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Liberi di Scegliere

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Liberi di Scegliere

Messaggioda franz il 16/09/2013, 17:40

3ª puntata: Anatomia di una crisi
Nel periodo intercorrente tra la Guerra Civile e la Grande Depressione, il laissez-faire rappresentava l’ordine economico dominante. La Depressione, tuttavia, causò un vero e proprio ribaltamento dell’opinione pubblica, giacché venne dipinta come un fallimento del capitalismo.

Molti si convinsero che il libero mercato fosse fondamentalmente instabile e che le autorità di governo dovessero svolgere un ruolo più attivo, intervenendo per correggere l’instabilità del sistema. Questa concezione della storia predomina ancora oggi nell’opinione pubblica e nelle politiche dei governi. La depressione, inoltre, causò una drastica svolta nelle opinioni prevalenti tra gli economisti di professione, che abbandonarono la vecchia convinzione che la politica monetaria rappresentasse un potente strumento di politica economica e abbracciarono la convinzione, quasi diametralmente opposta, secondo la quale “la moneta non conta”.

Gli economisti fecero proprie le nuove teorie di John Maynard Keynes, che offriva una attraente giustificazione al più vasto interventismo pubblico. Secondo Milton Friedman, questa trasformazione dell’opinione pubblica e accademica «derivò da un profondo equivoco su quanto era accaduto (…) la Depressione era stata l’effetto di un fallimento di governo, non di un fallimento della libera impresa». In particolare, la Federal Reserve non si era avvalsa dei propri poteri per arrestare lo scivolamento verso la crisi.

L’evidenza dei fatti è chiara: «la Depressione venne causata – o quanto meno drasticamente aggravata – dalle politiche monetarie controproducenti seguite dalle autorità degli Stati Uniti». L’ironia, spiega Friedman, è che una crisi prodotta da un fallimento del governo ha condotto a decenni di espansione del ruolo del governo stesso.

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Re: Liberi di Scegliere

Messaggioda trilogy il 17/09/2013, 10:21

franz ha scritto: [..]Gli economisti fecero proprie le nuove teorie di John Maynard Keynes, che offriva una attraente giustificazione al più vasto interventismo pubblico. Secondo Milton Friedman, questa trasformazione dell’opinione pubblica e accademica «derivò da un profondo equivoco su quanto era accaduto (…) la Depressione era stata l’effetto di un fallimento di governo, non di un fallimento della libera impresa». In particolare, la Federal Reserve non si era avvalsa dei propri poteri per arrestare lo scivolamento verso la crisi.

L’evidenza dei fatti è chiara: «la Depressione venne causata – o quanto meno drasticamente aggravata – dalle politiche monetarie controproducenti seguite dalle autorità degli Stati Uniti». L’ironia, spiega Friedman, è che una crisi prodotta da un fallimento del governo ha condotto a decenni di espansione del ruolo del governo stesso.


Teniamo presente che Friedman arriva solo negli anni 50. Nel 1930 il confronto teorico era tra i neoclassici per i quali la moneta serve soltanto a determinare il livello dei prezzi assoluti, senza alcun influsso sulle quantità prodotte, la disoccupazione involontaria non esiste, l'offerta genera la sua domanda ecc. ecc. A fronte della crisi del 1929 questo modello perse ogni credibilità e keynes evidenziò i limiti del modello neoclassico e propose una alternativa.
La crisi del 2007 ha messo in luce anche i limiti della politica monetaria, in parte già noti.
La politica monetaria agisce in primo luogo sul mercato monetario e dei titoli, e in seguito abbassando i tassi d'interesse sul mercato dei beni. In condizioni di estrema incertezza, in presenza di politiche di bilancio restrittive, nel caso in cui i tassi di partenza siano già molto bassi l'effetto della politica monetaria è limitato.
Nel caso in cui hai una politica monetaria centralizzata e una politica di bilancio decentralizzata (Europa) hai un effetto di segmentazione con tanti sottomercati in condizioni di equilibrio differente. E' il problema della mancata trasmissione della politica monetaria più volte evidenziato da Draghi nelle relazioni della BCE.
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Re: Liberi di Scegliere

