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Economist: TAV, la rapina

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Ichino e Polito sulla TAV

Messaggioda franz il 05/03/2012, 10:03

Inchino:
SULL’ALTA VELOCITÀ IN VAL DI SUSA BERSANI HA RAGIONE

LA TESI DEI NO-TAV NON STA IN PIEDI, NÉ SUL METODO, NÉ SUL MERITO

Editoriale telegrafico per la Newsletter n. 190, 5 marzo 2012

SUL METODO
Il dibattito sulla Tav in Val di Susa è incominciato nel 1992. A seguito delle opposizioni iniziali, il percorso del tunnel è stato nettamente modificato. Nei soli ultimi cinque anni, si sono svolte 182 sessioni dell’organo collegiale cui è stato affidato il confronto tra tutte le opinioni e gli interessi in gioco. Due delibere del Parlamento. Una netta maggioranza delle amministrazioni locali favorevole. Quanti No Tav dovranno essere convinti prima che i lavori possano finalmente essere avviati?
SUL MERITO
Obiettare che la linea ferroviaria attuale è sottoutilizzata è un po’ come dire che il tunnel del Sempione non andava fatto perché la strada sterrata che attraversava quel passo in precedenza era utilizzata da pochi viaggiatori.
Sta di fatto che il treno ad alta velocità, dovunque ha incominciato a funzionare, ha sottratto viaggiatori e merci all’aereo e al trasporto su strada. Dov’è finita la polemica – fondatissimaa – contro la politica che privilegiava auto e camion e contro l’effetto inquinante dei voli aerei? Esiste una forma di trasporto meno inquinante e più rispettosa dell’ambiente di una ferrovia in un tunnel?


Polito:
L NOSTRO PAESE SOFFRE DELLA PERSISTENZA DI UN RADICALISMO POLITICO CHE FA LARGO USO DI GIOVANI, MA NON È PROPRIO GIOVANISSIMO NELLA SUA ISPIRAZIONE E CULTURA, PERCHÉ È DA SEMPRE ALLA RICERCA DI UN INCENDIO SOVVERSIVO PRODOTTO DALLA SCINTILLA DI UNA QUALSIASI TENSIONE SOCIALE O LOCALE

Articolo di Antonio Polito pubblicato sul Corriere della Sera del 4 marzo 2012

In tutto il mondo sviluppato accade che una comunità locale, più o meno compattamente, si ribelli al progetto di un’opera pubblica nel suo territorio. Gli americani, che vanno pazzi per gli acronimi, hanno dato a questo fenomeno il nome nimby, che vuol dire “non nel cortile di casa mia”. I francesi, che vanno pazzi per le leggi, ne hanno invece fatta una apposta per regolamentare casi del genere, associando le comunità locali al processo decisionale a condizione che si concluda in tempi certi e modi inderogabili (e infatti i lavori del pezzo transalpino della Torino-Lione, 45 chilometri di tunnel contro i 12 in Val di Susa, sono già partiti senza una protesta che sia una).

Ma in nessuna parte del mondo sviluppato una storia così, piccola e locale per definizione, diventa la Stalingrado di una guerra politico-ideologica, la Sierra Maestra di una nuova leva di “barbudos”, la Lunga Marcia di rivoluzionari stile “amish” che rifiutano la modernità e il progresso incarnati in ogni grande infrastruttura, sperando che presto arrivi la tanto agognata “decrescita”.

Le ragioni del caso italiano sono due. La prima è la persistenza di un radicalismo politico che fa largo uso di giovani ma è non proprio giovanissimo, perché è da sempre alla ricerca di un incendio sovversivo dalla scintilla di qualsiasi tensione sociale o locale. Se la Val di Susa è diventata un’emergenza è solo perché lì questo radicalismo è stato accolto e perfino usato da chi si batte contro il progetto. Ma non c’è opera pubblica in Italia, che si tratti di un inceneritore, di un rigassificatore, di un pezzo di autostrada, che non attiri come mosche “antagonisti”, “anarco-insurrezionalisti”, “black bloc”. Più che “Com’era verde la mia Valle”, questa gente vorrebbe girare “Com’è rossa la mia Valle”.

