La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Federalismo fiscale: ci perde il Sud

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Federalismo fiscale: ci perde il Sud

Messaggioda ranvit il 26/12/2010, 17:54

Io sono al sud....ma ritengo che, fatto salvo qualche "aggiustamento" per solidarietà, non sarebbe poi una cattiva idea costringere le amministrazioni del sud a fare meglio i propri conti, distribuzione di risorse e soprattutto controlli.
Vittorio


http://www.corriere.it/economia/10_dice ... aabc.shtml



UNO STUDIO DEL PD SUI DATI DELLA COMMISSIONE PER L'ATTUAZIONE DEL PROVVEDIMENTO
Federalismo fiscale: ci perde il Sud (Sardegna esclusa), guadagna il Nord
Le città più penalizzate sono L'Aquila e Napoli (-60%). Milano +34%, Parma +105%, ma Genova -22, Torino -9%



MILANO - I capoluoghi di provincia perderanno oltre 445 milioni di euro in totale con il federalismo fiscale, ma con forti disparità tra Sud e Nord, con il primo penalizzato (Sardegna esclusa) e la regioni settentrionali che beneficeranno di nuove risorse, pur con qualche eccezione. E le città che vedranno la maggiore diminuzione di risorse saranno Napoli e L'Aquila.
DATI - Sono i dati che emergono da uno studio del Partito democratico realizzato dal senatore Marco Stradiotto sui dati della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (Copaff). La perdita di risorse per i servizi essenziali per i 92 capoluoghi di provincia presi in esame, nel passaggio dai trasferimenti statali all'autonomia impositiva prevista dalla riforma, è pari complessivamente a 445.455.041 euro. È il risultato del confronto tra i trasferimenti relativi al 2010 e il totale del gettito dalle imposte devolute in base al decreto attuativo sul fisco comunale (tassa di registro e tasse ipotecarie, l'Irpef sul reddito da fabbricati e il presunto introito che dovrebbe venire dalla cedolare secca sugli affitti). Dei Comuni presi in esame, 52 otterrebbero benefici mentre 40 ne verrebbero penalizzati.

L'AQUILA E NAPOLI - In particolare, il Comune dell'Aquila perderà 26.294.732 euro pari al 66% delle risorse, quello di Napoli non avrà 392.969.715 euro, pari al 61% dei trasferimenti. Napoli ora è il Comune che riceve i trasferimenti statali più alti: 668 euro per abitante di fronte a una media di 387. I cittadini aquilani dal 2014 pagheranno, infatti 188 euro di Imu (Imposta municipale unica), mentre attualmente per ognuno di loro vengono dati al Comune 548 euro. Tutto il Sud sarà penalizzato: Messina perderà il 59%, Potenza -56%, Palermo e Cosenza il 55%, Taranto il 50%, Roma il 10%.


CHI GUADAGNA - Il capoluogo di provincia che avrà più da guadagnarci è Olbia, pieno di seconde case abitate pochi mesi all'anno (spesso solo uno). Il Comune sardo vedrà i propri introiti balzare del 180%. Chi guadagna è complessivamente il Nord: Imperia (patria dell'ex ministro Scajola) segna +122%, Parma +105%, Padova +76%, Siena +68% e Treviso +58%. Milano avrà il 34% di risorse in più, Bologna il 40%, mentre tra i capoluoghi del Nord perderanno Torino (-9%) e Genova (-22%).

Redazione online
26 dicembre 2010
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Federalismo fiscale: ci perde il Sud

Messaggioda Gab il 27/12/2010, 13:13

da marcostradiotto.org

Lo studio del senatore Pd Stradiotto sugli effetti delle nuove norme fiscali (pdf)

