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I disoccupati ci sono ma non si vedono

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I disoccupati ci sono ma non si vedono

Messaggioda franz il 17/01/2010, 11:52

di ILVO DIAMANTI

Esistono problemi visibili e altri invisibili. A prescindere - direbbe Totò - non solo dalla realtà ma anche dalla percezione. La disoccupazione, ad esempio, esiste: nella realtà e nella percezione. Ma parlarne è da irresponsabili e mostrarla anche peggio.

Basta pensare alla reazione del governo di fronte alle stime fornite dalla Banca d'Italia, che considera il tasso di disoccupazione "reale" superiore al 10%: 2.600.000 persone. Un calcolo scorretto e fantasioso, secondo il ministro Sacconi. Perché associa ai disoccupati anche i cassintegrati cronici e i "lavoratori scoraggiati". Quelli, cioè, che rinunciano a cercare occupazione perché ritengono la situazione sfavorevole. Un'operazione scorretta, quella praticata dalla coppia Epifani-Draghi. Entrambi disfattisti e, implicitamente, comunisti. Imprenditori delle fabbriche che producono pessimismo, come li ha definiti il premier Berlusconi. Seminano sfiducia e rischiano, in questo modo, di alimentare una crisi che ormai è alle spalle. Anche se i cittadini non sembrano accorgersene. Afflitti da una "percezione" diversa - e distorta. La disoccupazione, infatti, preoccupa il 37% degli italiani, secondo la recente indagine di Demos per Unipolis sulla (in)sicurezza. Il 2,5% più dell'anno scorso, ma il 7% più di due anni fa. È motivo di angoscia, non solo in Italia, anche nel resto d'Europa. Il 51% dei cittadini della UE (dati Eurobarometro) la indica fra le due principali emergenze da affrontare. E il 40% aggiunge anche la crisi economica. Tuttavia, nel nostro paese, questa percezione è anti-italiana. In contrasto con gli interessi nazionali e con la rappresentazione mediale della realtà.

Infatti, se si prendono in considerazione i telegiornali di prima serata delle reti Rai e Mediaset (rapporto dell'Osservatorio di Pavia per Unipolis, dicembre 2009), alla disoccupazione e alle difficoltà economiche delle famiglie, nel periodo fra il 18 ottobre e il 7 novembre 2009, viene dedicato il 7% delle notizie "ansiogene". Quelle, cioè, che raccontano fatti e contesti critici. L'anno prima, nello stesso periodo, lo spazio delle notizie riferite ai problemi economici e dell'occupazione sui telegiornali delle reti pubbliche e private era oltre 4 volte superiore: 27%. Due anni prima, nell'autunno 2007, intorno al 16%. Per cui la disoccupazione c'è, si sente e fa paura. Ma non si deve dire troppo forte. E comunque non si vede. Una analisi condotta dall'Osservatorio di Pavia (per Unipolis) in alcune settimane del 2008-9 sui telegiornali delle reti pubbliche di alcuni paesi europei, sottolinea come il numero delle notizie dedicato dal Tg1 al problema della disoccupazione sia circa un terzo rispetto ad Ard (Germania), un quarto rispetto alla Bbc (Gran Bretagna), un quarto a Tve (Spagna) e, infine, sei volte meno rispetto a France 2. Inutile rammentare il diverso trattamento riservato alla criminalità comune. Di gran lunga l'argomento "ansiogeno" più trattato dalla tivù italiana. In misura nettamente più ampia rispetto al resto d'Europa.

D'altra parte, la criminalità e la violenza spaventano ma piacciono al pubblico, come ha osservato Quentin Tarantino. Uno che se ne intende. Inoltre, esercitano sull'opinione pubblica effetti politici diversi dalla disoccupazione e dalla crisi economica. Penalizzano la sinistra e il centrosinistra, il cui consenso è legato a una idea di sicurezza "sociale" proiettata nel futuro. Mentre oggi la concezione della sicurezza è schiacciata sull'individuo e sulla famiglia, la dimensione sociale si è sbriciolata e del futuro si è perduta traccia. Così i lavoratori e - ancor più - i disoccupati scompaiono. Non solo perché le grandi fabbriche chiudono e le piccole aziende, flessibili e intermittenti, si confondono nel territorio. Anche perché non hanno appeal, presso coloro che scrivono l'agenda dei media. In particolare: nella tivù. Le morti: occupano i palinsesti televisivi se diventano tragedie collettive. Oppure se si tratta di piccoli omicidi, catalogati nella criminalità "comune". Mentre gli incidenti sul lavoro non interessano. Nell'autunno del 2009 in Italia i Tg Rai e Mediaset di prima serata dedicano loro lo 0,2% delle notizie "ansiogene". L'anno prima, sull'onda emotiva sollevata dalla tragedia della ThyssenKrupp, avevano conquistato il 2,6% delle notizie. Cioè, anche allora, quasi nulla.
Da ciò una conclusione, un po' desolata e desolante, ma difficile da contraddire. Gli operai: fanno notizia quando bruciano in tanti e tutti insieme. Le morti quotidiane sul lavoro - 1120 nel 2008 - sono definite eufemisticamente: "bianche". Per cui: poco visibili e dunque poco rilevanti. Perché, al tempo della "democrazia del pubblico", la "rappresentanza" dipende sempre più dalla "rappresentazione".

