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Orari Fiat

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Pomigliano, ricatto storico.

Messaggioda franz il 19/06/2010, 20:58

antonio bianco ha scritto:Cosa potrà mai rispondere un operaio minacciato di essere licenziato?

In Europa, con due anni di sussidio di disoccupazione all'80% davanti ...nulla.
Si trova un altro lavoro. Magari in un'azienda italiana che scappa e si trasferisce oltr'alpe.
In Italia invece non rimane altro che leccare il XXXX del XXXX a Marchionne o a qualche sindacato.

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Re: Orari Fiat

Messaggioda ranvit il 20/06/2010, 12:18

Insomma mi oare di capire che tutto il problema sta sul discorso dei picchi di assenteismo?
Non l'avevo voluto evidenziare per "carità di patria"....cioè vogliamo difendere chi si assente dolosamente? Ma siamo impazziti? Vogliamo per davvero darci le botte sulle palle?
Siamo di fronte ad atteggiamenti che da tempo andrebbero affrontati giuridicamente....nel senso di licenziamento del dipendente che si assenta dolosamente. Ma siamo in Italia e una certa tendenza della magistratura a chiudere un occhio è un tremendo contributo all'illegalità (che non non è un'esclusiva dei ceti alti...) e allora un'impresa, che paga direttamente tali comportamenti, come dovrebbe difendersi? Come fai a sostituire picchi di assenteismo dell'ordine del 10- 20 o 30%?
La Fiat ha pensato di forzare la mano alle cattive abitudini (degli operai che si assentano con la collaborazione ed il sostegno di sindacati, magistratie e intellettualoni della sinistra).
Tutto qua.

Io concordo sul fatto che sia giuridicamente contestabile non pagare le giornate di assenza seppure in presenza di picchi, ma proprio per questo il contratto va firmato e poi alla prima occasione concreta affrontato in sede giuridica.


Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Orari Fiat

Messaggioda franz il 20/06/2010, 14:18

ranvit ha scritto:Insomma mi oare di capire che tutto il problema sta sul discorso dei picchi di assenteismo?
Non l'avevo voluto evidenziare per "carità di patria"....cioè vogliamo difendere chi si assente dolosamente?

se ricordo bene lo stabilimento di Pomigliano è stato chiuso due anni fa anche per problemi di questo tipo (eccessivo assenteismo).
Ora lo si puo' riaprire se anche questo nodo viene sciolto.

Ciao,
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Re: Orari Fiat

Messaggioda Robyn il 21/06/2010, 10:07

In questi anni c'è stato un continuo declassamento del mondo del lavoro.La precarietà,la flessbilità senza sicurezza sociale, redditi bassi,lavoro nero, in particolare peggioramento delle condizioni lavorative all'interno dei posti di lavoro.Al tal proposito è bene ogni tanto leggere gli aticoli di famiglia cristiana cosa scrivono sù questo argomento.L'unica possibilità che ha il mondo del lavoro per difendersi da questo continuo declino è rafforzare e rinnovare il sindacato più forte con sindacalisti più intransigenti e possibilmente un 'astensione di massa che si rifletta su tutti i partiti ,da destra a sinistra"i partiti possono tenersi gli schiavisti".Ho la netta impressione che c'è gente fra gli industriali pensa solo agli affari propri che non ha nessuna idea sulla competitività e sul capitale umano.La situazione che c'è in Italia non è riscontrabile in nessun paese europeo.Per quel che riguarda l'assenteismo a Pomigliano una cosa è la malattia e i permessi un'altra cosa sono gli abusi e le assenze ingiustificate e su questo basta applicare il ccnl" licenziamento per scarso impegno nel lavoro" .Per le punte di assenteismo in prossimita delle elezioni non capisco perchè i partiti non sceglievano i disoccupati per fare gli scrutini.L'industria italiana si può rendere competitiva senza toccare i diritti aquisiti .Pomigliano non riflette lil mondo del lavoro in Italia e la Fiat non può prendere a pretesto Pomigliano per destrutturare i diritti dei lavoratori .Non vorrei che dietro questo accordo c'è la mano della criminalità organizzata Ciao Robyn
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Re: Orari Fiat