Il federalismo fiscale municipale – che la Lega e (con enfasi minore) il Pdl, esaltano come una conquista salvifica per il Nord – comporterà un radicale cambiamento nei meccanismi che regolano le entrate dei Comuni. Con effetti tutt’altro che lineari e scontati.
Il decreto legislativo 292, in discussione alla Commissione bicamerale, prevede la devoluzione, a favore delle amministrazioni comunali, della fiscalità immobiliare e del gettito derivante della nuova cedolare secca sugli affitti. In altri termini: dal 2011 i tradizionali trasferimenti ai Comuni non arriveranno più dai capitoli di spesa che il ministero dell’Interno riserva agli enti locali, ma da un nuovo fondo alimentato dalle imposte di registro, di bollo, dell’imposta ipotecaria e catastale, dei tributi catastali speciali, dell’Irpef relativa i redditi fondiari e della cedolare secca sugli affitti.
L’erogazione diventerà effettiva a partire dal 2014 e avrà un ammontare complessivo stimato in 15 miliardi di euro, cifra simile a quello che lo Stato destina tuttora. Ma l’autentica autonomia finanziaria, che dovrebbe garantire agli enti locali risorse più adeguate ai bisogni, si chiama Imu, è l’imposta comunale unica che raggrupperà le attuali tasse comunali (Ici, addizionale Irpef, etc); ad essa si sommerà l’imposta municipale secondaria (facoltativa) che sostituirà le preesistenti Tosap, Cosap, Pubblicità e via di seguito.
Ma quale è la morale della favola? Cosa cambierà davvero per le casse, spesso esangui, dei municipi? Il senatore veneziano Marco Stradiotto, tra i rappresentanti del Pd nella Bicamerale, ha effettuato una proiezione statistica, veneta e nazionale, calcolando le differenze tra il presunto gettito e l’attuale trasferimento, l’incidenza per abitante e l’entità ipotizzata dei tributi. Ne emerge un quadro per molti aspetti sorprendente: se nel 2010 i 580 Comuni veneti hanno beneficiato di trasferimenti pari a 1,06 miliardi di euro, con la devoluzione il gettito lieviterebbe a 1,32; attenzione, però: l’incremento di entrata premierebbe solo 270 municipi, gli altri 310 subirebbero una flessione di risorse, tanto da dover ricorrere al fondo perequativo nazionale per tamponare l’emorragia. Più soldi per sei delle sette province (penalizzata Rovigo, già fanalino) ma in modo disomogeneo: sorridono le città capoluogo, le località turistiche e i centri fortemente industrializzati; insomma, i ricchi. Stringono, ulteriormente, la cinghia, i poveracci, privi di risorse significative e già alle prese con bilanci in rosso.
Insomma, un federalismo fiscale municipale che agisce da Robin Hood alla rovescia: rimpingua il salvadanaio di Cortina (+353%) e svuota quello di Portobuffolè (-90%). «Propongo questo studio come un contributo costruttivo alla riflessione, aldilà della logica di schieramento», commenta Marco Stradiotto «è evidente che una riforma federalista che necessita di ingenti fondi perequativi, per evitare tracolli nei bilanci, richiede un correttivo di partenza. Perché il rischio concreto è quello di non riuscire a rompere la storica sedimentazione di privilegi creatisi con la spesa e i trasferimenti storici».
Soluzioni possibili? «Un’ipotesi, per evitare scompensi e danni ai cittadini, è quella di prevedere la compartecipazione dei Comuni alle entrate di Iva e Irpef, su base regionale però. Mi auguro che la Commissione ne discuta con spirito pragmatico, anteponendo all’ideologia astratta l’interesse del Paese».
Avatar utente
Gab
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 506
Iscritto il: 22/05/2008, 16:52
Località: Livorno

Re: Federalismo fiscale: ci perde il Sud

Messaggioda Iafran il 27/12/2010, 13:50

Gab ha scritto:da marcostradiotto.org

Lo studio del senatore Pd Stradiotto sugli effetti delle nuove norme fiscali (pdf)

...
Insomma, un federalismo fiscale municipale che agisce da Robin Hood alla rovescia: rimpingua il salvadanaio di Cortina (+353%) e svuota quello di Portobuffolè (-90%).

Sarò pieno di pregiudizi verso questi governanti, ma mi sento di rifiutare in blocco qualsiasi loro iniziativa o proposta, che, penso, non andrà mai a favorire la maggioranza dei cittadini (forse neanche la maggioranza fittizia e risicata degli elettori ... tutta da dimostrare).
Iafran
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 4269
Iscritto il: 02/03/2009, 12:46

Re: Federalismo fiscale: ci perde il Sud

Messaggioda flaviomob il 01/01/2011, 13:30

Una seria riforma deve prevedere dei meccanismi fortemente punitivi per quelle 'autonomie locali' che si comportano in questo modo con i soldi di tutti i contribuenti. Cominciamo a rinforzare i poteri della corte dei conti a livello locale. Altrimenti sappiamo già come andrà a finire col federalismo 'cozze e vongole'...

http://palermo.repubblica.it/cronaca/20 ... -10730884/

L'ultimo record del parlamento siciliano
per sette ore di lavoro 165 mila euro :x :x

La Regione scioglie la commissione-lumaca per riformare lo Statuto. Indennità da 800 a 3.300 euro del presidente che si uniscono allo stipendio di 19.000 euro
di EMANUELE LAURIA


Sette ore di lavoro non in un giorno, ma in un anno: un ritmo che neppure il Parlamento più antico (e più lento) d'Europa può sostenere. E così Francesco Cascio, il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, ieri mattina ha detto basta. Con un atto d'imperio ha sciolto la commissione per la revisione dello Statuto.

