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Draghi: ripresa a rischio, Italia indietro di 9 anni

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Draghi: ripresa a rischio, Italia indietro di 9 anni

Messaggioda franz il 28/10/2010, 20:32

Draghi: ripresa a rischio, Italia indietro di 9 anni
Tremonti: si produce più deficit che Pil, così non va

In realtà la parte che fa notizia non è quella riferita a Dragni ma quella di Tremonti.
Il quale secondo me sentito il tam-tam del bunga-bunga e non volendo fare la fine di cicchitto e bondi, (sentire qui: http://tv.repubblica.it/copertina/bunga ... 5522?video) sta cercando vie di fuga. La nave affonda e i topi scappano, passando per i canapi (i famosi cammelli) al miglior offerente, soprattutto in caso di governo tecnico. Solo che Tremonti è tutto tranne che "tecnico", come ci racconta il noto libro: http://www.noisefromamerika.org/index.php/base/tremonti



Tremonti: l'Unione europea produce più deficit che Pil, così non si può continuare

DOCUMENTI / L'intervento di Mario Draghi alla Giornata del risparmio

ROMA - «La ripresa mondiale è a rischio», l'allarme è stato lanciato dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, secondo cui la crisi «ha investito con forza la nostra economia» e ne ha riportato «indietro il prodotto annuo, nel 2009, sui volumi di nove anni fa».

«Le prospettive per la crescita del Pil, quest'anno e il prossimo, non si discostano molto dall'1 per cento». Il governatore della Banca d'Italia nel suo intervento alla Giornata mondiale del risparmio è tornato a rimarcare la difficile situazione del mercato del lavoro dove il tasso di sottoutilizzo è «superiore all'11%», conteggiando assieme ai disoccupati i lavoratori in cassa integrazione e quelli che scoraggiati hanno smesso di cercare attivamente un impiego. «Tra il secondo trimestre del 2008 e il quarto del 2009 il numero di occupati si é ridotto in italia di 560 mila persone», in gran parte, ha spiegato il governatore, appartenenti a quell'area che include i contratti di lavoro a tempo determinato e parziale e nel settore del lavoro autonomo con caratteristiche di lavoro dipendente occulto. «Nel primo semestre dell'anno in corso si è registrata una debole ripresa, con 40 mila occupati in più».

Draghi ritiene che «allo sviluppo economico serva il contributo della domanda interna: quel circolo virtuoso che da consumi evoluti e investimenti lungimiranti porta a redditi alti e diffusi, e ancora a consumi e benessere». Per il numero uno di palazzo Koch, i consumi «ristagnano perché i redditi reali delle famiglie non progrediscono e vi è una diffusa incertezza sul futuro». Per questo, ha sottolineato Draghi, «la condizione del mercato del lavoro è il tema centrale, da analizzare guardando a tutti gli indicatori e a tutte le buone fonti informative disponibili».

Le banche, ha detto Draghi, «incidano sui costi» per sostenere la redditività in calo in questa fase e non cedano «a strategie che comportino rischi eccessivi o la richiesta di commissioni esorbitanti alla clientela meno informata o in difficoltà». Attenzione, poi, alle sofferenze afferma Draghi: «Vigileremo affinché le politiche di accantonamento delle banche tengano conto della delicatezza di questa fase, perché i modelli interni di valutazione della qualità degli attivi siano pronti a rilevare situazioni di tensione e le prove interne di stress vengano prontamente aggiornate». Parlando delle fondazioni Deaghi ha poi detto che «dovranno impegnarsi su tre fronti fondamentali: la loro stessa governance, la ricapitalizzazione delle banche, l'autodisciplina nel rapporto con il management di queste ultime».

Non sono accettabili ingerenze della politica nelle banche, perché l'Italia non può tornare indietro di vent'anni. «L'esperienza italiana delle banche pubbliche - è il monito di Draghi - è viva nella nostra memoria. Certi rapporti fra gruppi economici locali, banche pubbliche e politica si sono dimostrati alla lunga esiziali per le banche, deleteri per il costume civile. La crescita del territorio ne è stata in più casi frenata, anziché favorita».

Draghi ha anche osservato che la ripresa mondiale resta disomogenea, incerta e fragile. Una situazione, ha affermato, cui «non vi è altra risposta che un più stretto coordinamento tra le politiche economiche dei principali Paesi». Per Draghi, poi, regole europee quasi automatiche possono aiutare i paesi con le istituzioni più deboli a risolvere i loro problemi di politca economica.

La Banca d'Italia, ha sottolineato il Governatore, istituirà un help desk per aiutare le banche nella fase di transizione alle nuove regole di Basilea3. L'help desk chiarirà l'interpretazione della normativa e assicurerà l'attuazione da parte degli intermediari di politiche gestionali coerenti con il raggiungimento dei nuovi requisiti.

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=AYYKhyeC



Da notare che l'Italia non è che sia virtuosa rispetto alla crtica di creare piu' dficit che PIL, per cui il nosto "Voltremont" in realtà sta dicendo "mal comune, mezzo gaudio".

