Prove di dialogo tra Svizzera e Italia sul tema delle intese fiscali. E anche su altri scottanti dossier. Il portavoce della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali Mario Tuor ha annunciato ieri che all'inizio di questa settimana c'è stato un primo incontro a Berna con una delegazione del nuovo Governo italiano. Il presidente dell'Associazione bancaria ticinese Claudio Generali rivela al CdT che già tre settimane fa esponenti del mondo bancario elvetico avevano incontrato alcuni rappresentanti del Governo Letta per riaprire un dialogo. E l'impressione era stata incoraggiante.
Ora il primo passo ufficiale. La vera questione chiave rimane il fatto che il Governo italiano rimanga in carica il tempo necessario per concludere un accordo: le precedenti trattative si interruppero proprio per la caduta del premier Monti.
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Riparte il dialogo tra Svizzera e Italia su una possibile intesa fiscale per sanare la situazione dei fondi italiani non dichiarati nella Confederazione e per trovare un meccanismo automatico di pagamento delle somme dovute per il futuro. Lo ha comunicato ieri Mario Tuor, portavoce della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali.
All'inizio della settimana vi è stato un incontro a Berna. Per ora non sono fissate altre date, ma i colloqui dovrebbero proseguire dopo l'estate.
«C'era già stato tre settimane fa un incontro di rappresentanti di banche elvetiche a Roma con alcuni membri del Governo italiano - rivela Claudio Generali, presidente dell'Associazione bancaria ticinese -: contro ogni aspetattiva la delegazione era tornata abbastanza soddisfatta dell'incontro, con il premier Enrico Letta che già aveva dichiarato che un accordo è a portata di mano».
Il nuovo premier italiano aveva annunciato la ripresa dei negoziati in giugno. «È giunto il momento di concludere accordi fiscali con la Svizzera - aveva detto Letta a Roma -. C'è la chiara volontà di giungere ad un'intesa positiva».
Secondo Tuor, Svizzera e Italia negozieranno - oltre che sulla regolarizzazione dei capitali non dichiarati in Svizzera - anche su una nuova intesa di doppia imposizione in base agli standard dell'OCSE. Roma è interessata a una soluzione analoga a quella pattuita con Gran Bretagna e Austria, ha aggiunto Tuor. Come si procederà con i futuri redditi da capitale è una questione ancora aperta.
«Lo scenario è cambiato rispetto a qualche mese fa - precisa Generali . Si può pensare ancora per il passato a un'imposta liberatoria sul modello Rubik, ma per la tassazione dei redditi futuri bisognerà probabilmente discutere con Bruxelles: la via dello scambio automatico di informazioni sembra ormai lo standard che si sta imponendo a livello internazionale».
Negli ultimi giorni, poi, ha sollevato qualche dubbio la notizia di incassi inferiori alle attese per il Governo britannico, che ha sottoscritto l'accordo Rubik: gli averi britannici in Svizzera non dichiarati al Fisco sono risultati infatti meno del previsto, da quanto è risultato da un primo bilancio dell'Associazione svizzera dei banchieri relativo all'applicazione dell'accordo fiscale con il Regno Unito.
Ciò è dovuto principalmente al fatto che molti clienti hanno lo status di non domiciliati e non sono quindi imponibili nel Regno Unito. L'accordo non li concerne, ha precisato l'ASB. Inoltre, molti clienti britannici hanno scelto la notifica volontaria. I cittadini britannici di istituti elvetici avevano tempo sino a fine maggio per decidere di regolarizzare la loro posizione versando l'imposta liberatoria una tantum o presentando notifica volontaria alle autorità fiscali britanniche.
«Penso che non dovremmo ripetere con l'Italia gli errori fatti con la Gran Bretagna - spiega Generali -: il meccanismo del pagamento dovrà avvenire solo quando si avrà la regolarizzazione degli averi e non con la via degli anticipi che sta creando qualche problema». In ogni caso la vera questione centrale per il successo del dialogo tra Italia e Svizzera sta nella durata del Governo italiano: con Monti l'intesa saltò all'ultimo proprio per la caduta del Governo. Le fibrillazioni in atto nell'attuale compagine guidata da Enrico Letta non fanno certo stare tranquilli: il negoziato ha bisogno di tempo e ci sono molti temi da affrontare in parallelo.
Un altro dossier, per esempio, è la tassazione di migliaia di italiani frontalieri. Occorre parlare infine anche delle «liste nere» che l'Italia ha stilato e che colpiscono imprenditori di piccole e medie imprese elvetiche che intendono operare oltre confine.
Sulle sensibilità diverse all'interno del Governo Letta, Generali è più tranquillo: «C'è interesse a concludere sia da parte di esponenti di centro-destra che di centro-sinistra».
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