La commissione Statuto è un organismo istituito nel giugno del 2008 che avrebbe dovuto rinnovare l'antica carta dell'autonomia isolana: due anni e mezzo dopo il lavoro non si è ancora concluso. Anzi. Da luglio a oggi, la commissione si è riunita dieci volte e in sei occasioni nessuno dei 13 novelli padri costituenti che la compongono si è presentato all'appuntamento.

Morale: 205 minuti di lavoro negli ultimi sei mesi, 34 faticosissimi minuti ogni mese, la maggior parte dei quali spesi nell'ascoltare l'assessore all'Economia che ha relazionato sul federalismo e i sette consulenti nominati per un parere tecnico evidentemente indispensabile. Oddio, non è che nel semestre precedente la commissione avesse operato con maggior vigore: poco più di un paio di sedute ogni trenta giorni, sei delle quali disdette o annullate e cinque (cinque!) consumate prima di mettersi d'accordo sull'elezione della centrale figura del segretario.

Così doveva finire, e forse era scritto. Se è vero che già alla scadenza del primo anno di attività, nel luglio del 2009, Cascio sottopose ai colleghi l'abolizione dell'organismo che si avviava a stabilire non invidiabili primati di improduttività. L'aula di Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea siciliana, bocciò la proposta e deliberò la prima di due proroghe peraltro non consentite dal regolamento. Gli eredi di Alessi e Aldisio - storici progenitori dell'autonomia siciliana - hanno così continuato ad incassare le indennità di carica previste, che sono fisse e non legate all'effettivo svolgimento delle sedute.

In soldoni: 3.316 euro al mese per il presidente (il finiano Alessandro Aricò), 819 euro per i due vice, 404 per il segretario. Cifre lorde, per carità, che vanno a sommarsi però a retribuzioni-base equiparate a quelle dei senatori: più o meno 19 mila mensili, 11 mila al netto di imposte e ritenute. Certo, Aricò e soci sono in buona compagnia: sono 57, su 90, i parlamentari siciliani titolari di una carica - e dunque di una indennità - aggiuntiva: i presidenti dei gruppi parlamentari lievitati di recente con la nascita di Fli, di Forza del Sud di Gianfranco Micciché e del Pid di Saverio Romano, i componenti del consiglio di presidenza dell'Ars, i vertici delle tredici commissioni fra legislative e speciali: fra queste, c'è pure quella che si occupa di controllare preventivamente la "qualità delle leggi", affidata non a un giureconsulto o a un esperto di bilancio, ma - in ossequio a una ripartizione cencelliana fra i partiti - a un deputato di Ragusa dell'Udc che ha un diploma di geometra. E che nulla ha avuto da dire quando, nell'aprile scorso, l'Ars approvò una legge che metteva sul mercato il porto di Augusta: di proprietà però dello Stato, non della Regione.

Avete presente Totò che vende la fontana di Trevi? Ma tant'è. L'immobilismo della commissione Statuto ha fatto traboccare il classico vaso. E il presidente Cascio ha avuto un moto d'indignazione: "Quest'organismo è nella evidente impossibilità di raggiungere gli obiettivo cui era preposto, quindi dichiaro definitivamente cessate le sue funzioni". Aricò ufficialmente non parla, il suo movimento - Fli - grida all'attacco politico: Cascio è un esponente di quel Pdl che in Sicilia è stato messo all'opposizione dal governatore Lombardo. Così, fra le polemiche, cala il sipario sull'ultimo scandalo siciliano. Costato, a conti fatti, 166.640 euro: la spesa sostenuta dalle casse pubbliche per garantire il gettone ai padri della riforma mai nata.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51


Torna a Economia, Lavoro, Fiscalità, Previdenza

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 5 ospiti

cron