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L'inflazione è fisiologica?

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda franz il 20/03/2012, 22:40

Articolo interessanante e tutto sommato onesto, dice le cose come stanno, anche se non le dice tutte.
Ok, ci sono sicuramente economisti (alcuni? molti?) di primo piano che dicono che una certa teoria è sbagliata.
E ci sono altrettanti economisti di primo piano che dicono l'opposto. Stessa situazione, ci possiamo scommettere, tra gli economisti di secondo e terzo piano. E allora? Che argomento è?

Di sicuro c'è che se si potesse svalutare la moneta, di fatto i salari diminuirebbero (anche dietro una parvenza di aumento nominale). Quindi è vero. Tutto sommato è vero. Partiamo da una recessione, con calo dei prezzi? Allora o svaluti, e trovi un nuovo equilibrio (che è fatto di salari che valgono di meno, grazie alla svalutazione), oppure se non puoi svalutare allora l'equilibrio lo puoi trovare in altor modo: o licenziando un certo numero di persone o accettando una diminuzione dei redditi per tutti.

Forse che l'inflazione è meglio perché ti dà l'illisione che il reddito sia aumentato, salvo rimanerci male 20 minuti dopo quando vedi i prezzi sugli scaffali? Ogni paese che entra in recessione non ci entra per sempre (e questo clericetti non lo racconta). La recessione prosegue fino ad un punto di equilibrio. le fabbriche decotte chiudono, altre attività nascono, prima o poi il sistema riparte. Prima o poi come? Molto prima se il sistema conta sulle sue forze, molto poi se impera la droga di stato (denaro facile, a basso costo). Come puo' ripartire in fretta se nel frattempo si sommministra droga? La germania non lo sta facendo. Ha fatto in questi anni le riforme che ora prentende che siano fatte dagli altri, quindi sa che drogando l'economia si danneggia il sistema (di cui la germania fa parte). I tedeschi hanno fatto scacrifici, sia per l'onere della riunificazione, sia per il ridimensionamento del welfare. Ora possiamo vedere il successo del sistema tedesco (VW è un simbolo, con i suoi 7500 euro di premio per dipendente) ed il fallimento delle cicale.
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda flaviomob il 20/03/2012, 22:55

L'Italia non è in recessione e nemmeno in decrescita. E' in declino.


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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda franz il 21/03/2012, 8:30

flaviomob ha scritto:L'Italia non è in recessione e nemmeno in decrescita. E' in declino.

Questo è vero (è anche in recessione, tecnicamente) ma il declino è il concetto che meglio esprime la tendenza italiana.
Tutto sta a vedere se è capace di invertire la tendenza del graduale declino.
Per me puo' farcela e questo governo, che per ora ha evitato il tracollo, sta mettendo le basi giuste.
Poi vedremo cosa farà chi verrà dopo, ma non è tema di questo thread.
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda chango il 21/03/2012, 16:11

franz ha scritto:A fronte dell'affermazione "l'inflazione è fisiologica" occorrerebbe anche leggere una dimostrazione o almeno un tentativo.
In attesa, sto provando a io stesso confutare l'affermazione e allora si cerca di confutare la mia confutazione.
Certo che se nel frattempo avessi una dimostrazione convincente che l'inflazione è fisiologica, potrei provare io a confutarla.


Intendiamoci, dire che un cosa (l'inflazione, intesa come aumento generalizzato dei prezzi) è fisiologica, vuol dire che fa parte nella natura intrinseca (della fisiologia) del sistema. E vediamo questo sistema. Parliamo del sistema economico in un'economia di mercato, che è anche un sistema misto, privato e pubblico, in cui pero' la politica monetaria non è determinata dal mercato (a meno che l'economia non sia straordinariamente aperta) ma dallo Stato, tramite le leve che sappiamo (tassi di interesse e massa monetaria).

Veniamo ai mercati.
Il mercato degli alimentari è in costante calo di prezzi, salvo piccoli periodi legati a problemi meteo oppure legati ad un singolo prodotto. A riprova la quota di spesa alimentare sul totale è in costante calo nei momenti di crescita, cosi' come calano gli addetti ed aumenta la produttività per ettaro. Che poi nei momenti di crisi le cose cambino sono d'accordo ma, appunto, stiamo parlando di fisiologia o cioè' di un comportamento intinsecamente naturale. Se il corpo ha 38 di febbre (o 35) c'è qualche cosa che non va, non è lo stato "naturale". Quindi inutile farmi una lista di casi eccezionali di febbre per cercare di dimostrare la"fisiologia" di un fenomeno. La fisiologia la vediamo sulla norma, sulla normalità (ed aggiungo, sulla normalità auspicabile) e questa la vediamo quando i prezzi scendono per la presenza di innovazione e concorrenza e con l'assenza di ostacoli al commercio interno ed internazionale.

Sulla deflazione da domanda siamo alle solite. Una cosa del genere (se capita) non è affatto fisiologica. Quindi è un esempio che non c'entra. E poi se capita la causa non è mai una diminuzione forte della domanda in sé e per sé ma altro fenomeno. Che è a mio avviso sempre una causa monetaria. Se vi è un forte aumento generalizzato della domanda esso in un'economia matura avviene solo in presenza di un incremento artificiale della massa monetaria superiore all'aumento reale della produttività. Idem per un calo generalizzato della domanda, che di per sé non è generato dal fatto che milioni o miliardi di persone si svegliano la mattina a decidono di punto in bianco di consumare di meno, ma perché c'è stato un calo della massa monetaria (non necessariamente M1). Se per esempio come nel 2001 e nel 2008, il crollo di borsa si porta via il 50% della capitalizzazione, avviene che nei paesi occidentali avanzati una grossa fetta della popolazione (da 1/3 ad 1/2) e delle imprese si trova con i risparmi dimezzati (o le riserve per gli investimenti, nel caso di imprese). Quindi reagisce cercando altri investimenti e, in attesa di momenti migliori, consumando di meno. Questo pero' è un comportamento in caso di crisi, abbastanza naturale e non lo definirei "fisiologico" ne piu' ne meno come non considero fisiologico avere 38 o 39 di febbre e prendere un'aspirina. Quando uno ha la febbre pone in essere tutta una serie di accorgimenti per riconquistare la normalità, la salute.

