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marketing e miseria

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: marketing e miseria

Messaggioda franz il 31/08/2012, 12:32

trilogy ha scritto:... il fenomeno del riciclaggio è sempre esistito, così come l'infiltrazione dei clan nella finanza e nell'economia legale.
Ma il problema è che la crisi colpisce in modo ineguale e accentua gli squilibri sociali. Mentre gl'indici di Wall Street sono su livelli molto elevati, le famiglie americane che usufruiscono dei buoni acquisto alimentari distribuiti dal Governo sono ai massimi storici. E' una correlazione interessante. ...
Poi si cita spesso la Svezia come caso di successo e in generale i paesi nordici. Bisogna ricordare che questi paesi nonostante il risanamento dei bilanci avevano e a hanno ancora sistemi di welfare e di sostegno al reddito universali e questo li ha agevolati nelle riforme strutturali e nell'affrontare la crisi.

Varie cose:
1) il fenomeno è sempre esistito, non lo metto in dubbio. Bisogna pero' considerare la crescita dimensionale. Dagli anni 70 ed 80 è cresciuta un po' ovunque la dimensione del sommerso e delle attività illegali (e relative necessità di riciclaggio). Ci sono stati periodi in cui l'economia sommersa cresceva piu' di quella ufficiale.
2) per quanto riguarda gli USA, cio' che racconti è un po' la cartina al tornasole del fallimento sostanziale di Obama. Se fosse accaduto sotto un governo repubblicano potremmo a ben vedere sottolineare la discrepanza tra risultati finanziari decisamente buoni (la borsa) e disparità nel paese. Ma sotto Obama quello che racconti narra di un sostanziale fallimento delle politiche sociali. E qui Obama non puo' certo dare la colpa all'euro ed alla crisi europea (ci tenta, naturalmente).
3) sulla svezia hai ragione ma questo testimonia che si possono attuare politiche nette, decise e durature di riduzione della spesa pubblica e del debito senza per questo intaccare lo stato sociale. Da noi invece appena tocchi un euro di spesa pubblica si scatenano quelli che parlano di macelleria sociale o che vorrebbero aumentarla per rilanciare l'economia. E non è solo la svezia ad essere un buon esempio ma pari politiche di contenimento della spesa, fatte con riforme strutturali, ci sono state in Olanda e Germania, in Svizzera. Un po' ovunque, anche se in misura minore. Solo in certi paesi (direi i PIIGS) si è continuato a dire che andava tutto bene e non servivano riforme profonde, che il poco già fatto andava bene.
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Re: marketing e miseria

Messaggioda flaviomob il 31/08/2012, 21:23

Non credo che Obama abbia grosse responsabilità per la peggior crisi economica da ottant'anni a questa parte, che è frutto di una pericolosa deregulation neoliberista, a cui si sommano diseguaglianze profonde e squilibri dovuti alla finanziarizzazione, oltre all'esplosione delle spese militari, con cui l'attuale presidente USA non ha nulla a che fare, dato che prima di lui i presidenti repubblicani erano marionette in mano alle lobby finanziarie e militari. E non li hanno votati i marziani (tranne Bush II che ha notoriamente fatto uso di... fraterni brogli), ma gli americani stessi.


vedi http://www.aspeninstitute.it/aspenia-on ... ri-globali


Per quanto riguarda le mafie, esse utilizzano una forma particolare della liquidità, cioè prevalentemente il contante. Per il resto, le operazioni bancarie sono dirette verso i soliti paradisi (o verso gli "opachili") fiscali. Ergo, ridurre il contante e punire in modo esemplare i paradisi darebbe alle mafie un colpo letale. Ma lederebbe interessi troppo grossi, in cui sono coinvolti troppi poteri "forti"...


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Re: marketing e miseria

Messaggioda franz il 01/09/2012, 8:33

flaviomob ha scritto:Non credo che Obama abbia grosse responsabilità per la peggior crisi economica da ottant'anni a questa parte, che è frutto di una pericolosa deregulation neoliberista, a cui si sommano diseguaglianze profonde e squilibri dovuti alla finanziarizzazione, oltre all'esplosione delle spese militari, con cui l'attuale presidente USA non ha nulla a che fare, dato che prima di lui i presidenti repubblicani erano marionette in mano alle lobby finanziarie e militari.

