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GLOCALISMO (x area vasta Pisa-Livorno)

GLOCALISMO (x area vasta Pisa-Livorno)

Messaggioda borghinolivorno il 29/09/2008, 20:28

Glocalismo: ne vogliamo parlare?

In molti chiedono una valutazione dell’attività delle amministrazioni locali giunti oramai alla conclusione della legislatura, vuoi per processare o promuovere gli amministratori e candidati, vuoi per provvedere a valutare programmi e progetti sia vecchi che nuovi.
Per affermare un punto di vista di Area Vasta in questi bilanci che corrono il rischio di essere condizionati a vincoli localistici, occorre fare un salto di qualità. Occorre cioè inserirvi elementi di valutazione che fuoriescono dalla pur necessaria dimensione della valutazione dei servizi e dell’esercizio delle competenze burocratiche degli enti locali, come il livello di internazionalizzazione dell’economia, e i livelli di occupazione e occupabilità che ne conseguono nei diversi e specifici contesti, che pur gli enti locali possono influenzare se non addirittura contribuire a determinare, ma che sicuramente sono elementi determinanti nella qualità della vita della cittadinanza, anche se questa spesso è poco attenta agli stessi.

Ricordo che per l’assetto delle attribuzioni e delle deleghe istituzionali da parte dello Stato e in ragione delle scelte della Regione Toscana relativamente al decentramento di funzioni, compiti e risorse, gli Enti Locali sono potenzialmente relativamente ben attrezzati su questi terreni. Il problema è semmai se si punta alla “nuova frontiera” o alle “vecchie retrovie”, oppure se si riesce a fare sinergia o semplice manifestazione di localismo blindati dietro confini istituzionali che sempre meno hanno a vedere con la geografia e le reti della economia e delle infrastrutture e con le dinamiche della popolazione.
Questione che per altro la Regione sta assumendo con sempre più forza, via via che emerge il gap regionale davanti alla globalizzazione e i gap socio-economici e culturali che si prevedono nel futuro del territorio regionale (le novità e i vincoli sui nuovi fondi comunitari sembrano andare in questo senso, limitandone l’erogazione a pioggia e rafforzando la regia regionale e le efficienze e sinergie locali).

I parametri della produzione di ricchezza in derivazione dall’indice di “acquisizione-tenuta-perdita” di risorse (sia economiche che umane e politico-decisionali) nel processo di internazionalizzazione, e il conseguente indice di occupabilità che un determinato territorio puo’ vedersi garantito dallo sviluppo di cui riesce ad essere protagonista, non sempre sono razionalmente presenti nel nostro dibattito politico (più preso dai drammi delle crisi irrisolte e dagli entusiasmi delle azioni in atto ).

E poi dobbiamo intenderci se vogliamo parlare di queste cose a livello di Impresa o Settore Economico, o di Circoscrizione, Comune, Provincia o Regione.In realtà la dimensione forse più corretta è quella dei distretti economici significativi (fatti di manifattura, servizi, cultura, infrastrutture, finanza in sinergia significative tra di loro rispetto ai mercati di riferimento e alle competizioni in atto) e dei bacini di incontro tra domanda e offerta di lavoro (evidentemente non sempre coincidenti con i distretti sopra richiamati specialmente nel caso di asimmetrie tra la sfera della riproduzione economica e quella degli insediamenti umani).

In proposito proponiamo una scaletta “aggiuntiva” proprio da porre in attenzione nei bilanci di fine mandato amministrativo e che fa parte anche del dibattito che la Associazione Liberta Eguale Pisa-Livorno ha lanciato sul tema delle due città, tenendo di conto che qui non conta sapere solo cosa non va e come mai (se non addirittura additare chi non va!), ma bensi’ conta imparare a superare i gap , e come ristrutturare e governare le profonde trasformazioni necessarie, e anche come garantire la necessaria concentrazione e disponibilità di risorse finanziarie, tecniche e politiche per realizzare proprie le innovazioni e le trasformazioni.