Probabilmente il problema è usare (ma non sono stato io a farlo) un termine inadeguato come fisiologia, che attiene al mondo dei sistemi viventi.


fisiologico sarà un termine inadeguato, ma per la delfazione non solo l'hai ustato ma hai pure provato a dimostrarlo.

la fisiologia la vediamo sulla normalità, non sulla normalità auspicabile. troppo comodo. e infatti su sulla normalità auspicabile puoi tranquillamente definire come "questa la vediamo quando i prezzi scendono per la presenza di innovazione e concorrenza e con l'assenza di ostacoli al commercio interno ed internazionale".
eppure l'innovazione, la concorrenza (di che tipo?) l'assenza di ostacoli al commercio non sono certo la normalità per tutti i beni e i servizi prodotti in un economia reale (nel senso di vera).

non è neppure un grande esempio fare un confronto con la temperatura del corpo. infatti paragoni un paramentro statico con un parametro dinamico (la riduzione dei prezzi).
e non è molto logico che una variazione in una direzione sia naturale, mentre non sia naturale la variazione nella direzione opposta. come fai ben notare tu stesso le tamperatura del corpo non è fisiologica ne a 38° ne a 35°. non si capisce perchè dovrebbe essere differente nel caso della variazione dei prezzi. in base al tuo ragionamento dovrebbe essere fisiologica la stabilità dei prezzi (a un certo livello), non la loro riduzione.
la normalità nei prezzi è che essi siano in equilibrio tra domanda e offerta. verso l'alto o vero il basso, non è rilevante di per se.



franz ha scritto:Ma facendo tabula rasa della fisiologia, rimane da capire se esiste una forza nel sistema economico che comporta un aumento generalizzato (e non episodico) dei prezzi (di che livello poi si discute per vedere fino a quanto è accettabile) oppure se esiste una forza contraria, generalizzata e non episodica. Per me è chiaro che nel sistema economico dominato dal mercato la tendenza generale è ad avere una riduzione dei prezzi ed un miglioramento della qualità, piu' forte o piu' debole a seconda dei livelli di innovazione e del grado di concorrenza e libertà di mercato. Secondo me questo è un dato di fatto. Si puo' tentare di minimizzarlo e circoscriverlo oppure di trovare esempi tipo il maltempo o la crisi. Ma le eccezioni confermano la regola. Se cosi' non fosse dovremmo proibire innovazione e concorrenza, ma nessuno è oggi cosi' pazzo.

Siccome non c'è solo il mercato ma c'è anche lo stato (con monopoli pubblici) e anche lo Stato come regolatore monetario (tassi di interesse e stampa di denaro fresco) le cose si complicano e la risultante in molti casi puo' essere una dominante inflattiva (che comporta una svalutazione della valuta e la ricerca di posizioni migliori nel mercato internazionale). Questo soprattutto nei momenti di crisi (che non sono la regola) in cui gli Stati per cercare di sopperire al calo della domanda e degli investimetni, pensano che sia ottima cosa iniettare denaro fresco ed a basso costo. Il risultato è una scossa inflattiva che si vedrà dopo alcuni mesi o anni. Ma non affatto fisiologica. È il risultato di una cura mal fatta che comporta altri problemi ed altre malattie (bolle destinate a scoppiare e perdita di valore della valuta rispetto ai classici beni rifugio).

Tra l'altro leggevo che una delle politiche monetarie delle banche nazionali è proprio di iniettare piccole dosi di inflazione controllata per contrastare la tendenza generale alla diminuzione dei prezzi. L'inflazione piu' che essere fisiologica sarebbe prodotta artificialmente, perché si ritiene che sia meglio avere una piccola inflazione e mantenere bassa la disoccupazione che non avere inflazine ma rischiare una maggiore mole di disoccupati. Correlazione inversa, questa tra disoccupazione e inflazione, che non è del tutto dimostrata (vedere http://it.wikipedia.org/wiki/Curva_di_Phillips )

Secondo me puo' essere fisiologico un certo tasso, anche minimo, di disoccupazione. Ma questo è altro tema.


il grado di libertà del mercato e il grado di concorrenza, possono tranquillamente negare la tendenza generale a una riduzione dei prezzi.
anche usando modelli puramente teorici.
basta il venir meno della concorrenza perfetta che l'effetto deflattivo non sta più in piedi: se un impresa ha potere di mercato fisserà il prezzo a un livello che massimizzi i propri ricavi. se un aumento di prezzo gli consente di massimizare ulterioremente i ricavi lo farà.
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda franz il 21/03/2012, 18:00

Ma che concorrenza perfetta! Basta controllare che non si creino monopoli e cartelli.
Anche se imperfetta, la concorrenza fa il suo lavoro.
Non esiste l'uomo perfetto (o la donna) tuttavia ci sono 7 miliardi di abitanti. Non è che siccome non esiste l'uomo perfetto, allora non esiste l'uomo. Se il mercato perfetto non esiste, esiste comunque il mercato, ed è perfettibile.

