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Flessibilità Fiat

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Re: Flessibilità Fiat

Messaggioda annalu il 01/05/2010, 9:38

Scusate se entro nel dibattito da incompetente, ma ho letto e non riesco bene a capire il problema che pone Robin. Il lavoro su tre turni richiede, a quel che mi risulta, la presenza del triplo degli addetti, in quanto nessun operaio può lavorare più di otto ore consecutive. L'ammodernamento degli impianti è certo un elemento di risparmio, ma anche l'utilizzo degli stessi 24 ore su 24 è un modo per risparmiare, e viene applicato a tutti gli impianti costosi, anche nei laboratori di ricerca. Penso quindi impossibile il lavoro su tre turni senza assunzioni.
Quanto poi alle flessibilità negli orari ed ai turni di notte, che io sappia ci sono regole specifiche per la protezione dei lavoratori, ed è questo secondo me il problema di cui preoccuparsi: far rispettare queste regole.
Mi piacerebbe che Robin chiarisse meglio le sue perplessità.

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Re: Flessibilità Fiat

Messaggioda franz il 01/05/2010, 10:21

Possiamo inquadrare il problema in questo modo.
Partiamo, in via ipotetica, da 300 operai, su due turni da 150 addetti l'uno.
Poi si comprano nuovi impianti, che consentono una maggiore produttività (alcune operazioni sono semi automatiche o assistite da robot).
Questo rende possibile ipotizzare tre turni di otto ore con 100 addetti per turno.
O magari tre turni con 110 operai. E si produce, grazie all'incremento di prouttività, un 40% di vetture in piu'.
Che quindi è possibile vendere ad un prezzo inferiore.

Questo spiega il concetto "La Fiat vuole fare i tre turni senza assunzioni o poche".
Ma non giustifica la critica "Se tutti facessero così ci sarebbe crescita senza occupazione." perché indica una carenza di conoscenza dei problemi economici e dei meccanismi dello sviluppo . La crescita e lo sviluppo non sono legate alla crescita dell'occupazione a livello di singolo stabilimento ma solo in termini aggregati (macro). Anzi, ogni innovazione tecnologica comporta incrementi di produttività e cali nella necessità di lavoro umano nella singola lavorazione. Vedere per esempio quanti operai e quante ore di lavoro occorrevano per costruire la vecchia 500 e quanti invece per la nuova. Possiamo comparare questo con il costo della vecchia 500 in termini di "quanti stipendi netti un operaio doveva ricevere per potersi permettere un vettura" e quanti oggi con la vettura nuova. Uno studio che fu fatto con la vecchia 127, giusto perché è stato possibile seguire lo stesso modello di vettura per molti anni avendo quindi una base costante di riferimento.

Gli incrementi di produttività (e la conseguente diminuzione di mano d'opera) fanno sì che l'importo economico che il lavoratore deve pagare per comprare i beni che produce, diminuisce. Questo consente un risparmio, che puo' essere convertito nell'aquisto di nuovo beni, prima non alla portata di tutti o nemmeno disponibili (pensiamo ai telefonini, ai computer). E' questo nuovo consumo che genera occupazione e compensa la diminuzione delle ore di lavoro legate alla maggiore produttività. A livello generale (italiano) quindi il volume dei lavoratori rimane costante o è in leggero calo mentre aumentano pero' gli addetti del terziario.

Il dramma paradossale è proprio questo: al lavoratore si chiede flessibilità e produttività ma questo implica presto o tardi che non ci sarà piu' bisogno di lui per fare "quel lavoro". A limite potremmo avere una fabrica automatica con un solo addetto. Ma contemporaneamente oltre alle autovetture si produrranno centinaia di nuovi beni. A livello mondiale il numero di lavoratori cresce. Se diminuisce da noi è perché ci sono quelle resistenze localistiche tipo "difesa del posto di lavoro allo stabilimento x" che rallentano l'incremento di produttività. Resistenze piu' che comprensibili in quei luoghi in cui la chiusura dell'unica fabbrica (o una netta diminuzione del personale) diventano un dramma sociale perchè non ci sono alternative.

Ma perché in vaste zone d'Italia non ci sono? Troppo lungo discuterne qui e poi lo abbiamo già detto in tante salse: manca ricerca, innovazione, mancano scuole professionali, capacità. Le poche emigrano.

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Re: Flessibilità Fiat

Messaggioda Loredana Poncini il 01/05/2010, 11:27

Insomma. Marchionne agisce in modo imprenditoriale-manageriale, facendo convergere il lavoro locale nel contesto globale.

Non è urgentissimo che la Scuola prepari a questo passaggio dal lavoro industriale di ieri al lavoro informatizzato di oggi ?

