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Una lettura keynesiana della crisi

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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda trilogy il 23/04/2012, 22:36

Ci vedo molta ipocrisia in questa vicenda dell’IFT . La battaglia tra piccoli operatori e grandi operatori cominciò negli anni 90 per iniziativa di un privato, Harvey Houtkin, che passerà alla storia come il re dei banditi o come preferisce lui “il bandito del soes”. I banditi erano quegli investitori che volevano accedere direttamente al mercato, vedere direttamente i prezzi di borsa, senza passare per le grandi case d’affari di Wall street. Gli fecero una guerra inimmaginabile. Nel 1993 un idraulico americano chiese l’accesso al Soes (Small order execution system), il sistema più avanzato dell’epoca. Si scatenò un apocalisse giudiziaria. Harvey appoggiò l’idraulico, vinsero la causa e l’accesso ai mercati fu aperto.

In Italia l’evoluzione è stata lenta, con una grande attenzione a garantire un costante vantaggio per i grandi operatori. Visualizzare gli ordini asteriscati, il book profondo erano strumenti non accessibili ai traders online. Ci sono voluti anni per avere una maggiore parità operativa. Per mantenere un vantaggio competitivo è così iniziata la corsa verso la velocità di esecuzione, verso i sistemi di trading automatici. Entrambe queste risorse sono ormai accessibili a basso costo a chiunque abbia un po’ di pratica, e allora ecco l’ulteriore salto verso l’ipervelocità di esecuzione e gli algoritmi sempre più complessi. Questi costituiscono una oggettiva barriera per la piccola concorrenza, perché richiedono (per ora) investimenti costosi in tecnologia e conoscenze sofisticate di matematica, fisica, statistica, linguaggi di programmazione.

Allora dove nasce la polemica? La polemica nasce dal fatto che quelli che hanno iniziato ad investire in questi sistemi , hanno ottenuto un vantaggio sui piccoli operatori, e sugli investitori tradizionali in genere. Ma di questo non importa niente a nessuno. Il problema vero è che hanno costruito un vantaggio competitivo anche su altri grandi operatori finanziari rimasti indietro. Questi ora sono costretti ad una continua rincorsa tecnologica e umana (servono laureati brillanti in discipline scientifiche per far funzionare il sistema). L’altro problema è che le tecnologie in gioco sono più sofisticate di quelle delle autorità di controllo che non riescono a vedere quello che accade in tempo reale; e in parte neanche in tempo “non reale” per effetto della trasmissione dei segnali di prezzo tra mercati differenti, regolamentati e non.

Il problema è ora se questi sistemi sono pericolosi o nocivi per il funzionamento dei mercati.
In parte hanno ricreato la situazione antecedente all’apertura dei mercati. Oggi puoi accedere liberamente, ma su alcuni prodotti finanziari e in alcuni orari della giornata è meglio che non lo fai. Alcuni grossi operatori, piuttosto che investire in tecnologie complesse affidano i loro capitali a queste società specializzate che li gestiscono per loro conto. L’altro problema è che per quanto siano diversi tra di loro gli algoritmi, si creano soglie di prezzo dove possono concentrarsi ordini di vendita o acquisto, che attivandosi simultaneamente scatenano un pandemonio. Per questo è stato introdotto il blocco delle vendite computerizzate al crearsi di certe condizioni. Per il resto, fino a prova contraria, non li demonizzerei.

Questo è un loro covo, c'è una interessante riflessione su uomo contro macchina :mrgreen:
link: http://www.hftreview.com/
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 25/04/2012, 15:17

Il polpo Goldman Sachs afferra l’Europa.

- Ellen Brown – Asia Times. -
[Traduzione dovuta alla cortesia del Sig. Simone Tretti]