La seconda ragione per cui in Italia va peggio è che qui non c’è un movimento d’opinione che dica “Sì Tav”. Perché politici e intellettuali, che dovrebbero far funzionare la ragione e il senso di responsabilità dei cittadini, trovano più conveniente, o più esaltante, o più pavido, invaghirsi della protesta. Nella migliore delle ipotesi invocano il “dialogo”, come ha fatto ieri la Camusso, o vogliono ridiscutere tutto daccapo, come Adriano Sofri, forse non sapendo che negli ultimi cinque anni, per 182 sessioni, il dialogo si è svolto nell’Osservatorio con un’intensità senza precedenti in Europa, e ha prodotto radicali cambiamenti di percorso, di progetto, di costo dell’opera. Al punto che una gran parte dei comuni della zona ne è soddisfatta, e un buon numero di sindaci pro-Tav sognano una marcia della maggioranza silenziosa della Valle per mettere fine alla guerriglia.

Ma poi ci sono i cattivi maestri della tv, con Santoro che esalta come “Resistenza” una resistenza alla forza pubblica, e tratta i carabinieri come forze di occupazione (in effetti nella Valle era stata perfino fondata una Libera Repubblica della Maddalena); cui fanno eco inviati televisivi ormai embedded con il movimento (ai non embedded si spaccano le telecamere). E che dire di tutti gli opinion maker che si domandavano accorati che cosa diranno di noi nel mondo quando la dignità nazionale era macchiata da una Rubacuori e ora non si chiedono che diranno di noi se verremo meno a un impegno sottoscritto addirittura in due Trattati internazionali; o che invocano ogni giorno un’Europa più forte perché più federale, sottratta al diritto di veto agli Stati, e poi tacciono quando il diritto di veto su un progetto europeo è esercitato da una minoranza facinorosa? Monti, santificato perché fa rispettare all’Italia i vincoli europei di bilancio, è lasciato solo dalla classe dirigente del Paese se ricorda che anche la Tav è un modo per non essere tagliati fuori dall’Europa.

E infine ci sono i demagoghi belli e buoni. Come quel Tonino Di Pietro che, appena nella scorsa legislatura, da ministro delle infrastrutture e da forte sostenitore del progetto, deliberò il cantiere di Chiomonte e ora ne chiede la moratoria, manco fosse la guerra del Kosovo. Oppure come Vendola ed Emiliano a Bari e De Magistris a Napoli, che vogliono fermare la Tav in Val di Susa ma farla al più presto tra le loro città, dove evidentemente l’alta velocità si fa democratica e popolare.

Tutti gli altri, in silenzio. L’unico leader che ha impugnato la bandiera di un possibile movimento “Sì Tav” è stato finora Bersani, con una determinazione della quale non l’avremmo creduto capace. Si vede che la sfida del governo, ancorché tecnico, ne ha risvegliato il Dna riformista. C’è da augurarsi che non resti solo. E che vada fino in fondo, spezzando il legame politico che unisce il Pd della zona a quelle liste locali che hanno lucrato voti sul movimento No Tav.
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda matthelm il 05/03/2012, 12:29

franz ha scritto:Tutti gli altri, in silenzio. L’unico leader che ha impugnato la bandiera di un possibile movimento “Sì Tav” è stato finora Bersani, con una determinazione della quale non l’avremmo creduto capace. Si vede che la sfida del governo, ancorché tecnico, ne ha risvegliato il Dna riformista. C’è da augurarsi che non resti solo. E che vada fino in fondo, spezzando il legame politico che unisce il Pd della zona a quelle liste locali che hanno lucrato voti sul movimento No Tav.


