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BCE: le conseguenze della crisi nei prossimi anni

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BCE: le conseguenze della crisi nei prossimi anni

Messaggioda franz il 01/06/2010, 8:32

Per la Bce le banche europee rischiano di svalutare 360 miliardi sui prestiti alle famiglie e alle imprese

L'aumento dei costi del finanziamento, dovuto alla crisi del debito sovrano nell'Eurozona, comporta una serie di conseguenze che «avranno un impatto negativo sulla ripresa e sulla crescita potenziale dell'economia» dell'area. Così la Bce nel Rapporto sulla stabilità finanziaria, spiegando che a sua volta questo si rifletterà sulla performance del sistema finanziario. I conti pubblici dell'Eurozona hanno toccato un nuovo record negativo nel periodo 2008-2010 come conseguenza della crisi finanziaria e questo può portare a «squilibri economici quali deficit delle partite correnti e pressioni inflative».

L'aumento del fabbisogno di finanziamento dei Governi e la minore fiducia dei mercati nella sostenibilità dei conti pubblici ha fatto salire rendimenti e spread dei bond governativi in alcuni paesi dell'Eurozona e, di conseguenza, i costi del finanziamento. Questo, scrive la Bce, «peggiora il rischio generale a livello di tassi per il sistema finanziario e rende potenzialmente più difficile una spesa pubblica orientata alla crescita, così come il flusso degli investimenti privati».

Le svalutazioni aumentano
Le banche di Eurolandia rischiano di dover svalutare di 360 miliardi di euro i prestiti concessi a imprese e famiglie fra il 2007 e il 2010. La stima è della Bce, che ha aumentato di cinque miliardi, rispetto allo scorso anno, il conto delle possibili perdite dovute alla crisi iniziata con i mutui 'subprimè Secondo le stime di Eurotower, le banche dell'area euro hanno accantonato fra il 2007 e il 2009 238 miliardi di euro a copertura delle perdite dovute al peggioramento della qualità del credito. Un fenomeno accentuato dall'elevata disoccupazione, che sta causando un aumento delle insolvenze su mutui e prestiti. «Questo - spiega la Bce sottraendo la cifra alle sue stime per il quadriennio 2007-2010 - significa che le banche di Eurolandia dovranno accantonare altri 123 miliardi per il 2010».

Decisamente inferiore, invece, la stima sulle perdite di valore dei titoli finanziari nel portafoglio degli istituti di credito: grazie all'apprezzamento di molte attività e al calo degli spread sui prodotti del credito strutturato (come le obbligazioni garantite da mutui), la Bce ha tagliato a 155 miliardi (43 miliardi in meno rispetto a dicembre scorso) le svalutazioni accumulate fra il 2007 e il 2010.

Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2010 alle ore 20:54.
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Re: BCE: le conseguenze della crisi nei prossimi anni

Messaggioda franz il 01/06/2010, 8:44

In pratica i governi europei che sono intervenuti massicciamente per "salvare" l'economia dalle conseguente della crisi dei subprime si sono fortemente indebitati e questo ha creato l'attuale crisi dei PIGS, dove pero' il 50% di tutto l'indebitamento di cui si parla è di Francia e Germania. L'indebitamento costa e causa un aumento del carico fiscale. L'attuale crisi ha elevato il costo degli interessi che i governi devono pagare a chi presta loro soldi (banche, privati) e quindi eleva il teriormente il carico fiscale e rende necessarie manovre che si riflettono negativamente sull'economia. I privati invece di investire nell'economia preferiscono i rendimenti dei BOT, che ora sono piu' elevati.

Alla fine si dimostra che l'intervento pubblico anticiclico di tipo keynesiano, o quello tendente a salvare le aziende "troppo grandi per fallire" se è troppo leggero non serve a nulla e se è troppo pesante ha come effetto altre crisi ed un prolungamento nel tempo della crisi originaria. Invece di una grande crisi che dura un anno, abbiamo una catena di crisi ad ondate che ne dura per ora già tre. E davanti non sappiamo come andrà a finire. Alcuni scenari vedono i prossimi anni con una pesante inflazione.

Franz
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Re: BCE: le conseguenze della crisi nei prossimi anni

Messaggioda trilogy il 01/06/2010, 11:53

America in pressing sull'Europa: nel mirino gli esiti degli stress test del sistema bancario

Finanzaonline.com - 1.6.10

America in pressing sull'Europa. Gli Stati Uniti vogliono vederci chiaro e hanno chiesto a gran voce che vengano resi pubblici i risultati degli stress test effettuati sul sistema bancario europeo. Motivo: calmare le preoccupazioni sullo stato di salute degli istituti francesi, tedeschi, spagnoli e italiani. E' questo il quadro che tratteggia oggi il Wall Street Journal in un dettagliato articolo.

Agli addetti ai lavori non è certo passato inosservato il tempismo della "richiesta": queste pressioni si sono, infatti, concretizzate quando è in vista la riunione dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali dei paesi del G-20, a Busan, in Corea del Sud, programmata alla fine della settimana per preparare il vertice dei capi di stato del G-20 in agenda a giugno a Toronto.

Ma ovviamente non sono solo gli americani ad avere a cuore lo stato di salute del sistema finanziario europeo, ieri a sollevare dubbi sulla solidità del mondo bancario è stata anche la Banca centrale europea. Secondo quanto segnalato dal Rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria dell'Eurozona (giugno 2010) presentato a Francoforte da Lucas Papademos, vice-presidente uscente della Bce, i rischi sistemici per il settore finanziario dell'Eurozona "sono in qualche modo diminuiti" rispetto a sei mesi fa, ma la situazione non è rosea.

Le banche europee - viene segnalato - dovranno affrontare una "seconda ondata" di svalutazioni nette su prestiti e titoli dovute alla crisi finanziaria che potenzialmente potrebbero lievitare a 90 miliardi di euro nel 2010 e a 105 miliardi nel 2011. E non è tutto. L'Eurotower ha anche sottolineato come il sistema bancario europeo, seppur più resistente rispetto a sei mesi fa, andrà in realtà incontro a nuovi rischi rappresentati dalle perdite su crediti nell'economia reale e a condizioni più difficili per le emissioni obbligazionarie.

Il periodo tra maggio 2010 e la fine del 2012 viene indicato come quello più critico: i big europei secondo la Bce dovranno rifinanziarie debito a lungo termine per 800 miliardi e il fabbisogno crescente di numerosi Governi europei, risultato della crisi, potrebbe portare a un maggior rischio di rifinanziamento e a un aumento dei costi per le banche.
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