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21, numero magico
di P. Folena
Si è soliti concludere i discorsi, soprattutto a sinistra, con la retorica sulla cultura come volano di crescita. La mia esperienza alla guida di MetaMorfosi -che in pochi anni è diventata protagonista di importanti attività di valorizzazione e di sostegno a istituzioni culturali preziose (cito, fra le altre, Casa Buonarroti, il Museo Civico di Bassano del Grappa, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, il Gabinetto delle Stampe e dei Disegni degli Uffizi)- è che il concorso di un privato, nel nostro caso un privato-sociale, al pubblico, avviene in una logica assolutamente neo-keynesiana. Lo schema ideologico della lunga stagione liberista, fatto proprio largamente anche dal governo presieduto da Mario Monti, privato contro pubblico, è del tutto recessivo. Per ciò che riguarda la cultura, proprio perché si ha a che fare con un bene che non si consuma (anche se va conservato e tutelato), il valore aggiunto di ogni euro investito si moltiplica. Parliamo di cifre concrete. Molte fonti concordano nell’indicare in Italia in poco meno di 40 miliardi di euro il PIL della cultura, a fronte di una spesa pubblica di 1 miliardo e ottocentomila euro, con quasi 500000 occupati. Alla cifra di 40 miliardi si potrebbero anche aggiungere, ma non lo faccio, le voci relative al turismo e all’enogastronomia. Ciò che interessa fotografare è il moltiplicatore di spesa in Italia: per ogni euro pubblico investito se ne generano più di 21. In Francia, a fronte di un PIL cultura di 74 miliardi, la spesa pubblica in cultura è di 8 miliardi e mezzo: per ogni euro pubblico se ne generano meno della metà rispetto all’Italia, e cioè circa 9. Dati analoghi si registrano in Germania e in Gran Bretagna, mentre in Spagna il moltiplicatore di spesa è di 5 euro. La forza di un grande discorso di industria culturale in Italia sta in quel numero magico: 21. 1 euro pubblico produce altri 20 euro privati. Del resto siamo il Paese al mondo col maggior numero di siti Unesco.
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