Il tentativo di Goldman Sachs che è fallito negli Stati uniti, è passato quasi con completo successo in Europa – un permanente, irrevocabile, indiscutibile salvataggio per le banche, sottoscritto dai debitori (coloro che pagano le tasse).
Nel settembre 2008, Henry Paulson, pregresso Amministratore Delegato della banca Goldman Sachs, è riuscito ad estorcere 700 miliardi di dollari dal congresso USA. Per riuscirci, è dovuto cadere sulle proprie ginocchia e minacciare il collasso dell’intero sistema finanziario globale e la conseguente imposizione della legge marziale; così, il salvataggio fu accordo fatto.
Invece, la richiesta di Paulson per un Fondo di Salvataggio Permanente – il “TARP (Troubled Asset Relief Program, Programma di salvaggio asset tossici) – fu negato dal congresso ed infine respinto.
Nel Dicembre 2011, il Presidente della BCE Mario Draghi, altresì Vice-Presidente per la Goldman Sachs Europa, fu capace di approvare un salvataggio di 500 miliardi di euro (657 miliardi di dollari) per le banche Europee senza chieder permesso a nessuno.
E nel Gennaio 2012, un fondo di salvataggio permanente chiamato “ESM” (European Stability Mechanism, MES Meccanismo Europeo di Stabilità), passò per legge durante la notte senza quasi menzione dagli organi di stampa. Il MES impone un fondo-debito per tutti i governi Europei, mettendo tutti i debitori (coloro che pagano le tasse) all’amo per qualsiasi richiesta proveniente dai dirigenti del MES.
Il colpo dei banchieri ha trionfato in Europa, apparentemente senza combattimento. Il MES è festeggiato dai governi dell’Eurozona, dai loro creditori e dal “mercato” in quanto significa che gli investitori continueranno a comprare il debito sovrano. Tutto è sacrificato per le richieste dei creditori, in quanto dove altrimenti si potrebbe trovare il denaro per i disastrati debiti sovrani dei governi dell’Eurozona?
V’è un’altra alternativa alla schiavitù del debito alle banche. Ma prima, diamo un’occhiata da vicino alle nefandezze sotto il velo del MES ed al silenzioso impadronirsi della BCE da parte della Goldman Sachs.

Il lato oscuro del MES
Il MES è un fondo permanente messo a rimpiazzo del temporaneo Fondo Salva Stati (EFSF), dal momento in cui gli stati rappresentanti il 90% del capitale investito l’avranno ratificato; ciò si aspetta avverrà entro il luglio 2012.
Durante il dicembre 2011, un video su Youtube intitolato “The shocking truth of the pending EU collapse!” (La sconvolgente verità del collasso EU in arrivo), originariamente edito in tedesco, da una chiarificante esemplificazione del MES che è degna di citazione letterale.
L’Europa sta pianificando una nuova minaccia chiamata “MES” (Meccanismo Europeo di Stabilità): una minaccia di debito… Il capitale autorizzato da immagazzinare sarà di 700 miliardi di euro. Domanda: come mai proprio 700 miliardi? [Probabile risposta: semplicemente han copiato i 700 miliardi di dollari comprati dal Congresso USA nel 2008.]…
Il video dice.
[Articolo 9]: “I membri del MES [governi degli stati] irrevocabilmente ed incondizionatamente sono posti a pagare qualsiasi capitale richiesto loro …. entro sette giorni dal ricevimento della richiesta” Se il MES necessita di soldi, abbiamo [noi, Nazioni partecipanti] sette giorni per pagare. Ma cosa significa “Irrevocabilmente ed Incondizionatamente”? Cosa succede se un nuovo parlamento [governo] decidesse di non pagare e trasferire il capitale al MES?
[Articolo 10]: “I Governatori [del MES] posson decidere di cambiare il capitale autorizzato, quindi correggendo l’articolo 8 … come da accordi.” Domanda: 700 miliardi son solo l’inizio? Il MES può immagazzinare fondi di capitale a volontà, ogni qualvolta lo desideri? Quindi noi saremmo obbligati a pagare secondo il concetto dell’Articolo 9?
[Articolo 27, linea 2-3]: “Il MES, le sue proprietà, fondi ed assets … siano garanti di immunità a qualsiasi forma di processo giudiziale” Domanda: Quindi il MES può chiamare noi [individui] in giudizio, mentre noi [individui] non possiamo portarlo in tribunale?
[Articolo 27, linea 4]: “Le proprietà, fondi ed Assets del MES … siano garanti di immunità a qualsiasi ispezione, confisca, sequestro, esproprio o qualsiasi altra forma di embargo o blocco da parte di un procedimento di azione amministrativa o giudiziale”. Domanda: questo significa che nemmeno i nostri Governi, o Legislature e neppure qualsiasi altra forma di legge democratica ha effetto sull’organizzazione del MES? Questa è una grave minaccia!
[Articolo 30]: “Governatori, vice-governatori, direttori, vice-direttori, il Direttorato Manageriale ed i membri dello staff [del MES] son immuni a procedimenti legali nei procedimenti da loro eseguiti [sotto egidia del MES] … e godano di inviolabilità nel rispetto dei loro documenti e carte.” Domanda: Quindi, qualsiasi persona che ha a che fare con il MES è intoccabile? Non posson esser accusati di nulla?
Il trattato che pone una nuova organizzazione intergovernativa, alla quale noi dobbiamo trasferire fondi illimitati entro sette giorni dalla loro richiesta, un’organizzazione che può incriminarci ma che non può essere chiamata in tribunale, un’organizzazione nella quale i suoi managers godono della stessa immunità. Senza leggi applicabili, o sorveglianti? Contro la quale i Governi non possono prender azione? Tutti i capitali nazionali Europei nelle mani di una singola organizzazione intergovernativa? E’ questo il futuro dell’Europa? E’ questa la nuova Europa – un’Europa svuotata di sovranità democratica?

