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Istat, crollano gli investimenti -12,1%

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Istat, crollano gli investimenti -12,1%

Messaggioda franz il 01/07/2010, 11:31

sarà colpa dei liberisti o del liberismo? :(
Franz


Istat, crollano gli investimenti
-12,1%, come nella crisi del '93


ROMA - Crollano gli investimenti fissi lordi: nel 2009 hanno registrato una diminuzione del 12,1% in termini reali, accentuando la fase di contrazione iniziata nel 2008 (-4,0%). Lo fa sapere l'Istat, in uno studio. Si tratta di un livello mai raggiunto prima, almeno a partire dal 1970, inizio delle relative serie storiche, e paragonabile solo al calo registrato durante la precedente crisi del 1993, quando si raggiunse un -11,5%. La diminuzione della spesa in beni capitali nel 2008 e nel 2009 ha interessato tutti i settori dell'economia: agricoltura, industria e servizi.

Gli investimenti fissi lordi del settore industriale sono diminuiti nel 2009 del 14,9 per cento rispetto all'anno precedente, dopo un calo del 4,1 per cento nel 2008 (+4,9 per cento nel 2007). Nel settore dei servizi si rileva un calo della spesa per capitale fisso pari a -10,6 per cento nel 2009 e a -4,0 per cento nel 2008 (+0,7 per cento nel 2007). Gli investimenti del settore dei servizi, valutati al netto degli investimenti in abitazioni, risultano in calo dell'11,3 per cento nel 2009 e del 5,1 nel 2008 (+0,6 per cento nel 2007). Il settore agricolo ha fatto registrare un'ulteriore flessione (-17,4 per cento), confermando la tendenza negativa registrata nei due anni precedenti (-2,7 per cento nel 2008 e -4,7 per cento nel 2007).

La composizione settoriale della spesa per investimenti evidenzia il ruolo dominante del settore dei servizi che, nel 2009, ha effettuato il 68,1 per cento degli investimenti totali (59,0 per cento al netto delle abitazioni), una quota in crescita rispetto al 67,0 per cento del 2008 (57,9 per cento al netto delle abitazioni). Corrispondentemente, il peso del settore industriale si è ridotto dal 29,3 per cento nel 2008 al 28,3 per cento nel 2009, mentre è sostanzialmente stabile quello del settore agricolo (3,6 per cento contro il 3,8 per cento nel 2008).

Nel 2009 gli investimenti fissi lordi per addetto ammontano a 9.600 euro, rafforzando la tendenza alla diminuzione manifestatasi già nel 2008 (10.600 euro, contro gli 11.000 euro nel 2007). Gli investimenti per addetto sono pari 10.200 euro nell'industria (in calo rispetto al valore di 11.300 euro del 2008 e di 11.600 euro nel 2007) e a 9.500 euro nei servizi (10.500 euro nel 2008 e 11.000 euro registrato nel 2007). Al netto degli investimenti in abitazioni, gli investimenti per addetto nel settore dei servizi sono pari a 6.600 euro (7.300 euro del 2008 e 7.700 del 2007). Nel settore agricolo gli investimenti per addetto ammontano a 6.400 euro (7.600 nel 2007 e nel 2008).

La composizione percentuale per tipologia di bene di investimento mostra, per il 2009, un peso crescente degli investimenti in costruzioni (49,5 rispetto al 47,1 del 2008) e in altri mezzi di trasporto (2,8 rispetto a 1,6 del 2008), oltre che una modesta crescita del peso del software (3,7 per cento rispetto al 3,4 del 2008) e degli altri servizi e immateriali (6,5 per cento rispetto al 6,2 per cento nel 2008). In flessione, invece, risulta la quota di investimenti in macchine e attrezzature(dal 27,3 per cento del 2008 al 24,8 del 2009) e in mezzi di trasporto su strada (dal 7,4 per cento del 2008 al 5,7 del 2009). Nel 2009 è rimasto invece stabile il peso degli investimenti in macchine per ufficio (1,9 per cento), in apparati per le comunicazioni (2,3 per cento) e in mobili (2,9 per cento).

Nel 2009 la spesa per investimenti in prodotti Ict registra una diminuzione dell'8,1 per cento in termini reali, accentuando la dinamica negativa già evidenziata nel 2008 con una variazione del -8,9. La dinamica settoriale mostra una diminuzione nella spesa in tutti i comparti dell'economia: -8,9 per cento nell'industria (-4,9 per cento nel 2008), -7,9 per cento nei servizi (-4,4 per cento nel 2008) e -13,5 nell'agricoltura (0,6 nel 2008).

Sempre nel 2009, la crescita dello stock di capitale netto in termini reali registra una brusca frenata, attestandosi allo 0,5 per cento rispetto all'1,3 del 2008 e all'1,7 del 2007. La dinamica positiva dello stock di capitale netto è dovuta esclusivamente alla crescita nel settore dei servizi (+0,9 per cento, contro +1,5 del 2008 e +1,8 del 2007). Nel settore industriale, infatti, lo stock di capitale netto registra una diminuzione dello 0,5 per cento rispetto all'anno precedente (contro una crescita dell'1,0 cento nel 2008 e dell'1,5 nel 2007). La contrazione dello stock di capitale netto è ancor più marcata nel settore agricoltura dove il calo è pari a all'1,2 per cento, rafforzando la tendenza alla diminuzione già manifestatasi nel 2008 (-0,2).

