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Via Prodi, tutti felici ! Felici anche sul posto di lavoro ?

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Via Prodi, tutti felici ! Felici anche sul posto di lavoro ?

Messaggioda orazio il 22/06/2008, 10:52

Il governo Prodi ha risanato il bilancio, combattuto l’evasione fiscale e attenuato la liberalizzazione del mercato del lavoro. Tuttavia è caduto e quasi tutti sono stati contenti (a destra, a sinistra e al centro). Sorge quindi il dubbio che l’area dell’Ulivo non abbia compreso cosa vuole l’elettorato.

Ma allora, adesso, sono tutti contenti ? Se tutti sono contenti è assolutamente inutile e presuntuoso voler un cambiamento. Serve quindi una verifica ottenuta partendo da alcuni argomenti fondamentali, uno tra tutti il lavoro.

Nell’attuale economia dei servizi solo apparentemente de-materializzata il lavoro ha ancora grande rilevanza sia per i singoli (se non lavori non campi) sia per i “grandi” (le leggi sul lavoro sono oggetto di cambiamenti tanto frequenti quanto quelle sui reati penali).

Tra le tante cose che si sono viste in questi ultimi 20 anni la libertà di circolazione dei lavoratori è una delle novità più eclatanti: delocalizzazioni industriali, produzione di software tra l’Europa e l’India, call-center posti chi sa dove e con impiegati a contratto provenienti da paesi diversi, studi professionali legali e contabili enormi con decine e decine di giovani laureati.

In sostanza c’è stata una forte spinta ad aumentare la flessibilità del mercato del lavoro. Allargando i confini del mercato del lavoro si aumenta l’offerta di tutti i profili professionali e se ne abbassano i prezzi.

Domanda:
Questa scelta è stata veramente utile in termini di pubblica utilità ?
E’ davvero così largo e diffuso il benessere che ne è scaturito?

Alcuni spunti di riflessione:
Si sono creati posti di lavoro di maggior pregio a scapito di quelli scadenti ?
Le persone si sentono soddisfatte professionalmente?
L’attuale polemica sugli stranieri e sulla sicurezza è del tutto genuina ?
Mediamente esternalizzare attività interne è stato redditizio per le imprese ?

Dipende dalla verifica di sopra, perché delle due l’una o la libera circolazione lavoratori ha portato soprattutto dei benefici oppure ne ha portati molti pochi.

Se ha portato solo benefici è comprensibile la politica di avvicinamento e sussidiarietà del PD nei confronti del PdL altrimenti è bene prendere una posizione distante e critica.

Senza cadere in velleità egualitarie si può comunque esprimere una linea alternativa del tipo:

Fatto salvo il diritto alla libertà di “espressione professionale” come libero professionista, imprenditore ed artista indipendente.
Riconosciuta e tutelata la voglia di intrapresa in ognuno di noi.

L’attuale stato di cose permette davvero alle persone di cimentarsi liberamente nel campo delle professioni, dell’impresa e delle arti? O forse siamo in larga misura costretti a “zappare la terra” in un vasto ed inefficiente latifondo finanziario?

Sono davvero remunerate le professioni a più alto contenuto intellettuale ?
La circolazione dei lavoratori nasconde forse qualche forma di sfruttamento?

Personalmente ho forti perplessità sull’attuale organizzazione del lavoro ma al tempo stesso sono convinto che abbiamo bisogno di capire senza pregiudizi come le cose sono veramente e cosa sinceramente vogliamo prima di proporre e valutare soluzioni ed idee. Servirebbe quindi una "mappa del disagio" ammesso che ci sia del disagio vista la felicità del dopo Prodi.
orazio
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Re: Via Prodi, tutti felici ! Felici anche sul posto di lavoro ?

Messaggioda franz il 22/06/2008, 17:17

orazio ha scritto:Dipende dalla verifica di sopra, perché delle due l’una o la libera circolazione lavoratori ha portato soprattutto dei benefici oppure ne ha portati molti pochi.

Se ha portato solo benefici è comprensibile la politica di avvicinamento e sussidiarietà del PD nei confronti del PdL altrimenti è bene prendere una posizione distante e critica.

