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Benessere sui luoghi di lavoro: il rapporto Oms Europa

MessaggioInviato: 08/11/2010, 17:19
da trilogy
I problemi di salute mentale sono diventati una delle principali cause di assenteismo sui luoghi di lavoro e di pensionamento anticipato nella Regione europea. Inoltre, l’attuale recessione economica e i suoi effetti sul mercato del lavoro aggiungono problemi all’occupazione e alla qualità della vita delle persone che soffrono di disturbi mentali e delle loro famiglie. La pubblicazione dell’Oms Europa “Mental health and well-being at the workplace – protection and inclusion in challenging times” suggerisce soluzioni per rispondere alle sfide che l’attuale vita moderna e la flessione dell’economia globale pongono all’occupazione e al benessere sui luoghi di lavoro delle persone con hanno problemi di salute mentale.
Fonte: http://www.epicentro.iss.it/temi/mental ... indice.asp


Il Rapporto completo OMS in inglese
http://www.euro.who.int/__data/assets/p ... e94345.pdf



Ue, assenteismo sul posto di lavoro? I problemi mentali la prima causa
Milano - Oltre a mal di schiena, problemi di salute e motivazioni personali, tra le principali cause di assenteismo sui luoghi di lavoro se ne aggiunge un'altra: i disturbi mentali. A rilevarlo è l’ultimo Rapporto dell’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) sulla salute mentale e il benessere nei luoghi di lavoro. E proprio da questo studio emerge che in Europa questi problemi sono diventati una delle principali cause di assenteismo sui posti di lavoro e di pensionamento anticipato. A ciò si aggiunge che l’attuale crisi economica e i suoi effetti sul mercato del lavoro hanno aumentato i problemi di occupazione e peggiorato la qualità della vita di quelle stesse persone che soffrono di disturbi mentali e delle loro famiglie. Con conseguenze come: perdita di produttività, costi sociali enormi per il sistema di welfare, nonché di suicidi.
Problemi mentali Più precisamente, secondo il Rapporto Oms, i disturbi mentali in alcuni Paesi ricchi sono responsabili del 40% delle disabilità. Per fare un esempio, nel Regno Unito, il costo totale dei lavoratori che soffrono di disturbi mentali è di circa 26 miliardi di sterline l’anno, pari a 1.035 sterline per ogni lavoratore. In questi costi sono compresi 8,4 miliardi di sterline l’anno per assenza per malattia, 15,1 miliardi per ridotta produttività e 2,4 miliardi per la sostituzione del personale malato.

La crisi economica Come se non bastasse, a peggiorare la situazione dei lavoratori affetti da questi disturbi, ha contribuito anche la recessione economica. Infatti, perdita del lavoro e rischio di disoccupazione sono tra le prime cause di stress, ansia, depressione e psicosi, nonché di suicidi. Infine, secondo l'Oms,i debiti rappresentano un altro fattore da non sottovalutare. Si è riscontrato infatti un sovraccarico di pendenze tra le persone con problemi mentali. E, secondo uno studio inglese, se le persone sane hanno l'8% dei debiti, quelli affetti da disturbi mentali ne hanno il 23%.
Da: http://www.ilgiornale.it/esteri/ue_asse ... comments=1

Re: Benessere sui luoghi di lavoro: il rapporto Oms Europa

MessaggioInviato: 08/11/2010, 18:21
da franz
Non solo causa di pensionamento anticipato ed assenteismo, ma anche un buon 50% delle cause di invalidità.
Va detto tuttavia che a detta di medici responsabili delle strutture di controllo agli abusi, oggi la diagnostica relativa al disagio psichico (da parte di psicologi e psicoterapeuti) è diventata, rispetto ai decenni precedenti, molto piu' aperta, con l'aggiunta di tipologie nuove, in alcuni casi definite di "fantasia". Non so valutare quanto questo sia vero ma il famoso "mal di schiena" era il piu' gettonato in quanto difficilmente contestabile (una scusa quindi facile da usare da parte di chi non aveva niente e non voleva essere beccato) ed oggi è facilmente sostituito dalla depressione, altro disturbo facilmente simulabile. Che ovviamente è un bel business per medici e per industrie farmaceutiche.

1. Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno.
2. Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (anedonia).
3. Significativa perdita di peso, in assenza di una dieta, o significativo aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell'appetito quasi ogni giorno.
4. Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno.
5. Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno.
6. Affaticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno.
7. Sentimenti di autosvalutazione oppure sentimenti eccessivi o inappropriati di colpa quasi ogni giorno.
8. Diminuzione della capacità di pensare o concentrarsi, o difficoltà a prendere decisioni, quasi ogni giorno.
9. Ricorrenti pensieri di morte, ricorrente ideazione suicida senza elaborazione di piani specifici, oppure un tentativo di suicidio o l'elaborazione di un piano specifico per commettere suicidio.

