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Livorno e provincia - Autunno caldo

Livorno e provincia - Autunno caldo

Messaggioda gabry il 01/10/2008, 10:30

NUOVI SINDACI
L'autunno caldo del Pd
di Bruno Manfellotto

S'avanza in Toscana uno strano partito di lotta e di governo. Non nell'originale accezione berlingueriana. Ma nel senso che con una prima squadra di grandi e piccoli amministratori guida province, comuni e regione; ma con una seconda squadra quotidianamente s'impegna a smontare, a torto o a ragione, ciò che ha fatto la prima. Il governo Prodi non ha insegnato nulla. Con l'avvicinarsi di delicati appuntamenti elettorali, il fenomeno si va manifestando in modi sempre più eclatanti, sia per la febbre da primarie alle quali si affidano virtù salvifiche che non possono certo avere, sia per i sorprendenti precedenti di Massa, Carrara e non solo, dove gli elettori hanno preferito un altro candidato a quello indicato dal partito. Naturalmente qui si parla del Pd, e si pensa soprattutto a ciò che sta accadendo a Firenze dove un esercito di candidati, tutti ospitati sotto lo stesso tetto, si contendono la candidatura a Palazzo Vecchio. E a Prato dove il sindaco Romagnoli ha annunciato l'intenzione di candidarsi per il secondo mandato nonostante il suo partito faccia finta di niente, parli d'altro o taccia.
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Ma non basta: a Rosignano c'è l'imbarazzo Nenci, sindaco uscente inquisito e non ancora candidato che sogna di restare in gioco; mentre a Cecina si litiga nel Pd, ala Ds, sotto l'occhio soddisfatto e attento di Altero Matteoli, pronto a giocare di rimessa. E poi c'è il caso Livorno, la via labronica al riformismo, dove la contesa si svolge tutta all'interno della componente diessina del Pd. Vale la pena guardarci dentro, perché riassume in sé molti dei problemi del giovane partito. A Livorno, dunque, c'è Alessandro Cosimi che ha concluso il suo primo mandato di sindaco; e c'è Gianfranco Lamberti ma, più sottotraccia, anche Claudio Frontera, entrambi vogliosi di dire la loro e comunque di pesare nel Pd e fuori. Certo, i caratteri sono diversi, più pacato Frontera, più irruente Lamberti. E se il primo ragiona e sussurra, l'altro si agita assai ed esterna a raffica: blog, dibattiti, interventi. Fino al recente pubblico confronto (che in verità aveva più le movenze del minuetto) col ministro Matteoli, quasi un avvio anticipato di campagna elettorale. Si
dirà: e che c'è di strano, cosa c'è di male?

Da che mondo è mondo la vita dei partiti è animata da grandi scontri interni: ieri Ingrao-Pajetta-Amendola e Moro-Fanfani-Andreotti; oggi D'Alema-Veltroni-Fassino e Prodi-Rutelli-Marini. Guai però a usare solo l'ottica delle guerre private, perché si finirebbe con il non comprendere la vera posta in gioco. Certo, nel caso livornese i rancori personali ci sono, e pesano, basta parlarne con i protagonisti per essere travolti da un fiume in piena. Lamberti lamenta che, chiusa la sua lunga esperienza di sindaco, non solo non sia stata mantenuta la promessa di uno scranno a Montecitorio (invece a Frontera era stato garantito un incarico alla Regione), ma di essere stato poi dimenticato al punto da veder via via smontati squadra, progetti e provvedimenti. Cosimi replica che l'eredità lasciatagli non era tutto oro luccicante, che fu impossibile mantenere la promessa solo perché su quella candidatura - è la formula di rito - nel partito non si registrò il consenso necessario, che da quel giorno Lamberti non ha perso occasione per attaccarlo, criticarlo, rivendicare a sé ogni merito e addebitare a lui ogni ritardo. Le sintesi, è ovvio, non dicono tutto, ma il succo è questo.

Però, come si diceva, c'è dell'altro. Quando la buona politica - quella che sogna Veltroni - funziona, quando i partiti riescono a costruire un rapporto profondo con i propri elettori e sono capaci di ricondurre a unità il confronto interno, allora le discussioni, le liti, le guerre sono il sale che dà sapore al messaggio politico, il lievito che fa crescere tutto il gruppo. L'impressione che si ha, invece, è che in questo difficile debutto il Pd - da Bologna a Prato a Firenze - fatichi a governare una realtà in continuo movimento. Dopo il terremoto, le scosse di assestamento sono tante e inarrestabili. Anche perché la nascita del nuovo partito si è intrecciata con la novità delle primarie. Fino a poco tempo fa, i regolamenti interni al Pd escludevano che vi si dovesse fare ricorso tra il primo e il secondo mandato a sindaco. E in fondo una logica c'era: non bastano cinque anni per portare a compimento piani e riforme (del resto Lamberti per consegnarci questa Livorno è rimasto in carica tredici anni). Poi però, sotto la pressione dell'opinione pubblica, si è deciso che le primarie si facciano sempre e comunque, e anche questo ha una sua logica: se consultazione popolare ha da essere, non la si può limitare troppo.

