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Orari Fiat

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Fiat: firmato accordo separato, Fiom resta sul 'no'

Messaggioda franz il 15/06/2010, 22:00

OCCUPAZIONE
Fiat: firmato accordo separato, Fiom resta sul 'no'
Tremonti : "È la rivincita dei riformisti"
Fim, Uilm, Fismic e Ugl hanno firmato il nuovo documento presentato dal Lingotto. Referendum il 22 giugno. Il presidente del Senato commenta la difficile trattativa: "No ai veti su Pomigliano"


ROMA - Accordo separato sullo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco. Fim, Uilm, Fismic e Ugl hanno firmato il nuovo documento, integrato, presentato dal Lingotto. La Fiom ha confermato il suo no. I sindacati dei metalmeccanici firmatari dell'accordo hanno promosso un referendum tra i lavoratori che si terrà il prossimo martedì 22 giugno. La Fiat ha sottoposto ai sindacati dei metalmeccanici un nuovo documento in cui viene aggiunto il 16mo punto relativo alla istituzione di una commissione paritetica di raffreddamento sulle sanzioni, come era stato richiesto dalle organizzazioni che venerdì scorso avevano già dato un primo ok.
''L'accordo di oggi non sblocca gli investimenti'' pari a 700 milioni di euro circa della Fiat per lo stabilimento di Pomigliano ''che sono legati all'esito del referendum tra i lavoratori''. Lo ha detto il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, al termine dell'incontro che si è concluso con un accordo separato. ''La Fiat ci ha detto - ha spiegato - che bloccherà gli investimenti quando la stragrande maggioranza dei lavoratori dirà sì all'intesa''. I lavoratori ''devono capire - ha sottolineato - che la posta in gioco è molto alta''.

Rivincita dei riformisti. "È la rivincita dei riformisti su tutti gli altri". Così il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha commentato la firma dell'accordo.

Brunetta: "Inaccettabile riferimento di Fiom a Costituzione". Il riferimento
alla Costituzione da parte della Fiom è ''inaccettabile'' e rappresenta ''un uso improprio'' della Carta fondamentale. È quanto sostiene il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, parlando della posizione del sindacato dei metalmeccanici sull'accordo con Fiat per lo stabilimento di Pomigliano. Brunetta, nel corso del suo intervento a un convegno organizzato dalla fondazione Magna Carta, commentando le argomentazioni della Fiom, ha affermato: ''Mi sembra si faccia un uso improprio della Costituzione, tutti hanno i loro diritti però questo mi pare eccessivo''.

Il 'no' di Fiom. "Vogliamo dirlo con chiarezza: i lavoratori di Pomigliano sono messi in una condizione di ricatto tra la chiusura dello stabilimento e l'accettazione di condizioni di lavoro in deroga alle leggi e ai contratti". Lo ha dichiarato Enzo Masini, responsabile del settore auto per la Fiom. Del referendum "discuteremo domani - ha detto Masini - abbiamo convocato l'assemblea degli iscritti della Fiom a Pomigliano", nel corso della quale "discuteremo anche sulle iniziative da prendere". I punti del testo, ha inoltre sottolineato, "non sono assolutamente cambiati. Il testo è lo stesso e la minaccia di licenziare i singoli lavoratori non è cambiata, c'è tutta. È stata solo istituita una commissione paritetica". Per Masini, il negoziato non è stato "paritario".

Sacconi: "La Fiom non è più come una volta". Nello stabilimento della Fiat di Pomigliano d'Arco "c'è un sindacato coraggioso che si mette in gioco, si compromette e accetta la sfida della competizione e c'è un sindacato paralizzato da un blocco ideologico". Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, va all'attacco della Fiom. "Purtroppo - ha detto Sacconi - la Fiom non è più quella di una volta, perché un'aristocrazia operaia non avrebbe mai commesso l'errore di allontanarsi dalla sua base".

"Pomigliano è un banco di prova per tutti. Non può e non deve prevalere la logica dei veti incrociati. Non è più il tempo del no o della fuga. Per salvare l'occupazione e la dignità del lavoro serve uno sforzo comune ed un sano realismo. Pomigliano non deve chiudere". Lo ha affermato il presidente del Senato Renato Schifani nel suo intervento presso la sala capitolare del palazzo della Minerva, in occasione del rapporto Cisf 2009 su 'Il costo dei figli'. Parole dirette alla Fiom, unico sindacato ad non essere d'accordo con l'intesa proposta della Fiat.