Messaggioda franz il 17/09/2013, 13:16

Grazie trilogy per le tue spiegazioni.
Io trovo questi documentari decisamente illuminanti. Non perché siano tutto oro colato, per carità.
Anzi trovo varie pecche, vari ma e pero' che aggiungerei o che vorrei chiarire.
Ma per lo meno abbiamo finalmente le idee del libero mercato e del "meno stato" (non zero) illustrate da un sostenitore, non come capita a sinistra, dai suoi detrattori. Sarebbe come pretendere di conoscere e capire darwin solo leggendo le critiche dei revendi tal-dei-tali e dei sostenitori di tesi avverse come il "disegno intelligente".
Chiaro che cio' che viene spiegato dai contrari puo' non essere obbiettivo ed essere una storpiatura macchiettistica (piu' facile da smantellare).
L'importante è capire la teoria dalle parole del suo proponente, poi ovviamente è giusto sentire tutte le campane.
Devo dire che proprio per questo ho inserito le varie puntate solo dopo avere integralmente seguuite.
Non avrei mai mandato alcunché a scatola chiusa ed ho trovato interessante che nell'ora di ogni puntata, ci siano 30 minuti di filmato e spiegazione di Milton Friedman, seguito da 30 minuti di dibattito con personaggi di idee quasi sempre diverse, keynesiani, sindacalisti, socialisti, industriali, politici repubblicani e democratici. Dove emergono sostanzialmente le obiazioni classiche ale sue teorie e vengono dibattute.

PS: chi ha visto il filmato avrà forse riconosciuto una vecchia conoscenza ma era molto piu' giovane.
PS2: constato che a Friedman è stato assegnato il Nobel, ma non so per quale suo specifico contributo mentre a Keynes questo manca. Possibile che a Olso gli accademici non abbiano mai strovato spunto per premiarlo. Non credo siano ultraliberiti, in fondo hanno premiato Krugman ed altri liberal.
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Re: Liberi di Scegliere

Messaggioda trilogy il 17/09/2013, 14:11

franz ha scritto:...PS2: constato che a Friedman è stato assegnato il Nobel, ma non so per quale suo specifico contributo mentre a Keynes questo manca. Possibile che a Olso gli accademici non abbiano mai strovato spunto per premiarlo. Non credo siano ultraliberiti, in fondo hanno premiato Krugman ed altri liberal.


Anche in questo caso c'è un problema cronologico da tenere presente. Il premio nobel per l'economia è stato istituito nel 1969, Keynes è morto nel 1946. Questo senza nulla togliere a Friedman che rimane un grande economista, soprattutto quando scrive e parla da accademico, qunado lo fa da consigliere politico è più discutibile
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Quarta puntata: welfare e imposta negativa

Messaggioda franz il 23/09/2013, 22:04

4ª puntata: Dalla culla alla tomba
Fin dagli anni Trenta, l'epoca della Grande Depressione, l'espansione dei poteri dello Stato è stata quasi ininterrotta. Inizialmente vi è stata una enorme crescita delle opere pubbliche. Subito dopo è arrivato il Social Security Act, che ha istituito le pensioni di anzianità pubbliche. Ben presto altre iniziative hanno ampliato le attività pubbliche in tutti i settori del welfare. Sulla base di esempi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, Milton Friedman evidenzia che, sebbene molti dei programmi assistenziali pubblici siano mossi dalle migliori intenzioni, essi tendono ad avere effetti collaterali alquanto perniciosi. Secondo Friedman, la carenza più grave delle iniziative pubbliche legate al welfare consiste probabilmente nella tendenza a privare gli individui della loro indipendenza e della loro dignità. Ciò avviene perché i burocrati che popolano gli enti preposti al welfare hanno un enorme potere sulla vita dei beneficiari ed esercitano una fortissima influenza sulle loro vite. Giacché nessuno può spendere il denaro altrui con la stessa cura con cui spende il proprio, è inevitabile che si producano inefficienza, sprechi, abusi di potere, furto e corruzione. Per giunta i programmi assistenziali tendono a perpetuarsi, distruggendo così gli incentivi al lavoro: spesso i beneficiari dell'assistenza hanno tutto l'interesse a rimanere disoccupati. Friedman ipotizza che un'imposta negativa sul reddito potrebbe essere un modo di aiutare i più poveri: il governo verserebbe somme di denaro a chi ricade al di sotto di un determinato livello di reddito. Anche se i beneficiari di questa forma di assistenza dovessero trovare un lavoro e iniziassero a guadagnare, essi continuerebbero a percepire parte dei fondi pubblici fino a che il loro reddito autonomo non superasse un certo livello. Questo sistema migliorerebbe le condizioni delle persone e sarebbe ampiamente preferibile rispetto a quello attuale. -

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Liberi di Scegliere 5

Messaggioda franz il 30/09/2013, 14:44

Ugualianza nelle condizioni di partenza o nel risultato finale da ottenere?
Un dibattito molto acceso, su un tema che ad onoer del vero ha visto la sinistra italiana, almeno nella parte piu' moderata, aderire decisamente alla idee di Fiedman.

