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Borse e mercati

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Borse e mercati

Messaggioda franz il 06/10/2008, 9:46

RAMPINI ha scritto:Non giova il fatto che il ministro del Tesoro, già numero uno della Goldman Sachs, stia assumendo proprio dalla sua ex banca d'affari gli "esperti" che dovranno spendere 700 miliardi di dollari per comprare dagli istituti di credito i titoli-spazzatura.
....
È perfino scoppiata una guerra giudiziaria tra Citigroup e Wells Fargo su chi si prenderà il "cadavere" della banca Wachovia. Tanto ardore alimenta un sospetto: i banchieri considerano che il fondo Paulson sarà una cuccagna per loro. Anziché lasciar fallire le mele marce, ne accaparrano il maggior numero possibile, per rivenderle a caro prezzo ai contribuenti americani.

In effetti il fatto di comprare i titoli spazzatura (che contengono le posizioni sub-prime) è un bel regalo alle banche che hanno fabbricato queste "mele marce". Meglio sarebbe, come ho letto, fare in modo che lo stato, con quei fondi, subentrasse nel pagamento del mutuo (almeno l'80% dell'importo) per le posizioni che diventassero insolventi.
Il mutuatario lascerebbe la casa, la banca diventerebbe la proprietaria di una casa che ora vale molto meno ma dovrebbe cercare di venderla, il mutuatario dovrebbe cercare una nuova casa, lo stato sosterrebbe il mutuo in attesa che la banca vende la casa e facendo cosi' sosterrebbe la liquidità e la credibilità dei titoli che contergono queste posizioni a richio.
Inoltre il mercato si metterebbe in moto, ovviamente su valori piu' bassi (dopo la scoppio della bolla immobiliare) perché ci sarebbero case sul mercato ma anche richieste, il tutto su mutui piu' bassi. Mutui piu' bassi significa possibilità di maggiori consumi.

Il valore delle case scende. Ai mutuatari che hanno avuto un mutuo al 100% conviene rendere le chiavi alla banca, tanto non hanno alcun acconto da perdere, è come se avessero pagato un affitto) e prendere una casa simile ad un prezzo molto piu' basso. E' questo il problema. Piu' che sostenere i titoli subprime (le mele marce) ora si tratta di capire cosa è successo al mercato delle mele, che è fatto principalmente di mele sane ma deprezzate da una mancanza di fiducia (chi compra mele se non sai se sono buone o marce?).

Ciao,
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Papa: 'Soldi svaniscono, solida solo parola di Dio'

Messaggioda FreeRider il 06/10/2008, 12:04

Papa: 'Soldi svaniscono, solida solo parola di Dio'

Anche Benedetto XVi interviene sulla crisi che si è abbattuta sui mercati
ammonendo chi costruisce tutto "sul successo e sulla carriera"
Mutui, Papa: "I soldi scompaiono
solo la parola di Dio è solida"
Lo stravolgimento dei mercati per il Pontefice è l'ennesima riprova
della vacuità della scelta di chi decide di puntare tutto sui valori "visibili"
Mutui, Papa: "I soldi scompaiono solo la parola di Dio è solida"

CITTA' DEL VATICANO - Anche il Papa è intervenuto sulla crisi mutui, ricordando che "i soldi scompaiono" e che "solo la parola di Dio è una realtà solida". "Vediamo adesso nel crollo delle grandi banche che i soldi scompaiono, sono niente, - ha detto Benedetto XVI, parlando a braccio, in apertura dei lavori del sinodo dei vescovi sulla Bibbia - e tutte queste cose che sembrano vere in realtà sono di secondo ordine". Una considerazione, ha aggiunto il Papa, rivolta soprattutto a chi "costruisce solo sulle cose sono visibili, come il successo, la carriera, i soldi".

La riflessione Benedetto XVI è partita dal brano evangelico sulla casa costruita "sulla sabbia o sulla roccia". "Costruisce sulla sabbia la casa della propria vita - ha osservato il Papa - chi costruisce solo sulle cose visibili e toccabili, come il successo, la carriera, i soldi".

"Apparentemente - ha commentato - queste sono le vere realtà, ma questa realtà prima o poi passa: vediamo adesso nel crollo delle grandi banche, che scompaiono questi soldi, che non sono niente". "Solo la parola di Dio è fondamento della realtà e cambia il nostro concetto di realismo: realista è chi riconosce la realtà nella parola di Dio".
(6 ottobre 2008)

Che dire? Pagheremo l'affitto o il mutuo non con i soldi ma con la parola di Dio
Anche il droghiere, il supermercato, la macchina, la benzina.
Anche lo stipendio lo riceveremo in "parole".
Ma una domanda sorge spontanea: come mai la Chiesa chiede soldi, con l'otto per mille?