Messaggioda franz il 22/06/2010, 8:52

IL COMMENTO
La catastrofe del lavoro
La crisi, restituendo agli Stati un più forte intervento economico - senza per questo ridurre la sovranità delle grandi multinazionali - sospinge il lavoro salariato verso un rinnovato "sacro egoismo". Pomigliano ha reso clamorosa questa condizione
di ADRIANO SOFRI

SE esistesse oggi un'Internazionale dei lavoratori, dovrebbe ammettere una catastrofe simile a quella che travolse la Seconda Internazionale nel 1914, quando le sue sezioni nazionali aderirono al patriottismo bellico, e i solenni principii andarono a farsi benedire. L'Internazionale non esiste e la crisi finanziaria ed economica non è (per ora) una guerra armata. La Seconda Internazionale era stata largamente partecipe dei pregiudizi e delle convenienze colonialiste: differenza minore, dal momento che lavoratori e sindacati dei paesi ricchi si sono guardati finora dall'affrontare il colossale divario con la condizione del proletariato dei paesi poveri.

La crisi, restituendo agli Stati un più forte intervento economico - senza per questo ridurre la sovranità delle grandi multinazionali - sospinge il lavoro salariato verso un rinnovato "sacro egoismo". Pomigliano ha reso clamorosa questa condizione. La Cina è vicina, e gli scioperi della Honda o della taiwanese Foxconn (e i suicidi operai) mettono in vetrina l'andamento da vasi comunicanti che Scalfari ha qui illustrato: gli operai cinesi rivendicano salari meno infimi e condizioni di lavoro meno infami e gli operai occidentali diventano più cinesi. Il punto però è che la nuova Panda ha messo in concorrenza diretta lavoratori italiani e lavoratori polacchi, cioè di due paesi dell'Unione Europea. E anche se una rilocalizzazione italiana dall'est europeo è inedita, come vanta Marchionne, è vero però che da anni la minaccia di trasferire la produzione in Ungheria o in Romania è valsa a far accettare nell'industria occidentale sacrifici di lavoro e salario non molto dissimili da quelli che si impongono a Pomigliano.

In Germania, la difesa dell'occupazione è costata, ben prima della crisi finanziaria, un forte allungamento dell'orario di lavoro a parità di salario - alla Opel da 38 a 47 ore! A Bochum, nel 2004, si trattò proprio di sventare il trasferimento in Polonia. In Francia le 35 ore erano legge, e sono un ricordo imbarazzato. Oggi, alla Opel, saturati i tempi, gli operai cedono - agli investimenti aziendali, a fondo perduto - una metà di tredicesima e quattordicesima, un mese di salario. Il ritorno a un protezionismo "nazionale" fu vistoso con il prestito offerto dalla Merkel alla Magna in cambio della salvaguardia dell'occupazione tedesca, violando le regole europee sulla concorrenza. Ma si tratta di una tendenza generale, di cui gli incentivi governativi alla Fiat furono un capitolo ingente. Sarebbe interessante sapere in quante fabbriche italiane (Fiat inclusa) condizioni di lavoro largamente simili a quelle imposte a Pomigliano sono già in vigore.

Se dunque non c'è una capacità, e neanche una vera volontà - a parte la lettera "di bandiera" di un gruppo di operai di Tichy - di animare una solidarietà europea, tanto meno ci si attenterà a immaginare una simpatia e un legame fra gli operai di Pomigliano e di Tichy e gli scioperanti e i suicidi di Shenzhen, i quali per giunta fabbricano (sono 400 mila solo alla Foxconn) componenti elettroniche per il mondo intero, e non un prodotto esausto come l'auto, sia pure la nuova Panda. Nel momento in cui accentua la sua internazionalizzazione, la Fiat "nazionalizza" gli operai di Pomigliano, con un ultimatum prepotente perfino nel tono. A sua volta, in un gioco delle parti di cui non è affatto detto che sia voluto - che Sacconi e Marchionne siano in combutta: anzi - il governo prende la sfida della Fiat a pretesto per l'abolizione dei contratti nazionali, la liquidazione simbolica della Costituzione, la sostituzione dei "lavori" ai lavoratori, delle cose alle persone. (L'autocertificazione per cui oggi si pretende di rifare la Costituzione, veniva garantita dal Capezzone quondam radicale in un progettino dal titolo "Sette giorni per aprire un'impresa").