Il polipo Goldman Sachs cattura la BCE
Lo scorso Novembre, senza gran notizia e poco evidenziato dalla stampa, Mario Draghi [vice-presidente della Goldman Sachs per l'Europa] rimpiazzava Jean-Claude Trichet come governatore della BCE. Draghi non ha sprecato tempo, facendo per le banche quello che la BCE ha riufiutato di fare per i governi membri – innondarli di soldi a bassissimi interessi. Il blogger francese Simon Thorpe riporta:
In data 21 Dicembre 2011, la BCE “prestava” 489 miliardi di euro alle Banche Europee, al generosissimo tasso di interesse triennale dell’1%. Scrivo “prestava”, ma in realtà la BCE non prestato nulla. La BCE non ha moneta da prestare. E’ Quantitative Easing, un’altra volta.
La moneta virtuale è stata distribuita istantaneamente su un totale di 523 banche. Pazzia completa! La BCE spera che le banche ci faccian qualcosa di utile, come per esempio prestandola ai Greci, i quali stan pagando un tasso di interesse del 18% sui Bond sul mercato per prender soldi. Ma non ci son assolutamente obblighi [nel “prestito”]. Le banche potrebbero benissimo pagarci bonus manageriali, con quei soldi. Oppure spostare tutti quei soldi in paradisi fiscali.
Al tasso di interesse del 18%, il debito si raddoppia in soli 4 anni. Questo è un problema specificatamente del tasso di interesse, non tanto del debito. Questo sta sfasciando la Grecia e le altre nazioni debitrici. Simon Thorpe propone la soluzione ovvia:
Perchè non prestare la moneta direttamente al governo Greco? Od al governo Portoghese, il quale ha da pagare un tasso di interesse dell’11.9%? Od al governo Ungherese, correntemente all’8.53%? Od al governo Irlandese, correntemente all’8.51%? Od al governo Italiano, correntemente al 7.06%?
L’obiezione base all’alternativa proposta è quel famoso Articolo 123 del trattato di Lisbona, il quale previene la BCE dal prestare ai governi. Ma Simon Thorpe ci ragiona sopra:
Quel che ho capito è che l’Articolo 123 è la per prevenire governi eletti dall’abusare della BCE ordinando di stampare moneta per finanziare a deficit. Questo, è il motivo per il quale la BCE deve essere indipendente dai governi. Ok.
Ma quel che abbiamo ora è milioni di volte peggio. La BCE ora è completamente nelle mani del settore bancario. “Vogliamo mezzo miliardo di euro a tassi ignobilmente bassi!” Loro dicono. Ok, nessun problema. Mario [Draghi] è la per risolver il problema. E non necessita di consultare nessuno. Nel momento nel quale la BCE fa l’annuncio, la moneta è già volata via.
Almeno, se la BCE lavorasse sotto la supervisione di governi eletti, potremmo aver una certa influenza [sulla BCE] quando eleggiamo quei governi. Ma i ladri che ora han le loro grasse mani sugli strumenti del potere, ora son totalmente fuori dal nostro controllo.
La Goldman Sachs ed i tecnocrati finanziari, han preso il comando della nave Europea. La democrazia è volata fuori dalla finestra, tutto nel nome del mantenere la BCE indipendente dagli “abusi” dei governi.
Nonostante ciò, il governo è la gente – o dovrebbe esserlo. Un governo eletto democraticamente rappresenta la gente. Gli europei son obbligati a seppellire la loro festeggiata democrazia, dinanzi ad una banda di ladri e pirati finanziari, mentre il resto del mondo segue a ruota.
Piuttosto che ratificare il draconiano trattato MES, gli Europei dovrebbe modificare l’articolo 123 del Trattato di Lisbona. Quindi, la BCE potrebbe prestare direttamente ai governi [senza l'intermezzo bancario].
Alternativamente i governi dell’Eurozona potrebbero ristabilire la sovranità economica, disseppellendo le loro banche centrali ed usandole per “prestarsi” il denaro, effettivamente senza alcun tasso di interesse.
Questa non è una nuova idea, è già stata usata nel corso della storia con ottimi risultati, in esempio in Australia, attraverso la “Commonwealth Bank of Austrialia” ed in Canada attraverso la “Bank of Canada”.
Oggi il fattore della moneta e del credito è diventato il diritto privato dei Vampiri Bancari, che lo utilizzano per succhiare la il sangue delle economie. Questo diretto deve essere ritornato ai governi sovrani. Il credito dovrebbe essere una pubblica utilità, dispensato ed organizzato per il beneficio comune della gente.
Per aggiungere la tua firma alla lettera ai parlamentari, per bloccare la ratificazione del MES, clicca QUI. [1]
Ellen Brown is an attorney and president of the Public Banking Institute, PublicBankingInstitute.org. In Web of Debt, her latest of 12 books, she shows how a private cartel has usurped the power to create money from the people themselves, and how we the people can get it back. Her websites are webofdebt.com and ellenbrown.com.
(Copyright 2012 Asia Times Online (Holdings) Ltd. All rights reserved. Please contact us about sales, syndication and republishing.)
Asia Times. 2012-04-12. Goldman squid grabs Europe. [2]

