Il sindacato e i giovani: cambiamo musica
da l'Unità.it
I sindacati farebbero bene ad abolire il concertone del Primo Maggio e a destinare quegli sforzi alla costruzione di una strategia inclusiva delle nuove generazioni, che parta da un confronto pubblico e trasparente sulle sue politiche. Ormai, meno del 20% dei lavoratori sotto i 34 anni è iscritto a un sindacato: un dato che spiega più di mille analisi. Sostenevo questa tesi un anno fa su queste pagine e grazie ai giornalisti del Post e al blog di Cesare Buquicchio su l’Unita.it, nel fine settimana si è acceso un dibattito in rete con spunti interessanti tra chi era favorevole e chi contrario. Il valore politico del concertone, sostengono questi ultimi, sta nel consentire a masse di giovani di avvicinarsi al sindacato, stabilire un primo contatto. Secondo altri, la presenza di massa in piazza davanti a striscioni sindacali è di per sé fonte di positive ricadute politiche. Questa tesi, tuttavia, continua a non convincermi, soprattutto perché decide di occultare o negare, la profonda crisi di credibilità di cui il sindacato soffre tra i lavoratori giovani.
Non c’è dubbio che l’accresciuta flessibilità e precarietà del lavoro rendano il compito di organizzare i lavoratori più arduo. Allo stesso tempo, tuttavia, offrono formidabili armi di rivendicazione, perché stimolano nuovi bisogni e nuove richieste di protezione. Il punto chiave è che queste richieste possono non collimare o addirittura confliggere con quelle tipiche delle generazioni precedenti. Inoltre, le stesse forme di lotta costitutive dell’identità sindacale devono essere aggiornate e, probabilmente, non più basate solo sullo sciopero (esemplare davvero a questo proposito la fantasia dei lavoratori sardi che hanno occupato l’Asinara definendola “l’isola dei cassintegrati”).
Nell’assenza di un confronto pubblico e trasparente, questi nodi sono sistematicamente sciolti a svantaggio dei lavoratori giovani (con eccezioni, naturalmente). In questo contesto, è illusorio pensare di guadagnare credibilità con un concerto, quando troppe volte i fatti vissuti dalle generazioni giovani sono di conio diverso. In quante aziende gli accordi di ristrutturazione hanno previsto il non rinnovo di tutti i contratti precari per salvare qualche centinaia di euro dei lavoratori più anziani? In quante aziende non è possibile assumere lavoratori giovani perché si è ricorso a prepensionamenti? In quante aziende i sindacati esplicitamente favoriscono l’assunzione di lavoratori più anziani indipendentemente dal merito del lavoratore? Ogni volta che questi fatti si avverano, l’organizzazione del concerto si riduce ad alibi e contribuisce ad acuire la distanza che la stragrande maggioranza dei lavoratori giovani sente nei confronti del sindacato.
04 maggio 2010