Schifani poi ha parlato della crisi e della manovra economica varata dal governo. Definendola "un passaggio necessario ed urgente". "Non inganniamoci e non inganniamo: serve contenere per tempo e stabilmente la spesa pubblica. Il tempo delle cicale è finito" afferma il presidente del Senato, Renato. Che invita "maggioranza ed opposizione al confronto vero, perchè serve il contributo di tutti per preservare la coesione sociale e nazionale".

E anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso del suo intervento alla presentazione della relazione annuale dell'Antitrust, ha puntato il dito contro alcuni "nodi strutturali che se non risolti possono spingere il Paese lungo una fase di pericoloso declino. Serve quindi un efficace strategia di crescita che affiancata a quella della stabilità possa garantire alla comunità nazionale il pieno recupero di competitività sulla scena internazionale". Una strategia di crescita che passa anche per l'intervemto pubblico. "Questo non significa partecipazioni statali, ma capacita' di verificare i comportamenti dei privati e la loro riconducibilita' a regole necessarie per garantire correttezza e trasparenza'' dice Fini.

Schifani, inoltre, ha assicurato che le due Camere taglieranno i loro costi: "Spese superflue e privilegi sono oggi un'arroganza insopportabile. Il Senato e la Camera daranno segnali chiari ed inequivocabili di sobrietà ed equità".

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Re: Orari Fiat

Messaggioda franz il 15/06/2010, 22:25

.... e continuo a non sentire nulla ufficialmente dal PD ...
Solo voci sparse (e fuori dal tempo) come Alfredo Reichlin.
http://www.partitodemocratico.it/allega ... 102127.pdf
Ora io capirei un giovane impulsivo e senza cultura oppure uno coinvolto per interesse personale ma .... uno di 85 anni ormai certe cose dovrebbe capite. A cosa serve la saggezza, altrimenti?

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Re: Orari Fiat

Messaggioda ranvit il 16/06/2010, 10:21

Da repubblica.it


IL COMMENTO
L'anomalia del Lodo Marchionne
di TITO BOERI

Questo è un accordo necessario, inevitabile. Di cui non andare certo fieri perché mette a nudo i limiti del nostro sistema di relazioni industriali, dei regimi di contrattazione e la persistente arretratezza del Mezzogiorno. Renderlo un esempio, caricarlo di significati, come hanno fatto in questi giorni sia il Ministro Sacconi, sia alcune frange estreme del sindacato, equivale a giocare cinicamente con il lavoro, la principale fonte di reddito di 5.000 famiglie in una delle zone più povere del nostro paese.

L'unica vera lezione su scala nazionale da trarre da questa vertenza è che una riforma seria delle regole che governano la contrattazione e le rappresentanze sindacali non è più rinviabile. L'anomalia di questo accordo è che si deve occupare di due questioni che normalmente non dovrebbero competere alla contrattazione aziendale.
Il primo problema è quello degli impegni vincolanti che le parti possono prendere. C'è un'impresa che deve decidere dove investire 700 milioni per la produzione della nuova Panda, sapendo bene di avere potere contrattuale solo prima di avere compiuto questa scelta. Adesso che la Fiat sta decidendo se investire in Italia o in Polonia, può dettare le sue condizioni. Una volta fatto l'investimento, sarà la controparte, forte di una scelta per l'azienda irreversibile, a poter dettare le sue condizioni. Naturale che un'impresa che si trova in una situazione di questo tipo chieda delle garanzie, voglia assicurarsi che i patti sottoscritti prima di realizzare l'investimento verranno rispettati dopo, una volta che questo è stato attuato. Se anche un solo sindacato non firma, questo avrà poi mano libera nel rinegoziare un accordo che impone turni molto pesanti. Per questo motivo la Fiat impone clausole che limitino il ricorso allo sciopero degli straordinari una volta realizzato l'investimento. Il problema non si porrebbe se avessimo una legge sulle rappresentanze che vincola i lavoratori al rispetto degli impegni presi dai loro rappresentanti, liberamente eletti, che rispondono regolarmente del loro operato di fronte ai lavoratori. Se questi rappresentanti non riescono a trovare un accordo tra di loro, saranno i lavoratori a scegliere con gli strumenti della democrazia diretta, mediante un referendum che vincoli poi tutti al rispetto delle volontà della maggioranza.