Ne sono contento. Anche per Ichino e Polito.
Che la chiarezza di Monti comici a dare i primi frutti? Ci spero vivamente.
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda franz il 05/03/2012, 13:07

matthelm ha scritto:Che la chiarezza di Monti comici a dare i primi frutti? Ci spero vivamente.

Si, ritengo che sia questo il punto. La chiarezza e la strategia di Monti si mettono al centro della politica del fare e a parte chi si mette contro per cercare di prendere il voto degli scontenti (Lega a prescindere, IDV e SEL con tentennamenti) tutti le altre forze responsabili (ma responsabili veramente, non quella finta responsabilità in stile scilipoti, ex IDV) sono costrette a fare i conti con la realtà. Quindi oltre che sperarci, ci conto razionalmente.
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda Stefano'62 il 05/03/2012, 13:41

franz ha scritto:La seconda questione riguarda la modalità delle espropriazioni. Sarebbe interessante avere dati dettagliati e reali, invece di ipotizzare espropri inadeguati. La maggioranza del tracciato è sicuramente in terreni boschivi o eventualmente agricoli.

Dove sto io,che è come la Val Susa,la gente non è concentrata in stupidissime città,ma sparsa sul territorio tra boschi e campi agricoli.

franz ha scritto:Per come sono fatti i piani regolatori in Italia è difficile ipotizzare che la nuova TAV passi dentro le città. Case da abbattere non risultano e non se ne parla. Gli espropri di questi giorni riguadano pezzi di bosco dove sorgerà il cantiere. Ho letto che molti manifestanti hanno comprato quei pezzi di bosco tempo fa (chissà a quale prezzo) a chi sarà stato ben lieto di venderli e guadagnarci. Ora i manifestanti si vedono espropriare cio' che hanno pagato ad un valore superiore del reale?
Beh, una speculazione andata male! ;)

Dove lo hai letto,su Libero ?
A me quella che i barbudos anarchici dei centri sociali abbiano tutti sti soldi da investire non mi convince.
Resta valido ciò che ho scritto circa gli esproprii,che anche se coinvolgessero una singola famiglia o azienda devono essere gestiti come ho spiegato sopra,passando attraverso i poteri locali che conoscono bene la valenza oggettiva delle diverse situazioni.
La differenza di metodo stabilisce se siamo in democrazia dove il concetto di Bene Comune coinvolge tutti gli anelli della catena dai forti ai deboli stabilizzando la tenuta di questi ultimi,o se siamo invece in un sistema para-anarchico dove il forte condiziona il concetto di bene comune,mentre il debole lo subisce e basta
Dopodichè la gente ne prende atto e si adegua,allora diventano anarchiche pure le nonnette proprio come si vede in tv.
Perchè dire si deve fare e basta ci inquadra nel secondo modello,ma sarebbe bastato pensare alle mosse contro i recenti tentativi di liberalizzazione,che sono andate in porto solo contro quelli che dovranno lavorare di domenica o a mezzanotte senza nemmeno cambio di stipendio.
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda franz il 05/03/2012, 14:52

Stefano'62 ha scritto:Dove lo hai letto,su Libero ?
A me quella che i barbudos anarchici dei centri sociali abbiano tutti sti soldi da investire non mi convince.

Veramente ne parlavano tutti i giornali ... a parte Topolino.
Hanno comprato pezzi di 1 mq. Cerca sulla rete e troverai. Quanto vale 1 mq di bosco? Due o tre Euro?
Ribadisco che in teoria hai ragione. Qualsiasi indennizzo deve essere adeguato ma nel concreto devi dimostrarmi che ci siano stati indennizzi non adeguati, rispetto alla redditività di un bosco e di un terreno agricolo. E non basta averlo letto su "occupato" (inteso come giocoso alter ego di "libero") ma vorrei dati ufficiali.
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda Stefano'62 il 05/03/2012, 15:26

