Dopo la notizia di ieri, sul piu' elevato prelievo fiscale (e contributivo) sul lavoro, ecco una notizia che illustra la piu' probabile causa: la spesa previdenziale.
Ciao,
Franz
la Commissione ue: squilibri dovuti al debito pubblico peseranno su economia italiana
Ue: da debito elevato rischi per l'economia Ocse: spesa pensioni al 14% del Pil
L'Italia è il paese dell'Ocse con il più alto livello di spesa pensionistica, pari al 14% del Pil (dati 2005)
BRUXELLES (BELGIO) - Un campanello d'allarme sullo stato di salute dei conti pubblici italiani arriva contemporaneamente dalla Commissione europea e dall'Ocse.
OCSE - L'Italia è il paese dell'Ocse con il più alto livello di spesa pensionistica, pari al 14% del Prodotto interno lordo nel 2005. È quanto afferma la stessa Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico nel rapporto 2009 sulle pensioni nel quale rileva che nel decennio 1995-2005 la spesa previdenziale è aumentata del 23%. Solo paesi quali Giappone, Korea, Portogallo e Turchia, secondo l'Ocse, hanno avuto aumenti simili (o superiori).
La spesa pensionistica in Italia assorbe circa un terzo delle uscite statali complessive, ovvero quasi il doppio rispetto alla media degli altri paesi Ocse, rileva inoltre la stessa Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo nel rapporto, sottolineando che la previdenza pesa per il 30% sul bilancio statale italiano, contro il 16% della media Ocse. In Italia la spesa pubblica per benefici a favore degli anziani «è la più alta nei paesi Ocse da alcuni anni» precisa l'organizzazione parigina sottolineando che «le pensioni assorbono quasi il 30% del bilancio dello Stato, rispetto a una media Ocse del 16%». L'Ocse mette quindi in guardia dal «rischio» che un sistema così concepito induca a sottrarre risorse di spesa pubblica a altri settori «preferibili» quali il welfare e l'istruzione. Quanto ai contributi pensionistici, in Italia raggiungono «quasi il 33% dei guadagni, contro una media del 21% negli altri paesi Ocse».
UE - Ma un segnale d'allarme per i nostri conti pubblici arriva anche dal rapporto 2009 sullo stato delle finanze pubbliche della Ue, presentato oggi dalla Commissione Ue, per il quale «Gli squilibri interni dovuti all'elevatissimo debito pubblico possono colpire le vulnerabili finanze pubbliche italiane e possono portare ad un alto costo del capitale per l'intera economia, pesando perciò sulla sua crescita potenziale».
CRISI FINANZIARIA - Per la Commissione europea la prudenza del governo e la relativa solidità del settore bancario hanno «contribuito a contenere la percezione del rischio sull’Italia da parte dei mercati finanziari» tuttavia «La crisi finanziaria globale ha portato ad un aumento dell’avversione al rischio nei mercati finanziari, sottolineando la vulnerabilità dell’economia italiana dovuta al debito molto alto. Gli spread tra i bond tedeschi e quelli italiani - afferma la Ue - sono aumentati più che nel resto dell’area euro. Anche se sostanziosi gli aumenti sono bene al di sotto degli spread registrati prima dell’unione monetaria, quando incorporavano anche i premi sul rischio sui cambi. La risposta di bilancio prudente data dal governo alla crisi, insieme alla relativa solidità del sistema bancario, possono aver contribuito anch’essi a contenere la percezione del rischio di bilancio dell’Italia da parte dei mercati finanziari».
FAMIGLIE - Per la Commissione europea tuttavia «Nonostante l’alto debito del governo, che rifletta l’accumulazione di deficit pubblici nel passato, il bilancio dell’economia italiana mostra una posizione ampiamente equilibrata rispetto al resto del mondo, che riflette una bilancia commerciale complessivamente positiva per i beni e i servizi negli ultimi decenni. L’assenza - si legge ancora nel rapporto - di squilibri esterni rilevanti è lo specchio della posizione relativamente solida del settore privato. In particolare le famiglie hanno accumulato un indebitamento relativamente basso e continuano ad accumulare risparmi consistenti. Questo può in parte riflettere i risparmi fatti per precauzione davanti alla situazione persistentemente fragile delle finanze pubbliche italiane».
23 giugno 2009
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