Il secondo problema è quello delle misure contro l'assenteismo. Le nuove tecnologie previste per Pomigliano d'Arco sono efficienti solo con tassi di assenteismo fisiologici, come quelli che si osservano mediamente nelle imprese private italiane. Non lo sono con i picchi di assenteismo registrati in passato a Pomigliano, in occasione di partite di calcio, tornate elettorali e altri eventi, che nulla hanno a che vedere con la diffusione di malattie fra le maestranze. Questi comportamenti non sono stati sin qui sanzionati in alcun modo. Al contrario, sono stati protetti dalla camorra (e dai suoi sindacati gialli) anche quando hanno obiettivamente messo a rischio i posti di lavoro degli altri lavoratori. Non c'è stata neanche sanzione sociale contro questo assenteismo. Ora l'azienda vuole scoraggiare questi comportamenti, liberandosi dall'obbligo di retribuire i lavoratori responsabili di questi ingiustificati picchi di assenteismo.

Entrambi i problemi dovranno essere affrontati nei tempi ristretti imposti dalle strategie della Fiat e dei suoi concorrenti. Bene allora affidarsi al pragmatismo. Ad esempio, l'azienda torinese potrebbe rinunciare alla clausola di responsabilità in cambio della sottoscrizione dell'accordo da parte della Fiom, che si oppone soprattutto a questa clausola. L'azienda potrebbe anche impegnarsi una campagna di informazione sui costi collettivi dell'assenteismo e di contrasto delle infiltrazioni della camorra fra le rappresentanze dei lavoratori, in collaborazione col sindacato. Sarebbe anche un modo per la Fiat di saldare una piccola parte del debito che ha accumulato nei confronti dello Stato italiano, così generoso in tutti questi anni ne confronti dell'azienda torinese. Bene ricordare che l'accordo contempla un ulteriore intervento del contribuente mediante l'utilizzo dei fondi della Cassa Integrazione in deroga.

Il tempo residuo prima del referendum fissato per martedi prossimo può essere sfruttato per trovare un accordo su queste basi. Nel frattempo fondamentale che la politica si astenga dall'intervenire. Meglio se il Presidente del Senato ieri, invece di intervenire anche lui sulla vicenda, avesse cercato di fare spazio nell'agenda di Palazzo Madama al disegno di legge sulle rappresentanze, di cui primo firmatario è il senatore Paolo Nerozzi. E' un modo per spingere il sindacato a trovare finalmente un accordo su queste regole indispensabili. Il Ministro del Lavoro farebbe invece bene a discutere col titolare del dicastero all'economia di norme più efficaci che possano favorire un legame più stretto fra salari e produttività, tali da scoraggiare comportamenti opportunistici di aziende e dipendenti. E' dal 1997 che il contribuente paga di fatto incentivi alla contrattazione di secondo livello che si sono rivelati sin qui del tutto inefficaci. Stranamente la manovra "lacrime e sangue" li ha non solo confermati, ma addirittura ampliati. Quella stessa manovra ha svuotato la pseudo intesa del gennaio 2009 sulla riforma degli assetti contrattuali, che prevede la sostituzione del TIP, tasso di inflazione programmata, con l'IPCA, indice dei prezzi al consumo armonizzato. Doveva essere l'ISAE, uno degli enti aboliti dal Governo, a stimare questo parametro. Non potrà certo essere un datore di lavoro, come lo Stato che ha assorbito i dipendenti dell'Isae, a fornire questo numero da cui dipendono gli incrementi salariali per milioni di dipendenti. Bene cogliere la palla al balzo per rivedere davvero le regole della contrattazione coinvolgendo questa volta la Cgil.
(16 giugno 2010)
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Re: Orari Fiat

Messaggioda franz il 16/06/2010, 14:10

Bersani: «Voglio che il Pd sia il partito della Costituzione»
di Concita De Gregorio

Una manovra pesantissima. Un assalto costante ai diritti costituzionali, la Carta «inferno di regole». La trattativa su Pomigliano, il diritto di sciopero in gioco. Il ddl bavaglio che spunta le armi a chi indaga il crimine e mette a tacere la stampa blindato dalla fiducia. Il debito alle stelle. Ogni giorno un assalto all’architrave. Segretario Bersani, non pensa che sia venuto il momento di giocare d’attacco?

