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Jobs act, Art 18, indennizzo

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Re: sventato attacco all'art 18

Messaggioda franz il 25/12/2014, 19:10

Mi sembra giusto cercare di riequlibrare una situazione in cui i finti indipendenti erano tali perché un contratto indipendente (flessibile) era preferibile al contratto rigido da dipendente a tempo indeterminato.
Si è sempre detto qui che il conttatto indipendente doveva costare come se non di piu' del lavoro dipendnente.
Ora che si va in questa direzione cosa fanno gli incoerenti?
Rinnegano quello che dicevano prima pur di sparare contro Renzi.
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Re: sventato attacco all'art 18

Messaggioda Robyn il 25/12/2014, 20:41

una cosa è l'outping out su un licenziamento dovuto ad una causa che esiste se pur minima altra è fare l'outping out su licenziamenti nulli e privi di causa non è che è difficile capirlo
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Re: sventato attacco all'art 18

Messaggioda franz il 25/12/2014, 22:01

Robyn ha scritto:una cosa è l'outping out su un licenziamento dovuto ad una causa che esiste se pur minima altra è fare l'outping out su licenziamenti nulli e privi di causa non è che è difficile capirlo

Francamente se ci spiegi bene cosa sia questo opting-out è meglio.
Ho letto il termine oggi per la prima volta ed ancora un po' mi andava di traverso il pranzo natalizio :lol:
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Re: sventato attacco all'art 18

Messaggioda Robyn il 25/12/2014, 23:08

Praticamente permette al datore di lavoro di bypassare una reintegrazione dovuta ad un licenziamento in cui c'è una causa,anche perche ci si lamenta della discrezionalità.Se per ex l'indennizzo è di 24 mesi ne vengono aggiunti 6.L'outping out non si può fare per licenziamenti nulli,privi di causa in cui c'è la reintegrazione
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Re: sventato attacco all'art 18

Messaggioda flaviomob il 26/12/2014, 0:30

Giusto che il lavoro a progetto o a tempo determinato (anche attraverso partite iva) costi di più di quello a tempo indeterminato. Ma deve costare di più al datore di lavoro, non al lavoratore ;) Che in molti casi è costretto ad aprire la partita iva perchè il "padrone" non gli offre alternative. D'altra parte l'articolo parlava di "promesse non mantenute" di Renzi e quindi, se ciò corrisponde a verità, in ogni caso un impegno disatteso da parte di un leader politico è un'azione riprovevole.


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Re: sventato attacco all'art 18

Messaggioda franz il 26/12/2014, 10:48

flaviomob ha scritto:Giusto che il lavoro a progetto o a tempo determinato (anche attraverso partite iva) costi di più di quello a tempo indeterminato. Ma deve costare di più al datore di lavoro, non al lavoratore

Per me se deve non convenire ad entrambi, il modo migliore è penalizzazioni per entrambi.
L'iedale per me sarebbe che il costo contributivo e fiscale fosse identico tra dipendente e indipendente che presta il suo lavoro ad una ditta o anche un privato. Stesse tasse, stessi contrubuti. Fine delle convenienze. Ed ovviamente non deve essere consentito che un indipendente lavori come tale (al 100%) per un unico datore di lavoro. Al massimo direi un 10-20% in un anno. Oltre deve scattare un rapporto di lavoro a tempo indeterminato a tempo parziale.
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Re: sventato attacco all'art 18

Messaggioda Robyn il 26/12/2014, 17:17

L'outping out farebbe sorgere problemi di natura giuridica perche le sentenze emesse dai magistrati vanno accettate e prese per quello che sono,l'errore di fondo nasce dall'illusione di poter seguire il modello tedesco dove prima il giudice emette una sentenza di reintegro e in seguito il datore di lavoro può rifiutarsi.In Uk è lasciata al magistrato la facoltà di optare al posto del reintegro per un'indennizzo più alto,cosa che avviene quando rileva che il rapporto di lavoro è deteriorato,anche se il lavoratore ha ragione
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Ichino e la PA

Messaggioda Robyn il 27/12/2014, 14:42

Ichino indica nuove mete.Le regole del lavoro che valgono per il privato devono valere anche per la PA.Direi che a parte questo dal momento che non esiste più la reintegrazione non esistono più motivi per il quale lo Sl non possa essere applicato alle aziende al di sotto dei quindici dipendenti alle piccole e piccolissime aziende.L'oupting out può essere del magistrato cioè è lasciata al magistrato la facoltà di optare per un'indennizzo più alto come in Uk dove non c'è il limite dimensionale
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Re: Ichino e la PA

Messaggioda franz il 27/12/2014, 17:09

Robyn ha scritto:Ichino indica nuove mete.Le regole del lavoro che valgono per il privato devono valere anche per la PA.

