da franz il 09/04/2011, 8:52
Sul primo punto sono d'accordo ma va chiarito che nessun paese offre sussidi di disoccupazione illimitati. Hanno sempre una limitazione temporale: un anno o due. Poi il sussidio termina e si apre la strada dell'assistenza sociale (minimo vitale).
Sul secondo invece non sono d'accordo che siano pagati di piu o di meno. Come sapete sono contrario alle impostazioni dirigiste per cui esiste qualche intelligentone che decide a tavolino quanto costano le cose degli altri. Ci sono lavori temporanei che costano moltissimo (in questi giorni 15'000 dollari per un'ora di lavoro a Fukushima) ed altri che valgono poco (manovrare un ascensore pubblico che tutti potrebbero azionare da soli). Altri che valgono, mensilmente, esattamente come il lavoro a tempo illimitato. Solo che il datore di lavoro ha bisogno solo per tre mesi. Il prezzo della prestazione dipende dal rapporto tra domanda ed offerta, unitamente alle qualifiche professionali richieste ed offerte, alla responsabilità richiesta, al rischio.
Aggiungerei pero' un terzo punto. La precarietà del singolo lavoratore puo' essere mitigata se invece di colpire solo una parte meno tutelata del mondo del lavoro (oggi circa 2.5 milioni) fosse una caratteristica piu' ampia. Quei 2.5 milioni sono sempre precari mentre gli altri sono molto piu' protetti. Se la mobilità in ingresso ed in uscita fosse una caratteristica che copre tutti 22 milioni di lavoratori, avremmo che ogni 10 anni in media un lavoratore incappa in un periodo di precarietà. La cosa, unita ai sussidi di disoccupazione, non è grave. Se invece la precarietà insiste sempre e solo su quel 10% (perché gli altri sono super blindati) ecco che quel 10% è sempre precario, ogni anno.
Cigliegina sulla torta, se i contributi previdenziali avessero la stessa aliquota per tutti (dipendenti, indipendenti, a tempo indeterminato e determinato) i contratti precari e le collaborazioni con indipendenti non sarebbero piu' una scorciatoia del datore di lavoro per pagare meno contributi.
Siccome tutte queste cose sono frutto di decisioni politiche (prese in passato e da prendere in futuro) dovrebbe essere chiaro che la precarietà è il risultato dell'azione politica. Se non ci piace il risultato, è con la politica che dobbiamo prendercela. I lavoratori e i datori di lavoro altro non fanno che cercare di aggirare ostacoli (con il sommerso) oppure approfittare delle scorciatoie che il Principe ha concesso ad alcuni per continuare a tutelare gli altri.
Franz
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