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Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda Robyn il 04/03/2011, 18:57

Caro Trilogy con te sono d'accordo ma parzialmente.Come sostieni le riforme e l'innovazione rompono equilibri consolidati.Servono investimenti,ricerca,innovazione strumenti di protezione sociale adeguati per far fronte alla perdita involontaria del posto di lavoro e la formazione permanente.Infatti senza formazione,anche se si ha voglia di lavorare non si è produttivi.Ma il punto nodale è che il nostro mercato del lavoro è squilibrato.Troppa flessibilità in entrata poca in uscita una gran numero di persone con un rapporto di lavoro instabile e i cosidetti protetti che si sono fatti la posizione.Allora la flessibilità o è per tutti o è per nessuno,ma non mi pare che si possa tornare alla rigidità del lavoro.La flessibilità per tutti significa che scompare la posizione e le ragazze si scelgono i loro fidanzati non in base alla posizione che hanno ma in base alla persona.Le ragazze devono accettare i ragazzi così come sono.Infatti se si devia da questa concezione nessuno mai costruirà una relazione stabile.Per i periodi di inattività di uno dei due partner ci sono le protezioni sociali con indennità quasi pari all'ultima retribuzione,la formazione e la ricerca di un lavoro affine+ contributi e tfr.Così avviene in tutti i paesi d'Europa.Per un giovane che non ha un mercato del lavoro europeo e solo flessibilità in entrata l'unica concreta possibilità di realizzarsi affettivamente e nel lavoro è andare in Europa possibilmente nel paese che corrisponde alla lingua che ha studiato ciao robyn
Ultima modifica di Robyn il 05/03/2011, 12:50, modificato 1 volta in totale.
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda flaviomob il 05/03/2011, 10:24

Il concetto è semplice: uscita del lavoratore dal posto di lavoro = sussidio di disoccupazione di entità quasi pari all'ultimo stipendio+formazione garantiti finché non trova un altro posto di lavoro. E' così nei paesi più civilizzati d'Europa. L'Italia usa la CIG come pannicello caldo in assenza di una politica che garantisca una tutela al disoccupato come diritto inalienabile, mentre la CIG va solo a chi lavora in un certo tipo di imprese. Il male italiano è tutto lì ed è ovvio che in assenza di una riforma seria e radicale si cerchi almeno di difendere a spada tratta il difendibile, cioè l'articolo 18 (che peraltro non PROIBISCE di licenziare!)
La Marcegaglia pensi alle tangenti e alle questioni giudiziarie dell'azienda di famiglia, prima di dar fiato alle trombe!


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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda ranvit il 05/03/2011, 11:49

...si cerchi almeno di difendere a spada tratta il difendibile, cioè l'articolo 18 (che peraltro non PROIBISCE di licenziare!) ...

Invece dovrebbero chiedere a spada tratta di andare verso una impostazione come quella che flaviomob stesso dice essere la soluzione!
Correggere un errore con un errore è tragico.

Comunque l'art. 18, nei fatti, proibisce di licenziare....ammenochè non si è una grande azienda che puo' ricorrere alla Cig o comunque non si è "ammanigliati" ai sindacalisti del territorio.
Ricordo inoltre, ancora una volta, che l'art. 18 non vale se si è una piccola azienda (per fortuna dico io), a conferma del fatto che per i sindacati e per la sinistra italiana ci sono lavoratori di serie A e quelli di serie B....sarà per questo che la massa dei lavoratori non garantiti da art. 18 e Cig votano Pdl o Lega???