Insomma bisogna introdurre in questi bilanci anche valutazioni su:
- competitività territoriale e settoriale a livello di economie materiali, infrastrutture, tecnologia e ricerca, forza lavoro, organizzazione dei fattori;
- attrattività e localizzazioni di investimenti, di finanza, strumenti produttivi e abitativi, e popolazione e capacità;
- internazionalizzazione dell’economia locale e sua dipendenza da fattori internazionali;
- efficienza e inefficienza del settore pubblico e del sistema delle competenze istituzionali rispetto alle sfide della globalizzazione;
- ricadute nell’equilibrio import-export sulle scale di medio e grande raggio, di risorse, beni, servizi, lavoro, sul bacino occupazionale locale che va a definirsi in termini qualitativi e quantitativi;
- capacità culturali e di coesione sociale e politica da poter mettere e tenere in campo (e non solo a livello istituzionale) assumendo la partecipazione e le decisioni delle popolazioni locali come vincolo stesso della sfida in atto.

Sono in effetti cose un po’ complicate, ma purtroppo troppo spesso ci troviamo a ragionarne solo quando le mura vacillano se non addirittura sulle macerie o di aree industriali o di servizi o infrastrutture oramai in caduta libera o in dismissione, o sulle macerie di sacche di disagio sociale o di protezione sociale a scadenza per i più fortunati, cioè quando è oramai troppo tardi per rimediare o per governare il cambiamento necessario.
Anche una valutazione pur veloce e schematica dei dati relativi ai tassi di sviluppo disponibili nella nostra area vasta (letti complessivamente, ma anche con la pazienza di osservare la salute e il posizionamento dei diversi segmenti che vanno a comporre lo stesso sviluppo), e la valutazione sempre schematica dei diversi dati provinciali e locali (quando disponibili) dei tassi di occupazione, disoccupazione e del tasso di popolazione attiva che ne deriva (anche qui poi con la pazienza di segmentare dati e dinamiche perché le tendenze non sono assolutamente univoche sia dal lato della domanda che dell’offerta di lavoro tanto da cumulare tendenze opposte negli stessi contesti), segnala l’urgenza di introdurre nel dibattito politico con maggiore forza i temi della scaletta richiamata, e con lo spirito giusto, cioè non semplicemente per parlarne ma per “mettere mano”.

Ultima questione, ma prima.

Se nell’area vasta con capofila le città di Pisa e Livorno decliniamo queste cose in termini localistici (o di aree metropolitane o di più ristretti e angusti ambiti comunali) otteniamo una logica di azione e una dimensione delle cose da fare. Se ci poniamo nella logica della stessa area vasta possiamo già ottenere tutt’altra dimensione, in particolare per segmenti e settori dove è possibile individuare sinergie e opportunità di scala espansivi o tesi alla razionalizzazione, o in ragione di segmenti e settori che consumano nell’antagonismo localistico le loro energie senza riuscire ad ingranare la marcia giusta per far fronte alle criticità che li attraversano.

In ogni caso dobbiamo interrogarci sul futuro che attende le nostre comunità e la complessa rete di realtà, interessi, bisogni che le compongono, e la piattaforma dimensionale su cui collocarsi dovrebbe addirittura vedere collocata la stessa area vasta nel contesto regionale.

Non si possono accettare le sfide della globalizzazione partendo dai soli campanili o da più o meno piccoli interessi sociali o economici, semplicemente perché Pechino è già più grosso della Toscana e perché i gruppi economici o “nazionali” che avanzano, e la logica che li spinge, spesso fanno sesso più massa critica del peso di qualsiasi settore nazionale, regionale o locale che si intende sostenere o si deve tutelare, per non parlare delle sole nostre semplici intenzioni. Questi gruppi e queste logiche mettono in campo a favore delle loro strategia energie, risorse, politiche e conoscenze spesso difficilmente immaginabili e lontane dalla logica tutta italiana di parlare di moltissime cose, cercare di realizzarne più del possibile, riuscire a portare in fondo poche cose e per giunta quasi sempre fuori dai tempi necessari, magari continuando a blandire l’opinione pubblica.