In altri termini: dalla capacità di "fare notizia", apparire, comunicare. Gli operai non contano, i disoccupati ancor di meno. Figurarsi: sono non-operai. Non-lavoratori. Lavoratori esclusi oppure scoraggiati. Mettono tristezza, a chi li guarda. Suscitano pessimismo. Per cui è meglio non mostrarli. Il reality-show della crisi quotidiana che coinvolge le persone e le famiglie: non interessa agli autori della scena mediatica. A coloro che orientano l'informazione. Così, i lavoratori (disoccupati, scoraggiati, minacciati), per esistere e resistere, invece di rivolgersi al sindacato, salgono sulle gru, si gettano dai ponti, a volte si suicidano. O bloccano ferrovie e autostrade. Aziende. Talora, sequestrano dirigenti e imprenditori. Atti violenti? Reati? Certo. In un paese dove la violenza e i reati vanno in scena quotidianamente - e in primo piano. Sui giornali e nei telegiornali, al centro dei talk-show, al cuore dell'infotainment. Per sfidare l'audience della criminalità comune, bisogna fare cose eccezionali. Parafrasando Humphrey Bogart: "È lo spettacolo bellezza! E tu non ci puoi fare niente. Niente".

16 gennaio 2010
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Re: I disoccupati ci sono ma non si vedono

Messaggioda trilogy il 17/03/2010, 13:42

Belle queste notizie, provenienti dal Regno Unito. Rinunciano a cercare lavoro perchè tanto non si trova, quelli che lo hanno accettano una riduzione dell'orario e dello stipendio pur di non perdere il lavoro, quindi va tutto bene per l'economia :?
Se gli inglesi decidono di ripristinare la schiavitù dovremmo avere una sterlina alle stelle.....

La conferma del tasso di disoccupazione in Gran Bretagna la 7,8%, con il calo di 33 mila unità messo a segno dal totale dei disoccupati a 2,45 mln, mette le ali sul valutario alla sterlina. Per acquistare un euro sono necessari 0,898 pound, mentre la moneta inglese scambia a 1,534 contro dollaro. L’Office for National Statistics ha rilevato la crescita delle persone inattive, tra cui spicca l’incremento dei giovani senza lavoro che tornano sui banchi di scuola. Ma secondo alcuni commentatori il sorprendente risultato messo a segno dal mercato del lavoro è da attribuirsi alla flessibilità dei lavoratori, che per mantenere il posto stanno accettando riduzioni in termini di orario o di stipendio.
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Re: I disoccupati ci sono ma non si vedono

Messaggioda Iafran il 01/04/2010, 11:49

da "la Repubblica" del 1 aprile 2010

Facevano prostituire le mogli in casa
ai figli da accudire pensavano i papà

Due disoccupati sono stati arrestati dai carabinieri nel palermitano dopo un anno di indagini. Con il ricavato delle prestazioni offerte dalle consorti pagavano anche la rata della motocicletta


Accudivano i propri figli mentre, nelle stesse case, facevano prostituire le rispettive mogli. E' accaduto a Misilmeri, nel palermitano. I carabinieri hanno arrestato due uomini, G. S. di 35 anni di Misilmeri e A. B. di 28 anni di Bolognetta, comune sempre del palermitano. L'accusa, come riferiscono i carabinieri, è induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione

In una delle intercettazioni ascoltate dagli investigatori, il marito dice alla moglie: "Siamo rimasti con soli mille euro in casa e domani c'è da pagare la rata della macchina e della moto, vedi cosa puoi fare...".
...
Dalle prime indagini è emerso che i due arrestati, entrambi disoccupati, ... "La vicenda odierna si inquadra nell'ambito della cosiddetta 'prostituzione sommersà ovvero quella posta in essere tra le mura domestiche non da parte di estranei, ma di mariti e altri familiari ...".

http://palermo.repubblica.it/cronaca/20 ... 62883/?rss
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