fonte: http://www.rischiocalcolato.it/2012/04/ ... m=facebook

http://mercatoliberotestimonianze.blogs ... uropa.html



Tratto da: Il polpo Goldman Sachs afferra l’Europa. | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1t3dldtuT
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda trilogy il 26/04/2012, 12:09

flaviomob ha scritto:[
Il lato oscuro del MES
...L’Europa sta pianificando una nuova minaccia chiamata “MES” (Meccanismo Europeo di Stabilità): una minaccia di debito…


Il testo del Trattato è piuttosto differente da quello che viene descritto nell'articolo.
Puoi verificarlo direttamente, l'orginale è disponibile in tutte le lingue sul sito del Consiglio europeo

European Stability Mechanism Treaty (ESM)
http://www.european-council.europa.eu/e ... re?lang=it

L'unica riflessione che condivido in quello che hai postato è che non si capisce perchè la BCE debba prestare alle banche perchè queste prestino agli Stati. L'ho scritto più volte qua sopra, ma i tedeschi su questo punto sono irremovibili. L'effetto finale è che ad ogni crisi di liquidità le sorti delle banche si legano sempre più a quelle del debito sovrano, con il rischio di un effetto domino dalle conseguenze catastrofiche se qualche cosa andrà male.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda trilogy il 27/04/2012, 11:36

I giapponesi ormai stampano carta per comprare di tutto...

News
27/04/2012 10:40
Forex: nuovo allentamento quantitativo della BoJ, ma lo yen sale
Stamattina la Bank of Japan ha aumentato nuovamente l'entità del proprio piano di allentamento quantitativo. L'ammontare degli acquisti di asset (bond governativi ma anche obbligazioni societarie, ETF e fondi comuni d’investimento immobiliari)è salito da 30.000 a 40.000 miliardi di yen. La banca centrale nipponica a febbraio aveva già aumentato di 10 mila miliardi di yen l'ammontare complessivo del suo piano di allentamento quantitativo. Gli acquisti dovrebbero essere completati entro la metà del 2013 rispetto al precedente obiettivo di acquisti per 30mila mld di yen entro fine anno. I tassi sono rimasti invariati ai minimi storici nel range 0-0,10%.
Il piano è volto a stimolare l'attività economica e a perseguire il piano di stimolo dei prezzi con il target di inflazione fissato all'1%. Oggi la lettura di marzo dell'inflazione ha evidenziato come gli effetti del maggiore stimolo monetario deciso dalla BoJ a febbraio stanno avendo i primi effetti con l'indice dei prezzi al consumo salito a +0,5% annuo rispetto al +0,3% del mese precedente (consensus era fermo a +0,3%).