Più che il n° chiuso alle "Scienze della comunicazione", non occorrerebbe chiuderne le troppe facoltà incentivando invece le formazioni professionali tecniche in senso stretto, nel Sud ancor più che nel Nord ?
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Re: Flessibilità Fiat

Messaggioda Robyn il 01/05/2010, 13:28

La modernizzazione degli impianti permette di ridurre il costo per unità.Non è detto che modernizzando gli impianti si crea disoccupazione,perche può esserci l'espansione della domanda che per essere soddisfatta ha bisogno di nuovi lavoratori e comunque con la modernizzazione degli impianti può esserci la perdita di lavoro e la creazione di nuovo lavoro.Quello che mi chiedo è se nel piano Fiat il gioco vale la candela e cioè se per creare lavoro si introducono i tre turni e si sfascia il normale orario di lavoro.Invece la strada dovrebbe essere quella di mantenere i due turni ed espandere gli impianti.Dobbiamo anche chiederci cosa avverrebbe se la strada seguita da Fiat fosse la strada seguita dalla piccola e media industria.In questo caso scomparirebbe il turno normale o i due turni normali e si andrebbe verso i tre turni in nome del mercato.Questa settimana 6,14,la prossima 14,22,la prossima 22,6.Praticamente i 360 turni,la lavatrice.Non si può sacrificare tutto in nome del mercato.Marchionne poi dice che i lavoratori avrebbero 2000euro in più l'anno con il turno di notte.No,i 2500 euro l'anno in più te li dò riducendo la pressione fiscale.E comunque il turno di notte non è vietato ma facoltativo per i lavoratori Ciao Robyn
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Re: Flessibilità Fiat

Messaggioda franz il 01/05/2010, 15:13

Robyn ha scritto:Quello che mi chiedo è se nel piano Fiat il gioco vale la candela e cioè se per creare lavoro si introducono i tre turni e si sfascia il normale orario di lavoro.Invece la strada dovrebbe essere quella di mantenere i due turni ed espandere gli impianti.Dobbiamo anche chiederci cosa avverrebbe se la strada seguita da Fiat fosse la strada seguita dalla piccola e media industria.In questo caso scomparirebbe il turno normale o i due turni normali e si andrebbe verso i tre turni in nome del mercato.

Se il santo valga la candela lo deve decidere la Fiat. L'imprenditore ci mette i soldi e rischia. Puo' sbagliare o no ma la responsabilità è sua. Poi che in Italia si passi spesso alla cassa cercando di mungere la vacca statale, quando le cose vanno male, questa è un altra faccia della medaglia del nostro capitalismo "familiare" ed un po' straccione. Ed anche di quello meno straccione e che agita lo spauracchio del "too big to fail" o del "me ne vado se non mi aiuti".

Per quanto riguarda cosa avverrebbe "se tutti ...." credo sia un'argomentazione inutile, visto che non è mai vero che tutti fanno realmente quello che si teme o auspica. (se tutti rubassero? se tutti la facessero per strada? Se nessuno comprasse autovetture? Se nessuno facesse il pieno alla Esso?").

Ma anche così fosse, vediamo i pro, oltre ai tuoi contro. Se si passasse da un turno a tre avremmo che a parità di produzione servirebbero 2/3 in meno di spazi industriali e produttivi, di capannoni, di metratura sottratta all'agricoltura, ai boschi, alla natura o alle case di abitazione. Questo sarebbe un indubbio vantaggio per l'ambiente, anche se comporterebbe un certo sacrificio per il lavoratore.

Altri risparmi possibili sono:
1) risparmio nelle assicurazioni degli stabili industrali;
2) risparmio nelle misure anti inquinamento, sulla sicurezza e sulla prevenzione (un solo impianto invece di tre)
3) risparmio nell'aquisto di fondi e di stabilimenti;
4) risparmio nell'acquisto di macchinari (una sola fabbrica che lavora 24 ore su 24 invece di tre che lavorano solo 8 ore)
5) risparmi ed economie di scala sull'approvigionamento di materie prime e sui contratti di manutenzione.

Il problema tuttavia oggi è inesistente, perché siamo ancora in mezzo ad una crisi della domanda e quindi i magazzini sono ancora pieni. Mettersi a produrre 24 ore al giorno è quindi inutile se prima non si sblocca la domanda. Tuttavia se la domanda si sbloccasse allora chi è in grado di produrre 24 su 24 a basso prezzo conquisterà il mercato. Quindi è importante essere pronti. Se l'Italia non è pronta, ci saranno altri al suo posto.

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Re: Flessibilità Fiat

Messaggioda franz il 01/05/2010, 15:32

Loredana Poncini ha scritto:Non è urgentissimo che la Scuola prepari a questo passaggio dal lavoro industriale di ieri al lavoro informatizzato di oggi ?

Più che il n° chiuso alle "Scienze della comunicazione", non occorrerebbe chiuderne le troppe facoltà incentivando invece le formazioni professionali tecniche in senso stretto, nel Sud ancor più che nel Nord ?

Giusto! Certo che è urgente ma alle nostre latitudini (politiche e sindacali) c'è ancora chi percepisce la formazione professionale come una scuola di serie B, quasi un castigo di classe, un binario sfigato per gli operai derelitti. Quasi come se tutti dovessero per forza fare l'Università per essere qualcuno. Quindi lottano contro il "doppio binario" ed altre scempiaggini.