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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda Robyn il 05/03/2011, 12:47

Esatto prima vanno introdotte le protezioni sociali e solo dopo si può pensare di rendere meno rigido l'art 18 dello statuto dei lavoratori.Le protezioni possono essere l'80% del lordo dell'ultima retribuzione percepita per un periodo di un anno se si hanno meno di 50 anni ,due anni se si hanno più di 50 anni e con la formazione.Ma bisogna chiedersi perchè esiste l'art 18.L'art 18 impedisce di licenziare senza giusta causa ed è stato introdotto nel dopoguerra poichè molte aziende licenziavano lavoratori che a loro parere avevano un certo orientamento politico.Ma è giusto licenziare senza una giusta causa?No.Allora quali possono essere le giuste cause?Le giuste cause possono essere l'esubero,lo scarso impegno nel lavoro,l'assenteismo,il furto,il litigio,danneggiamenti ad apparecchiature etc.L'art 18 già prevede un'ampia gamma di casi nel quale il lavoratore può essere licenziato per giusta causa.L'art 18 prevede che non si possa licenziare senza giusta causa,ma prevede anche che si possa licenziare per giusta causa ciao robyn
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda Robyn il 05/03/2011, 20:02

Per quando riguarda il licenziamento per o senza giusta causa è interessante leggere cosa avviene nel resto d'Europa
www.intrage.it/rubriche/lavoro/licenzia ... ndex.shtml
In Inghilterra è ammesso il reintegro ciao robyn
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda ranvit il 05/03/2011, 22:27

Infatti...l'art.18 non esiste da nessuna parte.
Solo da noi....e infatti siamo nella m....a
E' previsto, ed è giusto, una indennità di licenziamento; abbastanza sostanziosa, tale da scongiurare il licenziamento...."per sfizio".
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda Robyn il 06/03/2011, 7:47

Caro Ranvit per quel che ne sò il licenziamento in Italia funziona così
Per le aziende inferiori ai 15 dipendenti,qualora avvenga che ci sia il licenziamento senza giusta causa,il magistrato del lavoro condanna l'azienda ad un risarcimento pari a sei o più mensilità da corrispondere al lavoratore,intima il reintegro ,ma l'azienda non è obbligata alla reintegrazione del lavoratore.Invece al di sopra dei 15 dipendenti quando il magistrato intima il reintegro l'azienda è obbligata a reintegrare il lavoratore.Esiste poi il lavoratore che può rifiutare il reintegro quando il magistrato lo intima all'azienda e questa lo accetta a prescindere anche se non è obbligata.Infatti quando c'è il licenziamento senza giusta causa viene a mancare il rapporto fiduciario da azienda e lavoratore,cioè non è solo l'azienda che ha interrotto il rapporto fiduciario a non sentirlo più,ma è anche il lavoratore.Inoltre il rifiuto del reintegro da parte del lavoratore non è solo dovuto alla perdita del rapporto fiduciario che è bidirezionale,ma evidentemente il lavoratore ritiene che non sia comunque il caso di tornare a lavorare in quell'azienda perchè la salute fisica e mentale è più importante del lavoro.Senza la salute fisica e mentale non è poi possibile lavorare.Generalmente il licenziamento senza giusta causa o il mobbing praticato per scendere sotto i 15 è praticato da quelle aziende "sadiche" che provano piacere a fare del male.Quindi si può uniformare la discipina.Si può intimare il reintegro ma le aziende al di sopra dei 15 dipendenti non sono più obbligate al reintegro ciao robyn
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda ranvit il 06/03/2011, 10:50

Tutto sta a chiarire cosa s'intende per "giusta causa"...
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda Robyn il 06/03/2011, 13:26

Il licenziamento per giusta causa c'è quando c'è il litigio,il furto,lo scarso impegno nel lavoro,l'assenteismo etc
Il licenziamento per giustificato motivo c'è quando si viene meno agli obblighi contrattuali"licenziamento soggettivo"
oppure "oggettivo"legato a crisi aziendali,ristrutturazioni,fallimento,esubero.Se non ci sono queste cose e c'è il licenziamento allora il licenziamento è senza giusta causa o senza giustificato motivo e quindi il datore di lavoro è sanzionato dal magistrato del lavoro ciao robyn
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda Robyn il 06/03/2011, 13:53

Ed inoltre non sono d'accordo neanche con l'arbitrato con la quale si affidano ad una figura terza le decisioni circa le controversie tra lavoratore e datore di lavoro.E' il magistrato che decide gli importi ciao robyn
Ultima modifica di Robyn il 07/03/2011, 22:54, modificato 1 volta in totale.
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