franz ha scritto:Caro Claudio,
la discussione, inizialmente positiva e costruttiva, sta degenerando. Appare pilotata dall'arte di ottenere ragione (mi riferisco al bel libretto di Schopenhauer), cosa che si puo' fare utilizzando particolari argomentazioni che sono tuttavia poco dialogiche anche se d'effetto. Per esempio l'argomentazione "Ha un valore su cui scommetteresti qualche soldo, la parola data da un politico? " non ha un valore "ad rem" ma "ad personam" e puo' essere usata in tutte le situazioni e riferita ad ogni caso che fosse in discussione. Chiunque la puo' usare, questa argomentazione (Schopenhauer parla di "stratagemmi" e ne elenca una quarantina) ma francamente una simile discussione non mi interessa e smettero' di seguirla. Indipendentemente dall'approccio che seguo non butterei nulla al macero per cui è inutile che tu usi lo stratagemma di affibbiarmi una etichetta (formalista) per poi da li fa discendere tutte le considerazioni negative che intendi collegare a quella etichetta. Sull'argomento contabilità e derivati, predo atto che hai capito di aver fatto un esempio sbagliato esballato (è un buon inizio) ma il formalismo non c'entra. Occorre capire (forma e sostanza) per criticare. I derivati sono uno strumento come tanti. Possono essere usati, per esempio, per proteggersi da variazioni del mercato (innescate anche) dalla speculazione per cui in gran parte sono "antispeculativi". Come ogni strumento pero' puo' essere anche usato male (classico il caso della dinamite) ed è ovvio che oltre a comprare e vendere cose che abbiamo esiste la possibilità di comprare e vendere cose che non abbiamo ma che ci saranno. I futures esprimono la scommessa per comprare e vendere cose che si prevede possano esserci (un raccolto, per esempio, oppure materiele che verrà estratto e/o prodotto) ed è evidente che attorno a queste "scommesse" si innesta un mercato e si innestano fattori di rischio. Il termine "speculazione" poi, pur connotato di valori morali negativi, altro non significa che "guardare nella specula, nello specchio" che è un antico modo di prevedere il futuro. Chi specula scomette (e rischia) sul futuro. Ne piu' ne meno di chi come un contadino semina aspettando tra sei mesi di raccogliere il frutto del suo lavoro, ipotizzando poi di usarne una parte per la semina, una parte per se ed una parte per la vendita al mercato. Chi specula (scommette sul futuro) rischia (come rischiavano i contadini, se il raccolto andava a male) di perdere e nella società moderna non si specula piu' solo sui raccolti o sul volume della produzione e dei consumi ma anche sui prodotti finanziari. Se volessimo entrare in una discussione seria (senza usare i banali statagemmi che Schopenhauer ci illustra ) io ci sto.
Consiglio quindi di leggere quel veloce libretto cosi' chiunque è in grado di riconoscere gli statagemmi piu' classici e puo' anche evitare di riproporli qui. La discussione in questo caso tornerebbe a farsi interessante.
Ciao,
Franz
Caro Francesco,
personalmente avrei suggerito
Il Sofista[i] di Platone - i cui contenuti già riprendemmo in un altro post, così come del libretto di Schopenhauer.
Comunque, la mia provocazione sulla dichiarazione di Sarkozy era meritoria, per quanto, appunto provocatoria. Se ne potrebbero citare a bizzeffe di quel genere di dichiarazioni - da qualsiasi area politica esse provengano - ma quello che tra le righe puntavo a far emergere, era come per "ottenere ragione" tu avessi deciso di incarnare il ruolo dell'ingenuo ("Siccome l'ha detto Sarkozy, allora non verranno più fatti aeroporti in Francia!"pareva di sentirti dire).
Ma restiamo alla trattazione dei derivati che è quella che veramente conta, perchè apre un mondo che i [i]sistemisti continuano a voler sostenere e di cui non se ne parla (meglio parlare di "quote rosa", di "quote giovani", di legge elettorale, di conflitto d'interessi, e soprattutto di liberalizzazioni,
sic sic sic)
Nonostante ti abbia riportato i dati, la tua posizione resta la stessa.