5ª puntata: creati uguali
In questa puntata Milton Friedman visita l’India, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna per esaminare la questione dell’uguaglianza, evidenziando come tradizionalmente la nostra società ha fatto propri due tipi di uguaglianza: quella dinanzi a Dio e l’uguaglianza delle opportunità. Il primo di essi comporta l’idea che gli esseri umani abbiano una qualche dignità solo per il fatto di essere membri della comunità degli uomini. Il secondo tipo di uguaglianza ci dice che la società deve permettere che il talento e le inclinazioni di ciascun individuo siano liberi di dispiegarsi, senza essere limitati da barriere artificiali. Questi concetti di uguaglianza sono parimenti compatibili con l’idea di libertà individuale. Negli ultimi decenni si è diffusa l’idea di un terzo tipo di uguaglianza, che Friedman definisce come “uguaglianza dei risultati”. Questo concetto di uguaglianza procede dall’assunto che la giustizia esiga una distribuzione più uniforme dei frutti economici della società. Pur riconoscendo le buone intenzioni dei sostenitori dell’uguaglianza dei risultati, Friedman evidenzia che le politiche pubbliche adottate per perseguire questo fine non sono compatibili con l’idea di libertà individuale. Solitamente i fautori dell’uguaglianza dei risultati sostengono che le autorità debbano proteggere i consumatori dalla cecità del libero mercato. Friedman dimostra che nei paesi in cui i poteri pubblici hanno cercato di raggiunger l’obiettivo di una uguaglianza dei redditi, la differenza di ricchezza e benessere tra gli strati più alti e quelli più bassi della popolazione è in realtà molto più elevata di quanto non si riscontri nei paesi che fanno affidamento al libero mercato per coordinare l’attività economica. In effetti, continua Friedman, sono i cittadini comuni quelli che beneficiano maggiormente dal libero mercato, concludendo che le società che pongono l’uguaglianza prima della libertà finiscono con l’avere né l’una, né l’altra, mentre quelle che privilegiano la libertà godono in definitiva di più libertà e più uguaglianza.
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Re: Liberi di Scegliere

Messaggioda franz il 08/10/2013, 7:41

6ª puntata:

Cos’è che non va nella scuola?
Il sistema scolastico ha un problema: i risultati scolastici sono peggiorati, mentre i costi sono cresciuti. È sempre più diffusa la convinzione che le scuole americane non offrano più ai loro allievi le conoscenze e le capacità necessarie per diventare membri produttivi della società. Milton Friedman ipotizza che il punto essenziale dei problemi della scuola sia il progressivo indebolimento del controllo da parte delle famiglie.

La centralizzazione del sistema scolastico ha prodotto il graduale trasferimento di poteri dai genitori ad amministratori di carriera. Le burocrazie scolastiche, sottolinea Friedman, hanno spesso obiettivi diversi da quelli dei genitori degli scolari. Esse tendono a privilegiare la sicurezza del posto di lavoro e gli emolumenti del personale scolastico rispetto alla qualità dell’insegnamento, per quanto possano protestare che la loro priorità va a quest’ultima. Friedman ritiene che il mercato potrebbe funzionare anche in campo educativo e raccomanda un sistema basato su “voucher”, che prevede il versamento a ciascuna famiglia di un buono-scuola (voucher) pari alla somma mediamente necessaria per mantenere agli studi uno studente per un anno. Il voucher potrebbe essere “speso” dai genitori nella scuola da essi preferita, quella cioè dove essi ritengono di poter ottenere la migliore istruzione per i propri figli.

Questo sistema permetterebbe di coinvolgere nuovamente le famiglie nel sistema scolastico. In tal modo si diffonderebbero scuole dedicate a soddisfare le esigenze di diversi interessi e ogni scuola avrebbe un chiaro incentivo a privilegiare la qualità dell’istruzione che offre. Friedman, inoltre, evidenzia l’iniquità dei sussidi pubblici all’istruzione superiore, evidenziando che i giovani che frequentano le università e i college statali vengono sussidiati dalle tasse che pesano sull’intera popolazione, poveri e ricchi.

Tuttavia, grazie all’istruzione che ricevono anche in virtù dei sussidi, i laureati possono ambire a salari superiori alla media. Friedman conclude che sarebbe più equo se i costi dell’istruzione venissero sopportati da chi è destinato a trarne i benefici.
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Re: Liberi di Scegliere

Messaggioda franz il 16/10/2013, 16:25

7ª puntata: chi tutela il consumatore?