Non servono 27'000 aziende in concorrenza; Al limite ne bastano due. Come Intel e AMD.
Ma anche se il leder fosse uno, come IBM anni fa, non è detto che lo rimanga. Ora infatti il leader è Microsoft.
Importante anche che si sia dinamicità, che nascano nuove imprese.
Tempo fa avevo analizzato le migliori 100 aziende americane (per fatturato) dal 1955 al 2005 e preso nota, ogni 10 anni, di quante non c'erano piu' e di quante new entry. Il risultato lo avevo messo qui sul forum. Non so dove (ma se qualcuno ha pazienza...)
Ho comunque il file originale. In 6 decenni le 100 maggiori imprese per fatturato sono state 258. Poche (una quindicina) sono sempre presenti in tutti i decenni e meno ancora (13) per 5 decenni su sei. La maggioranza (105 imprese, pari al 40.7%) sono state in gradiatoria dei primi 100 una sola volta ed altre 40 (23%) per due volte. Questo perché aziende decotte non vengono salvate (meno che non sia parastatali come Fannie Mae e Freddie Mac) e quindi chiudono lasciando il posto ad altre. E questo guardando i 100 big. Naturalmente ci sono milioni di imprese, oltre alle migliori 100. Qualcuno ha cominciato in garage, come Bill Gates.

Ma torniamo all'inflazione. Sono sempre in attesa di sapere perché sarebbe fisiologica. :!:

Nell'attesa, ho trovato un testo che aparso su un giornale locale, non in rete (credo) e che è interessante.
Per prima cosa occorre sottolineare come aumento dei prezzi e inflazione siano due concetti diversi.
Le variazioni dei prezzi, anche quando si manifestano con un consistente rincaro di beni o gruppi di beni, non necessaria¬mente rappresentano un'inflazione.
Si parla di inflazione quando il prezzo di un solo 'bene' - il denaro - tende a scen¬dere rispetto a tutti gli altri beni. E le cause dell'inflazione ,dipendono dalla quantità del mezzo di scambio "denaro" che viene messo a disposizione. Se questa quantità diventa troppo grande, diminuisce il valore del mezzo di scambio.
Poiché a causa della svalutazione non vale più la pena di tenere denaro, la gente cerca rifugio nei beni che in rapporto ad esso si apprezzano, il che porta da un lato a un eccesso di domanda e, dall'altro, a una carenza di capacità produttive. Gli aumenti dei prezzi sono una conseguenza naturale dell'inflazione.
Così come nasce monetariamente, l'inflazione può essere soffocata sul nascere solo monetariamente. Con una contrazione della massa monetaria. Lo strumento per realizzare questa contrazione è la politica monetaria delle banche centrali. Aumentando i tassi d'interesse a breve termine, si rende più costoso il finanziaménto del sistema bancario e, di conseguenza, si riduce la concessione di crediti all'economia reale.

Ora se l'inflazione è provocata dal calo di prezzo del denaro (per eccesso di offerta) mi chiedo come una simile situazione possa essere fisiologica. Qui siamo in presenza caso mai di politiche monetarie volute (giuste o sbagliate che siano) non di una fisiologia.
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda chango il 22/03/2012, 12:36

franz ha scritto:Ma che concorrenza perfetta! Basta controllare che non si creino monopoli e cartelli.
Anche se imperfetta, la concorrenza fa il suo lavoro.
Non esiste l'uomo perfetto (o la donna) tuttavia ci sono 7 miliardi di abitanti. Non è che siccome non esiste l'uomo perfetto, allora non esiste l'uomo. Se il mercato perfetto non esiste, esiste comunque il mercato, ed è perfettibile.


non metto in discussione l'esistenza del mercato.
non metto neppure in discussione che sia perfettibile.
metto in discussione che la tendenza naturale del mercato sia deflattiva.
lo è solo sotto una serie di ipotesi (tra cui la concorrenza perfetta) che sono irrealistiche.

la concorrenza imperfetta fa il suo lavoro? quale? far scendere i prezzi o farli crescere meno?


franz ha scritto: Ma torniamo all'inflazione. Sono sempre in attesa di sapere perché sarebbe fisiologica. :!:


Hai visto un sistema economico industriale e di mercato, in codizioni "normali", senza inflazione?

franz ha scritto:Nell'attesa, ho trovato un testo che aparso su un giornale locale, non in rete (credo) e che è interessante.
Per prima cosa occorre sottolineare come aumento dei prezzi e inflazione siano due concetti diversi.
Le variazioni dei prezzi, anche quando si manifestano con un consistente rincaro di beni o gruppi di beni, non necessaria¬mente rappresentano un'inflazione.
Si parla di inflazione quando il prezzo di un solo 'bene' - il denaro - tende a scen¬dere rispetto a tutti gli altri beni. E le cause dell'inflazione ,dipendono dalla quantità del mezzo di scambio "denaro" che viene messo a disposizione. Se questa quantità diventa troppo grande, diminuisce il valore del mezzo di scambio.
Poiché a causa della svalutazione non vale più la pena di tenere denaro, la gente cerca rifugio nei beni che in rapporto ad esso si apprezzano, il che porta da un lato a un eccesso di domanda e, dall'altro, a una carenza di capacità produttive. Gli aumenti dei prezzi sono una conseguenza naturale dell'inflazione.
Così come nasce monetariamente, l'inflazione può essere soffocata sul nascere solo monetariamente. Con una contrazione della massa monetaria. Lo strumento per realizzare questa contrazione è la politica monetaria delle banche centrali. Aumentando i tassi d'interesse a breve termine, si rende più costoso il finanziaménto del sistema bancario e, di conseguenza, si riduce la concessione di crediti all'economia reale.