«È sempre stato il momento. Il Pd deve tirare la palla avanti. Noi diversamente da Berlusconi, pensiamo al futuro del Paese. Berlusconi pensa al suo, e non prenderà un sabbatico. Non so immaginare che questa situazione duri ancora tre anni. Siamo chiamati a dare credibilità all’alternativa adesso. Non ci serve un papa straniero. Tocca a noi, ora».
Pierluigi Bersani parla in questa intervista dell’accordo Fiat su Pomigliano, naturalmente, («Rifiuto di pensare che a questo punto non si arrivi all’intesa. In ogni caso non sarà un modello»), della manovra e dell’assalto alla Costituzione («stiamo preparando una campagna d’autunno: il Pd sarà il partito della Costituzione»), di Tremonti che studia da premier e di Fini, di primarie nel centrosinistra, di De Benedetti e di Montezemolo, di «rabbia e dolorosa sfiducia», di vecchi e di giovani, di quale sia la china da risalire.

La manifestazione di sabato ha per titolo: la manovra ingiusta. E’ la manovra oggi il cuore del problema?
«Il cuore del problema è tenere assieme i temi sul tappeto e parlare chiaro di un disegno complessivo. Siamo all’incrocio fra la questione democratica e la questione sociale. L’attrito, nella terza fase del berlusconismo, è destinato ad accentuarsi. Non vogliono pagare dazio e rilanciano messaggi di tipo populistico. Guardi alla Federalberghi: è andato per parlare delle tasse di soggiorno e ha sparato contro le regole. Non può più sostenere la narrazione dei cieli azzurri e butta la palla in corner. La manifestazione al Palazzo dello sport salderà i temi della manovra, delle intercettazioni, l’attacco alla costituzione, i diritti del lavoratori».

Cominciamo da qui, da Pomigliano.

«Non credo che nessuno, nemmeno la Fiat o Sacconi, possa pensare che un diritto costituzionale sia aggirabile da un accordo. Non abbocchiamo all’amo di chi ce la racconta così. Sacconi dice che vede un grande orizzonte fatto di deroghe ad ogni livello. Se lo sogna. La Costituzione non è derogabile. È una partita delicatissima. Mi rifiuto di pensare che giunti a questo punto non si possa arrivare ad un accordo. C’è un fatto oggettivo: siamo di fronte al primo caso in Europa di rientro della produzione esternalizzata. Ci vuole buona volontà, fantasia. Bisogna sentire la voce dei lavoratori. In ogni caso Pomigliano non sarà un modello».

C’è in ballo anche l’articolo 41 della Costituzione, la libertà d’impresa e l’interesse generale.
«Un conto è un delicato caso di contrattazione, un altro quello di chi ha gli strumenti per cambiare la Carta. Berlusconi, diversamente da Marchionne e da Landini, è lì perché ha giurato sulla Costituzione. Ha messo in moto un meccanismo di delegittimazione: fa correre l’idea che il consenso sia tutto ciò che serve, il resto è inutile. Questa l’idea sovrana. Ne deriva disprezzo per le quel che la Carta garantisce: la magistratura, la libera stampa, il presidente della Repubblica. Sono elusive della Costituzione anche le pratiche di formazione delle leggi: un uso parossistico di decreti, fiducia. Il governo zittisce il Parlamento. La sovranità appartiene al popolo, certo, che però “la esercita nei limiti e nelle forma della Costituzione”. Che non è solo memoria: ha una strada davanti».

Parliamo del Bavaglio. La destra fa propaganda dicendo che è uguale alla proposta Mastella, governo Prodi. Cosa risponde?

«Un’altra bugia delle loro. È radicalmente opposto il concetto da cui le due proposte muovono: lì, nella proposta Mastella, si diceva di responsabilizzare i magistrati e gli uffici giudiziari rispetto all’uso improprio delle intercettazioni. Evitare la fuga di notizie, la divulgazione di notizie inutili, eliminare in origine le parti non attinenti all'indagine. Affrontava il tema facendo leva sulla responsabilità dei magistrati e rinnovando loro fiducia. Questi non vogliono evitare la divulgazione delle intercettazioni ma impedire di farle, colpendo così in una volta chi indaga, chi garantisce la giustizia, la stampa».