Io non sono in grado di "dimostrare" niente,come nessun altro su un qualsiasi forum.
Ma i servizi sulla vicenda oramai sono a bizzeffe,e in ognuno di essi si sente gente (attempati\e abitanti del luogo,non beceri black bloc) denunciare questo fatto,e nessuno li ha ancora smentiti,anzi di solito ci si sfila oppure si ciurla nel manico,come ha fatto Bersani di fronte a Travaglio.
Invece io che ascolto e non conosco i dati ufficiali che invece per gli addetti ai lavori sono scontati,avrei il diritto ad una risposta precisa su questa cosa.
E quando chi deve darmela fa lo gnorri e liquida tutto con "abbiamo già deciso ora si deve fare",allora posso tirare una sola conclusione verosimile.
Perchè non è che sono nato ieri e so benissimo come funzionano queste cose in Italia.

Abbiamo già visto tutto,abbiamo già "dato",adesso basta è ora di cambiare sistema e tocca a loro dimostrare a noi che aspettiamo severi e incazzati e a braccia conserte che lo stanno facendo.
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda franz il 05/03/2012, 15:41

Se noi non abbiamo dati ufficiali, tu compreso, non comprendo la polemica "a prescidere".
Per ora il cantiere è nel bosco e di case espropriate non parla nessuno.
Quindi concentriamoci su quello che sappiamo o possiamo argomentare logicamente.

Come quel:
Obiettare che la linea ferroviaria attuale è sottoutilizzata è un po’ come dire che il tunnel del Sempione non andava fatto perché la strada sterrata che attraversava quel passo in precedenza era utilizzata da pochi viaggiatori.

Lo stesso vale per il vecchio gottardo, il brennero, il piccolo e grande san bernardo, il monte bianco etc.

Ecco alcune "diapositive" del gottardo

Immagine

Immagine

da cui appare chiaro che non serviva costruire ferrovia ed autostrada.
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda lucameni il 05/03/2012, 23:28

Come pendant all'abitudine di discutere con scambio di editoriali fotocopia (tipici italiani, utili solo a confortare i propri pregiudizi, che prescindono dai fatti e la buttano su "grandi principi" e su una presunta logica che cela solo voluta ignoranza).
Per chi non si rassegna al magna magna, per chi non crede che l'Italia sia sempre il mondo civile tale da fare normali paragoni con altre opere (che sempre altri progetti sono), per chi è abbastanza laico da giudicare progetti e sistemi contrattuali per quelli che sono e non usando un metro ideologico schierandosi in base ai partiti che sostengono o non sostengono, per chi non si fa prendere per il naso da presunti riformisti che fanno i tuttologi a cottimo, per chi ha ancora la forza di indignarsi:

http://www.youtube.com/watch?v=zLW0RcMGsus

http://www.youtube.com/watch?v=UKPbclTz9Ec

http://www.youtube.com/watch?v=6w2rUsgGHRM

http://www.youtube.com/watch?v=jn6O_ymtOYs
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Il Presidente sta con la TAV

Messaggioda franz il 06/03/2012, 9:40

Lo dice il Fatto Quotidiano, in prima pagina e nell'articolo interno.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... ni/195600/

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si schiera a favore dell’opera ferroviaria e invita i No Tav alla calma: “Rivolgo il più caldo appello a quanti restano non convinti della pur rilevante importanza, per l’Italia e per l’Europa, di quell’opera, affinché desistano da comportamenti inammissibili”, ha affermato Napolitano. “C’è bisogno nel paese di un clima costruttivo nel quale l’attenzione e gli sforzi si concentrino sull’impegno a garantire sviluppo, occupazione, giustizia sociale”. Napolitano dice no a un confronto diretto con gli amministratori della Val Susa, chiesto in occasione della sua visita a Torino prevista domani
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Tav, da Napoli alla Val di Susa le mani mafiose sui cantieri