Probabilmente hai ragione. Responsabilità oggettive o non ci sono o sono difficili da trovare. Resta il fatto che molti americani pensano non tanto che sia responsabile ma che non sia riuscito ad uscire dalla crisi, anche a fronte del grande messaggio di speranza che aveva lanciato. Aveva detto yes we can ed aveva innescato molte aspettative. Pero' ti prego di risparmiarci qui il solito bagaglio propagandistico sulle cause della crisi, sulle spese militari, sugli squilibri relativi ad un paese che conosciamo tramite i classici stereotipi della sinistra anticapitalista (che dove ha governato ha fatto di peggio come squilibri e spese militari, per non parlare della privazione delle libertà). Concentriamoci un po' sul nostro di paese, che ne ha piu' bisogno. Da noi per esempio l'erosione del reddito ed il conseguente aumento delle difficolta delle famiglia e disparità nel paese è dovuto, in questi 30 anni, alla enorme crescita delle spese statali ed alla conseguente crescita della pressione fiscale, non bilanciate da un miglioramento altrettanto rilevante della qualità delle prestazioni sociali, che erano e restano generalmente scadenti. L'articolo di Saraceno meriterebbe un thread tutto per se. Ma ha ragione su alcuni punti e come lui concludo: "Se questa analisi è corretta, ne deriva che per ritornare ad una crescita più bilanciata, a livello nazionale e su scala globale, bisogna invertire la tendenza degli ultimi tre decenni".
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Re: marketing e miseria

Messaggioda trilogy il 01/09/2012, 12:22

franz ha scritto:....L'articolo di Saraceno meriterebbe un thread tutto per se. Ma ha ragione su alcuni punti e come lui concludo: "Se questa analisi è corretta, ne deriva che per ritornare ad una crescita più bilanciata, a livello nazionale e su scala globale, bisogna invertire la tendenza degli ultimi tre decenni".


Concordo con l'analisi di Saraceno, ma citerei la frase per intero, dato che l'ultima parte è il vero nocciolo del problema: Se questa analisi è corretta, ne deriva che per ritornare ad una crescita più bilanciata, a livello nazionale e su scala globale, bisogna invertire la tendenza degli ultimi tre decenni, e iniziare a ridurre le diseguaglianze.
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Re: marketing e miseria

Messaggioda franz il 01/09/2012, 14:55

trilogy ha scritto:Concordo con l'analisi di Saraceno, ma citerei la frase per intero, dato che l'ultima parte è il vero nocciolo del problema: Se questa analisi è corretta, ne deriva che per ritornare ad una crescita più bilanciata, a livello nazionale e su scala globale, bisogna invertire la tendenza degli ultimi tre decenni, e iniziare a ridurre le diseguaglianze.

Ma non basta dire che si vogliono ridurre le disugualianze, dato che nessuno afferma di volerle aumentare.
In questo senso la frase di Saraeno inutile ed è la classica catalanata (tipo meglio essere ricchi e sani che poveri e malati).
E chi mai sosterrebbe il contrario?
Il problema è come farlo. La storia ci ha consegnato due metodi infami: il primo decisamente sanguinolento (ammazzare tutti i ricchi durante una rivoluzione) ed il secondo decisamente fallimentare (rendere tutti egualmente poveri durante la gestione del potere dopo una rivoluzione). Poi ci sono altri metodi sicuramente migliori, che sono basati sulla crescita e sullo sviluppo, sulla creazione e diffusione del sapere, della democrazia e del benessere. Anche se questa crescita non è lineare, non è uniforme ovunque e sempre. Come per ogni fenomeno umano. Poi ci sono vie di mezzo, come da noi, in cui una casta statale vampiresca si appropria delle risorse prodotte dallo sviluppo economico tremite tasse esagerate col risultato di portare alla miseria la popolazione tramite la sottrazione della metà dei redditi. Neanche le caste antiche, i sovrani e le chiese di un tempo, osavano tanto. Si accontentavano delle decime. Appunto un decimo del raccolto. Oggi siamo a 5 decimi.

Comunque non esiste (lo dice lo stesso Krugman) alcuna prova scientifica che la crisi economica sia dovuta ad un aumento delle disparità (ed ovviamente questo dovrebbe essere chiaro ad ogni vero keynesiano macroeconomista, non ai finti che sono solo ex-comunisti convertiti alla prima teoria piu' vicina che hanno creduto di trovare). Le disparità potrebbero diminuire o aumentare e la crisi continuare. Avevo già citato il pezzo il cui Krugman spiega perché ma eventualmente posso cercare di ritrovarlo. Se vogliamo ridurre le disparità (e penso che debba essere un nostro obbiettivo) nella situazione italiana dobbiamo ridurre il peso dello stato e delle imposte indirette. Perché un 21% di IVA ed un 50% di prelievo sulle retribuzioni (tra previdenza al 33% e tutti gli altri oneri assicurativi obbligatori) essendo proporzionale e quindi regressivo aumenta le disparità. A fronte di un reddito annuale di 1 milione, chi rimane con la metà è sempre ricco ma chi guadagna 20'000 euro diventa molto piu' povero se gli arriva in tasca solo 10'000. Le disparità aumentano se la tassazione è principalmente proporzionale ed ha aliquote elevate. Se vogliamo diminuire le disparità il vampiro principale sappiamo come si chiama.
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Re: marketing e miseria