Nervosa la reazione dello yen. Dopo un primo deprezzamento con cross dollaro/yen salito fino a 81,43 yen, la valuta nipponica si è mossa al rialzo complici le tensioni in Europa dopo il declassamento di S&P alla Spagna e anche i dati deludenti della produzione industriale giapponese (+1% m/m rispetto al +2,4% atteso). Ora il cross $/Y viaggia sui minimi di giornata a 80,55 yen.

Fonte: News Finanza.com
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 27/04/2012, 12:28

Una domanda preventiva: sulla pagina facebook "I segreti della casta" è apparso un dato. 91 miliardi di euro di evasione nei primi quattro mesi dell'anno. E noi stiamo qui a guardare aziende che falliscono, imprenditori e lavoratori che si sparano, banche che non prestano denaro perché impegnate a speculare nella finanza internazionale e nei titoli di stato a interessi molto superiori a quello che la BCE fa alle stesse banche... Mentre lo Stato taglia fondi a esodati, disabili, sociale. Tutto ciò è immorale, torbido, vergognoso, schifoso.

---

John Maynard Keynes spiega “Le conseguenze economiche di Mario Monti”

Posted by keynesblog on 27 aprile 2012 in Citazioni e testi classici, Economia, Europa, Italia

Devo scegliere il lavoro come la più illustre delle vittime della nostra politica monetaria. In queste circostanze i datori di lavoro propongono di ristabilire l’equilibrio con una riduzione dei salari, quale conseguenza della maggiore precarietà, indipendentemente dalla riduzione del costo della vita: il che vale a dire riducendo il livello di vita dei lavoratori, i quali dovrebbero sopportare questo sacrificio per permettere di sanare una situazione di cui non sono assolutamente responsabili, e di cui non hanno alcun controllo.

Il fatto che questa appaia una soluzione ragionevole è di per sé una pesante critica al nostro modo di dirigere gli affari economici (anche se ciò non implica affatto che debbano essere i datori di lavoro a subire la perdita). Come ad altre vittime della transizione economica del passato, ai lavoratori non si offre altra scelta che la fame o la sottomissione, mentre i frutti della loro sottomissione vanno a beneficio di altre classi.

Sul piano della giustizia sociale la riduzione dei salari dei lavoratori è insostenibile. Sono le vittime sacrificate al Moloch dell’economia, rappresentano in carne e sangue i “riassestamenti fondamentali” elaborati dal governo nazionale, dalla Commissione Europea e dalla Banca Centrale Europea per soddisfare l’impazienza con cui i sacerdoti dei “mercati” vogliono livellare i differenziali tra i tassi d’interesse dei titoli di stato dei paesi periferici rispetto a quello della Germania. I lavoratori sono il “modesto sacrificio” ancora necessario per garantire la stabilità dell’Euro. La critica situazione dei lavoratori è la prima, ma non l’ultima (a meno che non ci assista molta fortuna) delle “conseguenze economiche del Professor Monti” (e della signora Merkel).

La verità è che siamo al bivio fra due teorie della società economica. L’una sostiene che i salari dovrebbero essere determinati facendo riferimento a quanto è “giusto” e “ragionevole” in un rapporto tra classi. L’altra, la teoria del Moloch economico, afferma che i salari dovrebbero essere determinati dalla pressione economica, altrimenti detta “realtà dei fatti”, e che tutta la nostra grande macchina debba procedere a rullo compressore, tenendo presente soltanto l’equilibrio generale, senza prestare attenzione alle conseguenze che comporta sui gruppi sociali.

L’Euro, affidato com’è al puro caso, con la sua fede nei “riassestamenti automatici” e la sua grande indifferenza ai particolari di carattere sociale, è l’emblema sostanziale, l’idolo di quelli che siedono nella cabina di comando.
Ritengo che nel loro cinismo, nel loro vago ottimismo, nella loro confortante fiducia che nulla di veramente grave possa accadere, vi sia temerarietà infinita. Nove volte su dieci nulla di veramente grave accade. Ma se continuiamo ad applicare i principi di una politica economica elaborata sulle ipotesi del laissez-faire e della libera concorrenza, vediamo che si verifica il decimo caso e, fra l’altro, conduciamo il gioco stupidamente.