Il Popolo viola sarà in piazza il 9. Il Pd aderisce?
«Come sempre, se la piattaforma è convincente parteciperemo. Noi abbiamo le nostre manifestazioni. Nostro compito è fare il maggiore sforzo di tenere assieme i temi. Non dimentichiamo che mentre si parla di intercettazioni questi ti tolgono 218 euro a testa agli handicappati».

Sta già parlando di manovra.
«Difatti. Un colpo alle Regioni. 11 miliardi in due anni non è il taglio delle auto blu. È una botta storica alle politiche sociali per i non autosufficienti, al sostegno alle piccole imprese, a una parte di ammortizzatori sociali e di istruzione. Come dice Burlando: ci hanno messo in mano una pistola perché spariamo noi. Anche Formigoni si ribella. Avrà effetti gravissimi, ingestibili. Poi ci sarà un ulteriore taglio sulla sanità. un milione e mezzo forse due. Poi il pubblico impiego. Diciamo chi sono queste persone: poliziotti, insegnanti, infermieri, redditi medio bassi. Non chiede un euro a chi ha le rendite. È una manovra iniqua, depressiva della crescita. Oltretutto di corto raggio: gli effetti durano otto mesi».

Non teme la rabbia sociale?

«Oggi più che rabbia vedo rassegnazione e dolorosa sfiducia».

Tremonti acclamato dagli imprenditori, studia da leader?
«Tremonti sa usare il potere che ha anche in termini di costruzione del suo profilo. In 15 anni attorno al Tesoro ha coagulato molto. La Lega, questo il punto: è la Lega che sostiene Berlusconi, non ci sarebbe Berlsuconi, oggi, senza la Lega. Il punto di sutura è quello determinante. Anche quello critico, però. La Lega non può fare tutte le parti in commedia: avrà difficoltà a far digerire quel che sta arrivando. Questa maggioranza può indebolirsi che nel suo rapporto con la Lega».

E Fini? Teme un polo costituito da Fini Casini Montezemolo?
«È una costruzione che corrisponde a un sentimento che c’è in strati moderati del centrodestra che mal sopportano l’ipoteca leghista. Ho visto toni sprezzanti nella maggioranza. Se si preoccupano loro ci dobbiamo preoccupare un po' meno noi».

Non la preoccupa nemmeno l’avvio delle candidature per le prossime primarie del centrosinistra?
«C’è questa litania che il centrosinistra sia in cerca del comandante. Non è così. Siamo chiamati a dare credibilità all’alternativa di governo. Dobbiamo farlo noi, adesso».

Pensa alle elezioni anticipate?
«Guardo l’oggi. Non so se si voterà nel 2011 ma faccio fatica a pensare ad altri tre anni così».

Dicevamo delle primarie. Vendola è pronto, altri in pista.

«Quando si fanno accordi di coalizione si parla di primarie di coalizione. Non c’è altro da aggiungere».

Autocandidature?
«All’interno delle forze che partecipano alla coalizione».

Niente papa straniero.
«Nel 2013 sarà libero Obama, eventualmente».

Marini dice che nel Pd c’è poco Ppi
«Colgo l’aspetto positivo: verso un rafforzamento del Pd».

Al contrario, la balena spiaggiata di De Benedetti…
«Anche gli inglesi a Dunkerque sembravano spiaggiati, invece…»

Un calcio ai vecchi, ha detto Prodi.
«Fra due o tre mesi avremo in rete tutti gli amministratori del Pd: hanno in larghissima maggioranza tra 30 e 40 anni. Detto questo, siamo e resteremo in costruzione. Avremo finito il compito quando il partito sarà in mano ai nativi del Pd».
I giovani, i dirigenti e i militanti, chiedono manifestazioni unitarie e combattive. Civati propone una campagna d’estate. Per ora ha risposto Cicchitto: dice che rinuncia alle ferie d’agosto.
Batteremo di un giorno l’eroico Cicchitto. Se per stare nella società fosse sufficiente scendere tutte le settimane in piazza sarebbe facile. Bisogna prima, come si sarebbe detto una volta, aver chiara la linea: poi gestire la proposta e l’azione tra la gente. Non serve andare alla rinfusa. Ci vediamo sabato al Palazzo dello sport, da lì partiremo per la campagna d’estate. Abbiamo due mesi, a settembre lavoriamo sulle scuole: voglio che il Pd sia il partito della Costituzione a partire dalle scuole. Hanno ristretto l’offerta in qualità e quantità, siamo di fronte all’analfabetismo di ritorno. Bisogna partire da lì».
16 giugno 2010 www.unità.it
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Re: Orari Fiat