Non è necessario avere (o esibire) tutti i sintomi, facilmente reperibili su internet.
Ne bastano 5 o 6.
Con questo non voglio dire che il problema non esista.
Sicuramente lo stress lavorativo oggi è superiore a quello di 20 anni fa.
Ma suicidi e crisi non sono correlati, come si vede da questo grafico (cliccare sul link).
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/i ... 6085c5.png
Anzi, i paesi piu' ricchi, con meno crisi, sono quelli con il maggior tasso di suicidio e non da poco tempo (Svezia e Svizzera).

Tornando alla depressione, rimando al testo qui sotto, per non appesantire questo
Franz

Depressione: la malattia che non c’è

MessaggioInviato: 08/11/2010, 18:33
da franz
Depressione: la malattia che non c’è

Per vincere il più diffuso disturbo dei nostri tempi, più che le medicine, serve modificare le cause che a livello sociale e interpersonale l’hanno determinato.

Televisioni, giornali e medici parlano di depressione come di una «malattia» da curare. Le terapie? Dopo qualche timido accenno alla psicoterapia, si passa frequentemente e direttamente allo psicofarmaco. Sul mercato ce ne sono ormai parecchi; anche la depressione rientra a pieno titolo nel business e lo si può facilmente intuire dai numeri forniti dalla stessa organizzazione Mondiale della Sanità.

«Entro il 2020 la depressione salirà al secondo posto tra tutte le malattie che generano disabilità» dice l’Oms nell’ultima edizione del World Health Report, un rapporto periodico sulla salute mondiale. Quindi questa «malattia» si accinge a diventare un’epidemia di dimensioni enormi; tutti si chiedono cosa si può fare e quale farmaco somministrare, ma nessuno si domanda se ha veramente senso intrappolare questo variegato insieme di sintomi dentro un’unica onnicomprensiva definizione.

Che cos’è la depressione?
Basta infatti mettere in discussione il concetto stesso di depressione come malattia, per modificare completamente la prospettiva con cui essa viene valutata ed affrontata. Ad illustrare bene questo passaggio è il dottor Roberto Cestari, medico milanese presidente della sezione italiana del Comitato Internazionale dei Cittadini per i Diritti dell’Uomo e allievo del professor Thomas Szasz, una delle menti più brillanti nel campo della psicanalisi.
«Ormai affermare che la depressione è una malattia è diventato una specie di slogan, un luogo comune – spiega Cestari – quasi che ci sia la necessità di indurre questa convinzione in maniera diffusa. Eppure la depressione non corrisponde a nulla di ciò che noi medici definiamo malattia; essa è soltanto il sintomo, non la causa della condizione. Se, per esempio, osserviamo che intorno a noi c’è un certo numero di persone stanche, non affermiamo che si tratta di malati di ‘stanchitudine’, perché la stanchezza non è che il sintomo e le cause possono essere tantissime e diverse. Lo stanco può essere tale a causa di una malattia al cuore o al fegato, perché non ha dormito o perché segue una dieta sbagliata. Lo stesso deve valere per la depressione: non si può identificare il sintomo con la malattia.....

http://www.aamterranuova.it/article3428.htm



Quanto scritto comunque non è una novità.
Negli anni '70 un medico psichiatra che conobbi a militare (dove abbondano le simulazioni) mi diceva testualmente "La depressione non esiste". Io ero infermiere, non un paziente, tanto per precisare :-)
Chiaramente gli psichiatri che usano le medicine per curare negano con forze le tesi che la depressione non esista ma che sia esclusivamente il frutto di un interesse commerciale. http://www.sanihelp.it/news/7180/depres ... hia/1.html

Intanto secondo loro 1 italiano su 4 è depresso.
E posso capirlo. Però la soluzione secondo me ' non è farmacologica ... :o

Franz
E

Re: Benessere sui luoghi di lavoro:

MessaggioInviato: 11/12/2010, 17:22
da trilogy
Siete pregati di astenervi dall'uso di cocaina durante l'orario di servizio'. Così Giuseppe De Maria direttore sanitario del'ospedale di Galatina, in provincia di Lecce, nella circolare che ha inviato ai suoi dipendenti. Ma il documento ha scatenato le ire del direttore generale: "De Maria ha sbagliato". Il Pdl chiede l'intervento del ministero della Sanità e della Regione

"I medici e gli infermieri sono pregati di astenersi dall'uso di cocaina durante gli orari di lavoro". E' la singolare disposizione che compare nella circolare che il direttore sanitario del'ospedale “Santa Caterina Novella” di Galatina Giuseppe De Maria, ha indirizzato “a tutto il personale di ogni ordine e grado” e per conoscenza anche allo psicologo del lavoro. "Sono pervenute segnalazioni anonime circa l’utilizzo, in dosi tali da alterare le capacità lavorative, di cocaina, si spera non durante l’orario di servizio, da parte di personale dipendente. Questo Ufficio è tenuto a richiamare, ove mai ciò rispondesse al vero, chi eventualmente ne facesse uso ad astenersi durante il lavoro e a intraprendere un idoneo programma di disintossicazione. Stante il tipo di sostanza non dovrebbe essere così difficile. Un periodo di riposo e l'eventuale supporto dei nostri servizi a ciò dedicati potrebbe giovare".

