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Accordo sulla stabilità dell'economia Ue
La notizia data dal ministro dell'Economia italiano al termine della riunione dei 27 a Lussemburgo. Compromesso sui punti più controversi, ossia l'automatismo delle sanzioni e la correzione obbligatoria in caso di deficit eccessivo. Il documento congiunto franco-tedesco
LUSSEMBURGO - "Habemus novum pactum". Così il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, ha annunciato l'accordo sulle nuove regole del patto di stabilità al termine della riunione dei ministri finanziari europei svoltasi a Lussemburgo, una maratona durata tutta la giornata. Un compromesso che - spiga il ministro - "contiene forme flessibili, ragionevoli e gestibili da parte del governo italiano. Ma per noi - si affretta a precisare - resta fondamentale correggere il deficit"
In sostanza quello di oggi è un accordo di massima nel quale le sanzioni per i paesi che non rispettano i termini del patto saranno proposte della commissione Ue, ma potranno essere bloccate da una maggioranza qualificata dei governi. Sul fronte del debito "si valuterà una pluralità di fattori", come il tempo, la valuta, le politiche in corso e sarà considerato anche il peso del debito privato. Inoltre saranno aumentati i meccanismi di monitoraggio sulle politiche di bilancio degli Stati. Ed anche qui le sanzioni saranno possibili in caso di scarso attivismo.
E il senso del compromesso nasce dal documento congiunto sul quale hanno trovato l'accordo Francia e Germania. Si prospetta una modifica delle sanzioni ai Paesi dell'area euro con deficit eccessivo: saranno puniti se non prendono provvedimenti correttivi entro sei mesi. Merkel e Sarkozy vogliono poi impegnare l'Europa ad adottare una riforma dei trattati entro il 2013 in modo da creare un meccanismo permanente per gestire le future crisi e assicurare la stabilità finanziaria.
I segnali di un accordo erano andati moltiplicandosi lungo la giornata. Prima delle parole di Tremonti, c'è stata l'evidente soddisfazione della francese Christine Lagarde che, abbandonando la riunione per tornare a Parigi, ha invitato i giornalisti a giudicare le cose ''in termini generali'' evitando di affossare l'analisi sui particolari, sanzioni comprese. Stando ad altre fonti, la "troika" europea, e cioè il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, il presidente della Bce Jean-Claude Trichet e il commissario agli affari economici Olli Rehn, erano ''preoccupati'' per un certo ammorbidimento della posizione tedesca che terrebbe conto della necessità di riconoscere chiaramente il ruolo dell'Ecofin nelle decisioni finali sulle sanzioni contro i Paesi che non rispettano le raccomandazioni europee sui conti pubblici.
La discussione dei ministri si è concentrata sulla questione del debito e sul modo in cui districare la matassa del "punto 21" del documento di 21 pagine preparato dal presidente Ue Herman Van Rompuy, là dove si presentano le due opzioni per la decisione sulle sanzioni che, è scritto a chiare lettere, ''scatteranno se uno Stato anche con un deficit al di sotto del 3% del Pil devia significativamente dal percorso di aggiustamento previsto e non corregge tale deviazione''.
La task force non proporrà ai capi di stato e di governo una misura precisa di riduzione del debito/pil (come ha fatto invece la Commissione europea che propone il taglio annuo di un ventesimo della parte di debito/pil che eccede il 60% per i tre anni precedenti la valutazione), affermando che ''i criteri quantitativi precisi, la metodologia e l'entrata in vigore saranno definiti'' successivamente. Ma ''tenendo conto che la dinamica del debito pubblico non è guidata solo dal deficit, sarà necessaria una valutazione prima del lancio di una procedura sulla base del criterio del debito''.
Al fine di valutare se il rapporto debito/Pil scende ''a un ritmo soddisfacente'' tale valutazione dovrà comprendere, è scritto nel documento, ''quali i livelli del debito e la sua dinamica, la struttura delle scadenze, la denominazione in valuta, le riserve così come le passività implicite ed esplicite''. Nel documento si aggiunge una postilla: ''L'Italia ha chiesto l'inclusione della frase: ''Devono essere considerati anche il livello e i cambiamenti nel debito privato''. Inoltre, c'é una riserva più generale della Slovenia.
E veniamo alla procedura sulle sanzioni per i paesi Eurozona sia per la parte preventiva della supervisione che per la parte correttiva. La prima opzione segue la proposta della Commissione europea: ''Nel caso in cui c'é una deviazione significativa dell'aggiustamento, la Commissione emetterà un "early warning" definendo una scadenza per correggerla''. Se tale deviazione ''persiste o è particolarmente seria'' il Consiglio adotterà una raccomandazione. ''Nello stesso tempo sarebbe imposto un deposito fruttifero (anche qui niente cifre, ma sul tavolo c'é la proposta di un deposito pari allo 0,2% del Pil - ndr) attraverso un voto a maggioranza rovesciata''. Significa che i ministri devono trovare una maggioranza (resta imprecisato se qualificata o semplice) per respingere la decisione della commissione. Questa impostazione è sostenuta da Germania e paesi del Nord (Olanda, Finlandia, Svezia, Austria).
L'opzione due invece sposta verso i ministri l'asse della decisione. Se i conti pubblici (il deficit o il debito) deviano dal percorso stabilito, l'Ecofin adotterà una raccomandazione sulla base di una raccomandazione della Commissione Ue che definisce la scadenza per correggerla. Ciò ''senza pregiudizio del diritto della Commissione di emettere direttamente un allarme preventivo'' al paese. In mancanza di correzione, l'Ecofin adotta una raccomandazione sulla base di una raccomandazione della Commissione e ''nello stesso tempo si impone un deposito fruttifero'' sempre a voto di maggioranza rovesciato.
(18 ottobre 2010)