Proprio per questo è compito degli auspicati bilanci di fine mandato individuare quello che conta e quello che non conta davanti alle sfide che occorre vincere, e sapersi scrollare di dosso abitudini e vecchia e vecchie politiche sempre più perdenti e impotenti nel nuovo secolo che avanza.

paolo borghi livorno 27-09-2008 x www.libertaeguale.eu.
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Re: GLOCALISMO (x area vasta Pisa-Livorno)

Messaggioda borghinolivorno il 05/10/2008, 8:44

IL 20 OTTOBRE ORE 18-23 PRESSO HOTEL CONTINENTAL (Tirrenia-Pisa), INCONTRO 2 SINDACI, 2 PRESIDENTI PROVINCIA, SEGRETERIE PD, PISA E LIVORNO, CON ALTRI ESPONENTI ISTITUZIONALI, DELLA SOCIETA' E DELLA ECONOMIA, PER DISCUTERE DI QUESTO DOCUMENTO DELL'ASSOCIAZIONE LIBERTA' EGUALE PISA LIVORNO SULLE 2 CITTA'



per info paborghi@iol.it (paolo borghi) e www.libertaeguale.eu (sito LE Pisa-Livorno)



Livorno - Pisa, due città, un territorio, una visione dello sviluppo

1 ) Da tempo si va diffondendo la convinzione che la competizione globale non consente a nessuna comunità urbana, da sola, di far fronte alle sfide molteplici (sociali, economiche, civili) che si trova ad affrontare
2) ma ciò è vissuto talvolta, più che come opportunità di allargare gli orizzonti, come perdita di vecchie e solide certezze che centravano nel Comune il luogo del "governo locale"
3) ne è conseguito che quanto più si rafforzava il bisogno di sinergie e integrazioni, la lentezza dei processi politico-istituzionali ha creato un distacco forte tra necessità e realtà in materia di interrelazioni tra enti locali di confine che dispongono di un territorio con forti tratti di interrelazione oggettiva
4) è tempo di accelerare i processi, superare resti di orgoglio municipalistico o di presuntuosa autosufficienza e costruire strumenti adeguati a far fronte alle sfide comuni . Possiamo oggi vedere l’ Area della Costa (Pisa, Viareggio, Pontedera , Livorno e Cecina) come un insieme metropolitano di 5 aree integrate, su cui deve aumentare la cooperazione tra Comuni per poterne garantire il Governo, e il complesso delle Province di Livorno e Pisa come una unica istituzione capace di governare e gestire i fattori sempre più integrati e interagenti delle diverse aree ;
5) è tempo di dotarsi di strumenti, ovvero di luoghi e metodi di indirizzo politico-programmatico, di coordinamento di una comune vision del futuro, di selezione di aree di intervento oggetto di integrazione;
6) à tempo di ridisegnare e riqualificare la strumentazione delle società partecipate, i cui assetti di governance devono essere adeguati, per qualità, competenza e mission, a gestire i percorsi di nuovo sviluppo da cui può discendere la creazione di valore economico, sociale e quindi anche buone risposte alle domande di lavoro qualificato
7) questi punti di vista nascono dalla consapevolezza che in questo comune territorio che abbraccia importanti realtà limitrofe fino allo snodo di Pontedera, vi sono risorse tecniche, umane e economiche che sono un valore per la stessa Toscana e la sua necessità di decollare oltre i fattori della classica "tipicità"
8) i percorsi su cui una vision comune può essere messa alla prova attraverso adeguati strumenti operativi sono:
a. la logistica merci con le relative infrastrutture portuali e interportuali,
b. la logistica persone in un contesto di valorizzazione della risorsa turistica , a partire dall'Aeroporto, dalla ferrovia, dalla stazione marittima traghetti-crociere per porre in adeguata sinergia i poli attrattivi e di transito;
c. una piattaforma ecologica-energetica all'altezza delle nuove necessità di consumo e produzione;
d. la gestione comune di servizi e strumenti di regolazione come la formazione delle risorse umane, il mercato del lavoro, le aziende-funzioni pubbliche, la rete di trasporti e infrastrutture
e. il coordinamento degli strumenti urbanistici , soprattutto per la ottimizzazione delle interfacce di area logistica, di servizio e di sviluppo industriale;
9) in questo contesto si pone in termini forti la questione della mobilità delle persone che insieme al collegamento con la Alta Velocità chiama le FS ad un ruolo non di semplice fornitore di servizio, ma dì vero e proprio partner imprenditoriale
10) la promozione di tavoli di governance del territorio, in ambito economico (associazioni imprenditoriali e CCIAA) , in ambito amministrativo e, infine, in ambito politico, dove pare ineludibile l’obiettivo di dotarsi di un luogo di coordinamento ed indirizzo strategico per dare a questa parte della Toscana una funzione propulsiva per l'intera Regione
11) strumenti di promozione industriale e di marketing nonché intrecci societari tra grandi realtà imprenditoriali esistenti potrebbero a loro volta rappresentare il luogo tecnico-economico dove le volontà di indirizzo e di governo si traducono in progetti, investimenti, operatività avanzate sul piano della qualità competitiva
12) in questo contesto il fattore "sapere" università, ricerca si pone su un piano che non è solo quello del "decentramento" bensì di funzioni specificamente legate a contesti di sviluppo economico che richiedono alla stessa Università ed Istituti di alta qualità una forte proiezione applicativa come supporto e stimolo alla creazione di opportunità di crescita economica e sociale.
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Re: GLOCALISMO (x area vasta Pisa-Livorno)

