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TOSCANA: SOSTENIAMO CHI CERCA LAVORO!

TOSCANA: SOSTENIAMO CHI CERCA LAVORO!

Messaggioda borghinolivorno il 10/05/2009, 19:24

Sosteniamo chi cerca lavoro!

Di paolo borghi

Le parabole e le profezie sulla crisi da globalizzazione che il mondo intero sta attraversando si sprecano. Ottimisti e pessimisti si contengono i favori dell’opinione pubblica. Quasi nessuno approfondisce le possibili conseguenze di questa crisi e come sia possibile darsi da fare per uscirne e limitarne il danno sociale. L’Unione Europea intanto prevede in Italia un piu’ 3,3% di calo dell’occupazione nel 2009 in conseguenza di un forte calo del PIL (abbiamo già superato le previsioni formulate da Confindustria e dalla CGIL a novembre 2008!).

Va da se’ che abbiamo davanti un periodo di crescita anche della disoccupazione (già crescono tutti i dati relativi ai sussidi di disoccupazione), e che parlare di posti di lavoro equivalenti (come è tipico delle previsioni macro-economiche) non vuol dire parlare anche dei posti di lavoro reali e dei lavoratori che li occupano (da Agosto, inizio della crisi occupazionale, i primi posti tagliati sono stati quelli precari-intermittenti e a part-time, e l’esplosione della Cassa Integrazione non è contabilizzata come disoccupazione).

E’ evidente poi che potremmo trovarci davanti ad un incremento delle persone alla ricerca attiva di lavoro (cioè dei disoccupati statisticamente validi), superiore agli stessi lavoratori espulsi dai cicli produttivi, in ragione che area molto ampia di forza lavoro inattiva che registriamo in Italia e in Toscana , davanti all’acutezza delle necessità, si riattivi sui mercati dei lavori.

Incerta in questo fase è il destino dei lavoratori irregolari (doppio lavoristi, operanti al grigio o al nero) per altro esclusi da ogni forma di tutela assolutamente significativi in termini qualitativi e quantitativi. Potremmo entrare anche in un ciclo con nuove caratteristiche di questa cronica caratterizzazione del mercato del lavoro italiano.

Il punto non è pero’ solo rappresentato dal calo dei posti di lavoro, ma anche dalla torsione occupazionale che la stessa crisi potrebbe determinare (continua il travaso dei posti dal secondario al terziario, per ora a saldo negativo, e crescente è il travaso da posti di lavoro dal tempo indeterminato a nuovi posti precari e spesso non a tempo pieno, inoltre è evidente la criticità presente tra gli adulti espulsi, non sempre di facile ricollocazione, e i giovani spesso piu’ flessibili e quasi sempre con costi unitari inferiori vuoi perché meno pagati o vuoi perché portatori di incentivi statali, come nel caso dell’apprendistato).

A livello della Toscana e in particolare della sua costa, in ragione del particolare trend di sviluppo della crisi, il rischio è quello di essere in linea con le previsioni dell’Unione Europea. In alcune zone il rischio è quello quindi di avvicinarsi o superare il 10% di disoccupazione (vale a dire 1 disoccupato ogni 10 occupati!) e di seguire proprio questa torsione occupazionale (le conseguenze sugli aggregati territoriali ancora piu’ industrializzati sono già evidenti e l’affanno occupazionale del terziario anche).

In questo quadro il mestiere delle istituzioni e degli operatori che si occupano di formazione professionale e di intermediazione, collocamento e riconversione professionale dei lavoratori (siano esse strutture pubbliche o private) si modifica profondamente, e velocemente occorre riposizionare risorse e intenzioni in grado di sostenere il già debole mercato del lavoro, e riposizionare le (scarse) risorse necessarie per le azioni di politica del lavoro (attiva e passiva) e per le azioni di lotta contro l’esclusione sociale.

Il rischio è infatti quello di essere travolti dal necessario intervento “assistenziale” (purtroppo ancora per la minoranza dei piu’ garantiti), senza riuscire ad attivare azioni sullo stesso mercato utili e necessarie per migliorarne l’inclusività sociale e per sostenere le quote dell’offerta di lavoro piu’ deboli e maggiormente in difficoltà, e migliorare il tasso di occupabilità della offerta di lavoro.

Chi sviluppa funzioni di Formazione Professionale e di Collocamento al lavoro (in Toscana, per il particolare assetto delle deleghe le Province in partnership diretta o indiretta con i soggetti privati accreditati), non puo’ certo produrre nuovi posti di lavoro (compito precipuo delle politiche economiche e soprattutto delle imprese e dei grandi produttori di servizi), ma deve attivamente operare nell’ambito delle asimmetrie strutturale tra domanda e offerta (la prima cronicamente carente e caratterizzata dalla disponibilità di posti di lavoro poco qualificati, la seconda cronicamente eccedente e sempre più caratterizzata da forza lavoro a media e alta scolarizzazione; la prima ancora capace di attirare manodopera con migrazioni interne al nostro paese e con quantità ancora elevate nel 2008 di migranti stranieri per far fronte alle difficoltà a coprire i posti di lavoro disponibili specialmente per alcune attività professionali).