Messaggioda franz il 06/03/2012, 9:42

I clan si presentano con imprese che vincono perché fanno i prezzi più vantaggiosi e sbaragliano il mercato. Il tracciato della Torino-Lione si può sovrapporre alla mappa delle famiglie mafiose e dei loro affari nel ciclo del cemento

di ROBERTO SAVIANO
TUTTI parlano di Tav, ma prima di ogni cosa bisognerebbe partire da un dato di fatto: negli ultimi trent'anni l'Alta velocità è diventata uno strumento per la diffusione della corruzione e della criminalità organizzata, un modello vincente di business perfezionatosi dai tempi dalla costruzione dell'Autostrada del Sole e della ricostruzione post-terremoto in Irpinia. Questa è una certezza giudiziaria e storica più solida delle valutazioni ambientali e politiche (a favore o contro), più solida di ogni altra analisi sulla necessità o sull'inutilità di quest'opera. In questo momento ci si divide tra chi considera la Tav in Val di Susa come un balzo in avanti per l'economia, come un ponte per l'Europa, e chi invece un'aberrazione dello spreco e una violenza sulla natura. Su un punto però ci si deve trovare uniti: bisogna avere il coraggio di comprendere che l'Italia al momento non è in grado di garantire che questo cantiere non diventi la più grande miniera per le mafie. Il governo Monti deve comprendere che nascondere il problema è pericoloso. Prima dei veleni, delle polveri, della fine del turismo, della spesa esorbitante, prima di tutte le analisi che in questi giorni vengono discusse bisognerebbe porsi un problema di sicurezza del sistema economico. Che è un problema di democrazia.

Ci si può difendere dall'infiltrazione mafiosa solo fiaccando le imprese prima che entrino nel mercato, quando cioè è ancora possibile farlo. Ma ormai l'economia mafiosa è assai aggressiva e l'Italia, invece, è disarmata. Il Paese non può permettersi di tenere in vita con i fiumi di danaro della Tav le imprese illegali. Se non vuole arrendersi alle cosche, e bloccare ogni grande opera, deve dotarsi di armi nuove, efficaci e appropriate. La priorità non può che essere la "messa in sicurezza dell'economia", per sottrarla all'infiltrazione e al dominio mafioso, dotandola di anticorpi che individuino e premino la liceità degli attori coinvolti e creino le condizioni per una concorrenzialità, vera, non inquinata dai fondi neri. Oggi questa messa in sicurezza non è ancora stata fatta e il Paese, per ora, non ha gli strumenti preventivi per sorvegliare l'enorme giro degli appalti e subappalti, i cantieri, la manodopera, le materie prime, i trasporti, e lo smaltimento dei rifiuti, settori tradizionali in cui le mafie lavorano (inutile negarlo o usare toni prudenti) in regime di quasi monopolio. Quando i cantieri sono giganti con fabbriche di movimenti umani e di pale non ci sono controlli che tengano.

IL BUSINESS CRIMINALE
Le mafie si presentano con imprese che vincono perché fanno prezzi vantaggiosi che sbaragliano il mercato, hanno sedi al nord e curricula puliti, e il flusso di denaro destinato alla Tav rischia di diventare linfa per il loro potenziamento, aumentandone la capacità di investimento, di controllo del territorio, accrescendone il potere economico e, di conseguenza, politico. Non vincono puntando il fucile. Vincono perché grazie ai soldi illeciti il loro agire lecito è più economico, migliore e veloce. Lo schema finanziario utilizzato sino ad ora negli appalti Tav è il meccanismo noto per la ricostruzione post-terremoto del 1980: il meccanismo della concessione, che sostituisce la normale gara d'appalto in virtù della presunta urgenza dell'opera, e fa sì che la spesa finale sia determinata sulla base della fatturazione complessiva prodotta in corso d'opera, permettendo di fatto di gonfiare i costi e creare fondi neri per migliaia di miliardi. La storia dell'alta velocità in Italia è storia di accumulazione di capitali da parte dei cartelli mafiosi dell'edilizia e del cemento. Il tracciato della Lione-Torino si può sovrapporre alla mappa delle famiglie mafiose e dei loro affari nel ciclo del cemento. Sono tutte pronte e già si sono organizzate in questi anni.