Messaggioda borghinolivorno il 08/10/2008, 19:42

NEL DIBATTITO PREPARATORIO AL CONFRONTO SULLE 2 CITTA' (PISA E LIVORNO)

LIVORNO da PISA

Fabiano Corsini (Liberta’ Eguale Pisa)

Hanno sicuramente ragione i livornesi quando lodano (chissà con quanto logorio interno) lo sviluppo di Pisa e l’attuale stato della economia della nostra Città. I punti di forza da cui derivano i successi che, per esempio, elenca spesso l’economista Massimo Paoli , sono in realtà il risultato di scelte in gran parte consapevolmente e pervicacemente sostenute dal governo della Città e degli altri enti locali del territorio.

Ma I problemi non mancano. Ora che è passata la sbornia elettorale e che il generale agosto abbandona il campo, è bene che tutti coloro che tornano dalle ferie e si provano a dare un aiuto per governare la Città si mettano seriamente al lavoro, perché nulla di quello che abbiamo trovato può considerarsi definitivamente acquisito ; al contrario, sarebbe bene riflettere sui punti di debolezza, e poi attrezzarci per cercare di far fronte alle sfide che il prossimo futuro ci riserva.

Le sfide che vengono dalla politica del governo nazionale richiedono certamente che a quello stesso livello si sviluppino le risposte necessarie. Ma la mobilitazione nazionale e le iniziative del governo ombra non potranno essere sufficienti, se localmente, nei territori e in particolare là dove il centro sinistra porta la responsabilità di governare, non si svilupperanno adeguate strategie di risposta e anche di contrasto alle dinamiche regressive che le politiche nazionali indurranno, hanno già cominciato a indurre.

La particolare conformazione della economia del territorio della Città di Pisa è strettamente collegata alle dinamiche della spesa pubblica; la stessa costellazione di aziende hitech di quella che Paoli chiama ArnoEra Valley, è fatta di unità produttive le cui sorti sono legate, talvolta direttamente, talvolta indirettamente, alle commesse dei centri di spesa pubblici, dalla Sanità alla Difesa. Ma alla spesa pubblica sono legate le prospettive di valorizzazione dei beni culturali, anche a fini turistici; la qualificazione della Università; del CNR… ma anche della infrastrutturazione materiale e immateriale necessaria ad assecondare e favorire il ruolo che Pisa (e in verità l’intera area metropolitana occidentale) sta costruendosi anche nella nuova economia globale.

C’è un’altra, anzi ci sono altri pezzi di economia, meno sensibili alle dinamiche della spesa pubblica ( a cominciare da quel manifatturiero che proprio dalle scelte del Comune di Pisa ha trovato nuove occasioni di crescita: cantieristica, arredamento nautico…); ma non è ragionevole coltivare la speranza che questi settori possano sostituirsi al ruolo propulsivo dei servizi avanzati, e neppure che possano autosostenersi in una situazione di crisi.