Cocaina in ospedale, dunque? E’ il sospetto sollevato fra i dipendenti della struttura dalla lettera di richiamo del direttore, che ha creato allarme fra il personale ma anche tra i vertici della Asl salentina. A monte dell’invito generalizzato ci sarebbe, a quanto pare, una indagine della procura leccese venuta alla luce qualche settimana addietro per presunto spaccio di sostanze stupefacenti a carico di un infermiere in forza allo stesso ospedale galatinese. Parallelamente il direttore generale Guido Scoditti ha disposto la diffusione di un questionario fra i dipendenti di tutte le strutture sanitarie dell’azienda in cui si chiede, in forma anonima, di segnalare eventuali dipendenze da stupefacenti o alcol.

Dopo l'esplosione del caso, sempre Scoditti, ha annunciato oggi di aver inviato alla Procura la circolare diramata da De Maria. L'Asl ha intanto disposto un'indagine interna per chiarire l'intera vicenda, segnalando il caso ai vertici regionali. Scoditti ha reso noto, in particolare, che sono in corso valutazioni su eventuali provvedimenti disciplinari a carico del suo dirigente 'reo' di aver scelto la strada "meno opportuna" per segnalare il presunto uso di cocaina tra il personale medico e infermieristico del presidio ospedaliero. "Era necessario che io inviassi gli atti alla Procura - afferma Scoditti - perché un fatto del genere che è di una gravità impensabile se accertato, implica reati rilevanti. Per quanto riguarda De Maria - prosegue Scoditti - certamente ha sbagliato, non avrebbe dovuto fare quella circolare, ma informarmi direttamente. Vedremo che cosa fare in merito alla sua posizione, certo è che il rilievo di un presunto abuso di cocaina in ambiente ospedaliero è tale che non era questo il modo di procedere".

Immediate le polemiche. Il capogruppo del Pdl alla Regione Puglia, Rocco Palese, chiede che la magistratura e il ministero della Sanità indaghino sul fatto. "Il ministero della Salute - dice - dovrebbe inviare i Nas e la Regione Puglia, sempre così solerte nel sollecitare indagini, deve avviare subito una inchiesta amministrativa interna". "Se il direttore è arrivato addirittura a diramare una circolare, vuol dire - conclude Palese - che non si tratta di casi isolati o episodici, ma la situazione è ben più grave. Chi pensa a tutelare i pazienti? E cosa si aspetta ad intervenire? Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e l'assessore regionale alla Sanità Tommaso Fiore prendano subito provvedimenti".

Ma il fenomeno, vero o presunto, non riguarda solo il Leccese. Risale all’inizio di agosto una retata dei carabinieri di Fasano, coordinati dai pm della procura di Brindisi Alberto Santacatterina e Silvia Nastasia, in cui finì in manette una gang di spacciatori capeggiati dal 37enne di Fasano Giovanni Gallo. Nel blitz finì ai domiciliari con l' accusa di favoreggiamento anche il medico anestesista dell’ospedale fasanese Leonardo Arnese, 57 anni, ex assessore alla Sanità e ai Servizi sociali del Comune in quota all' Udc. Secondo l’ordinanza del gip che dispose la misura cautelare, il medico faceva uso di stupefacenti, contando sulla fornitura quotidiana dei Gallo. Secondo i pm lo smercio avveniva anche in municipio e in ospedale. L' ex assessore, che sempre secondo l' accusa poteva contare sulla banda anche per il sostegno elettorale, arrivava a ritardare la partenza delle ambulanze o l' inizio degli interventi chirurgici per incontrare i pusher. Fino all' arrivo di una lettera anonima indirizzata alla direzione sanitaria, che denunciava la tossicodipendenza del medico, puntualmente sottoposto a controlli.
http://bari.repubblica.it/cronaca/2010/ ... ef=HREC1-8

Re: Benessere sui luoghi di lavoro: il rapporto Oms Europa

MessaggioInviato: 11/12/2010, 23:44
da pianogrande
Ma i test sull'utilizo di sostanze stupefacenti non si possono fare al personale sanitario?
Io lo renderei obbligatorio/routinario, in particolare, in occasioni come: errori, liti in sala operatoria, morte del paziente sotto i ferri, una volta all'anno a sorpresa, ritorno dalle vacanze, compleanno, addio al celibato etc.

Re: Benessere sui luoghi di lavoro: il rapporto Oms Europa

MessaggioInviato: 12/12/2010, 13:27
da flaviomob
Uno psichiatra mi raccontava, nel 2006, che negli USA la depressione stava diventando la prima causa per assenze dal lavoro.