http://www.repubblica.it/esteri/2011/04 ... ef=HREC1-9
SIRIA
Francia e Italia: "Fermare repressione"
Sarkozy chiede a Ue e Onu "misure forti"
Il presidente francese: "Situazione inaccettabile" ma "non ci sarà intervento senza risoluzione delle Nazioni Unite". Parigi apre il nuovo fronte facendo pressione per un intervento internazionale concertato. A Daraa cecchini ancora in azione: 35 morti. Dall'inizio delle proteste 400 vittime
ROMA - Nicolas Sarkozy arriva a Roma con un'aggiunta all'agenda attesa, incentrata su Libia e immigrazione, e impone l'apertura della conferenza stampa con un "appello comune" per la situazione in Siria. "Siamo molto preoccupati - ha detto Berlusconi - per gli sviluppi che verifichiamo in questo Paese, per le numerose vittime. L'appello alle autorità siriane è per fermare la repressione violenta, si tratta di dimostrazioni pacifiche, chiediamo a tutte le parti moderazione e auspichiamo che si dia un seguito immediato alle importanti riforme" annunciate. E Sarkozy parla di "situazione inaccettabile" a Damasco, precisando che il precedente della risoluzione dell'Onu per l'intervento in Libia ha segnato una "svolta" nella politica estera francese anche se "questo non significa che si debba intervenire ovunque nel mondo" e assicura che "non ci sarà intervento in Siria senza una risoluzione dell'Onu". La Francia ha già cominciato però a fare pressione per un giro di vite internazionale anche nei confronti di Damasco. Il ministro degli Esteri ha dichiarato poche ore prima del vertice italo-francese che Parigi vuole dall'Onu e dalla Ue l'adozione di "misure forti" per far cessare "l'uso della forza contro la popolazione".
A Daraa continua la battaglia di strada, all'indomani dell'operazione militare contro la città 1 epicentro della contestazione al regime di Bashar al Assad: testimoni sul posto hanno descritto oggi una città in preda ai cecchini, anche se cominciano a circolare voci su alcune diserzioni nell'esercito. "Gli spari contro gli abitanti continuano", ha indicato un attivista per i diritti umani, Abdallah Abazid. "Nuovi rinforzi delle forze di sicurezza e dell'esercito sono entrati a Daraa, c'è un carro armato nel centro". I punti di accesso alla città sono bloccati da carri e barricate, ma secondo l'attivista, alcuni soldati della quinta divisione hanno disertato e si sono uniti ai dimostranti contro l'esercito fedele al regime. Abazid ha aggiunto che oggi le forze di sicurezza hanno circondato l'abitazione del mufti di Daraa, che sabato si era dimesso per protestare contro la repressione, "ma il mufti non era in casa".
In tarda serata l'Organizzazione per i diritti umani Sawasiah ha fatto sapere che nel corso della giornata la repressione ha fatto almeno 35 morti e che i militari hanno interrotto per il secondo giorno consecutivo le forniture di acqua, luce e le telecomunicazioni alla città. Secondo Amnesty International e i gruppi dell'opposizione siriana, dall'inizio della protesta sono state uccise 400 persone. Dal canto loro, le autorità, che accusano "bande di criminali armati" di organizzare le manifestazioni, sostengono che l'esercito è entrato a Daraa su richiesta della popolazione per "farla finita con i gruppi terroristi".
Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno ordinato ieri sera alle famiglie dei diplomatici e al personale non essenziale della loro ambasciata di Damasco di lasciare la Siria, a causa "dell'instabilità e della situazione incerta" che regna nel Paese.
(26 aprile 2011)