Franz
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Re: Draghi: ripresa a rischio, Italia indietro di 9 anni

Messaggioda trilogy il 28/10/2010, 21:52

franz ha scritto:Draghi: ripresa a rischio, Italia indietro di 9 anni
Tremonti: si produce più deficit che Pil, così non va

Draghi ritiene che «allo sviluppo economico serva il contributo della domanda interna: quel circolo virtuoso che da consumi evoluti e investimenti lungimiranti porta a redditi alti e diffusi, e ancora a consumi e benessere». Per il numero uno di palazzo Koch, i consumi «ristagnano perché i redditi reali delle famiglie non progrediscono e vi è una diffusa incertezza sul futuro». Per questo, ha sottolineato Draghi, «la condizione del mercato del lavoro è il tema centrale, da analizzare guardando a tutti gli indicatori e a tutte le buone fonti informative disponibili».

Franz


Ma come? Ora anche Draghi e Tremonti guardano agli aggregati? addirittura alla domanda interna? E l'individuo con il suo risparmio che diventa automaticamente investimenti che fine ha fatto? E la Germania che taglia la domanda interna per fare surplus con l'export, non era quello il modello globale da seguire? E scoprono pure che tagliando la spesa pubblica il deficit può salire? Cose dell'altro mondo.

Perfino in quella roccaforte liberista del FMI si sono resi conto che i modelli economici neoliberisti sono, come disse Fantozzi in un celebre film: "una boiata pazzesca"!

Il punto di partenza è la constatazione che la disoccupazione ha oramai raggiunto proporzioni gravissime. Si stima che nel mondo più di 210 milioni di persone siano attualmente disoccupate, con un aumento di oltre 30 milioni dal 2007 (pag. 4). Sebbene la recessione economica abbia interessato tutti i paesi, l’aumento della disoccupazione è stato particolarmente marcato nelle economie più sviluppate (sulle quali il documento si focalizza) ed in particolare negli Stati Uniti ed in Spagna. Ben tre quarti dell’aumento del numero di disoccupati mondiali è, infatti, avvenuto nelle economie avanzate.

Nell’individuare le cause di una crescita così spettacolare della disoccupazione in alcuni paesi rispetto ad altri, il documento mette al primo posto il ruolo della domanda aggregata. Questo è un aspetto di estremo rilievo teorico, per chi ha seguito la condotta dell’IMF negli ultimi lustri.


L’analisi sviluppata nel secondo capitolo individua nella dinamica della disuguaglianza, all’interno di specifici paesi e fra paesi, uno dei fattori che ha maggiormente inciso sugli squilibri di domanda aggregata.Si sostiene che l’aumento della disuguaglianza in alcuni paesi abbia causato una compressione del consumo aggregato, manifestando le proprie conseguenze in una crescita modesta o in un aumento dell’indebitamento privato. Nell’introduzione al documento (a pag. 8 ) si legge anche che “in alcuni paesi, ed in particolare negli Stati Uniti, la crescente disuguaglianza potrebbe aver aumentato l’indebitamento delle famiglie, costituendo così un fattore importante nello spiegare la crisi dei subprime”. Inoltre, viene esplicitamente riconosciuto il ruolo della globalizzazione dei processi produttivi nell’influenzare la disuguaglianza, soprattutto attraverso un indebolimento delle istituzioni del mercato del lavoro a protezione del potere contrattuale dei lavoratori e la spinta al ricorso a contratti di lavoro flessibile.
http://www.economiaepolitica.it/index.p ... i-ripensa/
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Re: Draghi: ripresa a rischio, Italia indietro di 9 anni

Messaggioda trilogy il 28/10/2010, 22:58

Scusate provo a spiegare in poche righe cosa c’è alle spalle di quelle chiacchiere che possono sembrare banali o scontate.
Dietro a parole come “domanda aggregata” “risparmio” "investimenti" ecc. ci sono modelli teorici e visioni del mondo contrapposti e in collisione. Bisogna tenere presente che quasi tutta la teoria economica pre-keynesiana, compreso Adam Smith , sosteneva che il fattore fondamentale per la crescita della ricchezza fosse il risparmio (la parsimonia). Il risparmio accumulato si sarebbe convertito tutto e immediatamente in investimenti e quindi ci sarebbe stato sempre un livello di domanda aggregata tale da sostenere qualunque livello di produzione. Da questa visione del mondo e dai vari modelli che ne sono seguiti nascono tutta una serie di politiche recenti per tagliare le imposte ai ricchi in modo che possano risparmiare e sostenere gli investimenti (da Reagan, alla Thatcher, alle balle sulle tre aliquote di Berlusconi) Keynes critica questi modelli dicendo che non è dimostrabile che il risparmio si converta tutto e subito in investimenti. Il risparmio è in primo luogo riduzione di spesa e di conseguenza della domanda aggregata. I soggetti che prendono la decisione di risparmiare e di investire sono differenti, la virtù di un singolo, può diventare a livello aggregato un disastro. Le politiche economiche globali sono plasmate sulla base di questi modelli ed ora si stanno accorgendo (bontà loro) che c'è qualche cosa che non funziona ...qualcuno informi Brunetta :mrgreen:
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