Sul sito del ministero numeri e costi: quello complessivo
è stimato in oltre 121 milioni di euro l'anno
Brunetta mette on line
i dati sui distacchi sindacali
Ma i numeri dicono che rispetto agli impiegati pubblici non c'è un eccesso
di assenze: "fuori linea" gli enti locali e il Servizio sanitario nazionale
di CARLO CLERICETTI
E' di 121 milioni e 440 mila euro l'anno il costo stimato per la pubblica amministrazione delle assenze per motivi sindacali. Il ministro per la Funzione pubblica, Renato Brunetta, che ha fatto della trasparenza la linea guida della sua attività, ha messo on line sul sito del ministero una sintesi della relazione al Parlamento su questa questione. Si tratta di 18 pagine di dati e grafici, senza alcun commento. I dati si riferiscono al 2006 e quasi tutte le amministrazioni (l'83,73%, da cui dipende il 95,48% degli impiegati pubblici) hanno adempiuto all'obbligo di fornire i dati richiesti.
Le 830.598 giornate di distacchi retribuiti, calcola la relazione, corrispondono ad un anno di assenza dal servizio di 2.276 dipendenti, a cui ne vanno sommati altri 47 per le 17.095 giornate di permessi cumulati sotto forma di distacco. Ci sono poi 263.466 giornate di permessi retribuiti per l'espletamento del mandato, corrispondenti all'assenza, sempre per un anno, di 1.198 dipendenti, e 115.868 giornate per le riunioni degli organismi direttivi statutari (527 dipendenti). Infine, ci sono 140.169 giornate di aspettative e 2.178 di permessi non retribuiti, che equivalgono ad altri 394 dipendenti assenti per un anno.
Bisogna poi considerare le aspettative e permessi per funzioni pubbliche elettive: sono 817.144 giornate, equivalenti a 2.239 dipendenti assenti e a un costo stimato di altri 67 milioni.
La parte più elevata del costo (quasi 30 milioni) deriva dai distacchi e permessi di Regioni ed enti locali, seguite dal Servizio sanitario nazionale (22,6 milioni) e dalla scuola (poco più di 20). Quarti, ma molto distanziati, i ministeri (11,8). Costi di rilievo anche per enti pubblici non economici (8,7 milioni), Polizia (6,6), agenzie fiscali (6,1) e Polizia penitenziaria (5,5). Per tutte le altre branche dell'amministrazione le cifre sono molto minori. Il costo delle aspettative per cariche pubbliche elettive ricalca grosso modo la classifica precedente, tranne il fatto che in questo caso i corpi di polizia mostrano dati estremamente bassi.
Quanto alla divisione per sigle sindacali, la parte del leone la fa la Cgil, con 381.533 giornate, seguita dalla Cisl (262.480), dalla Uil (133.614) e dai sindacati autonomi Confsal (118.009) e Usae (60.060). Dati che non sorprendono, visto che corrispondono più o meno alla consistenza delle varie sigle nel pubblico impiego.
Fin qui le tabelle della relazione. Che cosa se ne può trarre? Escludendo aspettative e permessi non retribuiti e per cariche elettive, sono 4.048 persone assenti per un anno. In rapporto ai 3.213.521 dipendenti pubblici (dati della Ragioneria generale del 2003) si tratta dello 0,125% degli impiegati, percentuale che francamente non appare esagerata.
E' semmai la distribuzione nelle varie branche dell'amministrazione a destare qualche perplessità. Come si è visto, il numero maggiore di permessi e distacchi risulta nelle Regioni ed enti locali, che invece, secondo la tabella della Ragioneria, impiegano 549.000 persone, quasi esattamente la metà della scuola (che risulta avere un terzo di giornate in meno) e 100.000 in meno del Servizio sanitario nazionale. Gli enti pubblici non economici hanno il 10% dei dipendenti di quest'ultimo, ma la spesa loro attribuibile è il 40% di quella del Ssn. La spesa degli enti locali appare abnorme anche rispetto a quella dei ministeri, che hanno poco più della metà dei dipendenti ma spendono poco più di un terzo.
Insomma, l'iniziativa di Brunetta, come sempre quando si fa uno sforzo di trasparenza, si rivela utile. Mostra che il costo della rappresentanza sindacale (senza dubbio uno dei "costi della democrazia" e non tra quelli di minore importanza) nella pubblica amministrazione è di fatto piuttosto contenuto, ma mostra anche che c'è qualcosa che non va nella distribuzione dei permessi e distacchi. Ora che si affronta un ulteriore passo verso il federalismo, sarà bene tenerlo presente.
( 27 giugno 2008)
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