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Il rischio di panico e la logica del cerino

Messaggioda franz il 06/10/2008, 18:25

Il rischio di panico e la logica del cerino


La crisi si sta rivelando una bomba a più stadi, innescata dalla deregolamentazione, fatta detonare dai mutui subprime,
amplificata dalla speculazione al ribasso, in un gioco che forse è sfuggito di mano a tutti

di CARLO CLERICETTI

Il pericolo maggiore, e senza dubbio molto concreto, a questo punto è il panico, come ha lucidamente spiegato Tommaso Padoa Schioppa nel Forum di Repubblica tv. Quando i crolli si susseguono e assumono dimensioni ciclopiche, la corsa a vendere, a qualunque prezzo, non è più solo una caratteristica dei piccoli investitori - non sono loro, del resto, che muovono i mercati - ma contagia anche gli operatori professionisti. Non si tratta più, ormai, di speculazione al ribasso, anche perché le vendite allo scoperto (che sono la sua arma principale) sono state vietate praticamente dappertutto. La speculazione al ribasso è sicuramente quella che ha dato avvio al gioco, ma questo sembra esser sfuggito di mano a chiunque.

Anche perché crolli di queste dimensioni innescano una reazione a catena anche di natura tecnica. I Fondi di investimento, per esempio, in questi casi sono presi d'assalto dalle richieste di riscatto e sono costretti a liquidare le azioni in portafoglio per far fronte ai rimborsi a cui sono obbligati entro tempi limitati. Scattano tutti gli "stop loss" ("ferma-perdite"), vendite di salvaguardia preordinate per essere eseguite se il titolo in portafoglio scende sotto una certa quotazione. E tutta una serie di altre diavolerie che in tempi normali fanno parte del normale funzionamento dei mercati, ma in questi casi eccezionali contribuiscono a far precipitare la catastrofe.

Non ci sono ancora, per fortuna, le file fuori delle banche per ritirare i soldi e metterli sotto il materasso: e speriamo di non vederle, perché quella sarebbe davvero la fine. Non tutti hanno la corretta percezione del rapporto fra prezzo di Borsa della banca e rischio per i propri depositi. Non c'è praticamente relazione tra le due cose, oltre al fatto che, come ormai tutti dovrebbero sapere, i liquidi depositati sui conti correnti in Italia sono garantiti, fino all'importo di 103.000 euro per ogni conto, dal Fondo interbancario di tutela: quindi, se pure la banca fallisse (ma non è il crollo di valore delle sue azioni che la fa fallire!), quella cifra verrebbe rimborsata.

La montagna di carta dal valore virtuale costruita in questi ultimi anni dagli apprendisti stregoni della finanza si sta riversando sui mercati e si dissolve come per autocombustione. Questa crisi si sta rivelando come una bomba a più stadi. La polveriera è stata costruita dalla deregolamentazione finanziaria e dall'uso che se ne è fatto, con tanti ossequi alle teorie iperliberiste secondo cui i mercati si autoregolano. Il detonatore sono stati i mutui subprime. Il secondo stadio è stata la speculazione ribassista, che dopo aver attaccato le banche effettivamente in crisi si è allargata anche a quelle dove non esistevano rischi immediati; e persino a quelle poche, paradossalmente, indicate come ancora sufficientemente liquide da potersi impadronire dell'uno o dell'altro tra i giganti crollati, come il Santander e l'Hsbc, tanto per fare due nomi.

Non sarebbe corretto dire che queste ultime mosse non hanno una logica. Ce l'hanno, ma non è una logica che ha a che fare con i valori reali: ha a che fare con le speranze di guadagno degli operatori di Borsa. Potremmo chiamarla "logica del cerino", e l'abbiamo vista all'opera in innumerevoli occasioni, dal grande rialzo di fine secolo della "new economy" alla recente follia del petrolio a 150 dollari al barile. Si prende un fenomeno che ha una base reale (l'economia basata su Internet è davvero una rivoluzione epocale, per esempio; e la potenziale scarsità di petrolio, anche se non imminente, non è un'invenzione dei catastrofisti). Su quella base ci si butta costruendo montagne di carta che esasperano il rialzo o il ribasso, a seconda dei casi. Non importa il fatto che a un certo momento i valori raggiungano livelli del tutto irrazionali: quello che importa è andare nella direzione in cui va il mercato. Tutta l'attenzione - e la tensione - è concentrata su un solo obiettivo: passare il cerino acceso in altre mani all'ultimo momento possibile, che ovviamente nessuno sa quale sia, dopo aver guadagnato il più possibile. Se ci si riesce a liberare in tempo della carta trasformandola in soldi, il gioco è fatto.

