ed è membro dell’Executive Board della Camera di commercio internazionale e delegato presso l’Economic and Social Council delle Nazioni Unite. Ecco la sua intervista.


Professor Uckmar, il regime fiscale delle co-operative in che cosa è diverso da quello delle società di capitali?
L’ordinamento tributario italiano prevede un differente regime di imposte sugli utili prodotti dalle imprese, con una parziale detassazione degli utili delle società cooperative, in ragione della loro destinazione a vincoli di indisponibilità. Infatti, non sono soggetti a tassazione:
gli utili destinati ad aumento gratuito del capitale sociale delle Cooperative;
gli utili destinati ai fondi mutualistici (il 3% obbligatorio, stabilito dalla legge n.59)
gli utili destinati alla riserva legale (il 30% obbligatorio)
gli utili destinati alle riserve indivisibili, nella misura del 70%
Quest’ultima misura si applica solo alle cooperative a mutualità prevalente, vale a dire delle cooperative che rendono la maggior parte delle loro prestazioni direttamente ai soci. A fronte dunque della imposizione totale degli utili di esercizio delle società di capitali, in quanto utili di cui le società possono disporre liberamente, vi è l’imposizione parziale per le cooperative, non potendone disporre liberamente dell’utile.


Questo diverso regime può essere ritenuto un privilegio, un vantaggio di mercato?
Assolutamente no. Il legislatore ha cercato di compensare una serie di svantaggi che le società cooperative hanno rispetto alle società di capitali, modulando per questo in modo differente il regime fiscale dei due modelli di società.
Così per esempio gli utili destinati dalle cooperative ai fondi mutualistici (istituiti con la legge n. 59 del 1992) sono obbligatori, pena la decadenza dei benefici fiscali. Il legislatore ha voluto, in coerenza con l’articolo 45 della Costituzione, assicurare un’adeguata fonte di entrate per lo sviluppo delle cooperative, finanziata dagli stessi soggetti che già fanno parte della cooperazione.
Stante l’obbligatorietà del versamento e la sua finalità a vantaggio collettivo, è evidente come non possa qualificarsi questa riserva, sottratta alla tassazione come norma di agevolazione fiscale.
Quanto agli utili destinati a riserva legale (obbligatoria almeno per il 30%), esiste una sostanziale differenza tra la riserva legale di una società cooperativa e la riserva legale di una società per azioni: la prima è caratterizzata dalla indivisibilità permanente, delle somme accumulate, cioè non può essere distribuita tra i soci durante la vita della società, e neppure al momento del suo scioglimento. Mentre per le società di capitali l’indivisibilità della riserva legale è solo temporanea, ed è destinata a cessare con lo scioglimento della società.
Gli utili che confluiscono nella riserva obbligatoria sono definitivamente irrecuperabili per il socio cooperatore, mentre nella società di capitali sono divisibili, cioè concorrono al calcolo del valore della partecipazione del socio e quindi alla eventuale successiva liquidazione della sua quota di partecipazione nella società.



Sono fondate le critiche mosse da Federdistribuzione, critiche che sono alla base dell’esposto presentato all’Unione Europea contro il regime fiscale delle Cooperative?
Le critiche che ho letto sono assolutamente infondate. La legge n. 311 del 2004 prevede l’intassabilità del 70% degli utili destinati a riserve indivisibili.
Queste riserve non possono essere distribuite ai soci in nessuna forma, sia durante la vita della cooperativa che all’atto del suo scioglimento. In questo caso finirebbero ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione. Quanto all’esposto di Federdistribuzione, che afferma che le disposizioni agevolative in materia di cooperazione sarebbero configurabili come aiuti di stato, osservo che: l’art. 87 del Trattato UE dichiara incompatibili con il mercato comune, nella misura in cui incidano sugli scambi tra gli stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, sotto qualsiasi forma, che, favorendo talune imprese o talune prestazioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza.
Sono tre le condizioni per qualificare una misura come "aiuto di Stato alle imprese":