Il governo centrale intende perseguire il suo disegno di riorganizzazione della spesa, riducendo l’impegno pubblico nella scuola, nella sanità, nella ricerca, nella cultura, per gli Enti Locali. Non sono timori vaghi o semplici discorsi: i provvedimenti già approvati dal Parlamento hanno disegnato uno scenario nuovo, inquietante, nel quale dovremo muoverci con strategie adeguate. Perché quelle scelte avranno a Pisa un effetto diretto e grave sui processi di sviluppo avviati, e interferiranno pesantemente in tutti i progetti sui quali Pisa fa affidamento.

Su questo occorre riflettere con serietà e con urgenza. Non si tratta di “fermarsi” un’altra volta a rimettere in discussione programmi, più o meno strategici. Si tratta di dotarci di strumenti adeguati, più operativi e possibilmente condivisi, per mettere a punto azioni e progetti che siano di grande visibilità, che producano risultati spendibili sia nei confronti dei cittadini, sia al servizio di una più generale offensiva di risposta alla strategia del governo.
Il Comune di Pisa in questi anni ha potuto beneficiare dei risultati di una intelligente politica finanziaria ( di segno opposto a quella condotta nei cinque anni precedenti ), che si è sostanzialmente basata sulla valorizzazione e sulla mobilizzazione del patrimonio. I margini per questa politica si sono naturalmente ridotti; è venuto il momento di dare spazio a nuove strategie, meglio a dare più incisività. In particolare, al Comune come in generale nella Città di Pisa, è necessaria una politica che liberi le risorse tenute prigioniere dalle corporazioni e dalle incrostazioni della vecchia politica, rimettendole in circolo e soprattutto consentendo alla Città di fare appello a nuovi soggetti, a nuove iniziative. A una nuova stagione di coesione locale, proprio quella coesione per impedire la quale sono accanitamente in campo le opposizioni e almeno una parte della stampa.
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Re: GLOCALISMO (x area vasta Pisa-Livorno)

Messaggioda borghinolivorno il 13/10/2008, 16:12

IL 20 OTTOBRE ORE 18-23 PRESSO HOTEL CONTINENTAL (Tirrenia-Pisa), INCONTRO 2 SINDACI, 2 PRESIDENTI PROVINCIA, SEGRETERIE PD, PISA E LIVORNO, CON ALTRI ESPONENTI ISTITUZIONALI, DELLA SOCIETA' E DELLA ECONOMIA, PER DISCUTERE DI UN DOCUMENTO DELL'ASSOCIAZIONE LIBERTA' EGUALE PISA LIVORNO SULLE 2 CITTA' (vedi più sopra)

INVIO UN ULTERIORE CONTRIBUTO.



per info e per prenotare la cena (25€!) paborghi@iol.it (paolo borghi)
per info http://www.libertaeguale.eu (sito LE Pisa-Livorno)



4 sfide, un poker

Scritto da Fabiano Corsini (L.Eg.)


Pubblicato su http://www.libertaeguale.eu in : DOCUMENTI, l'area vasta


L’importanza della proposta di LibertàEguale, quella di dare centralità al tema dell’area della costa, viene dalla sua attualità, dalla sua capacità di fornire una rappresentazione realistica di un futuro di sviluppo possibile.Abbiamo quattro sfide da vincere, che possono trasformarsi in quattro carte di un poker formidabile.


1 La prima sfida ci vede impegnati a contrastare le politiche governative, che puntano a rispondere alla crisi finanziaria, quella della finanza pubblica, con scelte di riduzione selvaggia dell’impegno nei settori strategicamente più importanti per sostenere lo sviluppo qualificato: la scuola, l’università, la ricerca, i beni culturali. Ma anche la sanità, la infrastrutturazione materiale e immateriale, la pubblica amministrazione, il cui ruolo è comunque essenziale nelle società avanzate proprio in funzione dello sviluppo. Pisa ha fondato i suoi successi di questi anni sulla sua capacità di intercettare risorse pubbliche, piegandole e valorizzandole come spesa qualificata, a sostegno dello sviluppo economico e sociale. Per mantenere questo ruolo, la linea dell’attacco alla funzione pubblica deve essere battuta, mentre proprio alla funzione pubblica, alla scuola, all’università , alla ricerca, deve essere richiesto un grande sforzo di innovazione per il futuro del Paese.