C'è poi da dire che al sud vige ancora il miraggio dell'impiego statale, per cui attira molto il percorso universitario giuridico e umanistico, per diventare docente, funzionario, avvocato. Pochi quindi seguono un percorso professionale o scientifico visto che non vedono come nel giro di 3 o 4 anni (tanto dura solitamente) il deserto possa pullulare di imprese che cercano tecnici qualificati e ingegneri. E il deserto rimane tale perché oltre a mano d'opera qualificata occorre anche sicurezza per i cittadini e le imprese (non dimentichiamo la malavita organizzata) e strutture all'avanguardia (strade, ferrovie, comunicazione elettronica, sistema bancario moderno, logistica).
Tutte cose che per ottenerle ci vogliono investimenti ed anni. Nel fratteempo le imprese tendono ad andare dove queste condizioni ci sono già e la manodopera si trova sul posto.

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Re: Flessibilità Fiat

Messaggioda Robyn il 01/05/2010, 20:29

Procurare lavoro non è cosa facile.Per creare lavoro bisogna da un lato stimolare la domanda interna di beni e servizi e questo si può fare riducendo in modo consistente l'Irpef sui redditi dei lavoratori.Dall'altro ridurre il costo del lavoro in modo da ridurre il costo per unità.Questo permette di combattere anche il sommerso.Bisogna ristabilire la continiutà del reddito con l'assegno di disoccupazione e fare in modo che il lavoro flessibile costi di più di quello stabile.Il piano Fiat è un vero disastro in questo momento perchè da un lato tende a ridurre l'occupazione con l'ammodernamento degli impianti e dall'altro demolisce l'orario normale di lavoro.Solo quando ci sarà ripresa economica e del lavoro si potrà procedere alla modenizzazione degli impianti.L'unica cosa che veramente in questo momento può fare la Fiat è tornare a produrre utilitarie avendo cura del design avendo presente cosa hanno fatto le altre industrie di auto "Peugeot 106,Citroen Saxò".Una piccola vettura,di bassa cilindrata,è più facile da aquistare perchè costa meno ,e soprattutto perche può avere il Gpl ,quindi bassi consumi,e contenuti costi di bollo,assicurazione e manutenzione Ciao Robyn
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Re: Flessibilità Fiat

Messaggioda franz il 01/05/2010, 21:23

Robyn ha scritto:Procurare lavoro non è cosa facile.Per creare lavoro bisogna da un lato stimolare la domanda interna di beni e servizi e questo si può fare riducendo in modo consistente l'Irpef sui redditi dei lavoratori.Dall'altro ridurre il costo del lavoro in modo da ridurre il costo per unità.Questo permette di combattere anche il sommerso.Bisogna ristabilire la continiutà del reddito con l'assegno di disoccupazione e fare in modo che il lavoro flessibile costi di più di quello stabile.Il piano Fiat è un vero disastro in questo momento perchè da un lato tende a ridurre l'occupazione con l'ammodernamento degli impianti e dall'altro demolisce l'orario normale di lavoro.Solo quando ci sarà ripresa economica e del lavoro si potrà procedere alla modenizzazione degli impianti.L'unica cosa che veramente in questo momento può fare la Fiat è tornare a produrre utilitarie avendo cura del design avendo presente cosa hanno fatto le altre industrie di auto "Peugeot 106,Citroen Saxò".Una piccola vettura,di bassa cilindrata,è più facile da aquistare perchè costa meno ,e soprattutto perche può avere il Gpl ,quindi bassi consumi,e contenuti costi di bollo,assicurazione e manutenzione Ciao Robyn

Fino a prova contraria .... non si sa per quale oscuro e strano motivo alla Fiat c'è Marchionne, non Franz o Robyn.
Per creare lavoro bisogna stimolare la domanda interna di beni e servizi? Non credo affatto! Questo al massimo lo pensa Berlusconi, che crede che la crisi sia tutto un problema di psicologia e fiducia dei consumatori. Poi eventualmente se proprio volessimo tagliare imposizioni che riducano il costo per unità abbiamo l'IVA e prima ancora i contributi.
L'IRPEF è l'ultima cosa da tagliare.

No, credo che per creare lavoro la molla principale sia la ricerca e l'innovazione. Essa crea prodotti nuovi (innovazione di prodotto), nuovi modi per produrre (innovazione produttiva) nuovi sistemi e tecniche di vendita (innovazione di marketing) e nuovi sistemi organizzativi (innovazione nel chain management, come con JIT e TOC).

Invece da noi, per l'incapacità di saper seguire le 4 strade di cui sopra, ci si limita a chiedere a mamma stato di abbassare il cuneo fiscale. Cosa giusta perché troppo alto ma assolutamente insufficente per produrre sviluppo. Sarebbe come pensare che basta togliere il freno a mano per avviare il motore di una macchina ingolfata e scarburata.

Franz
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Re: Flessibilità Fiat

Messaggioda Robyn il 02/05/2010, 13:22

Da una parte bisogna cominciare non si può fare tutto insieme.In questo momento la priorità è il lavoro poi verranno gli assegni familiari,gli asili nido,l'edilizia popolare,la ricerca scientifica.Ma ridurre il costo del lavoro non significa ridurre i contributi?Questo è possibile dal momento che la riforma pensionistica ha cominciato a dare i suoi risparmi
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