pierodm ha scritto:Innanzi tutto, il disagio non scatta nel momento della perdita del lavoro, ma esiste già da prima, quando il lavoro-meglio-di-niente viene esercitato: reddito bassissimo, lavoro qualunque dequalificato, impossibilità di una minima programmazione di vita, etc.
Condivido l'impostazione di pierodm, i vari punti e soprattutto questo punto che giustamente viene messo per primo.
Nell'economia esiste una quota fisiologica di precarietà, che aumenta con le crisi, ma in Italia la situazione è decisamente fuori controllo.
Gli ammortizzatori sociali qui non devono essere usati come una pezza per rattoppare il buco.
Possono essere una medicina che cura il dolore ma non guariscono certo dal problema.
La precarietà di molti è dovuta a fattori che sono ormai unaninemente accertati e su quelle causa occorre intervenire.
E' il forte cuneo fiscale (superiore al 40% nel lordo azienda) e la difficolt di licenziare a scoraggiare ogni imprenditore dall'assumere dipendenti a tempo indeterminato. La nascita di varie forme contrattuali atipiche, a tempo, a progetto, legate al lavoro indipendente è dovuta al fatto che in quel settore il costo previdenziale è molto piu' basso. Se le trattenute previdenziali fossero identiche per ogni forma di lavoro (dipendente ed indipendente) verrebbe meno l'80% del fattore che invoglia l'impresa verso quelle forme di collaborazione.
Inoltre visto che oggi abbiamo a grandi linee che il volume di lavoratori indipendenti è quasi uguale a quello dei dipendenti (una anomalia che mi risulta essere solo italiana) il fatto di porre trattenute identiche credo che consenta di avere una trattenuta media piu' bassa, ricavando cosi' in modo quasi gratuito le risorse per finanziare gli ammortizzatori sociali.
Questi pero' vanno garantiti in modo obbligatorio solo ai lavoratori dipendneti. Non esiste alcun sistema occidentale, che io conosca, che garantisce i lavoratori indipendneti. Ci sono le assicurazioni facoltative per la perdita di guadagno, interalemtne a carico del lavoratore autonomo. Ritengo pero' che la riforma degli ammortizzatori unita al porre le stesse aliquote contributive tra le due forme di lavoro, eliminerà la gran parte del lavoro "atipicamente autonomo" riportando i lavoratori verso il contratto a tempo indeterminato standard.
Chiaramente trattenute identiche significa anche prestazioni identiche, quando si va in pensione e questo a mio avviso va garantito anche con la eliminazione di tutti i sistemi previdenziali di categoria a favore di un solo ed unico sistema pubblico obbligatorio, a cui affiancare in parallelo il sistema dei fondi pensione.
Il nostro dramma è che il sistema italiano contiene molte anomalie (peggiorative) rispetto agli standard europei e quindi cercare di raddrizzare il sistema intervenendo su una gamba sola (gli ammortizzatori) non è possibile.
Occorre una riforma totale e profonda e questo ovviamente è politicamente molto difficile.
Ciao,
Franz