Ciao,
benefici (tanti o pochi) vanno calcolato su scala globale.
Se prendiamo per buono il famoso (ed impalpabile) "interesse generale" potrebbe essere comprensibile la nostra infelicità a fronte di un maggior reddito e benessere generale (salute, cultura, educazione) per miliardi di altri lavorarori agli antipodi.

Dici: "In sostanza c’è stata una forte spinta ad aumentare la flessibilità del mercato del lavoro. Allargando i confini del mercato del lavoro si aumenta l’offerta di tutti i profili professionali e se ne abbassano i prezzi."
La tua visione è corretta ma parziale. Si aumenta si' l'offerta ma piu' persone lavorano. E guadagnano.
Quello che conta è il valore aggiunto mondiale.

Se poi a san marino (dico per dire) sono piu' incapaci e si impoveriscono mentre in cina lavarano in centinaia di milioni e si arricchiscono, chi siamo noi per imporre barriere che difendano i sanmarinesi? Se 10'000 sanmarinesi (o 22 milioni di italiani) sono infelici mentre improvvisamente un miliardo di cinesi prima infelici ora lo sono, chi ha da obiettare? (ammesso e non concesso che sia possibile calcolare la felicità).

Una cosa dovrebbe essere chiara.
La competizione e l'innovazione (mai l'una senza l'altra) aumentano la qualità e riducono i prezzi.

Le barriere possono proteggere e la protezione puo' dare tranquillità e felicità (in attesa che il mondo crolli).
La competizione puo' dare stress e grande tensione; puo' dare soddisfazioni a chi ce la fa e disorentare chi non è in grado di competere. Un po' come l'ansia di libertà. Non tutti la gradiscono.

Solo l'adeguato mix di competizione, cooperazione ed innovazione pero' producono quella ricchezza che puo' essere ridistribuita.
Senza .... non c'è trippa per i gatti; ci si impoveirisce gradualmente, cullandosi nell'illusione della protezione delle barriere, come un animale in gabbia.

Probabilente felicità e competizione non vanno completamente d'accordo. Non si sovrappongono in pieno.
Perché non tutti possono e sanno competere e non tutti possono e sanno essere felici.

Ma una cosa è certa. La divisione del lavoro su scala globale ^fa si che ognuno debba fare quello che sa are bene e ad un prezzo competitivo. Inutile (e dannoso) proteggere chi non sa lavorare bene. meglio che faccia altro. megli pagarlo per stare a casa.

Sono davvero remunerate le professioni a più alto contenuto intellettuale ?
La circolazione dei lavoratori nasconde forse qualche forma di sfruttamento?


Alla prima domanda posso dire che se le condizioni quadro sono quelle di una economia "Free" e competitiva (e noi ne siamo lontani) la risposta è si. Sono ben rimunerate le professioni connesse con la produzione di elevati volumi di valore aggiunto e collegate ad una certa scarsezza di personale qualificato. Ma se consideriamo "ad alto contenuto intellettuale" sei miliardi di laureati in lettere o glirispurdenza" allora credo che faremmo un errore. E' un problema di mercato. Non a caso a volte un idraulico puo' guadagnare piu' di un chirurgo (come recita la nota barzelletta).

Alla seconda domanda io direi che lo sfruttamento è una variabile indipendente dalla libertà di circolazione.
Uno potrebbe decidere di sfuttare (es: effettuare dumping) manodopera protetta da barriere, se essa è esuberante rispetto alla domanda. Anzi piu' barriere e recinti hai e maggiore è la possibilità teorica che una condizione particolare sia "sfruttabile" da chi vuole farlo.
L’attuale stato di cose permette davvero alle persone di cimentarsi liberamente nel campo delle professioni, dell’impresa e delle arti?

No, se qui non abbiamo un sistema educativo e formativo d'avanguardia.
E non lo abbiamo. Lo dice OECD ed i vari studi PISA. La metà della nostra forza lavoro (56%) è ferma alla terza media.
Se ti sposti negli altri paesi europei e OECD allora vedi che la percentale di diplomati e di laureati è doppia.
Per non parlare di quanti ingegneri sforna oggi la Cina. Sono mi pare circa 100'000 all'anno.

Come vedi anche qui siamo in competizione. Ed in grosso affanno.
Possiamo anche vincere qualche partita agli europei ma le partite vere sono altre.

Ciao,
Franz
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