Il governo Prodi ha risanato il bilancio, combattuto l’evasione fiscale e attenuato la liberalizzazione del mercato del lavoro. Tuttavia è caduto e quasi tutti sono stati contenti (a destra, a sinistra e al centro). Sorge quindi il dubbio che l’area dell’Ulivo non abbia compreso cosa vuole l’elettorato.
Ma allora, adesso, sono tutti contenti ? Se tutti sono contenti è assolutamente inutile e presuntuoso voler un cambiamento. Serve quindi una verifica ottenuta partendo da alcuni argomenti fondamentali, uno tra tutti il lavoro.
Nell’attuale economia dei servizi solo apparentemente de-materializzata il lavoro ha ancora grande rilevanza sia per i singoli (se non lavori non campi) sia per i “grandi” (le leggi sul lavoro sono oggetto di cambiamenti tanto frequenti quanto quelle sui reati penali).
Tra le tante cose che si sono viste in questi ultimi 20 anni la libertà di circolazione dei lavoratori è una delle novità più eclatanti: delocalizzazioni industriali, produzione di software tra l’Europa e l’India, call-center posti chi sa dove e con impiegati a contratto provenienti da paesi diversi, studi professionali legali e contabili enormi con decine e decine di giovani laureati.
In sostanza c’è stata una forte spinta ad aumentare la flessibilità del mercato del lavoro. Allargando i confini del mercato del lavoro si aumenta l’offerta di tutti i profili professionali e se ne abbassano i prezzi.
Domanda:
Questa scelta è stata veramente utile in termini di pubblica utilità ?
E’ davvero così largo e diffuso il benessere che ne è scaturito?
Alcuni spunti di riflessione:
Si sono creati posti di lavoro di maggior pregio a scapito di quelli scadenti ?
Le persone si sentono soddisfatte professionalmente?
L’attuale polemica sugli stranieri e sulla sicurezza è del tutto genuina ?
Mediamente esternalizzare attività interne è stato redditizio per le imprese ?
Dipende dalla verifica di sopra, perché delle due l’una o la libera circolazione lavoratori ha portato soprattutto dei benefici oppure ne ha portati molti pochi.
Se ha portato solo benefici è comprensibile la politica di avvicinamento e sussidiarietà del PD nei confronti del PdL altrimenti è bene prendere una posizione distante e critica.
Senza cadere in velleità egualitarie si può comunque esprimere una linea alternativa del tipo:
Fatto salvo il diritto alla libertà di “espressione professionale” come libero professionista, imprenditore ed artista indipendente.
Riconosciuta e tutelata la voglia di intrapresa in ognuno di noi.
L’attuale stato di cose permette davvero alle persone di cimentarsi liberamente nel campo delle professioni, dell’impresa e delle arti? O forse siamo in larga misura costretti a “zappare la terra” in un vasto ed inefficiente latifondo finanziario?
Sono davvero remunerate le professioni a più alto contenuto intellettuale ?
La circolazione dei lavoratori nasconde forse qualche forma di sfruttamento?
Personalmente ho forti perplessità sull’attuale organizzazione del lavoro ma al tempo stesso sono convinto che abbiamo bisogno di capire senza pregiudizi come le cose sono veramente e cosa sinceramente vogliamo prima di proporre e valutare soluzioni ed idee. Servirebbe quindi una "mappa del disagio" ammesso che ci sia del disagio vista la felicità del dopo Prodi.