Esagerazioni? La Direzione nazionale Antimafia nella sua relazione annuale (2011) ha dato al Piemonte il terzo posto sul podio della penetrazione della criminalità organizzata calabrese: "In Piemonte la 'ndrangheta ha una sua consolidata roccaforte, che è seconda, dopo la Calabria, solo alla Lombardia". Così come dimostra la sentenza n. 362 del 2009 della Corte di Cassazione che ha riconosciuto definitivamente "un'emanazione della 'ndrangheta nel territorio della Val di Susa e del Comune di Bardonecchia". L'infiltrazione a Bardonecchia (che arrivò a portare lo scioglimento del comune per infiltrazione mafiosa nel 1995 primo caso nel Nord-Italia) è avvenuta nel periodo in cui si stava costruendo una nuova autostrada e il traforo del Frejus verso la Francia. Gli appalti del traforo portarono le imprese mafiose a vincere per la prima volta in Piemonte.

I LEGAMI CON IL NORD
Credere che basti mettere sotto osservazione le imprese edili del sud per evitare l'infiltrazione è una ingenuità colpevole. Le aziende criminali non vengono dalle terre di mafie. Nascono, crescono e vivono al Nord, si presentano in regola e tutte con perfetto certificato antimafia (di cui è imperativa una modifica dei parametri). È sempre dopo anni dall'appalto che le indagini si accorgono che il loro Dna era mafioso. Qualche esempio. La Guardia di Finanza individuò sui cantieri della Torino-Milano la Edilcostruzioni di Milano che era legata a Santo Maviglia narcotrafficante di Africo. La sua ditta lavorava in subappalto alla Tav. La Ls Strade, azienda milanese leader assoluta nel movimento terre era di Maurizio Luraghi imprenditore lombardo. Secondo le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Luraghi era il prestanome dei Barbaro e dei Papalia, famiglie 'ndranghetiste. Nel marzo 2009 l'indagine, denominata "Isola", dimostrò la presenza a Cologno Monzese delle famiglie Nicoscia e Arena della 'ndrangheta calabrese che riciclavano capitali e aggiravano la normativa antimafia usando il sistema della chiamata diretta per entrare nei cantieri Tav di Cassano d'Adda. Partivano dagli appalti poi arrivavano ai subappalti e successivamente - e in netta violazione delle leggi - ad ulteriori subappalti gestendo tutto in nero.

Dagli appalti si approdava prima ai subappalti e successivamente - e in contrasto con le norme antimafia - ad ulteriori subappalti con affidamento dei lavori del tutto in nero. Nell'ottobre 2009 l'Operazione Pioneer arrestò 14 affiliati del clan di Antonio Spagnolo di Ciminà (Reggio Calabria), proprietario della Ediltava sas di Rivoli, con la quale si aggiudicò subappalti sulla linea Tav. Dalla Lombardia al Piemonte il meccanismo è sempre lo stesso: "Le proiezioni della criminalità calabrese, attraverso prestanome, - scrive l'Antimafia - hanno orientato i propri interessi nel settore edile e del movimento terra, finanziando, con i proventi del traffico di droga e dell'usura, iniziative anche di rilevante entità. In tale settore le imprese mafiose sono clamorosamente favorite dal non dover rispettare alcuna regola, ed anzi dal poter fare dell'assenza delle regole il punto di forza per accaparrarsi commesse".

