Ho sostenuto spesso (anche su questo forum) che il problema immigrazione in Italia e' dovuto all'aver confuso l'elemosina con la capacita' di assorbire gente capace e qualificata. Non tanto nell'interesse, pur sempre privato, di costoro, ma di quello del Paese. Da noi gli stranieri non accedono alle accademie, alle professioni qualificate, agli ospedali. Da noi l'immigrato e' un disperato che viene relegato tra i lavori umili che non interessano agli italiani.
Questa frase di Toni Morrison, scrittrice e premio nobel di colore, esprime bene questo concetto e ci dovrebbe fare riflettere:
«La mia storia e quella di Obama non sarebbero mai possibili in Francia o in Italia, non perché l’Europa è più razzista dell’America, ma perché è estremamente più protezionista sul mercato del lavoro. In Europa Obama sarebbe ancora in attesa della cittadinanza».
da http://www.corriere.it/esteri/speciali/ ... aabc.shtml.
Nella percezione popolare, i posti di lavoro in Italia sono come quelli al cinema: quando sono finite le sedie non si deve far entrare piu' nessuno (a destra), o se lo si fa e' per compassione (a sinistra o tra cattolici). Dimenticando che non sono la sovrappopolazione o la mancanza di risorse a generare disoccupazione, ma l'incapacita' di rinnovarsi per competere sui mercati. Incapacita' che si acuisce quando si rifiuta il nuovo, il diverso, il piu' qualificato, il piu' volenteroso, qualita' che spesso sono appannaggio di quei Paesi a corto di risorse ma con un sistema educativo piu' serio e motivato del nostro.
saluti
pagheca