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Una lettura keynesiana della crisi

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 01/05/2012, 12:20

L’avversione del grande capitale al mantenimento del pieno impiego tramite le spese statali ha a questo proposito un’importanza fondamentale. Tale attitudine si è manifestata chiaramente all’epoca della grande crisi economica degli anni trenta, quando i capitalisti hanno combattuto costantemente gli esperimenti volti ad accrescere l’occupazione per mezzo della spesa pubblica in tutti i paesi, con l’eccezione della Germania hitleriana.
...
1. Una delle funzioni importanti del fascismo, come si può vedere nel caso dell’hitlerismo, fu l’eliminazione dei motivi per l’avversione dei capitalisti nei confronti del pieno impiego. L’avversione alle spese pubbliche come tali viene superata dal fascismo col fatto che la macchina statale è sotto il controllo diretto di una associazione del grande capitale col vertice fascista. Il mito della “finanza sana” che era necessario per impedire al governo di agire contro una “crisi di fiducia” tramite la spesa pubblica è ora superfluo. Nello Stato democratico non si sa con sicurezza come sarà il governo seguente, mentre nello Stato fascista non c’è governo seguente.

Basterebbe questo a comprendere quanto ci sia di sbagliato nella politica economica keynesiana e ringrazio Michal Kalecki (autore del brano, economista marxista polacco, approdato poi conclusioni teoriche di Keynes) per averlo illustrato chiaramente.
Secondo me la piena occupazione, ammesso che sia possibile, visto che esiste anche l'immigrazione, sarebbe un grave difetto di un sistema economico. Vuol dire che la domanda e l'offerta si equilibrano. Quindi se io cerco uun lavoratore, non lo trovo (sono tutti occupati). Oppure ne trovo uno e non ho scelta: c'è solo lui, prendere o lasciare. Per evere un'economia che funziona è meglio che l'offerta superi sempre la domanda, anche se di poco (2-3%).
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 01/05/2012, 12:35

Visto che sei moderatore, comincia a moderare i tuoi termini e a riportarli in un alveo civile. Grazie.


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 01/05/2012, 12:52

flaviomob ha scritto:Visto che sei moderatore, comincia a moderare i tuoi termini e a riportarli in un alveo civile. Grazie.

No, sono anche un moderatore ma non per questo mi si puo' prendere per il culo, sperando che non reagisca.
Tu piantala di sparare battutine del cazzo e vedrai che nessuno te lo rinfaccerà.
Quando vuoi, sai essere serio quindi fallo.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 05/05/2012, 13:52

Questo linguaggio è inaccettabile.


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 05/05/2012, 17:28

flaviomob ha scritto:Questo linguaggio è inaccettabile.

Lo so ma è l'unico modo per farti capire, se vuoi capirla, che il tuo modo di fare battutine infantili interrompendo discussioni serie fa incazzare il sottoscritto oltre ogni limite. Se è il tuo obbiettivo, continua, altimenti cambia.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda Moderazione il 06/05/2012, 10:10

franz ha scritto:
flaviomob ha scritto:Questo linguaggio è inaccettabile.

Lo so ma è l'unico modo per farti capire, se vuoi capirla, che il tuo modo di fare battutine infantili interrompendo discussioni serie fa incazzare il sottoscritto oltre ogni limite. Se è il tuo obbiettivo, continua, altimenti cambia.


La moderazione ritiene che il tono di questa discussione abbia superato i limiti dell'accettabile.
Si ricorda a Franz che non c'è giustificazione all'utilizzo sul forum di un linguaggio che, come lui stesso riconosce, è da giudicarsi inaccettabile.
Ci auguriamo che la cosa termini qui.

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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 09/05/2012, 20:43

http://keynesblog.com/2012/05/09/il-lav ... #more-1388

Il lavoro poco pagato deprime la domanda interna in Germania e destabilizza l’Eurozona


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 10/05/2012, 8:18

keynesblog ha scritto:Traduzione, nostra: la Germania deve spingere la domanda interna in modo che le esportazioni dei paesi debitori, i PIIGS, possano riprendere

Il ragionamento secondo me, non so se di FMI nelle cui raccomandazioni non vedo questa particolare chiave di lettura o di keynesblog, è sbagliato ed i tedeschi non lo raccoglieranno. Sugli eurobond abbiamo già discusso, sulla domanda interna ed i livelli salariali no per cui mi concentoro su questi.