A Reggio Emilia l'alta velocità è stata il volano per far arrivare una sessantina di cosche che hanno iniziato a egemonizzare i subappalti nell'edilizia in Emilia Romagna. Sulla Tav Torino-Milano si creò un business mafioso inusuale che generò molti profitti e che fu scoperto nel 2008. Fu scoperta una montagna di rifiuti sotterrati illegalmente nei cantieri dell'Alta Velocità: centinaia di tonnellate di materiale non bonificato, cemento armato, plastica, mattoni, asfalto, gomme, ferro, intombato nel cuore del Parco lombardo del Ticino. La Tav diventa ricchezza non solo per gli appalti ma anche perché puoi nascondere sottoterra quel che vuoi. Una buca di trenta metri di larghezza e dieci di profondità è in grado accogliere 20mila metri cubi dì materiale. Ci si arricchisce scavando e si arricchisce riempiendo: il business è doppio.

IL SISTEMA DEI SUBAPPALTI
I cantieri Tav sulla Napoli-Roma, raccontano bene quello che potrebbe essere il futuro della Tav in Val di Susa. Il clan dei Casalesi partecipa ai lavori con ditte proprie in subappalto e soltanto fino al 1995 la camorra intasca secondo la Criminalpol 10mila miliardi di lire. Fin dall'inizio gli esponenti del clan dei Casalesi esercitarono una costante pressione per conseguire e conservare il controllo camorristico sulla Tav in due modi: o infiltrando le proprie imprese o imponendo tangenti alle ditte che concorrevano nella realizzazione della linea ferroviaria. I cantieri aperti dal 1994 per oltre dieci anni, avevano un costo iniziale previsto di 26.000 miliardi, arrivato nel 2011 a 150.000 miliardi di lire per 204 chilometri di tratta; il costo per chilometro è stato di circa 44 milioni di euro, con punte che superano i 60 milioni. Le indagini della Dda spiegarono alcuni di questi meccanismi scoprendo che molte delle società appaltatrici erano legate a boss-imprenditori come Pasquale Zagaria, coinvolto nel processo Spartacus a carico del clan dei Casalesi (e fratello del boss Michele, il quale, ancora latitante, riceveva nella sua villa imprenditori edili dell'alta velocità). Il clan dei Casalesi partecipò ai lavori con ditte proprie, accaparrandosi inizialmente il monopolio del movimento terra attraverso la Edil Moter. Nel novembre del 2008 le indagini della procura di Caltanissetta ruotarono intorno alla Calcestruzzi spa, società bergamasca del Gruppo Italcementi (quinto produttore a livello mondiale), che forniva il cemento per realizzare importanti opere pubbliche tra cui alcune linee della Tav Milano-Bologna e Roma-Napoli (terzo e quarto lotto), metrobus di Brescia, metropolitana di Genova e A4-Passante autostradale di Mestre. Le indagini (che aveva iniziato Paolo Borsellino) mostrarono: "Significativi scostamenti tra i dosaggi contrattuali di cemento con quelli effettivamente impiegati nella produzione dei conglomerati forniti all'impresa appaltante". L'indagine voleva accertare se la Calcestruzzi avesse proceduto "a una illecita creazione di fondi neri da destinare in parte ai clan mafiosi dell'isola, nonché l'eventuale esistenza di una strategia aziendale volta a tali fini".

Ecco: questa è l'Italia che si appresta ad aprire i cantieri in Val di Susa. Che la mafia non riguardi solo il sud ormai è accertato. Di più: le organizzazioni criminali non solo in Italia, ma anche in Usa e in tutto il mondo, stanno approfittando enormemente della crisi, che è diventata per loro un'enorme occasione da sfruttare. Bisogna mettere in sicurezza l'economia del paese e siamo, su questo terreno, in grande ritardo. La giurisprudenza antimafia è declinata sulla caccia ai boss mafiosi. Giusto, ma non basta: serve un balzo in avanti, serve una giurisprudenza che dia la caccia agli enormi capitali, alle casseforti criminali che agiscono indisturbate nel mondo della finanza internazionale. O ci si muove in questa direzione o l'alternativa è che ogni forma di ripresa economica sarà a capitale di maggioranza mafioso.

(06 marzo 2012) http://www.repubblica.it
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