Ora se l'inflazione è provocata dal calo di prezzo del denaro (per eccesso di offerta) mi chiedo come una simile situazione possa essere fisiologica. Qui siamo in presenza caso mai di politiche monetarie volute (giuste o sbagliate che siano) non di una fisiologia.


le poltiche monetarie non fanno parte del sistema economico?
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda franz il 25/03/2012, 10:03

chango ha scritto:non metto in discussione l'esistenza del mercato.
non metto neppure in discussione che sia perfettibile.
metto in discussione che la tendenza naturale del mercato sia deflattiva.
lo è solo sotto una serie di ipotesi (tra cui la concorrenza perfetta) che sono irrealistiche.

la concorrenza imperfetta fa il suo lavoro? quale? far scendere i prezzi o farli crescere meno?


Hai visto un sistema economico industriale e di mercato, in codizioni "normali", senza inflazione?


le poltiche monetarie non fanno parte del sistema economico?

1) in effetti alla tua affermazione che l'inflazione fosse fisiologica, ho contrapposto un "non credo, caso mai è fisiologica la deflazione", intesa come (speculare all'inflazione) un "calo generale e continuo dei prezzi".
Se ci limitiamo ai prezzi, per me la tendenza di un sistema produttivo che ha sufficente innovazione e concorrenza è verso l'aumento di produttività che a sua volta si riflette in una diminuzione del numero di ore lavorate per produrre il prodotto, in un minor uso di materie prime e quindi da un lato una riduzione dei prezzi ed un aumento della qualità, dall'altro un aumento dei salari (poi vediemo se nominali o reali). Aumenta comunque il potere d'acquisto dei lavoratori.
Ad assere piu' precisi pero' fintanto che non diminuisce la massa monetaria, avremo calo dei prezzi ma non deflazione, cosi' come un aumento dei prezzi non significa inflazione, Per esserlo (inflazione) deve aumentare la massa monetaria mentre per avere deflazione deve sparire massa monetaria dal sistema. Per esempio con il fallimento delle banche. E qui non è tanto un problema di essere d'accordo oppure no. Possiamo discuterne all'infinito ma se le varie scuole economiche, classiche, neocalssiche, austricache, monetariste, keynesiane etc non sono d'accordo su come definire l'inflazione, probabilmente ci sono problemi di fondo che noi semplici forumisti non possiamo risolvere.


2) la concorrenza, pur imperfetta, puo' far scendere i prezzi, ma meno di quanto scenderebbero in un sistema leggermente piu' vicino alla perfezione (che poi vuol dire nessun ostacolo alla concorrenza salvo quelli alla concorrenza sleale). Oltre alla concorrenza pero' occorre, e lo avevo ben indicato, anche innovazione tecnologica. Chiaro che in un sistema di monopoli la concorrenza è nulla e la spinta all'innovazione è scarsa. A cosa serve l'innovazione se nessun concorrente mi sfida? Posso fare quello che voglio sia ai prezzi sia ai salari, quindi l'innovazione è solo un costo inutile. Continuo a vendere il solito prodotto senza fare alcuno sforzo per migliorarlo.
Concorrenza + innovazione = aumenti della qualità, della produttività, dei salari e diminuzione dei prezzi.
Si puo' discutere se l'aumento dei salari sia solo relativo al potere d'acquisto (con lo stesso salario compro sempre piu' beni e servizi) o anche reale (da un salario di 1000 passo ad un salario di 1010). Se in questo secondo caso le politiche monerarie decidono di iniettare troppa carta (M1) ecco che l'inflazione è possibile, annullando il calo dei prezzi. Ma l'inflazione si porterebbe via in pochi mesi quei 10 in piu', che sarebbero quindi solo un'illusione.
Qui si potrebbe aprire un interessante ramo della discussione.


3) le politiche monetarie fanno parte del sistema economico ma non sono dettate da logiche di mercato, come invece la produzione di beni e servizi. Se la determinazione dei tassi di interesse fosse basata sulla domanda e sull'offerta e non sulle decisioni della banca nazionale (di nomina politica, pur con una certa indipendenza, anche se non in tutti i paesi) che alzano e abbassano il tasso di interesse sulla base di considerazioni politiche, allora le cose cambierebbero. Se la decisione su quanta massa monetaria (M1) iniettare nel paese fosse legata solo alla domanda ed all'offerta, e non a considerazioni di carattere politico, allora le cose cambierebbero. Sono relativamente sicuro che in questo contesto non avremmo inflazione e deflazione (per come la definscono monetaristi ed austriaci) ma solo aumenti e diminuzioni dei prezzi a seconda della domanda e dell'offerta e dell'aumento o diminuzione del volume di beni e servizi sul mercato. C'è un terzo aspetto di politica monetaria che pero' sfugge alle decisioni della politica. È lo scambio di beni a livello internazionale. La bilancia commerciale (import-export) se sbilanciata influisce sul valore della valuta, perché ad uno sbilanciamento della domanda/offerte di beni da importare/esportare corrisponde un pari sbilanciamento del volume di moneta interna e delle altre, da vendere e comprare).
E qui lo stato non puo' decidere il volume dell'export e dell'import (almeno uno stato occidentale libero, aderente agli accordi del commercio internazionale) ma a farlo sono milioni di consumatori di tutti i paesi e di uffici aquisti nelle aziende di tutto il mondo. Tuttavia le politiche monetarie stataliste e protezioniste possono fregarsene della cosa e lo vediamo da decenni in USA (che hanno uno squilibrio notevole nella bilancia internazionale) e anche in Cina, che si rifiuta di adeguare il valore dela sua moneta sulla base di parametri di mercato. In pratica agendo su massa monetaria (quella del dollaro è elevatissima, sia perché è moneta di scambio internazionale sia per un grande volume di dollari falsi) e sui tassi di iteresse, oppure solo per decisione d'imperio, come in Cina, una nazione puo' gestire politicamente - bene o male poi si vede sempre dopo, spesso quando è troppo tardi - la sua politica monetaria. Al limite puo' generare inflazione anche quando i prezzi scendono. Basta immettere carta nel sistema ed i prezzi tenderanno a salire, invece di scendere. Qui si dovrebbe aprire un'altra discussione, sulla differenza tra prezzo e valore ma credo sia oltre la mia portata.
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda chango il 26/03/2012, 10:41