La famigerata "anomalia" di Pomigliano è perciò largamente pretestuosa: serve a far passare per una cruna il cammello del conflitto sociale e dei diritti sindacali. Un precedente prossimo c'è, ed è l'Alitalia: anche lì era facile trovare le anomalie, e fare piazza pulita delle norme. Pomigliano è "anomala" dalla fondazione, come ha raccontato Alberto Statera, con la sua combinazione fra una maggioranza di operai venuti dalla campagna e da assunzioni clientelari, e una minoranza di reduci da altre fabbriche e lotte. Si raccontava, il primo giorno dell'Alfasud, che fossero entrati in fabbrica 3 mila operai, e ne fossero usciti 2.980, perché venti erano evasi durante l'orario di lavoro, avendone già abbastanza. Ma l'industria cinese, quella che fabbrica gli iPad, è fatta largamente di contadini scappati dai villaggi.

Un dirigente mandato da Torino al passaggio dall'Iri alla Fiat, nel 1986, avrebbe poi raccontato agli intimi Pomigliano in termini più coloriti del dialogo fra Chevalley e il principe nel Gattopardo. A Pasqua, si aspettavano una gratifica e un agnello. Il manager, magari anche per l'assonanza col nome della dinastia, provò a monetizzare gli agnelli. Uno sciopero lo costrinse a cedere in extremis. Al rientro dopo la festa lo sciopero riprese, e il dirigente costernato si sentì dire che l'agnello avrebbe dovuto essere vivo, e non macellato. Bisognava che prima ci giocassero i bambini. Sarà una leggenda. Anche sull'assenteismo e sulla camorra a Pomigliano corrono storie vere e leggende, utilizzabili a piacere.

Sarà vero che al direttivo provinciale di Cisl e Uil partecipano seicento dipendenti di Pomigliano? Marchionne deve saperlo, e non da oggi. Deve averci pensato almeno da quando ribattezzò la fabbrica col nome di Giambattista Vico, per riparazione: il più grande intellettuale della Magna Grecia. Non bastava un'intitolazione a passare dall'assenteismo alla scienza nuova, e nemmeno la deportazione dei cattivi a Nola. Ma appunto, il colore locale fa comodo a tutti, e anche a rovesciarlo in un ipertaylorismo - parola buffa, perché il taylorismo è iperbolico per definizione, e caso mai bisogna ridere amaro delle chiacchiere sulla fine del lavoro manuale e della fatica. I 10 minuti in meno di pausa - su 40 - la mezz'ora di mensa spostata a fine turno, e sopprimibile, lo straordinario triplicato - da 40 a 120 ore - e una turnazione che impedisce di programmare la vita, sono già un costo carissimo. Aggiungervi le limitazioni allo sciopero e il ricatto sui primi tre giorni di malattia è una provocazione o un errore, di chi vuole usare Polonia e Cina per insediare un dispotismo asiatico in fabbrica qui, quando la speranza è che l'anelito alla dignità e alla libertà in fabbrica faccia saltare il dispotismo in Cina.

Non c'è l'Internazionale, viene fomentata la guerra fra poveri, si fa la guerra ai poveri, questa sì dappertutto. Perché l'altra lezione venuta in piena luce grazie a Pomigliano è che la storia degli operai "garantiti" opposti ai "precari" era del tutto effimera, e i nodi sono al pettine, per operai e pensionati. Termini Imerese chiude, Pomigliano chissà, Mirafiori... Chi garantisce chi? Dei due modelli presunti - lavorare di meno o consumare di più - è destinato a prevalere, da noi ricchi, il terzo: lavorare di più e consumare di meno. Il "movimento epocale" di redistribuzione del reddito, invocato da Scalfari, va insieme a un cambiamento radicale dei modi di vivere e consumare (si chiamano, chissà perché, "stili": come se ci fosse stile in una coda di autostrada). Erano provvisori i "garantiti", siamo provvisori "noi ricchi" del mondo.