il finanziamento da parte dello Stato o con risorse statali;
la selettività degli aiuti, vale a dire la discriminazione delle imprese a cui sono destinati o la loro misura;
l’idoneità degli aiuti di stato ad incidere sugli scambi tra stati membri, e quindi a determinare una distorsione della concorrenza. In relazione alla prima, condizione la Giurisprudenza comunitaria ha chiarito che il concetto di aiuto di Stato comprende oltre alle prestazioni positive (come per esempio le sovvenzioni), anche interventi che, sia pure in varie forme, alleviano gli oneri che normalmente gravano sull’impresa.
La seconda condizione sussiste solo quando una misura favorisce una singola impresa o un gruppo di imprese o di settori, mentre non sussiste quando favorisce l’insieme dell’economia, e quindi si debba considerare una misura generale di politica fiscale o economica.
Quanto alla terza condizione, per dimostrare un’effettiva distorsione della concorrenza, bisogna che l’aiuto concesso da uno Stato membro, rafforzando la posizione di un’impresa rispetto ad altre imprese concorrenti nell’ambito dello scambio intracomunitario, siano in grado di influenzare gli scambi stessi.
La Commissione Europea, chiamata in causa da Federdistribuzione sulle agevolazioni tributarie riconosciute dall’ordinamento italiano alle Società Cooperative, (che ha richiesto al Governo Italiano una serie di chiarimenti sulla natura delle agevolazioni e sull’esistenza di eventuali vantaggi operativi e commerciali per l’impresa in forma cooperativa presenta rispetto alla forma lucrativa), dovrà valutare l’equilibrio del rapporto tra svantaggi economici per le cooperative rispetto alle società lucrative, e le misure fiscali finalizzate a compensarli. Nella decisione la Commissione dovrà tener conto delle ragioni del peculiare regime delle cooperative, che appaiono pienamente giustificate sotto il profilo del diritto comunitario costituzionale interno allo stato italiano.
Il minor carico tributario delle cooperative è infatti pienamente giustificato dalla differente regolamentazione delle società cooperative rispetto alle società lucrative, in quanto solo queste ultime possono disporre liberamente dell’utile generato dalle loro imprese mentre questo è impedito alle Cooperative.
Quanto alla terza condizione, (quella dell’incidenza degli oneri fiscali sullo scambio di beni e servizi in ambito intracomunitario) occorre sottolineare che il regime tributario italiano, incentivando il rafforzamento patrimoniale delle cooperative, garantisce l’esistenza di un modello societario accettato e riconosciuto a livello comunitario, e che in quanto tale non concorre ad alterare le posizioni concorrenziali sul mercato per le stesse attività svolte dalle società lucrative.



Federdistribuzione ha anche lamentato che le cooperative hanno la possibilità di raccogliere finanziamenti direttamente dai soci a condizioni più favorevoli, e che perciò possono, disporre di somme notevoli a basso costo da reinvestire sul mercato...
Il problema non sta in questi termini. Precisato che la misura del prelievo fiscale del 12,50% sugli interessi corrisposti ai soci (rispetto alla ritenuta del 27% sugli interessi dei conti correnti) è stata introdotta nel 1974, con la legge n.216 (art. 20), occorre sottolineare che il prestito dei soci nella misura attuale rappresenta la principale, se non addirittura l’unica, fonte di finanziamento delle cooperative, e dunque la ritenuta d’imposta appare pienamente in linea con la regola dell’art. 45 sulle capacità comtributive, e anche con quella dell’art. 47 della Costituzione, che incoraggia e tutela il risparmio.
D’altra parte la natura assolutamente differente tra il prestito soci e il deposito in conto corrente è assolutamente evidente: mentre il prestito soci è un’attività svolta dai soci in favore della propria Cooperativa per ottenere i vantaggi di una migliore offerta di beni e servizi delle stesse, il deposito del conto corrente è un’operazione fatta dal correntista nell’interesse personale, che è quello di ottenere la migliore remunerazione del proprio capitale.
La tassazione del prestito soci con un’aliquota ridotta trova dunque legittimazione nei seguenti presupposti di legge:

il prestito di ciascun socio non può superarre l’importo di 31.150 euro. Si sta parlando quindi di piccoli risparmi;
l’aliquota di raffronto, più che quella applicabile sugli interessi dei conti correnti, è da ritenersi quella propria dei titoli di Stato, fissata per legge nella stessa misura. Inoltre l’aliquota del 12% è la stessa aliquota applicata ai rendimenti delle obbligazioni, con cui le imprese lucrative raccolgono i finanziamenti sul mercato;
i versamenti dei soci delle cooperative devono poi essere effettuati esclusivamente per il conseguimento dell’oggetto sociale, e anche gli interessi corrisposti ai soci hanno delle limitazioni perchè non possono superare la misura massima degli interessi spettanti ai detentori dei buoni postali fruttiferi, aumentata di 2,5 punti.
Un’ulteriore limitazione alla remunerazione dei prestiti sociali è stata introdotta dalla legge n.311 del 2004 (legge finanziaria 2005) per la quale gli interessi corrisposti dalle cooperative ai soci sono indeducibili per la parte che supera la misura minima, aumentata dello 0,90%, degli interessi dei buoni postali fruttiferi.
Tutte queste limitazioni, che non esistono per altre forme di finanziamento delle altre forme di società, e quindi anche per questo giustificano, ampiamente, la disciplina fiscale che regola il prestito sociale dei soci delle cooperative.
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Credo sia abbastanza chiaro quanto esposto da Victor Uckmar o no?. :wink:

Anche in questo sito si evidenziano sostanziali differenze all'interno del CS.

Se esistono dei problemi su alcune cooperative o su qualche deviazione, cio' non toglie che si debba gettare alle ortiche il senso cooperatico e tutto quello che ne comporta.

Probabilmente (e lo ripeto anche in questo forum)anche questo e' un punto sul quale dovremmo fare ulteriori riflessioni e chiarezze all'interno sia del PD che in tutto il CS.

Fino a che punto si puo' proseguire con queste differenze sostanziali visto che pure gli ex DS ,su questo, non dicono nulla??
E' in atto un nuovo revisionismo anche sul cooperativismo?

Mi aspetterei piu' chiarezza su questo punto. A meno che non si scelga la ormai consolidata strada di non inpicciarsi su questo in modo possano continuare a convivere sia chi e' a favore come pure chi e' contrario !!!! :geek: :shock:

Non sarebbe triste questa soluzione??? :oops:


un salutone
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Re: Un colpo alla Coop:il blitz del governo cambia la tassazione

Messaggioda franz il 26/07/2008, 9:17

Art. 45.

La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.

La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato.


Questo l'art. 45, il quale non afferma la necessità di paricolari regimi fiscali e comunque si riferisce chiaramente alla "mutualità" e "senza fini di speculazione privata".
Bisognerebbe vedere se la grande distribuzione cooperativa (tutti possono entrare in un supermercato coop, anche senza essere soci) rientra in quanto inquadrato dall'Art 45. Si potrebbe anche vedere come è la normativa fiscale negli altri paesi europei (vedere http://www.coop.de http://www.coop.fr http://www.coop.ch ) visto che cooperative anche di consumo esistono un po' in tutto il mondo ed ho contato centinaia di siti. Esiste anche il dominio .coop come potete vedere qui http://www.cdi.coop/ ed ho scoperto che le cooperative sono molto numerose e forti anche negli stati uniti, anche se non mi risulta che là la costituzione le tuteli particolarmente. Esiste anche un sito che aiuta a gestire le richieste delle cooperative per i loro domini http://www.coop/Directory/Search.aspx (il sito base è http://www.coop/ )
Per me solo comparando vari sistemi nazionali possiamo stabilire se esistono "privilegi" o doverose compensazioni.

Ciao,
Franz
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