Ma proprio qui è il problema. Rinunciare a primarie aperte rilancerebbe sul Pd l'ombra lunga della nomenklatura (oggi si dice casta) che decide tutto per tutti. E avvicinerebbe il rischio che siano poi le elezioni a svolgere la funzione di primarie (è successo); ma fare un passo indietro lasciando aperta la contesa significherebbe grattare via un altro po' di forza alla macchina partito e indebolire la candidatura pilota. È in questa contraddizione, non ancora sanata nel Pd, che si sono infilati i tanti contendenti. A Livorno, per esempio, Cosimi tace aspettando che sia il partito a incoronarlo; anche Lamberti se ne sta quatto quatto, aspettando di fare le sue mosse solo dopo la decisione del Pd, all'apparenza incerto tra invocare primarie d'altro stampo o preparare una candidatura (sua o altrui) esterna al partito: la famosa lista civica che in tanti gli attribuiscono. In questa fiera dei silenzi e delle tatticucce, occorrerebbe forse un colpo di reni, un atto di coraggio e di chiarezza da tutti i protagonisti per dimostrare che non si stanno battendo solo per certificare la propria esistenza (politica) in vita.

Cosimi, per esempio, ben prima del 15 ottobre fissato dai regolamenti, e cioè subito, senza attendere che il Pd lo investa ufficialmente, dovrebbe annunciare la sua intenzione di ricandidarsi, elencare gli impegni di programma che intende portare a compimento nei prossimi cinque anni, dirsi disposto a competere nelle primarie con altri eventuali candidati. Il regolamento di partito non rende necessaria per il sindaco già eletto la raccolta delle firme a sostegno della candidatura, ma solo se lo volesse Cosimi potrebbe trovare mille modi per mostrare chi sta con lui e lo appoggia, sia nel gruppo dirigente che nella società civile. A sua volta Lamberti (e così anche Frontera o altri), senza farsi scudo della decisione del Pd, dovrebbe proclamare senza indugi la sua volontà di misurarsi nelle primarie raccogliendo le firme necessarie. Oppure dica subito chiaro e tondo se preferisce concorrere contro il Pd, in quali forme e con quali alleanze, se strizzando l'occhio a Matteoli o agli orfani dell'estrema sinistra. Si tratta di una scelta politica di fondo, che va al di là delle tattiche e del modo in cui si svolgeranno le primarie. Gli elettori hanno il diritto di sapere. Infine, Marco Ruggeri.

Una volta ricevuta la pubblica disponibilità di Cosimi, il segretario del Pd dovrebbe spiegare che il partito - regolamento alla mano - non può che considerarla ovvia e legittima, e chiedere allo stesso tempo che si facciano avanti gli altri eventuali concorrenti. Ma a una condizione: che costoro dichiarino preventivamente che in caso di sconfitta appoggerebbero colui che avesse raccolto i maggiori consensi. Come ha fatto Hillary Clinton con le lacrime agli occhi: anche nella patria dei partiti-comitati elettorali le regole sono implacabili. Cosimi, Ruggeri, Frontera, Lamberti: seguite un percorso come questo, o sceglietene un altro, ma fate qualcosa e fatelo immediatamente e alla luce del sole. Parlate chiaro ed evitateci per piacere una lunga campagna elettorale di ambiguità e furbizie, mi presento non mi presento, vado di qua vado di là. Ne usciremmo tutti più forti e sereni. Il popolo delle primarie. La città, che ha bisogno di poche chiacchiere e di molte cose concrete da fare. E il Pd che, aprendo un po' di più le finestre, dimostrerebbe di essere un partito davvero democratico.
(30 settembre 2008)

da http://iltirreno.repubblica.it/dettagli ... dRegionale
gabry
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Re: Livorno e provincia - Autunno caldo

Messaggioda gabry il 04/10/2008, 15:01

Ruggeri: chi partecipa ai nostri dibattiti dica subito se è dentro il Pd o contro

«Le assemblee dei circoli ci daranno l’occasione anche per valutare l’attività amministrativa»
MARCO RUGGERI (Segretario Territoriale PD Livorno)

L’editoriale del direttore Manfellotto sollecita tutti noi a cercare di capire che cosa accade all’interno del Partito Democratico e come la principale forza di governo della nostra città si avvicina all’importante appuntamento delle elezioni amministrative. Non è mia intenzione sottrarmi al dibattito in corso e, anzi, mi auguro di contribuire a fare chiarezza esprimendo le mie opinioni.
Un partito nuovo come il nostro, che il prossimo 14 ottobre spengerà la sua prima candelina, si è trovato ad affrontare situazioni sicuramente non facili: la costituzione del partito stesso sul territorio, con la creazione di ben 23 circoli tra territoriali e tematici, nati attraverso un percorso veramente democratico e aperto e, proprio per questo, lungo e complesso; l’importante giro di boa delle elezioni politiche anticipate, che ha amplificato il nostro radicamento sul territorio e che ha incoronato Livorno come la città capoluogo in Italia dove è stata registrata la più alta percentuale di suffragi al Pd.

