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Bravo Ichino! "Far cadere il tabù dell'articolo 18"

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Bravo Ichino! "Far cadere il tabù dell'articolo 18"

Messaggioda ranvit il 09/06/2008, 12:42

Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Bravo Ichino! "Far cadere il tabù dell'articolo 18"

Messaggioda ranvit il 11/06/2008, 16:00

Interessante questa mancanza di interventi....

Sto seguendo le "intenzioni" di Sacconi per il Welfare e di Calderoli per la semplificazione....se faranno quello che promettono, con le quali sono in gran parte d'accordo, l'Italia risolverà molti dei suoi problemi strutturali.

Vittorio
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Re: Bravo Ichino! "Far cadere il tabù dell'articolo 18"

Messaggioda franz il 11/06/2008, 17:59

ranvit ha scritto:Interessante questa mancanza di interventi....

Sto seguendo le "intenzioni" di Sacconi per il Welfare e di Calderoli per la semplificazione....se faranno quello che promettono, con le quali sono in gran parte d'accordo, l'Italia risolverà molti dei suoi problemi strutturali.

Vittorio


Forse riportando il testo è piu' facile obiettare o convenire, rispetto al parere dell'autore.

Eccolo.

Ci vuole più flessibilità e la riforma del welfare per i licenziati»
Ichino: «Sindacati e Pd spiazzino il governo»
«Far cadere il tabù dell'articolo 18». Il senatore critica le proposte dell'esecutivo


Pietro Ichino (Ansa)
ROMA - «Se il sindacato e il centrosinistra non avranno il coraggio di far cadere il tabù dell'articolo 18, qualsiasi opposizione al programma del ministro Sacconi di deregulation e di liberalizzazione dei contratti a termine sarà perdente. Se si vuol combattere davvero il precariato permanente e offrire ai giovani una vera eguaglianza, occorre disegnare un modello di rapporto di lavoro a tempo indeterminato per tutti, ma più flessibile». Pietro Ichino, neosenatore del Pd e giuslavorista riformista, va dritto al cuore del problema.

Però, nemmeno il ministro del Welfare Sacconi, che pure sabato a Santa Margherita Ligure ha picchiato duro sulla necessità di liberalizzare, ha posto la questione dell'articolo 18.
«Certo: perché anche il centrodestra ha interiorizzato il tabù per cui "chi tocca lo Statuto dei lavoratori muore". Così il governo torna a puntare a un allargamento degli spazi di flessibilità nella zona non protetta, quella del precariato. Il Pd deve stare attento a non ripetere l'esperienza disastrosa della quattordicesima legislatura: un'opposizione di retroguardia, priva di una strategia efficace contro il dualismo e l'apartheid fra lavoratori di serie A e serie B».

E lei quale strategia di opposizione propone?
«Per opporsi al consolidamento del dualismo fra protetti e non protetti, l'unica strategia efficace è puntare, per tutte le nuove assunzioni, su di un nuovo modello di rapporto di lavoro a tempo indeterminato, capace di dare alle imprese la flessibilità di cui hanno bisogno, ma recidendo alla radice il fenomeno del precariato permanente».

Questa è l'idea del «contratto unico di lavoro» di Boeri e Garibaldi; che però non è stata recepita nel programma elettorale del Pd.
«Lì era indicato il modello della "migliore flexicurity europea"; nel manifesto sulle politiche del lavoro si parla di "coniugare il massimo possibile di flessibilità per le strutture produttive con il massimo possibile di sicurezza per i lavoratori". Ora l'uscita del ministro Sacconi costringe il Pd ad accelerare i tempi del suo dibattito interno su come concretare questa scelta programmatica; la proposta di Boeri e Garibaldi indica una soluzione, ma ci sono anche altre varianti sul tappeto».

Ma tutto poi finisce alla riforma dell'articolo 18…
«Chiariamo bene: l'articolo 18 dovrebbe continuare ad applicarsi per i licenziamenti disciplinari e contro quelli discriminatori, o per rappresaglia. È sui licenziamenti per motivi economici od organizzativi che occorre introdurre una tecnica protettiva diversa, di tipo nord-europeo».

I critici sostengono che occorrono molti soldi. Che non ci sono.
«Il costo di un sistema integrato di sostegno robusto del reddito e di riqualificazione dei lavoratori, affidato a enti bilaterali, potrebbe benissimo essere accollato interamente alle imprese, come contropartita della maggiore flessibilità che si offre loro».

Quanto costerebbe?
«Per i primi mesi il costo è zero, perché la nuova disciplina si applica solo alle nuove assunzioni. A regime il costo medio si colloca intorno allo 0,5 per cento del monte salari. Ma si può applicare un meccanismo bonus/malus che faccia lievitare il contributo a carico delle imprese che ricorrono di più al licenziamento per motivo economico e lo faccia ridurre per le altre».

