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Un'altra casta

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Un'altra casta

Messaggioda flaviomob il 13/06/2013, 23:56

Quante ore deve lavorare un dipendente per guadagnare come il suo capo?

Gli amministratori delegati in Italia guadagnano più che nel resto d’Europa, lo svela un’infografica dell’Economist, secondo cui i manager italiani guadagnano 957 dollari all’ora. Questo significa che in Italia un’ora da amministratore delegato vale dieci giorni di salario medio. La Romania è il paese più diseguale: un lavoratore con un salario medio deve lavorare più di 12 giorni per guadagnare quello che un amministratore delegato guadagna in un’ora.

La Norvegia, invece, è il paese più equo: un’ora da dirigente vale un paio di giorni di lavoro di un dipendente con salario medio. In generale, la differenza di retribuzione tra dirigenti e dipendenti è maggiore nei paesi ex sovietici, in Italia e in Spagna.

http://www.internazionale.it/news/econo ... -suo-capo/


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Re: Un'altra casta

Messaggioda franz il 14/06/2013, 7:58

Non mi sembra affatto un problema di "casta". Il termine è improprio. http://it.wikipedia.org/wiki/Casta
Nelle nazioni povere e con una grande diffusione dell'ingoranza il divario tra chi non sa (e quindi di solito guadagna poco, se guadagna) e chi sa ed arriva a posizioni di responsabilità, è elevato. Per esempio in Italia circa il 50% della forza lavoro 25-65 ha fatto solo la 5 elementare o la terza media. Questo incide fortemente sul salario medio.
Alti paesi con una forte scolarità post-obbligo (scuole secondarie e terziarie) hanno produttività piu' elevata e redditi medi piu' alti. Questo diminuisce il divario tra il reddito medio e quello del management. Inoltre in questo caso la platea del lavoratori capaci di poter assumere funzioni dirigenziali è piu' grande e quindi c'è concorenza e competizione, abbassando un po' la rimunerazione. Dove invece la platea del laureati è ristretta, come in Italia che è circa la metà, i pochi casi possono tentare di fare il prezzo che vogliono e questo aumenti il divario con il reddito medio. E' quindi un problema di struttura educativa della forza lavoro che si riflette sul mercato del lavoro stesso. Anche in Italia, malgrado la ristretta mobilità sociale, essa esiste e ci sono figli di operai che oggi sono manager di grandi complessi industriali. Non si puo' quindi parlare di casta solo per usare un termine spregiativo di moda.
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Re: Un'altra casta

Messaggioda flaviomob il 14/06/2013, 8:17

Beh se abbiamo dei dirigenti che, nel pubblico, guadagnano (o guadagnavano) più del presidente degli USA, il termine non mi pare tanto inappropriato. Inoltre, nella mediocrità del nostro sistema imprenditoriale in cui c'è poco investimento in innovazione e ricerca, abbiamo i manager più pagati d'Europa in assoluto (a questo mi riferivo) e non credo proprio che ci sia molto merito in tutto questo... Senza contare i dirigenti di molte banche plurindebitate e "tossiche" che, nonostante i disastri combinati, hanno prebende milionarie.


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Re: Un'altra casta

Messaggioda franz il 14/06/2013, 8:26

flaviomob ha scritto:Beh se abbiamo dei dirigenti che, nel pubblico, guadagnano (o guadagnavano) più del presidente degli USA, il termine non mi pare tanto inappropriato. Inoltre, nella mediocrità del nostro sistema imprenditoriale in cui c'è poco investimento in innovazione e ricerca, abbiamo i manager più pagati d'Europa in assoluto (a questo mi riferivo) e non credo proprio che ci sia molto merito in tutto questo... Senza contare i dirigenti di molte banche plurindebitate e "tossiche" che, nonostante i disastri combinati, hanno prebende milionarie.