Ripeto: se i derivati che servono per garantire attività dell'economia reale - così come vuole la loro genesi nonchè le definizioni che i teorici ed i formalisti ne danno - sono utilizzati a prescindere dall'attività reale sottostante per la stragrandissima maggioranza dei casi, è ovvio che siamo di fronte ad un'operatività puramente speculativa. Ora, che tu ti metta a fare, in quella che dovrebbe essere la patria dei neodossettiani, l'apologia degli strumenti derivati facendo dell'accademia sul termine "specula", non fa altro che confermare la deriva oligarchica assunta dal centro-sinistra. Se i neodossettiani (ma allora sarebbe meglio dire trans-dossettiani) fanno ciò, visto il loro dissenso con il Partito di De Benedetti (PD appunto), l'attuale dirigenza del PD quali tesi ha il coraggio di sostenere (direi
il niente visto che su tali temi non si esprime proprio)?
Riporto ancora l'intervento di Hollande a La Rochelle:
«
Bisogna comprendere la dimensione della gravità di questa crisi, non sottostimarla come la destra [aggiungerei: "E tutta la politica italiana, eccetto Tremonti, D'Alema e Lettieri] fa da un anno. … Noi viviamo una
crisi multipla, generale, globale. …
Essa è innanzitutto finanziaria, essa è nata un anno fa con i subprime, che hanno finito per contaminare l’insieme del sistema bancario, per provocare delle perdite contabili che finalmente si sono tradotte attraverso una iniezione di liquidità delle banche centrali e la crisi è divenuta monetaria con dei movimenti dei cambi che infettano l’euro e il dollaro e modificano i tassi d’interesse. Da monetaria, essa è divenuta economica, con il rallentamento della crescita nei paesi emergenti e l’entrata in recessione di una parte dell’Europa. Essa è divenuta anche energetica, con la moltiplicazione per cinque dei prezzi dell’energia; … alimentare, con la progressione del prezzo delle materie prime; immobiliare nei paesi più sviluppati con il calo dei prezzi … La crisi è dunque generale, essa tocca tutti i livelli, tutti i continenti. … Essa è globale perchè è il capitalismo globalizzato che è colpito in tutte le sue dimensioni, perché tutti i mercati ne sono infettati. … Le deregolamentazioni che noi viviamo sono la conseguenza di scelte politiche: deregolamentazione dei mercati,
finanziarizzazione dell’economia, il disimpegno delle autorità pubbliche, privatizzazioni, messa in concorrenza dei servizi pubblici. ... Ci sono cinque punti essenziali se noi vogliamo fare uscire l’economia mondiale delle deregolamentazioni nella quale essa è sprofondata:
conferenza finanziaria e monetaria: nuova Bretton Woods che permetta la stabilità del cambio euro/dollaro, il coordinamento delle politiche monetarie e la regolamentazione del sistema finanziario; … il rafforzamento delle istituzioni finanziarie multilaterali [per permettere] con le banche centrali,
di controllare innanzitutto il sistema bancario e di punirlo, altrimenti la speculazione troverà sempre la sua ricompensa; … [sostenere] la produzione agricola dei paesi in via di sviluppo … riorientare la costruzione europea, attorno al coordinamento di politiche economiche ed il lancio di grandi prestiti per finanziare oggi le PMI, le abitazioni e gli investimenti in materie di ricerca e di tecnologia.»
Quando Hollande parla di "finanziarizzazione dell'economia" di cosa parla secondo te? Quando dice di "controllare innanzitutto il sistema bancario e punirlo, altrimenti la speculazione troverà sempre la sua ricompensa", parla di un problemino da due soldi, come se ne evince dalla
consapevole trattazione che tu ne hai fatto, oppure parla di un grosso problema, o meglio
del vero problema tanto da mettere la Nuova Bretton Woods al primo punto del suo discorso?
Saluti.
Claudio Giudici