franz ha scritto:1) in effetti alla tua affermazione che l'inflazione fosse fisiologica, ho contrapposto un "non credo, caso mai è fisiologica la deflazione", intesa come (speculare all'inflazione) un "calo generale e continuo dei prezzi".
Se ci limitiamo ai prezzi, per me la tendenza di un sistema produttivo che ha sufficente innovazione e concorrenza è verso l'aumento di produttività che a sua volta si riflette in una diminuzione del numero di ore lavorate per produrre il prodotto, in un minor uso di materie prime e quindi da un lato una riduzione dei prezzi ed un aumento della qualità, dall'altro un aumento dei salari (poi vediemo se nominali o reali). Aumenta comunque il potere d'acquisto dei lavoratori.
Ad assere piu' precisi pero' fintanto che non diminuisce la massa monetaria, avremo calo dei prezzi ma non deflazione, cosi' come un aumento dei prezzi non significa inflazione, Per esserlo (inflazione) deve aumentare la massa monetaria mentre per avere deflazione deve sparire massa monetaria dal sistema. Per esempio con il fallimento delle banche. E qui non è tanto un problema di essere d'accordo oppure no. Possiamo discuterne all'infinito ma se le varie scuole economiche, classiche, neocalssiche, austricache, monetariste, keynesiane etc non sono d'accordo su come definire l'inflazione, probabilmente ci sono problemi di fondo che noi semplici forumisti non possiamo risolvere.




l'inflazione , così come intesa anche dai principali istituti di statistica e dalle organizzazioni internazionali, è un aumento generale e continuo dei prezzi. non mi pare quindi che ci sia chissà che difficoltà nel definire l'inflazione. se poi la scuola austriaca ha un idea diversa di cosa sia inflazione, il problema (sempre che sia un problema) è della scuola austriaca.

prendendo però seriamente in considerazione l'inflazione e la deflazione come andamento della massa monetaria, il fatto che la deflazione ci possa essere solo con il fallimento delle banche (e il ritorno al baratto, immagiono) rende di fatto la deflazione un risultato da non perseguire.

Se ci limitiamo ai prezzi, il problema è definire cosa voglia dire per un sistema produttivo avere sufficiente concorrenza e innovazione.
quanto sono realistiche la concorrenza e l'innovazione che sono necessarie per realizzare quanto descrivi?

altra questione: hai precedentemente citato l'esempio dei computer o dei cellulari, però l'economia non si riduce solo a questi settori.
per esempio in ambito agricolo esistono fattori esterni (il tempo, per es.) che influiscono sull'offerta di prodotti e di conseguenza sui prezzi praticati.
se si discute di inflazione/deflazione come aumento generale e continuo dei prezzi, è l'insieme della produzione dei beni o servizi che deve essere preso in considerazione (o almeno un insieme rappresentativo della spesa dei consumatori), non solo alcuni settori.

franz ha scritto:2) la concorrenza, pur imperfetta, puo' far scendere i prezzi, ma meno di quanto scenderebbero in un sistema leggermente piu' vicino alla perfezione (che poi vuol dire nessun ostacolo alla concorrenza salvo quelli alla concorrenza sleale). Oltre alla concorrenza pero' occorre, e lo avevo ben indicato, anche innovazione tecnologica. Chiaro che in un sistema di monopoli la concorrenza è nulla e la spinta all'innovazione è scarsa. A cosa serve l'innovazione se nessun concorrente mi sfida? Posso fare quello che voglio sia ai prezzi sia ai salari, quindi l'innovazione è solo un costo inutile. Continuo a vendere il solito prodotto senza fare alcuno sforzo per migliorarlo.
Concorrenza + innovazione = aumenti della qualità, della produttività, dei salari e diminuzione dei prezzi.
Si puo' discutere se l'aumento dei salari sia solo relativo al potere d'acquisto (con lo stesso salario compro sempre piu' beni e servizi) o anche reale (da un salario di 1000 passo ad un salario di 1010). Se in questo secondo caso le politiche monerarie decidono di iniettare troppa carta (M1) ecco che l'inflazione è possibile, annullando il calo dei prezzi. Ma l'inflazione si porterebbe via in pochi mesi quei 10 in piu', che sarebbero quindi solo un'illusione.
Qui si potrebbe aprire un interessante ramo della discussione.




perché in un sistema di monopoli l'innovazione è nulla?
un monopolista può essere spinto ad innovare per prevenire l'ingresso sul mercato di nuovi concorrenti. quindi innova per mantenere la sua posizione di monopolio.
poi bisogna chiarirsi. si presuppone che l'economia sia un economia reale,quindi dinamica e con una molteplicità di fattori che interagiscono tra di loro, o l'economia è quella dei manuali di microeconomia?