Il termina casta è relativo ad un gruppo chiuso, di solito gruppi sociali (in riferiemento alla caste indiane) e per estensione si fa riferiemento per esempio alla casta dei militari. Nel settore pubblico italiano (politica, militari, alti funzionari dello stato) il termine è piu' azzeccato anche perché non sono licenziabili e quindi sono inamovibili. Non pero' nel settore privato.
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Re: Un'altra casta

Messaggioda flaviomob il 14/06/2013, 11:24

Ma nel settore privato molti spostano la residenza all'estero per pagare meno tasse del dovuto, il che rende altrettanto intoccabili i loro.. conti correnti :) E i conti fanno parte della casta dei... nobili! :lol:


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Re: Un'altra casta

Messaggioda franz il 14/06/2013, 13:34

flaviomob ha scritto:Ma nel settore privato molti spostano la residenza all'estero per pagare meno tasse del dovuto, il che rende altrettanto intoccabili i loro.. conti correnti :) E i conti fanno parte della casta dei... nobili! :lol:

Se spostano la residenza all'estero (cosa legale e leggittima se non è fittizia) alle le statistiche citate il caso non è piu' italiano. Dovrebbe essere chiaro che stante la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, ognuno ha diritto a trasferirsi in una nazione diversa e che trasferie fondi in altri paesi non è un reato, se fatto alla luce del Sole (e solo di questi possiamo palralre perché gli altri per definizione non lo conosciamo e possiamo sopo ipotizzarli).
Anche un Italiano residente in Italia puo' avere legalmente un conto a Londra, Zurigo, N.Y o Singapore.
Il tuo "ma" quindi non dice nulla. Se uno sposta la residenza all'estero non compie reato.
Piuttosto cerchiamo di capore perché tanti scappano dall'Italia ed arrivano solo zattere di disperati.
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Re: Un'altra casta

Messaggioda flaviomob il 15/06/2013, 12:40

Non è sempre vero, spesso anche chi sposta la residenza all'estero finisce sotto indagine e condannato per evasione (Valentino Rossi, ad esempio).

http://www.paradisifiscali.org/articoli ... rossi.html


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Re: Un'altra casta

Messaggioda franz il 15/06/2013, 15:39

flaviomob ha scritto:Non è sempre vero, spesso anche chi sposta la residenza all'estero finisce sotto indagine e condannato per evasione (Valentino Rossi, ad esempio).

http://www.paradisifiscali.org/articoli ... rossi.html

Se si contesta che lo spostamento è fittizio si', hai ragione. Capita se uno fa finta di spostare la residenza all'estero ma in realtà continua a vivere in Italia o ad avere in Italia "il centro degli affetti e dei legami". In questo caso lo spostamento è finto e va contestato. Di solito lo si verifica nei fatti andando a vedere dove uno passa il sabato e la domenica. Se la famiglia continua a vivere in Italia ed il finto residente all'estero passa il week-end in Italia con la famiglia, il fisco italiano ha ragione a contestare la residenza all'estero come fittizia. Questa è una prassi valida per tutti i i paesi e su cui si riconosce reciprocità.

Poi va visto anche dove e come uno guadagna i soldi.
a) se risiede all'estero i guadagni fatti all'estero non sono imponibili in Italia. Sono italiano, vivo in francia e i guadagni ottenuti lavorando in danimarca non sono imponibili in Italia.
b) se risiede all'estero i guadagni fatti in Italia sono imponibili in Italia. Ma solo quelli. Vivo in danimarca ma ho un ricco contrratto con l'Italia per lavoro che fisicamente faccio in Italia. Per quel lavoro pago le imposte in Italia. Se pero' il lavoro è fatto in danimarca (per esempio un lavoro di grafica computerizzata, che posso fare dal mi PC in danimarca, senza spostarmi fisicamente) l'Italia non ha alcun diritto a rivendicare tributi.
c) per compendio alla b) se risiede in Italia allora i guadagni fatti all'estero non sono imponibili in Italia ma in ogni singolo paese, se è stata siglata una convenzione internazionale contro la doppia imposizione.
Poi è chiaro che ogni fisco tende a tirare la coperta dalla sua parte ed ogni contribuente pure ma che non è ammissibile che si paghino le imposte in piu' paesi per lo stesso paese (doppia imposizione).
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