Questione di tempo, e l'economia va più svelta della stessa demografia. Prediche al mondo vorace che esce dalla povertà a spallate, perché non si ingozzi di automobili e telefonini come noi, non ne possiamo fare. Abbiamo dato l'esempio dell'ubriachezza consumista, possiamo solo provare a darne uno pentito, di sobrietà. Sbrigandoci.

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Re: Orari Fiat

Messaggioda franz il 22/06/2010, 9:07

Soffri, farneticando, ha scritto:...Dei due modelli presunti - lavorare di meno o consumare di più - è destinato a prevalere, da noi ricchi, il terzo: lavorare di più e consumare di meno....

Tutto l'articolo di Soffri è un ottimo esempio delle farneticazioni indotte dallo scrivere in un argomento in cui non si ha competenza ma la perla per me maggiore, che è un'ottima cartina al tornasole della mentàlità di questi rivoluzionari (o ex tali) da strapazzo è la parte quotata.
Se lavoriamo di piu' chi mai comprerà tutto quel ben di dio che abbiamo prodotto se tutti consumiamo di meno?
Ma che modelli economici ha in mente chi ragiona in quel modo?
E l'aumento di produttività trasforma quell'errato "lavorare di meno o consumare di più" nel piu' ovvio "lavorare di meno e consumare di più" per cui Soffi non ne ha imbroccata una. Eventualmente lavorare di piu' (perché quando si hanno debiti è un dovere farlo) e consumare di piu'. I paesi piu' ricchi hanno un elevato reddito ed una maggiore propensione al consumo.
Ma siamo tutti soggetti al vincolo di bilancio. Dobbiamo cioè sceglier cosa comprare, perché non possiamo comprare tutto.
E volendo massimizzare quello che vogliamo comprare, un occhio al prezzo del bene e del servizio è fondamentale.
La globalizzazione è come un sistema di vasi comunicanti. I cinesi rivendiano piu' diritti, noi dobbiamo rinnunciare a qualcuno. Ci incontreremo a metà strada ma intanto invece di avere un 20% ricco (e super tutelati) ed un 80% povero, ora siamo già ad un 50-50. Se la parte piu' ricca è un po' meno tutelata e deve lavorare di piu' per pagarsi i debiti, non mi pare un dramma.
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Re: Orari Fiat

Messaggioda Robyn il 22/06/2010, 10:11

In Italia si stanno facendo molte scelte sbagliate perche il 70% dell'economia italiana è mercato interno.Solo il 30% è mercato estero.La detassazione degli straordinari è costata 180,000 posti di lavoro in meno.Il piano Fiat se applicato all'economia nazionale produrrebbe una disoccupazione senza precedenti perche a parità di beni prodotti serviranno meno occupati.La strada per la competitività è un'altra e non stà nell'aumento dell'orario di lavoro ma nell'allegerire il costo del lavoro e incentivare la ricerca scientifica.Si tratta poi di aiutare i paesi emergenti ad inserire il welfare.La classe dirigente politica e imprenditoriale che abbiamo è una classe dirigente incapace e screditata che evidentemente pensa agli affari propri e per pensare agli affari propri cerca di importare il modello dei paesi emergenti e infatti oggi ne stiamo pagando le conseguenze sul piano del benessere e della democrazia.Che cosa ci si può aspettare da una classe dirigente che non ha a cuore il bene del paese? Ciao Robyn
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Re: Orari Fiat

Messaggioda matthelm il 22/06/2010, 10:54

Alleggerire il costo del lavoro è il punto.

Per chi lavora legalmente è un peso insopportabile: la tassazione effettiva raggiunge il 52%, altro che 43%!!! che è già altissimo rispetto al 25% per esempio della Germania.

E' una scusa plausibile per evadere il fisco. Queste sono cose concrete su cui chi "produce reddito" si scontra tutti i giorni.