Secondo lei è davvero possibile che il Pd faccia propria una scelta di questo genere?
«Non ho la sfera di cristallo. Ma il Pd è nato proprio per voltar pagina rispetto ai tabù della vecchia sinistra. Se vuole evitare il rischio mortale di riproporre battaglie di retroguardia il Pd deve guardare avanti».

Resta il fatto che tutti i sindacati si oppongono a toccare l'articolo 18.
«Dovrebbero chiarire a che titolo si oppongono. Il nuovo regime si applicherebbe soltanto per le assunzioni operate d'ora in avanti; riguarderebbe dunque soggetti che oggi nessun sindacato rappresenta. Per questi, le nuove leve, sarebbe un evidente miglioramento. Per chi già lavora regolarmente non cambierebbe nulla».

Cosa ne pensa della proposta della Guidi sul contratto su misura?
«Nella fascia alta della forza-lavoro quel contratto c'è già. E al "diritto del lavoro maggiorenne" di cui ha parlato Federica Guidi venerdì ho dedicato un libro dodici anni fa, sostenendo che a questo occorre puntare. Nella fascia bassa, però, lo standard collettivo minimo è ancora necessario. E, poiché la condizione dei più deboli sta peggiorando, è urgente una detassazione dei redditi di lavoro più bassi ».

Domani si apre il negoziato tra le parti sociali. Hanno ragione le imprese a voler ridurre il contratto nazionale per far spazio a quello aziendale?
«Il problema è che la contrattazione aziendale oggi copre solo metà della forza-lavoro: smagrire quella nazionale rischia di ridurre lo standard di trattamento per l'altra metà, dove di fatto si applica solo questo. Ridurre lo standard proprio mentre tutti concordano sulla necessità di aumentare le retribuzioni più basse è poco proponibile ».

Lei cosa suggerisce?
«L'ideale sarebbe una soluzione alla tedesca: se si sostituisse il contratto nazionale con dei contratti riferiti a due o tre macro-regioni, al centro- nord ci sarebbero spazi assai più ampi per combinare i due livelli; e al sud si potrebbe adattare lo standard alle esigenze di sviluppo di zone in grave difficoltà. Ma in Italia riforme di questa portata richiedono anni per essere metabolizzate».

Una alternativa più praticabile?
«Un contratto nazionale che preveda un premio di produttività riferito al valore aggiunto realizzato in ciascuna azienda. Un premio che potrebbe essere interamente sostituito mediante la contrattazione aziendale. Un'altra soluzione è che si stabilisca una percentuale - per esempio il 15 o il 20% dello standard nazionale, lasciandola disponibile ai livelli inferiori».

Un suo pronostico sulla trattativa che parte domani?
«È un negoziato molto difficile; anche perché da entrambe le parti c'è un consistente partito che preferirebbe il non-accordo. Lo spazio per l'intesa, se c'è, è molto stretto».

Roberto Bagnoli
09 giugno 2008

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Re: Bravo Ichino! "Far cadere il tabù dell'articolo 18"

Messaggioda ranvit il 11/06/2008, 19:22

Intervento OT

Non avevo riportato l'articolo perchè sapevo che era vietata la riproduzione di testi, articoli etc.
E' cambiato qualcosa?

Vittorio
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Re: Bravo Ichino! "Far cadere il tabù dell'articolo 18"

Messaggioda franz il 11/06/2008, 20:18

ranvit ha scritto:Intervento OT

Non avevo riportato l'articolo perchè sapevo che era vietata la riproduzione di testi, articoli etc.
E' cambiato qualcosa?

Vittorio

no, non è vietato, se si rispettano i diritti d'autore citando bene la fonte.
Per un certo periodo, anni fa, si discusse attorno ad una legge che forse avrebbe vietato.
È caduta nel nulla.

Ciao,
Franz
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Re: Bravo Ichino! "Far cadere il tabù dell'articolo 18"

Messaggioda franz il 11/06/2008, 20:50

ho letto la proposta di Ichinio e nel merito sono decisamente contrario.

perché è troppo poco.

per prima cosa trovo doverosa la proposta (ennesima) di tutele vere per i disoccupati
ma trovo indecente il fatto di predisporla solo per le nuove assunzioni, visto che non
ci sono soldi. vanno trovati.

Qui mi dispiace ma su questo sono perentorio e massimalista.
I diritti sono diritti e questi sono universali.

permettetemi di scandirlo bene U-N-I-V-E-R-S-A-L-I

Basta con questa Italia corporativa per cui ogni diritto viene legato solo
a condizioni particolari. L'età, il numero dei dipendenti, la tipologia di
azienda, l'anzianità, il settore, la zona di appartenenza, ci manca solo l'etnia.
Questa è ancora l'Italia fascista, quella delle corporazioni, dei privilegi.