Questo testo è stato scritto da Keynes nel 1925 come 5° capitolo del pamphlet “Le conseguenze economiche di Winston Churchill”. A parte qualche taglio ed attualizzazione (in quello scritto Keynes prevedeva la crisi che sarebbe arrivata quattro anni dopo, noi la stiamo già vivendo), ci siamo limitati a sostituire Churchill con Mario Monti (ed Angela Merkel), il gold standard con l’Euro, i minatori con i lavoratori in genere, La Banca d’Inghilterra con la BCE, il Tesoro di Sua Maestà con il governo e la Commissione UE e il cambio dollaro/sterlina con lo spread. E’ davvero sorprendente l’attualità del testo. Dopo 87 anni il dibattito è ancora lo stesso: far pagare la crisi a chi non può difendersi, oppure ribaltare la prospettiva, per il bene di tutto il Paese.

“Le conseguenze economiche di Winston Churchill” si può trovare nel volume “Keynes, Esortazioni e profezie” edito da “Il Saggiatore”.

http://keynesblog.com/2012/04/27/john-m ... rio-monti/


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 27/04/2012, 12:36

L'austerity della Merkel mette in crisi l'Europa
Dopo le dimissioni di Rutte in Olanda, rischia il governo di Praga e anche a Lubiana dilaga la protesta popolare. Decisivi i voti del 6 maggio per il destino dell'Ue.



di Valerio Refat

Si allarga di giorno in giorno la mappa dei governi messi in ginocchio dalla recessione e dalle politiche draconiane a cui l'Unione Europea a guida tedesca si affida per salvare la moneta unica dal rischio dissoluzione. In attesa del 6 maggio, data in cui sia la Francia che la Grecia saranno chiamate ad un appuntamento alle urne che si annuncia decisivo per il futuro dell'Unione, la discussione su una serie di misure antideficit a base di tagli al welfare e di nuove tasse ha fatto saltare il fragile equilibrio su cui si reggeva il governo olandese, grande alleato di Berlino nell'imporre il rigore di bilancio ai partner europei.

E le proteste di piazza contro l'austerity non risparmiano nè la Slovenia, teatro dello sciopero dei dipendenti pubblici più imponente dalla disgregazione dell'ex Jugoslavia, nè la Repubblica Ceca, dove la coalizione governativa di centrodestra non ha più i numeri per far passare la manovra finanziaria più dura degli ultimi anni.

Sull'onda del successo raccolto dal Front National al primo turno delle elezioni presidenziali francesi, Geert Wilders, l'eccentrico leader del raggruppamento populista dell'estrema destra olandese Pvv, ha deciso di staccare la spina all'esecutivo di minoranza guidato dal liberale Mark Rutte, nel momento più delicato dell'interminabile trattativa sui tagli al sistema sanitario e sull'innalzamento dell'Iva: 16 miliardi di euro che consentiranno ai Paesi Bassi di abbassare il deficit al 3 per cento come richiesto da Bruxelles.

Noto per le polemiche a sfondo xenofobo e razzista che hanno accompagnato la sua ascesa, Wilders negli ultimi tempi ha accentuato i toni antieuropei, fino a paventare la possibilità di indire un referendum per l'uscita del Paese dalla moneta unica. Dopo essersi accordato in extremis con le opposizioni per dare il via libera ai provvedimenti che hanno mandato in crisi il suo governo, Rutte ha gettato la spugna e fissato nuove elezioni per il 12 settembre. La caduta dell'ex manager Unilever in ottimi rapporti con Wall Street rappresenta un colpo durissimo per la Germania di Angela Merkel e per i sostenitori della disciplina di bilancio ad ogni costo.

Ma i tagli alla spesa pubblica hanno dato vita ad una massiccia contestazione anche nella piccola Slovenia, dove oltre 100.000 lavoratori del settore pubblico hanno paralizzato il Paese, come non accadeva dal 1991. I principali sindacati, compreso quello delle forze dell'ordine, accusano il premier Janez Jansa, spalleggiato dalla Commissione Europea e dalla Bce, di voler impoverire le fasce più deboli della popolazione in nome del pareggio di bilancio.