Hanno davvero bisogno di tutela, i consumatori? Sempre più spesso l’opinione pubblica risponde a questa domanda con un “sì”. Sempre più spesso le autorità federali vengono considerate la fonte di questa tutela. Milton Friedman solleva qualche dubbio in merito all’idea che (1) i consumatori abbiano un urgente bisogno di essere tutelati da parte dello Stato contro i raggiri delle aziende e che (2) i provvedimenti pubblici tendano a migliorare le condizioni dei consumatori stessi.

Friedman sostiene che, il più delle volte, la colpa dei problemi dei consumatori possano essere attribuita ai fallimenti delle autorità, più che dai fallimenti del libero mercato. La migliore tutela per i consumatori, secondo Friedman, consiste nel libero mercato. A dispetto dei miti più diffusi, i venditori non hanno il potere di costringere i consumatori ad acquistare i loro prodotti, come dimostra l’esempio della tanto esaltata Edsel, un’auto progettata a tavolino dalla Ford per sbaragliare la concorrenza e che, nonostante l’imponente campagna promozionale escogitata dalle migliori menti del mondo della pubblicità, fallì miseramente nell’intento.

Quando le persone dispongono di alternative, non sono disposte ad accettare prodotti che non desiderano. In un mercato concorrenziale gli uomini d’affari riconoscono che i consumatori hanno alternative e questo rappresenta un potente stimolo a mantenere elevata la qualità dei loro prodotti. La paura di perdere clienti a favore dei concorrenti rappresenta la difesa più robusta per il consumatore. Armati delle protezioni offerte dal libero mercato, i consumatori, afferma Friedman, in realtà ha bisogno delle tutele più esigue da parte dello Stato. Anzi, molti dei tentativi statali di proteggere i consumatori ne hanno peggiorato le condizioni.

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8ª puntata: chi tutela il lavoratore?

Messaggioda franz il 22/10/2013, 21:25

8ª puntata: chi tutela il lavoratore?
È naturale che i lavoratori siano particolarmente interessati ai loro salari, ad eventuali indennità accessorie e alla sicurezza del loro posto di lavoro. Sono in molti a sentirsi vulnerabili, alla mercé del “sistema”. Una delle possibili risposte a questo problema è stata la nascita di una molteplicità di sindacati, organizzazioni professionali e altri gruppi con il compito di badare agli interessi dei loro membri. Vi sono numerose indicazioni che, nel corso degli ultimi due secoli, le condizioni dei lavoratori siano considerevolmente migliorate.

Negli Stati Uniti ogni generazione ha goduto di un livello di vita superiore alle precedenti. Cosa spiega questo miglioramento? i sindacati? Lo Stato? Oppure esiste un’altra spiegazione? i sindacati sostengono di avere fatto aumentare il salario di tutti i lavoratori, anche di quelli che non ne fanno parte, grazie alla loro attività di contrattazione collettiva. Ma un’analisi spassionata della situazione mette in luce che, mentre alcuni sindacati hanno effettivamente fatto crescere il livello salariale dei loro membri, di fatto questi aumenti sono venuti a spese degli altri lavoratori. I sindacati, inoltre, sostengono di essere particolarmente attenti ai lavoratori meno pagati, ma Milton Friedman evidenzia come le organizzazioni sindacali di maggior successo siano quelle che tutelano i lavoratori più specializzati.

Il sindacato dei piloti di linea ne rappresenta un ottimo esempio. Le attività sindacali miranti ad aumentare il salario dei lavoratori non specializzati si distinguono per il loro fallimento. Altri sostengono che i lavoratori hanno tratto enormi benefici dall’intervento pubblico, ma in realtà molti provvedimenti dello Stato hanno avuto risultati negativi: norme e regolamentazioni hanno fatto aumentare i costi a carico degli imprenditori e ridotto la domanda di lavoratori. In particolare, la legislazione sul salario minimo hanno fatto diminuire il numero di posti di lavoro per la manodopera non specializzata.

Friedman fa notare che l’unica, disgraziata e involontaria conseguenza dell’imposizione di un minimo salariale sia stata quella di peggiorare le possibilità d’impiego dei giovani di colore, che comprendono numerosi lavoratori non specializzati, giacché, ad un salario superiore, i potenziali datori di lavoro non possono più permettersi di offrire loro la necessaria formazione sul campo. In ultima analisi, la migliore tutela per il lavoratore non consiste né nei sindacati, né nello Stato, bensì nell’esistenza di altri datori di lavoro disposti a competere per ottenere la manodopera di cui hanno bisogno.

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Re: Liberi di Scegliere

Messaggioda franz il 22/10/2013, 21:27

L'ottava puntata è la piu' combattuta, nella fase del dibattito.
Molti temi sono relativi alla tipicità dei sindacati americani ed alla loro storia ma i concetti e le domande sono attuali anche per l'Europa.
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