In un passato articolo si sosteneva che i lavoratori tedeschi avevano acccettato, oltre al programma Agenda 2010 (che ha fatto si che la dinamica dellla spesa pubblica tedesca sia quella cresciuta meno in Europa in 10 anni) la moderazione salariale non chiedendo integralmente tutto il ricupero del potere d'acquisto. Questo per aiutare i prodotti tedeschi a mantenere bassi i prezzi e quindi poter esportare di piu'. Esportare di piu' (ed oggi la germania all'ultima mia verifica era attorno al 40% del PIL, che è veramente tanto) significa lavorare di piu'. La quota di produzione e lavoro che infatti ha un paese che esporta il 40% è maggiore di quella di chi esporta solo il 10-15%. Quindi significa piena occupazione. Inoltre l'articolo indica un grosso aumento degli utili, necessario per gli investimenti produttivi, a loro volta funzionali per mantenere alta la qualità dei proditti tedeschi esportati (ed anche usati internamente). Un aumento dei livelli salariali potrebbe avere quindi due effetti (singoli o miscelati) a) un'aumento dei prezzi ed una perdita di competitività del made in germany (con conseguente perdita di posti di lavoro) oppure una riduzione degli utili e degli investimenti, con graduale deterioramento della qualità. Anche qui con perdita di posti di lavoro. Quindi disoccupazione e aumento del costo sociale (ammortizzatori). L'indennità di disoccupazione tuttavia non è piena per cui avremmo anche una contrazione della domanda, vanificando la misura. Di certo avremmo un'aumento della spesa pubblica, quindidella pressione fiscale, anche qui deprimendo la domanda interna.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 10/05/2012, 8:47

D'accordo. Ma se l'euro esplode i paesi mediterranei e la stessa Francia, con valute nazionali più deboli, riprenderanno ad esportare più intensamente e per la Germania, tradizionalmente ancorata ad una moneta forte, sarà difficile vendere prodotti in questi paesi e sarà anche più dura competere sui prezzi delle esportazioni extraeuropee.


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 10/05/2012, 11:15

Il rischio di "esplosione" dell'euro mi sembrava concreto nel secondo semestre del 2011 ma molto meno ora.
Uscire dall'euro non comporta vantaggi, salvo eventualmente il rilancio delle esportazioni collegate ad una perdita di valore della moneta che rimpiazza l'euro. Naturalmente questo comporta anche svalutazione rapida e perdita di potere d'acquisto, quindi un danno assoluto per chi ha reddito. Chi ha capitali invece li manterrà il piu' possibile in euro, dollari o franchi. Diciamo che ogni paese ci penserà bene seimila volta prima di abbandonare l'euro sperando cosi' di rilancare il suo export. Dubito che la Francia sia interessata. Al massimo a rischio di uscita dall'euro è la Grecia. Ma ripeto, non gli conviene affatto. Qui i pareri sono unanimi. Sarebbe un disastro da fare solo in casi dispertati e qui solo la Grecia (forse) potrebbe (ma non lo ritengo utile) essere in quella situazione.

Allora a fronte di un rischio ipotetico ed improbabile, i tedeschi guardano le certezze di oggi.
Questa, per esempio: http://www.milanofinanza.it/news/dettag ... 20previsto
Dove a fronte dell'aumento su base annua dell'export tedesco (+0.7) si regista un aumento delle importazioni (+2.6%) segno che altri paesi esportano di piu' in germania senza aver bisogno della citata misura di sostegno della domanda interna tramite rivalutazione dei salari tedeschi.
Da notare che il primo partner commerciale della germania, per volumi di import/export, è la Cina
http://www.agichina24.it/notiziario-cin ... a_germania ed un po' tutti i paesi stanno cercando di diversificare le esportazioni al di fuori dall'europa proprio per minimizzare i rischi connessi all'instabilità economica europea.
Dei PIIGS la gernania ha forti rapporti comemrciali con l'Italia, che pare per ora paese fuori dal rischio di uscita dall'euro.
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