ranvit ha scritto:Sono due cose diverse.
Gli incentivi sono una scelta di politica economico-sociale del Governo non destinata ad aiutare una singola azienda: sostegno ai consumi e quindi all'occupazione, rinnovo e modernizzazione del parco auto ( ma vale anche per televisori, frigoriferi, etc)
Prestare soldi ad una azienda di rilevante importanza nazionale serve a farle superare il periodo nero....quando ci sono (si giudicano) buone prospettive del mercato specifico. Naturalmente anche in questo caso c'è una componente di politica economico-sociale, ma decisamente in subordine.
Vittorio
Vero. Ormai sono decenni che si osservano i risultati del meccanismo perverso degli incentivi e quindi oltre a quanto tu hai riassunto possiamo anche convenire che gli incentivi (settoriali, non aziendali) non sono infiniti ma limitati, nel tempo e negli importi. Come tali hanno una data di inizio ed una data termine. All'interno di quella finestra temporale alcuni consumatori giudicano interessante, sul piano economico, approfittarne. Compiono quindi una scelta che forse non avrebbero fatto subito ma che avrebbero fatto o dovuto fare piu' tardi. Perché in fondo, se di rottamazioni si tratta, prima o poi il bene è da buttare e si tratta unicamente di invogliare il consumatore ad anticipare la sostituzione del bene (macchina, motorino, lavatrice ...). Finiti gli incentivi si nota un brusco stop delle vendite, perché chi voleva approfittarne lo ha fatto prima. Quindi si ripropone in pieno il problema occupazionale, se la catena produttiva si blocca.
Il risultato pratico è nullo, considerando il tempo completo tra boom durante l'incentivo e flop subito dopo.
Ma per le casse dello stato il risultato non è affatto nullo.
Infatti un incentivo altro non è che un trasferimento di un costo privato (del consumatore) sulle spalle della collettività (fiscalità), ai fini di un "bene comune" che si rivela nullo, visto il crollo delle vendite post incentivo.
Interessante sarebbe studiare il caso in cui un evasore approfitta di un incentivo, tanto pagano solo gli altri.
Mentre gli onesti, gravati dal carico fiscale, forse non riescono nemmeno ad entrare in ordine di conto di approfittare dell'incentivo, a meno di essere veramente benestanti (redditi medio-alti).
Il risultato finale è un reale drogaggio del mercato, pagato dai contribuenti onesti, a favore dei benenstanti e degli evasori.
Altro aspetto negativo degli incentivi, soprattutto quelli "eco" è la tendneza a far rimanera alti i prezzi alla vendita (tanto c'è l'incentivo....).
Completamente diverso il caso del prestito. Qui, soprattutto se c'è un piccolo ma significativo interesse, la comunità puo' addirittura guadagnarci, perché il ricavo degli interessi puo' andare a diminuzione del carico fiscale. Qui pero' ci sono fattori di rischio. Chi giudica "buone" le prospettive di mercato? I politici? Ma se non sanno nemmeno quanto costano le uova? Ma anche lo sapessero, è lecito che la collettività si assuma l'azzardo morale di "giocare" nel mercato scommettendo su un'industria piuttosto che un'altra?
A voi la linea!
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)