chango ha scritto:forse se invece di ribadire il tuo personale ABC prestassi un pochino più di attenzione ti renderseti conto che nessuno sta dicendo che si sta meglio in Lesotho o nel Medioevo.
come nessun sta sostenendo un ritorno ad un economia pianificata.
Tu no, chango. Tu no. Qualcuno lo pensa, rimpiange e lo fa capire.

chango ha scritto:è statato mostrato che la redistrbuzione non cresce con la ricchezza, meglio non cresce nella direzione che una qualsiasi persona che si riconosa in una sinistra riformista, occidentale, europea (non mi ricordo quali erano gli altri termine del mantra di ranvit) auspica.
non lo dico io. lo dice l'OCSE che a partire dagli anni Ottanta ad un aumento della crescita è corrisposto un aumento della disuguaglianza, più o meno marcata, all'interno dei paesi membri.
Chango, ho mostrato io che se prendiamo TUTTI i paesi, partendi dai dai piu' poveri arrivando ai piu' ricchi, esiste questo effetto (crescita = diminuzione delle disugualianze). E dici che non lo metti in dubbio. MI pare.
Ebbene, se prendiamo in considerazione i soli paesi ricchi (i paesi membri di OECD) che sono ricchi da tempo (alcuni da prima della guerra) allora vediamo che raggiunto un certo livello di distribuzione della ricchezza, un certo indice, è difficlie migliorarlo. Ho anche cercato di introdurre alcune spiegazioni oggettive (per esempio l'immigrazione). Prendiamo gli USA, dagli anni 80 ad oggi mi pare che siano passati da 227 a 312 milioni.
Ho anche fatto notare come a partire da un concetto di povertà relativa esistono sempre poveri (per definizione) anche nel paese piu' ricco. Ma se in quel paese ricco l'indice di gini passa da 31 a 34 non è affatto un dramma, se nel frattempo la disoccupazione è costante e il reddito procapite aumenta.
A me interessa, molto piu' che le paturnie sulla distribuzione della ricchezza nei paesi ricchi (la trovo una discussione stucchevole, a sinistra) quella assai piu' stringente e dramamtica dei paesi poveri. Oppure nelle aree povere dei paesi occidentali, come il sud italia o l'immensa provincia francese. E li ripeto (e mi pare che tu sia d'accordo) è dimostrato che la crescita, l'apertura dei mercati, lo sviluppo, porta ricchezza e minori disparità. Quando ho posto questo problema, alcuni messaggi fa, pensavo al lesoto (in realtà pensavo anche all'afghnistan ma nessuno li' ha mai calcolato l'indice di gini).
In qui paesi (a parte quelli che rifiutano la globalizzazione) c'è una crescita netta ed una diminuzione graduale delle disparità economiche interne.
Se proprio ci interessa ragionare solo sui ricchi, visto che è la nostra realtà, io credo che oltre all'immigrazione c'è un'altra causa che puo' spiegare come la ridistribuzione oscilli e possa anche peggiorare. La crescita dei grandi porta ricchezza e molte esportazioni e questo solitamente irrobustisce le valute nazionli e rende care le merci. In un'economia globalizzata è quindi plausibile che molte merci siano prodotte nei paesi emergenti. Questo aumenta la loro ricchezza (e diminuisce le loro disparità) ma lascia anche il segno da noi, con una crescita lenta e forse anche con disparità crescenti. In pratica in un sistema a vasi comunicanti il miglioramento notevele degli altro comporta anche un piccolo arretramento da noi.
Non ne sono sicuro ma è plausibile. A livello globale pero' confronatdo una sorta di indice di gini del mondo, esso è migliorato. Il calcolo non è facile perché questo indice viene calcolato ogni tanto (ogni 5-7 anni) ma il miglioramento è sensibile. Appare anche dall'esame dei pochi casi ricalcolati di recente, negli anni di crisi 2008 e 2009, che c'è un peggioramentodella ridistribzione. Dato che mi sembra in sintonia con l'affermazione di massima che la crescita, pur generando disparità, porta un benessere diffuso e che le crisi, al contrario, portano un malessere verso i piu' deboli.
Tempo fa qui scriveva un fautore della descrescita. Sparito.
Franz