2 La seconda sfida , strettamente collegata alla prima, ci vede impegnati ad assicurare che tutte le risorse siano pienamente impiegate, che si colpiscano gli assistenzialismi inutili, si valorizzi il ruolo dei cittadini consumatori. In epoca di scarsità finanziaria e di competizione, le nostre macchine burocratiche devono essere reingegnerizzate. Province, Comuni pensino a governare, programmare e controllare le modalità di erogazione dei servizi; la concorrenza sia stimolata, le rendite di posizione siano colpite. Si abbandonino progetti di gestione in proprio delle public utilities, e si pensi a confrontarsi con il mercato. Abbiamo un enorme giacimento di risorse, che si possono liberare intervenendo sulle irrazionalità della nostra organizzazione sociale e istituzionale. Pisa e Livorno, insieme, possono fare molto per progettare e sviluppare un programma vero di ottimizzazione dei costi della funzione pubblica. Per agevolare la liberalizzazione del mercato del lavoro e la mobilità; per colpire privilegi antistorici. Per razionalizzare la rete della formazione scolastica, della formazione professionale, dei servizi per l’impiego.

3 La terza sfida è quella che più chiaramente mostra il suo carattere di risorsa: dobbiamo riuscire a capire, interpretare e valorizzare il grande potenziale implicito nel territorio. Un territorio che continuiamo a pensare secondo antichi e radicati schemi di lettura, basati sull’amministrazione e sulla cultura del localismo. Ma che invece è una entità nuova, un sistema complesso, la cui unità fisiologica si è venuta affermando nel corso degli ultimi decenni, in una misura che gli organi di governo non hanno saputo cogliere pienamente. Imprese che producono manufatti si insediano a Livorno perché possono contare su servizi e professionalità per cui il territorio pisano è un serbatoio; flussi di mobilità incrociati, che fanno sembrare il territorio di alcune aree esterne delle due città come un continuum; servizi di area metropolitana che gli utenti imparano ad usare non fermandosi davanti al confine provinciale; e poi, certo, la piattaforma costiera (porto aeroporto interporto…), il sistema turistico integrato, i grandi investimenti realizzati sul litorale di Tirrenia e Calambrone. Nella fase nuova, quella in cui già ci troviamo ad operare, la maggior parte dei servizi che andiamo a progettare, si tratti di ospedali, centri di ricerca, di marketing, possono ambire a superare prove di benchmarking (di confronto in termini di efficienza e competitività) e di valutazione terotecnologica (ovvero sul piano della suscettibilità di un bene fisico di ottenere i costi più economici nell’arco dell’intera sua vita) solo se sono pensate e realizzati a dimensioni che presuppongono l’area vasta.

4 E infine la quarta sfida. E’ forse la più difficile. Riguarda la possibilità di dotarsi di una testa politica, di un modo moderno e adeguato di concepire il governo di questa grande area, dove la parola governo vuole rimandare ai significati più pieni: interpretare, capire, valorizzare, far funzionare, guidare. Avere una vision, condividerla, costruire un senso di appartenenz a non sulla base delle vecchie identità, ma del progetto. Noi del partito democratico dovremmo cominciare ad essere abituati: conosciamo il significato delle parole. Per esercitarsi sul campo, noi chiediamo di produrre progetti concreti. Noi proporremo progetti concreti.
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Re: GLOCALISMO (x area vasta Pisa-Livorno)

Messaggioda borghinolivorno il 20/10/2008, 16:08

lunedi 20 ottobre, all'Hotel Continental di Tirrenia, a partire dalle 18

due Cittàun Futuro
leggi o guarda i video

tutta la documentazione


in http://www.libertaeguale.eu
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Re: GLOCALISMO (x area vasta Pisa-Livorno)

Messaggioda borghinolivorno il 01/11/2008, 1:32

Glocalismo: con quale istituzioni?