Messaggioda trilogy il 06/09/2012, 11:56

Crisi: Ue, in Europa 116 milioni di persone a rischio poverta'
06 Settembre 2012 - 09:40

(ASCA) - Bruxelles, 6 set - L'Europa ha bisogno di politiche che possano dare slancio alle economie del Continente e, soprattutto, arginare il fenomeno della disoccupazione, vera e propria piaga. Nel territorio dei ventisette paesi dell'Ue la vera sfida e' questa: ricostruire il mercato del lavoro, che sappia riportare nel circuito produttivo quanti oggi si trovano al di fuori, correggendo quelle disfunzioni che ancora fanno parte dell'Europa. Lo sostiene la Commissione Ue, in occasione di 'Jobs 4 Europe', la conferenza sulle politiche a sostegno della creazione di lavoro in Ue organizzata oggi a Bruxelles.

Per l'occasione l'organismo comunitario riassume la situazione che sta vivendo il Vecchio Continente, con un documento che evidenzia tutta la gravita' del momento. Il continuo peggioramento della situazione a livello occupazionale ''e' la principale preoccupazione per i cittadini e i governanti europei'', sottolinea l'organismo di Bruxelles. ''La disoccupazione e' vista come minaccia alla stabilita' e alla competitivita' dell'Europa''. E non potrebbe essere altrimenti. Dal 2008 a giugno 2012 il tasso di disoccupazione in Europa e' passato dal 7% al 10,4%: la crisi ha prodotto in tutta Europa circa 25 milioni di disoccupati, 18 milioni dei quali nell'Eurozona.Ma non c'e' solo l'incubo della perdita del posto di lavoro ad agitare gli europei: oggi avere un lavoro non significa avere certezze. ''Il lavoro e' diventato piu' precario'', denuncia la Comissione europea. Circa il 94% dei posti di lavoro creati nel 2011 e' part-time, una situazione che riguarda persone dai 15 ai 64 anni di eta'. Inoltre, quattro giovani lavoratori su dieci (il 42,5%) ha contratti a tempo determinato. Preoccupa poi un altro dato: nel 2011 il numero delle persone a rischio poverta' in Europa e' arrivato a 116 milioni.

''E' in gioco la ripresa economica con cui l'Europa dovra' essere in grado di assicurare un crescita sostenibile'', denuncia la Commissione europea. La situazione e' delicata e le e sfide sono tante: oltre alla disoccupazione c'e' il problema dell'equilibrio dei conti pubblici e delle disuguaglianze sociali. In tal senso vanno rimosse quelle barriere che impediscono alle donne di avere le stesse possibilita' di accesso al mondo del lavoro che hanno gli uomini. ''Sebbene molto sia stato fatto il gap occupazione tra uomini e donne rimane elevato'', rileva l'esecutivo comunitario. Nel 2011, infatti, il tasso di occupazione femminile europeo era del 62,3%, contro il 75% di quello maschile. Non solo: tre donne su dieci con lavoro in Europa hanno un impiego part-time, mentre tra gli uomini solo uno su dieci ha questo tipo di lavoro.
fonte: http://www.google.it/search?q=Ue%3A+116 ... =firefox-a
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Re: marketing e miseria

Messaggioda Iafran il 06/09/2012, 12:24

Un artigiano (3 dipendenti prima dell'estate), stamattina, al quale consigliavo il fotovoltaico per il suo stabile, mi ha risposto:

"Ci ho pensato, ma devo sempre anticipare l'IVA ... minimo minimo 7.000 euro, e qui tutto è fermo!"
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Re: marketing e miseria

Messaggioda ranvit il 06/09/2012, 15:29

Scusa Iafran, ma cosa vuole dire questo artigiano?
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: marketing e miseria

Messaggioda Iafran il 06/09/2012, 15:58

ranvit ha scritto:Scusa Iafran, ma cosa vuole dire questo artigiano?


Ho voluto riportare un esempio sulle difficoltà economiche delle piccole imprese (prima fiorenti): 7.000 euro (quale anticipo IVA) oggi rappresenterebbero per questo artigiano una cifra consistente (per le condizioni, quasi ferme, del mercato).

Si è "grattato" oltre il fondo del barile ... che può sopportare una popolazione ... forse per non toccare gli "intoccabili".
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Re: marketing e miseria

Messaggioda ranvit il 06/09/2012, 16:49

Ancora non capisco...7000 euro di Iva (che non è un costo!) significano (con Iva al 21%) un investimento di circa 40.000 euro (Iva + 33.000 costo impianto). Allora?

Forse è il caso di spiegare a quest'artigiano, ed a tutti i commercianti ed artigiani d'Italia, che l'Iva non è una tassa ma solo un giro....certo che se il nostro in questione non fattura nulla....è chiaro che non recupererà i 7.000 euro tanto facilmente :twisted: :lol:
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