Questa crisi non puo’ essere affrontata semplicemente promuovendo solo l’adattabilità dell’offerta rispetto alla domanda disponibile o procrastinando ulteriormente l’inserimento al lavoro (per i giovani diploma e laureati già pericolosamente, per molti, già sopra i 30 anni di età; per le donne estremamente difficile superati i 40 anni, per molti ultracinquantenni con esperienza o senza esperienza di lavoro molto difficoltosoi), e non puo’ essere affrontata senza concentrare maggiori risorse e intenzioni sulla crescente area delle quote deboli del mercato del lavoro (vecchi e nuovi poveri, giovani, donne, anziani, disabili) che rischiano di pagare un costo insostenibile alla stessa crisi con conseguente minaccia per la coesione sociale e per diritti e opportunità di equità minima che il nostro modello sociale persegue attivamente.

In queste quote occorre senz’altro anche comprendere numerosi stranieri e cittadini dell’est europeo che, spesso con livelli di integrazione sociale e familiare avanzati, vedono messa in discussione la loro presenza in Italia, spesso nuova patria di adozione, con tutte le difficoltà di coprire con politiche solidaristiche l’intero mondo del lavoro e di operare per evitare tensioni tra i diversi gruppi di lavoratori (già evidente nella forte differenziazione dei diritti e degli ammortizzatori sociali tra lavoratori stabili e lavoratori precari).

Da questo punto di vista occorre saper meglio integrare le politiche attive del lavoro (mirate all’occupabilità e all’occupazione) con le politiche passive del lavoro (mirate al sostegno al reddito) ; saper integrare le politiche del lavoro a tutti i livelli con le politiche sociali di lotta contro l’esclusione sociale e la povertà; migliorare la qualità e la quantità di risorse disponibili su questi terreni; rivedere la legislazione del lavoro partendo dalla necessità di diminuire la distanza tra i lavoratori garantiti (in numero decrescente) e i lavoratori non garantiti (in via di espansione); collegare meglio la stessa erogazione dei sussidi al diritto-dovere ad una cittadinanza attiva che comprenda la stessa ricerca attiva del lavoro tra le sue pecularietà (evidentemente con il pieno sostegno e impegno delle istituzioni).

Cosa evidentemente diversa dagli auspici attuali del governo (non si intende parlare di riforma e generalizzazione degli ammortizzatori sociali; si tolgono risorse alla formazione professionale regionale; si pretende di scaricare su sistemi solidaristici categoriali di natura bilaterale, per altro generalizzati in tutta europa, una quota degli oneri aggiuntivi che la crisi comporta e le attività specifiche di politica attiva del lavoro da posto a posto).

Eppure è evidente che il mercato del lavoro non puo’ essere lasciato a se stesso e che occorrono risposte sempre piu’ precise e chirurgiche per ottimizzarne il funzionamento (occorre limitare la percentuale dei posti di lavoro non coperti; occorre sanare la distanza tra scuola e lavoro; occorre sostenere la mobilità della manodopera e la promozione delle persone sullo stesso mercato; occorre limitare la scarsa integrazione sugli stessi mercati dei cittadini piu’ svantaggiati; occorre aumentare l’integrazione delle politiche di formazione Professionale e sostegno a chi ricerca Lavoro o deve cambiare lavoro, con i processi di innovazione e di implementazione nuovi investimenti che possono rappresentare il futuro per le nostre strutture economico-occupazionali e per la qualità stessa del lavoro.

Da questo punto di vista la crisi è una opportunità anche per migliorare la qualità sociale dei nostri mercati dei lavori e non puo’ essere affrontata con un ulteriore deterioramento qualitativo degli stessi. Inoltre la crisi è una opportunità di riconversione per tutte le funzioni e operatori che per il mercato e sul mercato sono attivi costituendone una importante infrastruttura dello stesso (centri Impiego pubblici , Intermediatori e Formatori accreditati, i soggetti istituzionali e del privato sociale impegnati sul terreno delle occupabilità e della integrazione sociale).

La Regione Toscana e le Province da questo punto di vista stanno dimostrando un impegno nuovo e sempre piu’ puntuale su questi terreni le cui criticità sono esplose in pochissimi mesi (e dopo un lungo trend del mercato del lavoro assolutamente non negativo), certo dovendo fare i conti con la necessità di riprogrammare e riprogettare azione e interventi (a partire da quelli sostenuti dai fondi comunitari) e dovendo fare i conti con una quantità di risorse disponibili insufficienti alla nuova bisogna e per altro insidiata dalla necessità di far fronte ad oneri concordati con lo Stato per le crescenti politiche passive.

Ci domandiamo se da tutto questo non debba scaturire, a 10 anni dalla riforma che ricondusse alle Province i Centri per l’Impiego e le Politiche attive del Lavoro alle Regioni (in realtà di nuovo alle Province per l’assetto di delega e attribuzioni di funzioni tipiche della Toscana), un ripensamento sui livelli di organizzazione e funzionamento degli stessi Centri per l’Impiego, che vedono la loro missione e vocazione fortemente modificarsi (a partire dalle nuove contraddizioni dei mercati dei lavori e dai nuovi compiti di controllo dei sussidiati e dall’intensificarsi della direttività sui non occupati che una rinnovata legislazione nazionale sembra imporre)

Proprio per questo il dibattito politico elettorale deve trovare una migliore focalizzazione da parte di tutte le forze politiche e sociali su questi temi, rispondendo alle attese della opinione pubblica e favorendo migliori sinergie e programmi per fare fronte a quelle che per ora appaiono emergenze e nuove sfide per il sistema regionale e per il sistema delle autonomie locali, ma anche nuove sfide per l’intera sfera dei diritti.
paolo borghi 10-05-2009 x www.libertaeguale.eu e http://borghino.ilcannocchiale.it/
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