Il guaio è che quest'ultimo non è un cerino, ma un grande incendio, è resteranno scottati anche tutti quelli che non partecipavano al gioco, cioè i normali cittadini che ora devono pagare per tamponare la crisi e poi sopportarne le conseguenze - inevitabili - sull'economia reale. Che almeno abbiano, come minimo indennizzo, una serie di regole che impediscano per il futuro eccessi così insensati.
(6 ottobre 2008)
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commento personale
Bisogna intendersi su cosa sia questa virtu' taumaturgica autoregolatrice del mercato.
Le regole le fa la politica, non il mercato.
Il mercato si autoregola nella misura in cui trova nuovi assetti economici. Non necessariamente equi.
Il mercato rialloca risorse. In questo momento si sta riassestando. E di brutto.
A spese di chi ha fatto quelle "porcherie" di carta straccia. E di chi le ha comprate.
Nessuno si preoccupava, a partire dal 2003, per gli impetuosi rialzi che ci sono stati fino al 2007.
Dovuti anche a quella carta straccia.
Chi doveva controllare non lo ha fatto, forse perché tutto andava bene.

Ciao,
Franz
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Amato: Il capitalismo ha (ancora) i secoli contati

Messaggioda franz il 07/10/2008, 7:57

Il capitalismo ha (ancora) i secoli contati

di Giuliano Amato

5 OTTOBRE 20058

Mi scuseranno i lettori se torno sul tema più trattato delle ultime settimane, quello della crisi finanziaria. Ma davanti alla diversità fra le spiegazioni che circolano, è importante per noi chiederci quale ci convince di più e quindi quali rimedi secondo noi servono di più.

Io in questi giorni ho continuato a leggere e a sentire che ci troviamo di fronte la fine del capitalismo, esattamente come vent'anni fa ci trovammo di fronte la fine del comunismo. Ma ho anche letto sul Financial Times che secondo il direttore del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss Kahn, si è trattato di «un fallimento della regolazione, che ha consentito l'assunzione di rischi eccessivi, specie negli Stati Uniti». È chiaro che le due spiegazioni sono profondamente lontane l'una dall'altra e che lontanissime sono le conseguenze che derivano da ciascuna.

Quando cadde il comunismo nell'Europa dell'Est, iniziò il profondo processo di trasformazione delle sue economie in economie di mercato, un processo che soprattutto per le istituzioni di cui queste hanno bisogno non si è ancora concluso. Non mi pare che ci sia qualcuno che pensa ad avviare da noi un processo non dirò inverso, ma almeno di comparabile intensità. Certo si mettono a carico del bilancio pubblico perdite che sono private, si statalizzano asset e si nazionalizzano banche. Il tasso di statalismo che sta penetrando nel sistema finanziario è così singolarmente elevato. Ma nessuno si aspetta che finirà per essere questo il segno del nostro futuro. Questo è il contraccolpo provocato dalle dimensioni del guaio in cui la finanza si è cacciata e ha cacciato il mondo intero. È un contraccolpo, però, che tutti prevedono si ridimensionerà nel tempo, via via che si allontanerà la tempesta e si innerveranno sul mercato le risposte che si devono non al fallimento del capitalismo, ma a quello di una rovinosa regolazione.

Perché di questo in realtà si è trattato e basta un'occhiata a quello che è diventato il mercato finanziario (ben diverso da tutti gli altri) per capire che ha assolutamente ragione Strauss Kahn. Si sono messi in circolazione titoli di credito sulla base di criteri probabilistico-assicurativi e non più sulla base di pre-esistenti garanzie e si è in tal modo cartolarizzata ogni forma di previsione salve le previsioni del tempo. Lo si è fatto da parte di istituzioni che, a differenza delle vecchie e care banche, non erano alimentate dalle tradizionali forme di raccolta bancaria e le stesse banche, per sottrarsi alle regole prudenziali di Basilea 1 e Basilea 2, hanno sviluppato in più casi attività finanziarie "innovative" fuori bilancio. Sono state coinvolte le assicurazioni, che hanno quindi fatto propri gli accresciuti rischi di insolvenza insiti nelle nuove modalità e nei nuovi criteri.