nel tuo ragionamento sembra che la concorrenza sia fatta sullo stesso prodotto. eppure non esiste un solo modello di scarpe o di pantaloni. la differenziazione dei prodotti fa sì che le imprese concorrenti di fatto si comportino da monopolisti e la concorrenza sul prezzo sia più contenuta rispetto al caso in cui vendano lo stesso identico bene.

per quanto riguarda l'innovazione, mi pare che presupponi che tutte le imprese abbiano accesso alla stessa tecnologia. ma è vero? o meglio è vero anche nell'immediato?
altro chiarimento necessario : si discute di breve o lungo periodo?



franz ha scritto:3) le politiche monetarie fanno parte del sistema economico ma non sono dettate da logiche di mercato, come invece la produzione di beni e servizi. Se la determinazione dei tassi di interesse fosse basata sulla domanda e sull'offerta e non sulle decisioni della banca nazionale (di nomina politica, pur con una certa indipendenza, anche se non in tutti i paesi) che alzano e abbassano il tasso di interesse sulla base di considerazioni politiche, allora le cose cambierebbero. Se la decisione su quanta massa monetaria (M1) iniettare nel paese fosse legata solo alla domanda ed all'offerta, e non a considerazioni di carattere politico, allora le cose cambierebbero. Sono relativamente sicuro che in questo contesto non avremmo inflazione e deflazione (per come la definscono monetaristi ed austriaci) ma solo aumenti e diminuzioni dei prezzi a seconda della domanda e dell'offerta e dell'aumento o diminuzione del volume di beni e servizi sul mercato. C'è un terzo aspetto di politica monetaria che pero' sfugge alle decisioni della politica. È lo scambio di beni a livello internazionale. La bilancia commerciale (import-export) se sbilanciata influisce sul valore della valuta, perché ad uno sbilanciamento della domanda/offerte di beni da importare/esportare corrisponde un pari sbilanciamento del volume di moneta interna e delle altre, da vendere e comprare).
E qui lo stato non puo' decidere il volume dell'export e dell'import (almeno uno stato occidentale libero, aderente agli accordi del commercio internazionale) ma a farlo sono milioni di consumatori di tutti i paesi e di uffici aquisti nelle aziende di tutto il mondo. Tuttavia le politiche monetarie stataliste e protezioniste possono fregarsene della cosa e lo vediamo da decenni in USA (che hanno uno squilibrio notevole nella bilancia internazionale) e anche in Cina, che si rifiuta di adeguare il valore dela sua moneta sulla base di parametri di mercato. In pratica agendo su massa monetaria (quella del dollaro è elevatissima, sia perché è moneta di scambio internazionale sia per un grande volume di dollari falsi) e sui tassi di iteresse, oppure solo per decisione d'imperio, come in Cina, una nazione puo' gestire politicamente - bene o male poi si vede sempre dopo, spesso quando è troppo tardi - la sua politica monetaria. Al limite puo' generare inflazione anche quando i prezzi scendono. Basta immettere carta nel sistema ed i prezzi tenderanno a salire, invece di scendere. Qui si dovrebbe aprire un'altra discussione, sulla differenza tra prezzo e valore ma credo sia oltre la mia portata.


le politiche monetarie fanno parte del sistema economico. non sono dettate da logiche di mercato?
e perchè dovrebbero esserlo?
non tutto può essere ricondotto a logiche di mercato e non tutto deve essere ricondotto a logiche di mercato.
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda franz il 31/03/2012, 10:05

chango ha scritto:l'inflazione , così come intesa anche dai principali istituti di statistica e dalle organizzazioni internazionali, è un aumento generale e continuo dei prezzi. non mi pare quindi che ci sia chissà che difficoltà nel definire l'inflazione. se poi la scuola austriaca ha un idea diversa di cosa sia inflazione, il problema (sempre che sia un problema) è della scuola austriaca.

prendendo però seriamente in considerazione l'inflazione e la deflazione come andamento della massa monetaria, il fatto che la deflazione ci possa essere solo con il fallimento delle banche (e il ritorno al baratto, immagiono) rende di fatto la deflazione un risultato da non perseguire.

Infatti io non voglio predicare la deflazione ma ritengo una cosa buona che i prezzi diminuiscano.
Chi preferisce un aumento generale dei prezzi? Alzi la mano!
Il problema dell'infazione (differenza di opinioni tra scuole) riguarda la causa di questo aumento generalizzato e continuo.
chango ha scritto:Se ci limitiamo ai prezzi, il problema è definire cosa voglia dire per un sistema produttivo avere sufficiente concorrenza e innovazione.
quanto sono realistiche la concorrenza e l'innovazione che sono necessarie per realizzare quanto descrivi?

altra questione: hai precedentemente citato l'esempio dei computer o dei cellulari, però l'economia non si riduce solo a questi settori.
per esempio in ambito agricolo esistono fattori esterni (il tempo, per es.) che influiscono sull'offerta di prodotti e di conseguenza sui prezzi praticati.

La tua prima domanda (quanto?) presuppone l'animo di un attento pianificatore che volesse replicare tutto questo tramite una accurata pianificazione pubblica. No, ti risponderò come Keynes: "quanto basta". Sulla base dei principi del liberalismo (criticabili come tutte le teoria ma che hanno funzionato meglio della pianificazione quinquennale sovietica e cinese) direi che la mano invisibile e l'anarchia dei processi innescati da milioni di produttori e miliardi di consumatori produce un risultato che che oggi alimenta, bene o male, sette miliardi di esseri umani, contro il miliardo e mezzo della fine dell'800.