Tra non molto rivedremo il popolo, operai e imprenditori, con i forconi!
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Re: Orari Fiat

Messaggioda mauri il 22/06/2010, 11:18

i diritti dei lavoratori sono inalienabili, non sono diritti acquisiti ma conquistati duramente in decenni di lotte che sono costate sacrifici e morti anche alle famiglie, un paese civile si distingue per tale quando esiste il rispetto per suo lavoro e di chi lo produce

i sindacati hanno il compito di proteggere, mantenere ed aumentare il benessere di chi lavora, non può e non deve tornare indietro

il padronato ovviamente fa i suoi interessi e ha spostato la produzione in paesi dove costa meno della metà e dove non esistono protezioni per chi lavora, e mi domando come mai fiat investe 700miliardi in italia per produrre un'auto quando lo potrebbe fare in altri paesi spendendo parecchio meno, che interesse ha? forse sfruttare la crisi per alienare le conquiste dei lavoratori, far lavorare di più e pagare di meno e niente scioperi e niente diritti, come ha fatto in america con chrysler, e se così fosse se riesce nel suo intento apre la strada a tutte le altre aziende che si muoverebbero allo stesso modo ricattando i lavoratori e i sindacati con la minaccia di chiudere

eppoi mi domando ma se costa così tanto produrre perchè non la piamtiamo di produrre e iniziamo ad esportare tecnologia?
vendiamo macchine perfare bulloni che altri produrranno a costi più competitivi
forse è la pigrizia e l'immobilismo di un padronato vecchio e familiare che non vuole cambiare, fare investimenti in ricerca e tecnologia da vendere che gli costa di più che tagliare le palle ai lavoratori con beneplacito dei sindacati e governo, bene fa fiom ad opporsi
ora vedremo l'esito del referendum che probabilmente è scontato, di fronte alla scelta forcaiola di perdere il lavoro o i diritti voteranno per il sì e si torna agli anni 50
ciao, mauri
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Re: Orari Fiat

Messaggioda franz il 22/06/2010, 12:37

Robyn ha scritto:In Italia si stanno facendo molte scelte sbagliate perche il 70% dell'economia italiana è mercato interno.Solo il 30% è mercato estero.La detassazione degli straordinari è costata 180,000 posti di lavoro in meno.Il piano Fiat se applicato all'economia nazionale produrrebbe una disoccupazione senza precedenti perche a parità di beni prodotti serviranno meno occupati.

Fermiamoci qui per ora perché hai già superato il numero massimo di imprecisioni (e voglio essere politicamente corretto) accettabile). Ipotizzando una bilancia dei pagamenti in pareggio, se esportiamo il 30% è anche vero che importiamo il 30% (piu' o meno, non fossilizziamoci sui punti percentuale di differenza). Possiamo esportare scarpe e mozzarella ed importare petrolio a autoveicoli. Ora di petrolio non me abbiamo ma di autoveicoli si e se li importiamo è perché sono piu' convenienti di quelli che producioamo (rapporto qualità / prezzo). I beni prodotti, ed importati, non sono a parità (salvo quando il PIL è statico) ma tendono ad aumentare (nel medio e lungo periodo) perché il PIL aumenta. Se dimunisce (perché noi non siamo capaci di produrre in modo economico i prodoti tche servono a noi ed algi altri) non lamentiamoci della disoccupazione. Piuttosto ragioniamo sulle cause e sugli effetti, senza invertirli.

Robyn ha scritto:La strada per la competitività è un'altra e non stà nell'aumento dell'orario di lavoro ma nell'allegerire il costo del lavoro e incentivare la ricerca scientifica.Si tratta poi di aiutare i paesi emergenti ad inserire il welfare.La classe dirigente politica e imprenditoriale che abbiamo è una classe dirigente incapace e screditata che evidentemente pensa agli affari propri e per pensare agli affari propri cerca di importare il modello dei paesi emergenti e infatti oggi ne stiamo pagando le conseguenze sul piano del benessere e della democrazia.Che cosa ci si può aspettare da una classe dirigente che non ha a cuore il bene del paese? Ciao Robyn


Entrambe. Altri paesi fanno innovazione E (un E grande come una casa) adeguano, migliorandola la produttività (anche in Germania lavorano di piu'). Noi non facciamo ricerca e inoltre abbiamo una bassa produttività.

Dunque? Possiamo illuderci di lavorare SOLO sull'innovazione (strada lunga che dà risultati dopo decenni) oppure ci rendiamo conto che dobbiamo ANCHE lavorare sulla produttività?

Franz
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