Il settore dei servizi contribuisce alla formazione dello stock di capitale per il 77,8 per cento netto, il settore industriale per il 18,4 mentre la quota relativa al settore agricolo è pari al 3,8. Lo stock di capitale netto per addetto registra, invece, una crescita, passando da 166.100 euro nel 2008 a 171.500 euro nel 2009. L'aumento è diffuso: nel settore agricolo si registra un incremento da 123.600 a 124.400 euro; nel settore dell'industria da 114.600 a 121.400 euro; in quello dei servizi (al lordo delle abitazioni) da 190.800 euro a 195.100 euro. Nel 2009 il tasso di crescita degli ammortamenti si attesta allo 0,7 per cento, in rallentamento rispetto all'anno precedente (+1,5 per cento). Tale risultato è da attribuire alla mancata crescita rilevata nel settore agricolo e nell'industria ed al rallentamento evidenziato nel settore terziario (1,1 per cento contro 1,8 per cento del 2008).

(01 luglio 2010) http://www.repubblica.it
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Indice mondiale della prosperità: Italia fuori dal G-20

Messaggioda franz il 03/07/2010, 13:54

Indice mondiale della prosperità: Italia fuori dal G-20
di Stefano Natoli

Non finisce (purtroppo) sulle prime pagine dei giornali e non è (purtroppo) "market mover", pur fornendo preziose informazioni sullo stato dei principali paesi del pianeta. Stiamo parlando del Global prosperity index, l'indicatore della prosperità mondiale. L'indice, che coniuga crescita economica, benessere sociale e qualità della vita in 104 paesi, è calcolato dal think tank britannico Legatum Institute ponderando nove fattori chiave che contribuiscono alla crescita economica e al benessere sociale.

Questi fattori chiave - rappresentati in sub-indici - sono: fondamentali economici, imprenditorialità ed innovazione, educazione, istituzioni democratiche, governance, sanità, sicurezza, libertà personale e capitale sociale.

La classifica 2009. La classifica 2009 vede quattro paesi scandinavi nelle prime cinque posizioni. Sul podio c'è la Finlandia (dove la banda larga è un diritto dei cittadini), seguita da Svizzera e Svezia. A seguire Danimarca, Norvegia, Australia, Canada, Olanda, Stati Uniti e Nuova Zelanda. Fra i paesi del G-20 , solo tre (Australia, Canada e Usa) si piazzano, dunque, fra i primi 10. Il Regno Unito è dodicesimo, la Germania è quattordicesima, il Giappone è sedicesimo.

Usa al nono posto, ma primi per innovazione. Italia solo 21esima. Nonostante la crisi, gli Stati Uniti restano al top tra i big dell'Occidente, figurando al primo posto assoluto nella capacità di innovare. L'Italia, che fa anche parte del G-8, è in 21esima posizione dietro Hong Kong, Spagna e Slovenia, dunque fuori dal G-20 della prosperità. Il Bel Paese si piazza meglio nei settori sanità (il sub indice lo colloca, a sorpresa, all'11esimo posto in classifica) ed educazione (17esimo), ma ancora peggio in altri: al 23esimo posto in istituzioni democratiche, al 25esimo per i fondamentali economici, al 26esimo in imprendotorialità e innovazione, al 31esimo in sicurezza, al 35esimo in governance, al 37esimo in capitale sociale e addirittura al 40esimo in libertà personale.

India batte Cina. Fra gli arabi brillano EAU. Nell'ambito dei paesi Bric, l'India, 45sima, batte di gran lunga la Cina (75esima). Il Brasile è 41esimo, la Russia 69esima (assieme alla Turchia). Gli Emirati Arabi Uniti si classificano al 47esimo posto per il secondo anno consecutivo, aggiudicandosi così il primato dell'unico paese arabo nella top 50. Gli EAU guadagnano posizioni nei settori quali salute (29) e sicurezza (18), ma perdono sul piano delle istituzioni democratiche (98) e del capitale sociale (77). Più indietro paesi come l'Arabia Saudita (81) l'Egitto (88), l'Iran (94) l'Algeria(96) e lo Yemen (102). L'Iran va male su tutti i fronti, ed è vicino al fondo classifica sia sulla base dei criteri del buon governo(102) che della libertà personale (101).L'Egitto è molto indietro rispetto alle medie mondiali, essendo a fondo classifica per libertà personale (95) e capitale sociale (100).

http://www.ilsole24ore.com

Sito che pubblica il Global prosperity index http://www.prosperity.com/

Italia:
Index Comparisons
(Rank / Number of countries)
Legatum Prosperity Index 21st / 104
Average Life Satisfaction Ranking 23rd / 104
Per Capita GDP Ranking 23rd / 104
WEF Global Competitiveness Index 48th / 133
UN Human Development Index 19th / 179
Heritage/WSJ Economic Freedom Index 76th / 178
TI Corruption Perceptions Index 55th / 180
Vision of Humanity Global Peace Index 36th / 144

(dedicato a tutti quelli che dicono il il PIL da solo non racconta tutta la verità)
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