Ci manca che non diamo il sussidio di disoccupazione a chi ha i baffi
nei giorni pari e chi non li ha nei dispari.

Vogliamo entrare pienamente nell'europa dei diritti sociali?
Smettiamola con questi giochetti. Un sussidio di disoccupazione vero e serio
è per tutti, non per qualcuno.

In secondo luogo mi spiace per Ichino ma trovo aberrante anche l'idea di
far pagare il costo solo alle imprese. Non credo che esista alcun paese (per
quanto conosco di welfare comparato mondiale) che faccia questa cosa.

I vantaggi sono di entrambi, lavoratori ed imprese, per cui è prassi che
il costo di questo sussidio (che quasi ovunque è garantito sotto forma di assicurazione
obbligatoria) sia suddiviso in parti uguali (e proporzionali) nella busta paga.
Quindi 50-50.

Puo' essere buona idea prevedere una % superiore di prelievo per il fondo che coprirà
questi costi per gli alti redditi da lavoro (per esempio sopra i 50'000 euro lordi all'anno)
ed anche una quota statale, che verrà finanziata con la fiscalità generale.
Per esempio per i primi 5 anni si potrebbe fare 1/3 tra datore, lavoratore e stato.

Ovvio che i costi in busta paga possono essere fatti diminuire con una bassa % di disoccupazione,
con un limite temporale chiaro al percepimento delle rendite (es: due anni fino a 50 anni
e 3 anni dopo i 50) mentre il costo procapite del prelievo puo' essere alleggerito anche
con la lotta al sommerso e la conseguente estensione della base contributiva.

questi sono i temi concreti che vorrei sentir discutere da Inchino e dal PD.

Ciao,
Franz
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Re: Bravo Ichino! "Far cadere il tabù dell'articolo 18"

Messaggioda annalu il 12/06/2008, 10:37

Non sono un'esperta di diritto del lavoro, per cui mi è difficile esprimere un giudizio.
Certo, il reintegro nel posto di lavoro imposto dall'art.18 può essere messo in discussione, e così pure molti altri diritti acquisiti dei lavoratori.

Una cosa solo mi preoccupa davvero: a partire dal progetto Biagi, poi trasformato nella legge Maroni, TUTTI dichiarano che certe norme (vedi art. 18) sono obsolete, riguardano una minoranza provilegiata di lavoratori, e così via.
TUTTI affermano che il lavore deve essere reso più flessibile, ma supportato da AMMORTIZZATORI SOCIALI che aiutino il lavoratore nel periodo che va da un lavoro perso al nuovo lavoro.

Poi nella pratica, di tutti questi bei discorsi, cosa si trasforma davvero in legge?

Si comincia immediatamente ad eliminare o almeno a ridurre le garanzie per i lavoratori.
Quanto agli ammortizzatori sociali, che fretta c'è?

Io comincerò a guardare con interesse ed approvazione le nuove leggi del lavoro, quando vedrò che il PRIMO provvedimento sarà la realizzazione di ammortizzatori sociali certi e validi per tutti.
A questo punto, parliamo pure di lavoro flessibile, farà molto meno paura.

Non posso certo considerare positivamente l'opinione che, in nome della parità dei diritti, si raggiunga l'auspicata parità privando dei diritti i lavoratori che qualche dirtto lo hanno acquisito.

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Re: Bravo Ichino! "Far cadere il tabù dell'articolo 18"

Messaggioda ranvit il 12/06/2008, 12:56

Concordo con franz ma...non ci sono i soldi per fare quello che dice. Di solito quando si vuole tutto e subito, si ottiene niente (questo spiega anche perchè tutti ne parlano ma niente si fa).
Aggiungerei che al niente si fa è dovuto molto anche ai sindacati...perderebbero una parte del loro potere.
Confido in questo nuovo clima da centrodestra....

Vittorio
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Re: Bravo Ichino! "Far cadere il tabù dell'articolo 18"

Messaggioda franz il 12/06/2008, 14:24

ranvit ha scritto:Concordo con franz ma...non ci sono i soldi per fare quello che dice.