Mi pare che Ichino affermi che la ratio del nuovo testo è che già adesso va applicato (deve) alla PA.


http://www.corriere.it/economia/14_dice ... 3684.shtml

ROMA «Certo che le nuove regole saranno applicabili anche ai dipendenti pubblici. Tanto è vero che, quasi all’ultimo momento, è stata cancellata la norma che ne prevedeva espressamente l’esclusione». Pietro Ichino, senatore di Scelta civica, è tra le poche persone che hanno vissuto dal di dentro la lunga trattativa sul Jobs act , prima come relatore al Senato del disegno di legge delega poi nell’elaborazione collettiva del primo decreto attuativo, quello sul contratto a tutele crescenti, approvato in consiglio dei ministri alla vigilia di Natale.

La questione è tecnica e Ichino, da giuslavorista d’esperienza, entra nei dettagli: «Il testo unico dell’impiego pubblico stabilisce che, salve le materie delle assunzioni e delle promozioni, che sono soggette al principio costituzionale del concorso, per ogni altro aspetto il rapporto di impiego pubblico è soggetto alle stesse regole che si applicano nel settore privato». Ma c’è chi, come il ministro per la Pubblica amministrazione Marianna Madia sostiene che gli statali sono esclusi, perché entrano per concorso e quindi seguono regole diverse: «Qualche volta - risponde lui - anche i ministri sbagliano, concorso non significa inamovibilità. E sbaglia chi voleva l’espressa esclusione dei dipendenti pubblici, come la minoranza di sinistra del Pd e probabilmente anche qualcuno all’interno delle strutture ministeriali. Non si rendono conto che il contratto a tutele crescenti costituisce l’unica soluzione possibile per il problema del precariato, anche nel settore pubblico. Il precariato è l’altra faccia, strutturalmente inevitabile, dell’inamovibilità dei lavoratori di ruolo». Nel suo blog Ichino scrive che servirebbe un chiarimento fra Matteo Renzi e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, parla più volte di una «non identificata mano di estensore ostile alla riforma», alludendo a qualche tecnico dello stesso ministero.

Perché Poletti ha cambiato linea in questi ultimi giorni? «Questo andrebbe chiesto a lui. Certo è che il 23 dicembre dal suo ministero è arrivata una bozza contenente, insieme ad altre cose incongruenti con la riforma, persino un drastico ridimensionamento della portata dello stesso decreto Poletti sui contratti a termine, emanato neanche nove mesi fa. Se non fossimo riusciti a sventarla, quella follia avrebbe minato la credibilità di tutta la riforma, sottolineandone una volatilità a dir poco patologica». Se questo chiarimento non dovesse esserci Poletti dovrebbe dimettersi? «Non ho detto questo. Però, certo, il governo non può permettersi incoerenze con il proprio programma. Tanto meno sulla riforma del lavoro e su quella delle amministrazioni pubbliche, che ne costituiscono una parte fondamentale sul piano economico e su quello politico, interno ed europeo».

Nel complesso Ichino dà al decreto approvato dal consiglio dei ministri un «sette» perché è un «passo avanti anche se non la riforma organica che avrebbe potuto essere». E, forse a sorpresa, insiste sull’opting out, cioè la possibilità per l’azienda di superare il reintegro diposto dal giudice in caso di licenziamento disciplinare illegittimo pagando un indennizzo più alto. «È sicuramente tramontata la sua versione caricaturale - spiega - che compariva nell’ultima bozza: un opting out che costi all’impresa quasi quattro anni di retribuzione non interessa a nessuno. Resta il fatto che, se vogliamo davvero allinearci agli altri Paesi che applicano, sia pur marginalmente ed eccezionalmente, la reintegrazione nel posto di lavoro, dobbiamo introdurre anche noi questa “valvola di sicurezza”, per evitare che si determinino alcune situazioni paradossali, oggi purtroppo assai frequenti nelle nostre cronache giudiziarie». Non basta, secondo lui, la nuova formulazione che stringe ancora di più la possibilità di reintegro e cioè il fatto che sia «direttamente» dimostrata in giudizio l’insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore. L’applicazione pratica la spiega così: «Quando il lavoratore vince la causa per insufficienza di prove, è giusto che sia indennizzato. Ma gli indizi di colpevolezza che in questo caso pur sempre restano ben possono costituire una giustificazione oggettiva del fatto che l’impresa non rinnovi il proprio affidamento in lui» .
27 dicembre 2014 | 10:19
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Re: Ichino e la PA

Messaggioda Robyn il 27/12/2014, 17:30

Nella PA si tende a reintrodurre gli scatti di anzianità indipendenti dal merito.Invece la parte aggiuntiva e premiale dovrebbe essere legata realmente al merito la stessa cosa nel privato senza scatti di anzianità.In merito all'oupting out in cui Ichino fà un'inaspettata apertura credo che potrebbe esserci ma la sua introduzione dovrebbe essere sotto forma diversa che cioè non vada a ledere i principi giuridici,se vogliamo essere o tornare ad essere paese culla del diritto,e per fare questo in Inghilterra la facoltà di optare per un'indennizzo più alto è affidata al magistrato
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