Da ilmattino.it :
09/02/2009
L’Italia è solo al 55esimo posto nella classifica mondiale per le dotazioni infrastrutturali. E il ritardo accumulato si fa ancora più grave nel settore dei trasporti, in cui l’offerta è evidentemente inadeguata. È quanto emerge da un approfondimento del servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. I numeri non lasciano dubbi alle interpretazioni: il Belpaese è al sessantottesimo posto per la qualità delle infrastrutture nel loro complesso, al cinquantunesimo per la qualità delle strade, al cinquantatreesimo per le ferrovie, al sessantunesimo per il trasporto aereo, addirittura al novantasettesimo per i porti. La media relega l’Italia, come detto, al cinquantacinquesimo gradino della classifica mentre i grandi Paesi europei occupano il primo posto con la Germania, il secondo con la Francia, il tredicesimo con il Regno Unito, il diciannovesimo con la Spagna. A Londra, durante la presentazione della nuova filiale aperta da Biis, la banca del gruppo dedicata alle infrastrutture, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, ha evidenziato come «i costi del non fare» siano altissimi e costringano l'Italia in coda agli altri paesi del mondo occidentale». Secondo Passera, per evitare il rischio concreto che la recessione in atto diventi depressione, è necessario «individuare le azioni concrete nel breve periodo per rendere il Paese più competitivo», con le infrastrutture che giocano un ruolo decisivo. I ritardi accumulati sono in parte «nascosti» ed è indispensabile invertire la rotta. Attraverso l’analisi della domanda e dell’offerta nel periodo 1995-2005, il servizio studi e ricerche dell’istituto mette in evidenza come sia del tutto inadeguata l’offerta nelle infrastrutture di trasporto. Per le autostrade, è aumentata di quasi il 50% la domanda merci e di circa il 20% quella civile, a fronte di un incremento dell’offerta di circa il 30%. Ben più nero il bilancio per le ferrovie: con una domanda cresciuta oltre il 10% sia per le merci che nel settore civile, si è registrato un calo dell’offerta superiore al 5%. Per quanto riguarda le autostrade, un’altra nota dolente riguarda gli investimenti compiuti. Nel periodo 1990-2005, in Italia è stata incrementata in media la rete di soli 23 km ed è netto il divario con gli altri paesi europei. È cresciuta di 449 km l’anno la rete spagnola, di 265 quella francese, di 101 quella tedesca, di 34 quella dei Pasi Bassi, di 30 quella del Regno Unito. Anche l’analisi che riguarda la rete ferroviaria evidenzia un dato poco incoraggiante. Il rapporto fra km di rete e milioni di abitanti si attesta per l’Italia a 274,93, quando è pari a 275,68 per il Regno Unito, a 303,15 per la Spagna, a 420,83 per la Germania, fino al 496,05 per la Francia.