Questo è da dimostrare.
Ci sono stati i soldi per tante altre cose ...... come per le pensioni di anzianità (35 miliardi di euro all'anno) che nessun altro paese ha.
Si possono (si devono ) trovare i soldi per le politiche sociali che sono standard in europa.

la disoccupazione è in calo. Vediamo i dati istat piu' recenti

L’Istituto nazionale di statistica ha condotto, con riferimento al periodo che va dal 2 aprile al 1 luglio 2007, la rilevazione sulle forze di lavoro.
Nel secondo trimestre 2007 l’offerta di lavoro ha registrato, rispetto allo stesso periodo del 2006, una flessione dello 0,4 per cento (-98.000 unità). Rispetto al primo trimestre 2007, al netto dei fattori stagionali, l’offerta di lavoro è au-mentata dello 0,2 per cento.
Nel secondo trimestre 2007 il numero di occupati è risultato pari a 23.298.000 unità, con una crescita su base annua dello 0,5 per cento (+111.000 unità), confermandone il rallentamento emerso nella precedente rilevazione. Nel Mezzogiorno l’occupazione si è nuovamente ridotta (-0,9 per cento, pari a -62.000 unità). In termini destagionalizzati e in confronto al primo trimestre 2007, l’occupazione nell’insieme del territorio nazionale ha registrato un in-cremento dello 0,4 per cento. Rispetto al secondo trimestre 2006 il tasso di oc-cupazione della popolazione tra 15 e 64 anni è rimasto stabile al 58,9 per cen-to, ma è diminuito nel Mezzogiorno di 0,5 punti percentuali.

Nel secondo trimestre 2007 il numero delle persone in cerca di occupazione è risultato pari a 1.412.000 unità, in calo rispetto allo stesso periodo del 2006 (-12,9 per cento, pari a -209.000 unità). La discesa della disoccupazione si asso-cia all’ulteriore crescita del numero degli inattivi (+260.000 unità). Tale in-cremento, concentrato nelle regioni meridionali, riflette un diffuso sentimento di scoraggiamento che comporta una rinuncia alla ricerca attiva di lavoro.

Il tasso di disoccupazione si è posizionato al 5,7 per cento (6,5 per cento nel secondo trimestre 2006). Rispetto al primo trimestre 2007, al netto dei fattori stagionali, il tasso di disoccupazione si è ridotto di un decimo di punto.


Il calcolo, pur spannometrico, è semplice.
assicurando al 5.7% di disoccupati un sussidio dell'80% (come in europa) il problema è far avere alle 1.412.000 unità i soldi, prelevandoli a milioni di lavoratori, dalle imprese e dallo stato.

Dal punto di vista del modello di massima penso che si possano individuare due approcci.
Il primo è che l'80% del 5.7% è il 4.56 il che nell'ipotesi di dividere la spesa in tre parti
avremmo tre quote dell'1.5% (lavoratore, azienda, stato) proporzionali al volume dei redditi lordi da lavoro.

Puo' essere tanto o poco, a seconda dei punti di vista ma significa che 1.412.000 persone avranno un reddito sostitutivo (per due anni) in grado di sostenere i consumi ed il PIL.
E quindi la produzione. Non è cosa da poco.

Altro calcolo lo possiamo fare sulla base dei 1.412.000 disoccupati con un sussidio medio di 800 euro netti al mese per 12 mensilità (la tredicesima francamente la lascerei a periodi migliori) il che farebbe un importo (13 miliardi e mezzo) che è 1/3 della spesa annuale delle pensioni di anzianità.
Per me solo dai risparmi che stiamo facendo con le ultime riforme l'importo viene fuori da solo.

Questo importo (13 miliardi e mezzo) è il 2.23% della massa salariale lorda (607'700 milioni di euro) per cui basterebbe un prelievo
del 2.23% sul salario lordo (diviso come dicevo in 3 parti uguali).

La differenza tra i due approcci sta nel fatto che a quanto pare i disoccupati sono a basso reddito rispetto a chi lavora
per cui basta un piccolo prelievo per finanzarli.

Chi sta nella stanza dei bottoni ed ha piu' dati puo' fare un calcolo piu' completo.

Ciao,
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Re: Bravo Ichino! "Far cadere il tabù dell'articolo 18"

Messaggioda ranvit il 14/06/2008, 11:07

Se è cosi' come dice franz (purtropo io non ho nè il tempo nè la possibilità di dilungarmi nelle ricerche di informazioni, per un problema ad un occhio), non capisco cosa si aspetta ad istituire un sussidio decente di disoccupazione per liberare le aziende ad uno dei lacci piu' distorsivi della politica del personale nelle aziende. Con conseguente minore redditività per addetto... ne ho esperienza diretta.
Cosi' come l'equo canone bloccava gli affitti, allo stesso modo l'articolo 18 blocca il necessario turnover di personale, indispensabile nel caso di "lavativi" e ristrutturazioni interne di reparti e metodologie operative.
Naturalmente questo dovrebbe valere sia per il privato che per il pubblico.
L'eterno errore della sinistra e del sindacato è sempre stato quello di guardare all'imprenditore come il distributore di lavoro e reddito "a prescindere". Ricordo che il reddito si puo' distribuire se c'è.....e che per esserci bisogna crearlo!
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