Messaggioda franz il 16/06/2010, 14:47

tra le righe di Bersani:
è un accordo storico (se funziona è la prima volta che un'azienda torna) ma non sarà un modello.
Il che significa: sta bene che torni la FIAT ma gli altri se ne stiano pure lontani.

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Re: Orari Fiat

Messaggioda Robyn il 16/06/2010, 20:12

Certamente l'assenteismo è una malattia che non ha scusanti.In merito all'orario di lavoro può valere solo per Pomigliano.L'orario di lavoro nel resto del paese non si tocca.Il ministro Sacconi la smetta,se non vuole andare a lavorare a Pomigliano.Evidentemente non si rende conto della vita degli operai Ciao Robyn
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Re: Orari Fiat

Messaggioda franz il 16/06/2010, 20:43

Robyn ha scritto:Certamente l'assenteismo è una malattia che non ha scusanti.In merito all'orario di lavoro può valere solo per Pomigliano.L'orario di lavoro nel resto del paese non si tocca.Il ministro Sacconi la smetta,se non vuole andare a lavorare a Pomigliano.Evidentemente non si rende conto della vita degli operai Ciao Robyn

E se non se ne rendesse conto lo mandiamo in Polonia, in Cina, In Korea.
Così costruirà le macchine che non produciamo ma compriamo dall'estero e si renderà in qualche modo utile.
Oltre alle macchine ... anche i PC, i TV, le console, le lavatrici, le scarpe, le borsette, le stoffe, ...
Mi sa che per produrre tutta questa roba Sacconi non basta! Robyn, puoi dargli una mano? ;) :lol:

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Re: Orari Fiat

Messaggioda ranvit il 17/06/2010, 10:42

http://www.corriere.it/politica/10_giug ... aabe.shtml


«METTERE NELL'ANGOLO LA CGIL NON HA NESSUN SENSO STRATEGICO PER IL PAESE»
La Fiat e Pomigliano, parla Veltroni:
«Un accordo duro, ma inevitabile»
«Non ci sono ricatti, sull'assenteismo bisogna dire la verità, come i 1.600 permessi per le elezioni 2008»

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Al solito a sinistra si dice tutto e il contrario di tutto : l'accordo va fatto ma senza mettere all'angolo la Cgil....e che vuol dire?
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Re: Orari Fiat

Messaggioda ranvit il 17/06/2010, 11:48

Credo che Cgil sia concausa dei mali della struttura economica italiana e piu' in generale dei guai del Paese!

Ovviamente nel passato ha avuto molti meriti e persone che hanno sacrificato la propria esistenza alla causa facendo la fame (un mio zio uno di questi).
Poi, insieme al Pci, ha contribuito a far restare a galla la Dc per 50 anni : in cambio ha ottenuto tanti vantaggi in termini di prerogative e privilegi per i lavoratori dipendenti (e per se stessi...) ma al costo di una mancata crescita economica dovuta alle troppe ingessature, lacci e lacciuoli che hanno finito con il soffocare e tutt'ora soffocano l'economia italiana....

Ritengo sia piu' una lobby che un'organizazione sindacale costituita da "vecchi ferri del mestiere" novecenteschi e assolutamente fuori dalla storia....saranno spazzati via.

Un po' come tanti dirigenti politici del Cs, in particolare ex Dc e Pci : arroganti, autoreferenziali, persi nelle nebbie del novecento e anche molto mestieranti.

Vittorio
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Re: Orari Fiat

Messaggioda franz il 17/06/2010, 13:57

ranvit ha scritto:Al solito a sinistra si dice tutto e il contrario di tutto : l'accordo va fatto ma senza mettere all'angolo la Cgil....e che vuol dire?

Che la FIOM si mette in un angolo da sola ... e che questo non ha alcun senso.
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