LE REGOLE. Naturale quindi che, in così poco tempo e tra le mille difficoltà intercorse, non siano ancora del tutto diffusi quei tipici “anticorpi” i quali fanno sì che, a movimentare la discussione e il dibattito, siano i progetti politici di ampio respiro piuttosto che le persone che vi sono dietro di essi. Durante l’estate si è sviluppato un dibattito, anche aspro, sulle regole, ma perché è avvenuto ciò? Siamo improvvisamente diventati una classe dirigente di legulei che delega alle regole la soluzione dei problemi politici?
La risposta è indubbiamente negativa, ma qui abbiamo commesso il primo errore poiché all’esterno abbiamo dato un’immagine di questo tipo. Il regolamento approvato è prima di tutto uno strumento politico che tiene insieme due elementi: il primo fa sì che le primarie siano uno strumento di selezione delle candidature e, al tempo stesso, diano la possibilità agli elettori e a coloro che non sono all’interno degli organismi del Pd di “correggere” eventuali errori commessi nel processo di individuazione dei candidati; il secondo consente al partito di svolgere appieno, mediante i circoli e i forum, il suo ruolo di costruttore di progetti politici, idee, futuro.

DAL 15 OTTOBRE... Questa è la sintesi delle regole: entro il 15 ottobre i sindaci uscenti esprimono la propria disponibilità a ricandidarsi, smettiamo quindi di caricare questa data dei tanti significati attribuiti perché non vuol dire altro che questo. L’indirizzo dato dal regolamento serve a normare le eccezioni poiché, come sostiene il Direttore Manfellotto, la riproposizione dei sindaci uscenti è la normalità. Fino al 15 novembre si procede seguendo un percorso fatto di consuntivi, assemblee programmatiche che coinvolgono tutte le istanze del partito, si definiscono le coalizioni, si delinea insieme il contesto politico, cosa quest’ultima che è sicuramente la più importante e che conta maggiormente dal momento che è ciò che andremo a proporre ai cittadini per il loro futuro e sul quale saremo giudicati. Dal 15 novembre sarà possibile iniziare a raccogliere le firme per le candidature.

FIRENZE, CHE GUAIO. A Firenze, al contrario, si ascolta una musica tutta diversa: in barba alle regole che ci siamo dati è già partito il toto-candidature ufficiale con assemblee, raccolta di firme, conferenze stampa. Ma la cosa ancor più grave è che il primo ad infischiarsene delle regole è stato proprio Lapo Pistelli, membro dell’Esecutivo Nazionale del Pd. Penso risulti a tutti evidente che se il meccanismo è questo allora è buono tutto. Conseguenza di ciò è che, nonostante le tanto sbandierate primarie, l’unico strumento in mano agli elettori del Pd per partecipare e votare per l’uno o per l’altro candidato è la scheda con un nome. In una situazione del genere il partito sarebbe ridotto a un comitato elettorale o poco più e il progetto politico finirebbe con l’essere identificato con le persone. Se questa è l’innovazione delle primarie andiamo poco lontano.

LE IDEE, LE PERSONE. Per un partito l’obiettivo deve essere quello di mettere in moto le idee, aprire porte e finestre per raccogliere istanze, ascoltare per capire quali sono i problemi, dare insomma il senso che non si sceglie solo chi va a ricoprire una carica ma si costruisce intorno ad essa una cornice di contenuti; così facendo, non solo le primarie non sono un dramma, ma è normale che chi perde sia il primo sostenitore di chi vince. A Livorno lavorerò perché i guai di Firenze non si ripetano.

DENTRO O CONTRO IL PD. La discussione partirà dai circoli, chi ha qualcosa da dire venga e lo dica, critichi se vuol criticare, ma si sforzi di costruire; la malattia della politica è che si dà troppo spesso il senso di essere contro qualcosa, mentre il Partito Democratico è nato per esserci e costruire futuro. Chi si vuole candidare alle primarie ha un obbligo: portare idee in questo percorso, andare nel proprio circolo e dare un contributo al Pd.

GOSSIP E EX. Molto è il gossip politico ma in una città come Livorno che deve pensare al suo futuro e al modo migliore verso cui proiettarvisi è necessario il contributo di tutti, esprimendo però con chiarezza se si sta con il Pd e dentro il Pd o contro, avendo chiaro il concetto che per fugare i legittimi dubbi del direttore Manfellotto c’è bisogno di una collettiva assunzione di responsabilità da parte del gruppo dirigente perché si possano creare le condizioni per riconquistare la fiducia dei cittadini in maniera così ampia come alcuni mesi fa in occasione delle elezioni politiche. Diversamente da questo sarà normale aprire il giornale e leggere il titolo del prossimo editoriale: la rivincita degli ex.

Il Tirreno, giovedì 2 ottobre 2008
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