La manovra finanziaria sulla quale il governo ha posto la fiducia comprende tagli alla scuola, all'istruzione, agli assegni sociali, alle spese militari e alle rappresentanze diplomatiche, la riduzione dello stipendio per i dipendenti pubblici e una riforma del sistema pensionistico senza precedenti. Jansa, uscito vittorioso dalle elezioni del 2011 alla testa di una maggioranza di centrodestra, ha minacciato di dimettersi se il piano di austerità dovesse trovare ostacoli in parlamento, mentre i sindacati puntano ad indire un referendum popolare per affossarlo. Secondo i sondaggi rilanciati dai maggiori quotidiani sloveni, il premier avrebbe perso il cinquanta per cento della popolarità in un solo mese e la sua politica economica sarebbe approvata soltanto da un elettore su cinque.

Stessa scena quattrocento chilometri più a nord, in Repubblica Ceca, dove la coalizione di centrodestra guidata da Petr Necas è entrata virtualmente in crisi a causa delle misure di austerità imposte da Bruxelles. Sull'onda della più grande manifestazione mai vista a Praga dai tempi della Rivoluzione di velluto del 1989 e degli scandali che hanno condotto alla scissione del partito centrista Affari Pubblici, la solida maggioranza uscita dalle elezioni del 2010 è chiamata ad affrontare un voto di fiducia dal quale rischia di essere spazzata via.

Il fatto che Necas non disporrebbe in ogni caso dei voti per far passare una manovra di bilancio lacrime e sangue apre la strada ad elezioni anticipate che, secondo i sondaggi, premierebbero solo parzialmente l'opposizione socialdemocratica, regalando percentuali crescenti a raggruppamenti di matrice antieuropea come i Pirati e il Partito Comunista.

http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... i-l-Europa


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 27/04/2012, 13:39

flaviomob ha scritto:L'austerity della Merkel mette in crisi l'Europa[i]

Va ancora capito, tuttavia, come mai il paese che piu' predica (ed applica) l'austerità, e non da poco ... da un decennio circa, è quello che cresce di più ed esporta di più.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 27/04/2012, 14:16

La Germania è sempre stata abituata ad una moneta forte. Noi no, né Grecia, Irlanda, Spagna et cetera.
L'Argentina, con la parità legata al dollaro, moneta molto più forte e potente, è andata in rovina. Si vede che non abbiamo imparato niente. Inoltre la Germania esporta molto in Europa, se entrano in recessione i suoi vicini finisce per risentirne.


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 28/04/2012, 9:49

flaviomob ha scritto:La Germania è sempre stata abituata ad una moneta forte. Noi no, né Grecia, Irlanda, Spagna et cetera.
L'Argentina, con la parità legata al dollaro, moneta molto più forte e potente, è andata in rovina. Si vede che non abbiamo imparato niente. Inoltre la Germania esporta molto in Europa, se entrano in recessione i suoi vicini finisce per risentirne.

Non è tanto il problema di essere "abituati" ad una moneta forte ... l'economia tedesca è forte perche i tedeschi la rendono forte (con le loro azioni e scelte) e di conseguenza lo è anche la moneta. L'argentina è andata in rovina per ben altri motivi (corruzione galoppante, troppi debiti collocati all'estero, crisi in altri paesi vicini) ed il tasso fisso con il dollaro almeno aveva risolto il problema dell'inflazione (prima era tra il 10 ed il 20% ... al mese!). Certo che ogni paese forte risente della crisi dei vicini ma se uno è convinto che il rigore sia la base per la crescita non si preoccupa piu' di tanto. Chi è forte puo' anche diminuire i prezzi, per andare incontro a chi è in difficiltà. Poi come ho detto altrove bisogna vedere come il rigore sui conti pubblici viene applicato. Se sono solo o principalmente tasse (+entrate) è una cosa (ostacola la crescita) e se si agisce invece principalmente sulle spese (ed in Italia 'è molto da fare) allora questo si che dà risorse per la crescita. Naturalmente noi molte risorse dobbiamo anche destinare a colmare la voragine del 120% di debito. Non sono noccioline.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 28/04/2012, 16:03

Hai dimenticato ancora una volta l'evasione...


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