Tutto questo è avvenuto con una vigilanza fondata su principi soltanto quantitativi e quindi attenta soltanto al loro rispetto, non anche alla valutazione qualitativa dei rischi di credito, con agenzie di rating aventi proprio la missione di valutare quei rischi, ma tuttora avviluppate nei loro conflitti di interesse (grazie alla parte cospicua delle loro entrate che viene da coloro che esse dovrebbero valutare) e con gli Stati Uniti, da cui tutto o quasi è fuoriuscito, dove la regolazione è quasi per intero auto- regolazione e dove la Sec si è immolata alla più assoluta autonomia del mercato. Persino il Fondo monetario, in un suo recente documento interno, ammette che i suoi stessi revisori non hanno guardato a sufficienza ai rischi finanziari e alle loro implicazioni sull'economia reale. E ammette altresì che non si è badato alle attività finanziarie negli Stati Uniti, dato il loro buon record precedente. Se questo è il quadro che abbiamo davanti, non è lo Stato al posto del mercato, ma una regolazione più efficace delle attività finanziarie la soluzione che serve. Anche perché, una volta fermata l'emorragia e quindi l'ondata di panico che essa porta con sé, il problema principale per il futuro sarà come ripristinare la fiducia dentro il sistema, fiducia reciproca fra gli operatori finanziari, fiducia nei prodotti finanziari in circolazione, fiducia nella solvibilità dei clienti. È questo che congiunge la finanza all'economia reale e guai se l'anello si rompe.

Chiunque vive in modo non isterico le ormai tante giornate della crisi, si pone una domanda su tutte: come porre fine al congelamento del flusso dei capitali, che è la conseguenza più devastante di quanto ci sta accadendo. Ebbene, i supertamponi di oggi, per necessari che siano nel breve periodo, la risposta non la possono dare, giacché le banche nelle mani dello Stato possono ripristinare, ma non alimentare il circuito della fiducia. Lo Stato deve metterci una buona regolazione, che riesca a essere severa senza essere intrusiva e che spinga le autorità di vigilanza a vigilare e non a fare opera di omissivo padrinato.

Questo dobbiamo chiedere agli Stati Uniti e questo dobbiamo chiedere anche all'Europa. Oggi tutti riconoscono all'Europa una minore avventatezza e quindi una condizione di rischio minore. E tuttavia le chiedono di adottare a ogni buon fine il suo piano Paulson, che da noi, come ha scritto giustamente ieri Giangiacomo Nardozzi, può soprattutto servire a evitare le distorsioni del mercato unico, provocate da salvataggi caso per caso disposti dai singoli Stati. Ma già questo dimostra che abbiamo bisogno anche d'altro, a partire da quella vigilanza bancaria europea che oggi non c'è.

Un'ultima osservazione va fatta, davanti ai tanti consigli in materia che stiamo leggendo sulla stampa e altrove. Per la carità sono tutti autorevoli, ma sia consentito osservare che ci vuole la magnanimità del padre del figliuol prodigo per accettarli da quegli economisti che hanno vissuto inebriati la trascorsa stagione di follia, che hanno identificato tale follia con il capitalismo e che proprio per questo si sono poi paradossalmente uniti alla sinistra estrema (sempre in agguato) nel leggere il disastro della finanza come la fine dello stesso capitalismo. Ha proprio ragione Giulio Tremonti quando li invita a un pudico periodo di silenzio.

Il capitalismo non è il mercato senza regole, non è vero che il mercato senza regole sa prendere cura di sé ed è appunto per questo che lasciato a se stesso finisce prima o poi per fallire. Innamorarsene e guardare come intollerabilmente conservatrice qualunque attenuazione di tanto illimitato liberismo è prova di infantilismo e di debolezza culturale. Chi ha dato tale prova si astenga, per ora, dal dare anche consigli.