Tanto per continuare un ragionamento sul glocalismo dopo l’iniziativa di Tirrenia sulle 2 Città.
La battaglia politico istituzionale per l’area vasta rischia di restare al palo e di schiantarsi sui tanti scogli di una concertazione affidata alle “geometrie variabili” che si possono formare volta volta tra le frammentate realtà istituzionali che popolano le Province di Lucca, Pisa e Livorno (3 province, più di 100 comuni, una babele vera e propria di modalità e realtà di gestione di pubblici servizi, di attrazione di investimenti privati, di acquisizione di finanziamenti pubblici, di organizzazione istituzionale e funzionale).


Le “geometrie variabili” (cioè alleanze volta volta con chi ci sta sui singoli problemi) le invocano molti amministratori proprio quando negano la necessità di una qualsiasi istituzionalizzazione della area vasta dell’area Pisa-Livorno-Lucca anche se dichiarano l’assoluta necessità di cooperazione e convergenza, e mentre dichiarano quasi all’unisono la supremazia strategica del decisore regionale (il solo capace di ragionare su economie di scala e su concentrazione delle risorse adeguata a questi tempi di globalizzazione).


Insomma tutti conservano la loro livrea e da li partono…..senza nemmeno porsi il problema di potere e dovere cambiare i confini amministrativi che con logiche storiche ben lontane dagli attuali bacini e distretti significativi, ben lontane dalla mobilità e relazione tra area e area della popolazione, ben lontane dal poter raccogliere con autosufficienza le basi dello sviluppo, tagliano proprio l’area vasta.


Ora, proprio perché concordiamo sull’individuazione della Regione come punta della strategia da mettere e tenere in campo, non possiamo invece credere che si possano produrre cooperazione e concertazione, superando i localismi, i confini istituzionali, i piccoli e grandi interessi locali, senza mettere mano all’aggregato dei poteri locali.


Mettere in sinergia e integrare l’area vasta (portandola a maggiore valore nella competizione della globalizzazione) significa insomma fare i conti con una semplificazione delle realtà comunali mediante lo strumento dell’Unione dei Comuni, e con una coraggiosa cura relativa alle Province che dovrebbero, da enti prossimi alla soppressione per la moderna assurdità del territorio affidato e per il superamento del vecchio schema città - campagna, iniziare a riflettere su un processo di concentrazione e fusione per generare lo strumento intermedio da porre tra la strategia (regionale) e la programmazione e la pianificazione territoriale di dettaglio; la gestione dei servizi e delle strutture di alta scala e assolutamente sovracomunali; funzione di regolazione e l’azione sui mercati locali, per quanto oggi possibile, a partire da quelli dell’istruzione e formazione e del lavoro e dell’ inclusione sociale, delle infrastrutture materiali e immateriali, delle fonti energetiche, della ricerca e dell’alta formazione.


La crisi finanziaria e dell’economia reale in atto, proprio perchè inasprirà il fenomeno della globalizzazione, metterà ancora più in luce il problema che abbiamo cercato di riproporre. Non si deve sicuramente ricordare il difficile cammino dell’europa, per confermare che l’unione fa la forza e che un punto di vista glocalistico è possibile solo pensando innanzitutto alle istituzione che possono adeguatamente interpretare i cittadini e le sfide che questi pretendono che siano lanciate, e attorno alle quali possono ruotare interessi e attese, diritti e liberta’.


Addirittura da buoni riformisti, pretenderemmo che spuntasse anche qualche leader più coraggioso, capace di infilare queste cose nei suoi programmi e nella sua iniziativa politica iniziando veramente a rimettere in moto quel processo di aggregazione istituzionale sempre più necessario. Non è un pretendere troppo, altrimenti non si è capito come sta andando il mondo e si indulge con riti della vecchia politica che stiamo già pagando da un lungo periodo e che pretendiamo di non pagare piu’.

Paolo borghi livorno x http://www.libertaeguale.eu 31-10-2008
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