In campo agricolo il tempo è un fattore esterno estemporaneo. Non c'è siccità e/o alluvione contemporaneamente in tutto il mondo ed in ogni caso i guadagni notevoli di produttività per ettaro grazie all'innovazione (per esempio ibridi F1 e OGM) hanno tenuto bassi i prezzi malgrado l'eumento enorme della domanda (ora, appunto, siamo 7 miliardi).
chango ha scritto:perché in un sistema di monopoli l'innovazione è nulla?
un monopolista può essere spinto ad innovare per prevenire l'ingresso sul mercato di nuovi concorrenti. quindi innova per mantenere la sua posizione di monopolio.
nel tuo ragionamento sembra che la concorrenza sia fatta sullo stesso prodotto. eppure non esiste un solo modello di scarpe o di pantaloni. la differenziazione dei prodotti fa sì che le imprese concorrenti di fatto si comportino da monopolisti e la concorrenza sul prezzo sia più contenuta rispetto al caso in cui vendano lo stesso identico bene.
per quanto riguarda l'innovazione, mi pare che presupponi che tutte le imprese abbiano accesso alla stessa tecnologia. ma è vero? o meglio è vero anche nell'immediato?
altro chiarimento necessario : si discute di breve o lungo periodo?

Il monpolista fa prima a garantirsi la rendita di posizione elargendo favori ad una casta ed ottenendo in cambio un regime protezionistico. In Unione Sovietica si', c'era un solo modello, massimo due, per ogni cosa. E quello era il massimo del monopolio, quello di Stato. Non so come fosse regolato l'accesso alla tecnologia ma da molti fattori ritengo che fosse bassissima, salvo nel comparto militare e spaziale, dove si realizzavano ottimi prototipi, pezzi unici. Ne ho visti molti, nei cassetti dell'accademia delle scienze, nel 1991. Breve o lungo? Bella domanda. medio-Lungo, direi. Vedi la Cina cosa ha fatto in 20 anni.
chango ha scritto:Le politiche monetarie fanno parte del sistema economico. non sono dettate da logiche di mercato?
e perchè dovrebbero esserlo?
non tutto può essere ricondotto a logiche di mercato e non tutto deve essere ricondotto a logiche di mercato.

Ogni volta che devi determinare il prezzo di qualche cosa il mercato (dotato delle dovute regole e privo di monopoli e cartelli) è la migliore soluzione. Perché è il reale punto di incontro tra domanda ed offerta. In alternativa dobbiamo confidare sull'intelligenza di un gruppo di persone. Le quali credono di fare una scelta oliogarchica migliore rispettto a quella milioni e miliardi di persone. Ma sicuramente esiste sempre un'oligarchia che ritiene di essere migliore della plebaglia. In fatto è che se il mercato porrebbe un prezzo (es di una valuta) a 20 mentre l'intellighezia lo pone a 15 o 25, succedono cose che inducono poi la stessa intellighezia a porre rimedio usando altre vie, tra cui per tornare al tema, l'inflazione (intesa come aumento della massa monetaria che induce un aumento generalizzato dei prezzi).
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda chango il 01/04/2012, 15:55

franz ha scritto:
chango ha scritto:l'inflazione , così come intesa anche dai principali istituti di statistica e dalle organizzazioni internazionali, è un aumento generale e continuo dei prezzi. non mi pare quindi che ci sia chissà che difficoltà nel definire l'inflazione. se poi la scuola austriaca ha un idea diversa di cosa sia inflazione, il problema (sempre che sia un problema) è della scuola austriaca.

prendendo però seriamente in considerazione l'inflazione e la deflazione come andamento della massa monetaria, il fatto che la deflazione ci possa essere solo con il fallimento delle banche (e il ritorno al baratto, immagiono) rende di fatto la deflazione un risultato da non perseguire.

Infatti io non voglio predicare la deflazione ma ritengo una cosa buona che i prezzi diminuiscano.
Chi preferisce un aumento generale dei prezzi? Alzi la mano!
Il problema dell'infazione (differenza di opinioni tra scuole) riguarda la causa di questo aumento generalizzato e continuo.
chango ha scritto:Se ci limitiamo ai prezzi, il problema è definire cosa voglia dire per un sistema produttivo avere sufficiente concorrenza e innovazione.
quanto sono realistiche la concorrenza e l'innovazione che sono necessarie per realizzare quanto descrivi?

altra questione: hai precedentemente citato l'esempio dei computer o dei cellulari, però l'economia non si riduce solo a questi settori.
per esempio in ambito agricolo esistono fattori esterni (il tempo, per es.) che influiscono sull'offerta di prodotti e di conseguenza sui prezzi praticati.

La tua prima domanda (quanto?) presuppone l'animo di un attento pianificatore che volesse replicare tutto questo tramite una accurata pianificazione pubblica. No, ti risponderò come Keynes: "quanto basta". Sulla base dei principi del liberalismo (criticabili come tutte le teoria ma che hanno funzionato meglio della pianificazione quinquennale sovietica e cinese) direi che la mano invisibile e l'anarchia dei processi innescati da milioni di produttori e miliardi di consumatori produce un risultato che che oggi alimenta, bene o male, sette miliardi di esseri umani, contro il miliardo e mezzo della fine dell'800.