Non faccio, con questo, l'errore opposto a quello di costoro e non dico che ci si deve invece ispirare al modello europeo. So che i mercati sono tanti e che a fallire sono spesso le regolazioni sbagliate. Ma continuo a pensare che abbia ragione Giorgio Ruffolo con il suo ultimo libro. Il capitalismo ha (ancora) i secoli contati.

da ilsole24ore.com
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Re: Amato: Il capitalismo ha (ancora) i secoli contati

Messaggioda franz il 07/10/2008, 8:49

G. Amato ha scritto:È un contraccolpo, però, che tutti prevedono si ridimensionerà nel tempo, via via che si allontanerà la tempesta e si innerveranno sul mercato le risposte che si devono non al fallimento del capitalismo, ma a quello di una rovinosa regolazione.

Perché di questo in realtà si è trattato e basta un'occhiata a quello che è diventato il mercato finanziario (ben diverso da tutti gli altri) per capire che ha assolutamente ragione Strauss Kahn. Si sono messi in circolazione titoli di credito sulla base di criteri probabilistico-assicurativi e non più sulla base di pre-esistenti garanzie e si è in tal modo cartolarizzata ogni forma di previsione salve le previsioni del tempo.

Concordo con Amato ma credo che questa sua analisi non sia sufficente.
Occorre infatti anche chiedersi perché sia successo, cosa abbia spinto il mercato in quella direzione sregolata.
Se non capiamo la causa e ci limitiamo a tamponare le falle non è detto che l'alluvione finisca.

Ritengo che la causa principale sia dovuta alla spinta al guadagno elevato ed immediato che moltissimi operatori, non solo finanziari, hanno.
Oggi una delle caratteristiche principali della nostra società è l'impossibiltà di fare previsioni nel lungo e medio periodo e questo spinge a concentrarsi sul breve. Ecco che tutto il mondo industriale, commerciale e finanziario spinge per maggiori performaces a livello semestrale o addirittura trimestrale. Per ottenere questo ci sono premi, bonus, stock options.
La corsa al risultato brillante nel trimestre diventa importante tra le aziende, come esibizione muscolare ed anche per ottenere rialzi delle quotazioni azionarie. Elevati guadagni sono pero' legati ad alti rischi ed alta volatilità appena le cose non vanno piu' bene. Basta un ostacolo e il castello di carte crolla. Contemporaneamente questa accellerazione mette anche a rischio le attività di controllo, sia quelle pubbliche che quelle private, interne al sistema bancario. Allettati da buone prospettive di guadagno e rendimento sono quindi stati accettati dalle banche anche europee prodotti finanziari che erano sostanzialmente carta straccia (subprime). La crisi di fiducia dovuta alla mancanza di trasparenze (non sapere dove sono finite le mele marce) ha fatto il resto. Prima la speculazione ribassista (i non detentori), poi ora che essa è stata bloccata con regole apposite, tocca al resto del mercato vendere (i dententori).
Ovviamente questa crisi di sfiducia e questo blocco hanno anche effetti negativi sui consumi e sulla produzione e si entra in una spirale negativa. Questa si fermerà, chiaramente. Perchè la gente consuma, produce, continua a vivere. L'economia reale continua ad esistere. Poi la spirale si invertirà e qui bisognerà adottare misure che impediscano nuove bolle, intervenendo sulla cause - se è possibile - su descritte.

Ciao,
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Il risparmiatore resiste al panico

Messaggioda franz il 07/10/2008, 12:58

Solo l'8% degli intervistati in un sondaggio di Ipr Marketing per Repubblica.it
sono dell'idea di dar via azioni, fondi e obbligazioni per recuperare liquidità

Il risparmiatore resiste al panico
per l'87% non è l'ora di vendere

Più disorientati i giovani: a pensare di disfarsi dei titoli è il 13%
di ROSARIA AMATO

ROMA - Non è ancora il momento del panico. Nonostante le notizie battenti sul crollo dei mercati finanziari, l'87 per cento dei risparmiatori che hanno investimenti, intervistati da Ipr Marketing nel sondaggio effettuato per Repubblica.it, ritiene che non sia il momento giusto per vendere i propri titoli, e che sia meglio "rimanere in attesa".

Un terzo degli intervistati (il 32 per cento) ha investimenti in azioni, obbligazioni o fondi azionari
. Un numero di risparmiatori rilevante, soprattutto al Nord dove la percentuale sale al 37. E ha ovviamente paura, ma non tanto da agire subito: l'opzione "vendere e recuperare liquidità" viene scelta da appena l'8 per cento degli intervistati.

Vendere e investire su altri comparti, per esempio gli immobili, è una buona idea soltanto per il 2 per cento degli intervistati, mentre il 3 per cento si dichiara "senza opinione". Le percentuali cambiano un po' se si dividono gli intervistati per area di residenza. Infatti al Sud e nelle Isole il 90 per cento degli investitori ritiene che sia meglio aspettare e vedere che piega prenderanno gli eventi, mentre al Centro tale percentuale scende al 74, e di contro, sempre al Centro, sale al 15 la percentuale di chi ritiene che sia opportuno vendere per recuperare liquidità.

Più preoccupazione al Centro, dunque, ma anche più nervosismo tra i giovani. Infatti la percentuale di chi non intende vendere il proprio pacchetto titoli scende al 76 per cento degli intervistati di età non superiore a 34 anni, mentre gli adulti (persone comprese tra i 35 e i 54 anni) si dichiarano al 93 per cento dell'idea di "rimanere in attesa". Solo il 3 per cento degli adulti è inoltre per lo smobilizzo dei titoli, contro il 12 per cento dei giovani (che sale al 13 se si considera anche chi venderebbe per investire in immobili) e l'11 per cento degli anziani.

Al contrario, gli adulti si mostrano un po' più orientati dei giovani verso un'eventuale vendita dei titoli finalizzata a un investimento immobiliare (4 per cento contro l'1 per cento dei giovani). Guardando alle aree territoriali, esprime una preferenza leggermente superiore per l'investimento mobiliare il Nord (3 per cento contro l'1 del Centro e del Sud).

Il sondaggio è stato effettuato ieri, 6 ottobre (giornata nella quale le Borse europee hanno bruciato 450 miliardi), attraverso un panel di 1.000 cittadini residenti in Italia, disaggregati per sesso, età ed area di residenza.
(7 ottobre 2008)
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Re: Borse e mercati

Messaggioda trilogy il 07/10/2008, 19:10

Non per essere pessimista ma in genere il risparmiatore comune vende in prossimità dei minimi del ciclo. Se l'87% è ancora con i titoli in mano siamo messi male. :oops:

I mercati ormai sperano su un taglio simulataneo dei tassi da parte della FED BCE e Banca d'Inghilterra.
Buona la mossa della FED sui commercial papers, infatti il panico che ha colpito le banche rischia di strangolare le grosse imprese per mancanza di credito. .
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Re: Borse e mercati

Messaggioda franz il 07/10/2008, 19:49

trilogy ha scritto:Non per essere pessimista ma in genere il risparmiatore comune vende in prossimità dei minimi del ciclo. Se l'87% è ancora con i titoli in mano siamo messi male. :oops:

Voce del verbo "sfigati al massimo?" :o :shock:
Dai su, non siamo cosi' pessimisti. Tra 1998 e 2001 dovrebbero aver imparato.
Vedi nel sondaggio le differenze tra giovani, adulti ed anziani.
trilogy ha scritto:I mercati ormai sperano su un taglio simulataneo dei tassi da parte della FED BCE e Banca d'Inghilterra.
Buona la mossa della FED sui commercial papers, infatti il panico che ha colpito le banche rischia di strangolare le grosse imprese per mancanza di credito.

Le grosse? Anche le medie e le piccole, direi.

Ciao,
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Re: Borse e mercati

Messaggioda franz il 10/10/2008, 9:22

L'AGENDA DEL BROKER
"Non circola denaro
qui nessuno si fida più"

di ROBERTO RHO

"Mi ha chiamato la mia vecchia zia, ha più di 80 anni e di Lehman Brothers, dei subprime e del credit crunch sa quanto gli Indios della foresta amazzonica. Ha visto Berlusconi al telegiornale che rassicurava i risparmiatori italiani, che spiegava il fondo da 20 miliardi per salvare le banche. Sa cosa mi ha chiesto? "Ma la situazione è davvero così grave? Devo correre in banca e chiudere il conto corrente?". Ecco: la situazione è così drammatica che anche gli interventi delle istituzioni, invece che tranquillizzare, finiscono per spaventare la gente". Ma quell'intervento era indispensabile, lo dicono anche le opposizioni. "Sì, magari il premier poteva evitare, mezz'ora più tardi, di andare al bagaglino... ".