In campo agricolo il tempo è un fattore esterno estemporaneo. Non c'è siccità e/o alluvione contemporaneamente in tutto il mondo ed in ogni caso i guadagni notevoli di produttività per ettaro grazie all'innovazione (per esempio ibridi F1 e OGM) hanno tenuto bassi i prezzi malgrado l'eumento enorme della domanda (ora, appunto, siamo 7 miliardi).
chango ha scritto:perché in un sistema di monopoli l'innovazione è nulla?
un monopolista può essere spinto ad innovare per prevenire l'ingresso sul mercato di nuovi concorrenti. quindi innova per mantenere la sua posizione di monopolio.
nel tuo ragionamento sembra che la concorrenza sia fatta sullo stesso prodotto. eppure non esiste un solo modello di scarpe o di pantaloni. la differenziazione dei prodotti fa sì che le imprese concorrenti di fatto si comportino da monopolisti e la concorrenza sul prezzo sia più contenuta rispetto al caso in cui vendano lo stesso identico bene.
per quanto riguarda l'innovazione, mi pare che presupponi che tutte le imprese abbiano accesso alla stessa tecnologia. ma è vero? o meglio è vero anche nell'immediato?
altro chiarimento necessario : si discute di breve o lungo periodo?

Il monpolista fa prima a garantirsi la rendita di posizione elargendo favori ad una casta ed ottenendo in cambio un regime protezionistico. In Unione Sovietica si', c'era un solo modello, massimo due, per ogni cosa. E quello era il massimo del monopolio, quello di Stato. Non so come fosse regolato l'accesso alla tecnologia ma da molti fattori ritengo che fosse bassissima, salvo nel comparto militare e spaziale, dove si realizzavano ottimi prototipi, pezzi unici. Ne ho visti molti, nei cassetti dell'accademia delle scienze, nel 1991. Breve o lungo? Bella domanda. medio-Lungo, direi. Vedi la Cina cosa ha fatto in 20 anni.
chango ha scritto:Le politiche monetarie fanno parte del sistema economico. non sono dettate da logiche di mercato?
e perchè dovrebbero esserlo?
non tutto può essere ricondotto a logiche di mercato e non tutto deve essere ricondotto a logiche di mercato.

Ogni volta che devi determinare il prezzo di qualche cosa il mercato (dotato delle dovute regole e privo di monopoli e cartelli) è la migliore soluzione. Perché è il reale punto di incontro tra domanda ed offerta. In alternativa dobbiamo confidare sull'intelligenza di un gruppo di persone. Le quali credono di fare una scelta oliogarchica migliore rispettto a quella milioni e miliardi di persone. Ma sicuramente esiste sempre un'oligarchia che ritiene di essere migliore della plebaglia. In fatto è che se il mercato porrebbe un prezzo (es di una valuta) a 20 mentre l'intellighezia lo pone a 15 o 25, succedono cose che inducono poi la stessa intellighezia a porre rimedio usando altre vie, tra cui per tornare al tema, l'inflazione (intesa come aumento della massa monetaria che induce un aumento generalizzato dei prezzi).



Il fatto che tu non voglia predicare la deflazione non mi pare così ovvio, visto che contesti che l’inflazione sia “fisiologica” in un sistema economico ed esalti come “naturali” (quindi positive) le presunte caratteristiche deflattive del mercato.


La mia domanda “quanto sono realistiche la concorrenza e l'innovazione che sono necessarie per realizzare quanto descrivi” non sono certo fatte con l’animo del pianificatore (immagine che troppo spesso ti piace attribuire agli altri), ma con l’animo di chi vuol capire cosa sia il “quanto basta” che citi. Perché quel quanto basta non lo definisci neppure tu. Ti limiti a citare una mano invisibile che non esiste o una presunta anarchia innescata dai processi tra produttori e consumatori. che siano una moltitudine di processi posso essere d’accordo ma che siano anarchici (ossia privi di una regolamentazione) non è proprio vero.

Per quanto riguarda il tempo in agricoltura, esso rappresenta uno shock esterno che influenza la domanda e l’offerta di un certo bene. Un ulteriore esempio può essere rappresentato dal prezzo del petrolio o dall’aumento delle materie prime.

Il “monopolio” c’è anche oggi in ciò che chiamiamo mercato concorrenziale: le scarpe della Nike e dell’Adidas non sono lo stesso prodotto. Le due aziende sui propri modelli applicano il prezzo che ritengono opportuno. Il mercato è caratterizzato da oligopolisti (o da “monopolisti”) in concorrenza tra di loro che godono di un certo potere di mercato nel fissare il prezzo.
Per quanto riguarda l’innovazione da parte di un monopolista dipende dalla struttura del mercato. A volte pochi operatori a livello mondiale, con potere di mercato, sono in grado di produrre più innovazione di tanti operatori in quanto i costi dell’innovazione richiedono dimensioni maggiori. Dipende poi il “monopolista” in che mercato agisce. A livello mondiale ricercare una politica protezionistica è più complesso che a livello locale.

Ogni volta che devi determinare il prezzo di qualche cosa il mercato (dotato delle dovute regole e privo di monopoli e cartelli) è la migliore soluzione. Perché è il reale punto di incontro tra domanda ed offerta.


Non è il reale punti d’incontro perché per l’ennesima volta continui a disegnare un mercato che non esiste nella realtà. Continui a ripetere il mercato dotato delle dovute regole e privo di monopoli e cartelli, come se fosse la condizione normale(reale) del mercato. Ma così non è. I monopoli e i cartelli esistono. Alcuni presenti in determinati mercati hanno influenza sui costi di produzione di altri mercati e ne influenzano la determinazione del prezzo (perché è ovvio che se un’impresa produce in base alla propria struttura dei costi). Le dovute regole quali sono? Chi le definisce? A leggerti sembra che per le imprese la tendenza naturale sia quella di competere tra di loro e non quella di massimizzare i propri profitti.
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