Il Broker dalla vista lunga è reduce da un'altra seduta di passione. Lui usa le solite metafore truculente. "Un bagno di sangue, un massacro, soprattutto per il morale di chi lavora in Borsa". E la racconta così: mattinata discreta, qualche timido rientro dopo l'ipervenduto dei giorni scorsi, qualche modesto rimbalzo, più che altro la mancanza di nuovi elementi di pessimismo. Ma è durata pochissimo. Già a fine mattinata i primi rumors su nuovi, ingenti riscatti di un grande hedge fund, che dovrebbe recuperare addirittura 10 miliardi. Poi le voci da Londra su un possibile blocco degli aumenti tariffari delle utilities, cioè i titoli che nei giorni scorsi avevano perso meno.
Infine la picchiata della Morgan Stanley: "È arrivata a perdere fino a 4 dollari su 17, un'enormità. Cessato il divieto di vendite allo scoperto sui titoli finanziari, in vigore fino a ieri, le vendite si sono accanite sulla banca ritenuta, a torto o a ragione, più fragile. E siccome il mercato va a mille all'ora, individuato e colpito un bersaglio si allarga subito il campo a quelli affini. Ed è ricominciato il massacro: Intesa, la Popolare di Milano... Qui si tira alla giornata: primum vivere, deinde philosophari".

Insomma banche, banche, ancora banche. "Ieri la Bce ha tagliato il costo del denaro di mezzo punto. Sa qual è stato l'effetto sull'Euribor, l'indicatore sul quale si muovono i tassi dei mutui, l'unico che conta per l'utente finale? Glielo dico io: zero. L'Euribor non ha fatto una piega. L'effetto degli interventi delle banche centrali sull'utente finale è zero. La rata del suo mutuo non calerà di un solo euro. E sa perché? Perché non circola denaro tra le banche, perché l'una non si fida dell'altra. Gli istituti di credito, che hanno un drammatico bisogno di riaggiustare i ratios patrimoniali, hanno sostanzialmente incamerato il taglio dei tassi della Bce per accrescere gli utili. Le dico di più: so di una grande azienda italiana, in salute, con un cash flow abbondante, che non riesce a ottenere credito. Non prestano neppure più i soldi che hanno in cassaforte". Uno sguardo alle quotazioni: Unicredit, varata la manovra di rafforzamento patrimoniale, sembra uscita dal mirino dei venditori, Banca Intesa pare esserci entrata. Rotazione dei temi di Borsa?

"Credo che sia un'illusione ottica, i movimenti di ieri si spiegano con il fatto che un grande fondo colpito dai riscatti aveva posizioni lunghe su Intesa e corte su Unicredit. E poi il mercato teme che Passera finisca per scegliere la stessa strada di Profumo, magari pressato dalla moral suasion della Banca d'Italia: pagare il dividendo in azioni. Non a caso le risparmio hanno perso quasi il doppio delle ordinarie". Resta il fatto che le banche erano e restano l'epicentro del terremoto. "Quando hai un infarto devi sbloccare le arterie, sennò non ti rimetti in piedi...".
(10 ottobre 2008)
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Re: Borse e mercati

Messaggioda franz il 10/10/2008, 21:08

franz ha scritto:L'AGENDA DEL BROKER
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qui nessuno si fida più"

di ROBERTO RHO

"Mi ha chiamato la mia vecchia zia, ha più di 80 anni e di Lehman Brothers, dei subprime e del credit crunch sa quanto gli Indios della foresta amazzonica. Ha visto Berlusconi al telegiornale che rassicurava i risparmiatori italiani, che spiegava il fondo da 20 miliardi per salvare le banche. Sa cosa mi ha chiesto? "Ma la situazione è davvero così grave? Devo correre in banca e chiudere il conto corrente?". Ecco: la situazione è così drammatica che anche gli interventi delle istituzioni, invece che tranquillizzare, finiscono per spaventare la gente". Ma quell'intervento era indispensabile, lo dicono anche le opposizioni. "Sì, magari il premier poteva evitare, mezz'ora più tardi, di andare al bagaglino... ".


Già! Ed a questo si aggiunge il premier che in crisi di astinenza da esternazioni (o altro) parla a braccio di chiusura delle borse e deve smentire nel giro di tre minuti. Per non parlare dei "consigli sugli acquisti a favore di Enel ed ENI (di cui stato e governo sono azionisti). Quante telefonate minacciose avrà ricevuto? Lo stesso Bush si è affrettato a precisare che non esiste potesi di sospendere i mercati.

19:26 Enrico Letta: "Inconcepibile che il premier faccia il broker"
"Trovo inconcepibile che il presidente del Consiglio si trasformi in un broker in un momento come questo. E' da censurare il fatto che si sia messo a indicare i titoli da comprare". Lo ha affermato il ministro ombra del Pd Enrico Letta, rispondendo alle domande dei giornalisti sul suggerimento dato a Napoli da Silvio Berlusconi di "comprare azioni Eni-Enel".

19:24 Boeri: "Consob intervenga su Berlusconi che parla di Eni ed Enel"
Intervenga la Consob sulle dichiarazioni di Silvio Berlusconi, a proposito dell'invito all'acquisto di azioni Eni ed Enel. A chiederlo l'economista tito boeri, nel corso di un'intervista al Tg3. "E' stata un'affermazione non fortunata essendo azionista di controllo di queste società. E' una forma di turbativa del mercato e il presidente del Consiglio dovrebbe astenersi da queste affermazioni: mi auguro che la Consob intervenga", ha detto.

18:58 Veltroni: "Berlusconi irresponsabile, crisi non è discoteca"
"Nel giorno in cui il capo dello Stato invita saggiamente a non diffondere allarmismi, è assolutamente inconcepibile che il presidente del Consiglio (alle ore 15,39) annunci che 'si parla di una nuova Bretton Woods per scrivere nuove regole e di sospendere i mercati per il tempo necessario per scrivere queste regole'. Ed è altrettanto assolutamente inconcepibile la consueta successiva smentita delle 16,49 con l'incredibile 'Questa ipotesi non è stata ventilata da nessun leader e tantomeno da me'. La situazione è drammatica e richiede competenza e responsabilità mentre al governo italiano è toccata l'onta di vedersi arrivare una smentita (la seconda in pochi giorni) dal portavoce di Bush". E' quanto afferma il leader del Pd, Walter Veltroni, in una nota. "La crisi finanziaria - continua - non è una discoteca in cui si possono raccontare barzellette".

18:23 Casa Bianca: "Nessuna ipotesi di sospendere i mercati"
Nessuna ipotesi di sospendere i mercati. Il portavoce della Casa Bianca, Tony Fratto, interpellato dopo le dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi che aveva parlato dell'ipotesi di una sospensione delle contrattazioni (ipotesi sulla quale ha poi frenato). Fratto ha precisato che "non ci sono assolutamente piani o discussioni per interferire con il funzionamento dei mercati negli Stati Uniti".

17:20 Di Pietro: "Meno male per Berlusconi che c'è il lodo Alfano..."
"Berlusconi ha fatto bene a farsi il lodo Alfano...". A parlare è Antonio Di Pietro, ma il tono è sarcastico. "Ha fatto bene dice il leader di Iv - perchè altrimenti dopo le dichiarazioni di oggi dovrebbe rispondere di diversi reati. Glieli elenco: turbativa di mercato, aggiottaggio, abusiva attività finanziaria, abuso di informazioni privilegiate".

17:11 Berlusconi: "Comprate azioni Eni ed Enel"
"Dobbiamo essere più forti del panico: se si hanno delle azioni, non venderle, e se si hanno soldi liquidi consiglio di acquistare le azioni di aziende più solide dal punto di vista produttivo, con l'aiuto di un esperto finanziario". Silvio Berlusconi rinnova l'invito rivolto ai risparmiatori italiani: "E' il momento di comprare Eni ed Enel, con quei rendimenti dovranno per forza tornare ai valori di Borsa originali".

16:55 Bersani: "Berlusconi fa confusione"
Pierluigi bersani critica Silvio berlusconi per le dichiarazioni sull'ipotesi di sospendere i mercati finanziari. "Abbiamo gia abbastanza problemi senza che berlusconi ne aggiunga altri. Parlare di sospendere i mercati e poi, dopo appena tre minuti, rimangiarsi confusamente quello che si è detto aggiunge incertezza a incertezza", afferma il ministro ombra dell'economia.

15:51 Berlusconi corregge: "Sospensione? Solo ipotesi"
"Qualcuno ha avanzato l'ipotesi di riscrivere le regole. Ne stiamo parlando, ma non c'è ancora nulla". Così il premier Silvio Berlusconi ha risposto, dopo la conferenza stampa a Napoli, ad una domanda sull'ipotesi di sospensione dei mercati di cui ha parlato durante l'incontro con i giornalisti

15:46 Berlusconi: "Sospendere i mercati"

"La crisi è globale e serve una risposta globale. Si parla di una nuova Bretton Woods per scrivere nuove regole e di sospendere i mercati per il tempo necessario per scrivere queste nuove regole". Lo afferma il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
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