franz ha scritto:PS: non conosco bene la storia di Pisacane, tuttavia dubito che si possa dire che Colombo, Annibale e Napoleone fossero vellitari. Magari erano temerari, come Pisacane stesso, con la differenza che i primi tre hanno avuto successo (perché bravi, preparati, competenti) mentre il quarto a quanto pare ha fatto solo un gran disastro (questo lo identifica come velleitario, non so, un solo caso non basta). Alcuni anni dopo Garibaldi ha dimostrato di essere molto piu' capace e daltronde era l'eroe dei due mondi. In ogni caso qui si parla di temerari che hanno vinto combattnedo, non di chi scappa dal teatro di guerra.
No, Pisacane non è scappato, come non sono scappati i suoi compagni d'avventura (Giovanni Nicotera, Giovan Battista Falcone, Luigi Barbieri, Cesare Faridoni, Gaetano e Felice Poggi, Domenico Porro, Francesco Madusco, Lorenzo Giannoni, Giovanni Gagliani, Amilcare Bonomi, Domenico Rolla, Giovanni Sala, Giovanni Camillucci, Cesare Cori, Clemente Conti, Giuseppe Faelli, Federico Foschini, Giuseppe Mercurio, conte Lodovico Negroni, Domenico Mazzoni, Achille Perucci, Pietro Rusconi, Giuseppe Sant'Andrea); egli ha preferito completare la sua impresa (alla fine suicidandosi insieme a G.B. Falcone), ben sapendo che l'insurrezione delle popolazioni non ci sarebbe stata (a Napoli e a Potenza "
nulla si era potuto né si poteva fare per la spedizione") e consigliato a desistere da un prete (un altro, invece, aizzò loro contro la popolazione di Padula, in provincia di Salerno).
Ha scritto, infatti:
"La sola cosa, che può fare un cittadino per essere utile al suo paese, è di attendere pazientemente il giorno, in cui potrà cooperare ad una rivoluzione materiale: le cospirazioni, i complotti, i tentativi di insurrezione sono, secondo me, la serie dei fatti per mezzo dei quali l'Italia s'incammina verso il suo scopo, l'unità. [...] Vi sono delle persone che dicono: la rivoluzione dev'esser fatta dal paese. Ciò è incontestabile. Ma il paese è composto di individui, e se attendessero tranquillamente il giorno della rivoluzione senza prepararla colla cospirazione, la rivoluzione non scoppierebbe mai. Se al contrario tutti dicessero: la rivoluzione deve farsi dal paese e siccome io sono parte infinitesimale del paese, cosí ho io pure la mia parte infinitesimale di dovere da adempiere, e l'adempisse, la rivoluzione sarebbe fatta immediatamente e riuscirebbe invincibile perché immensa. Si può non esser d'accordo sulla forma di una cospirazione, sul luogo e sul tempo in cui una cospirazione debba compiersi: ma non essere d'accordo sul principio è un'assurdità, un'ipocrisia, un modo di celare il piú basso egoismo. Io stimo colui che approva la cospirazione ed egli stesso non cospira: ma non sento che disprezzo per coloro che non solo non voglion far niente ma che si compiacciono nel biasimare e nel maledire gli uomini d'azione ...
La storia, poi, la scrivono i vincitori ... e i vinti sono solo da biasimare perché
"pazzi, ambiziosi, turbolenti".
In quella di Pisacane c'è stata anche una donna, Enrichetta di Lorenzo, che abbondonò il marito e i figli nel 1847 per amore e per spirito di libertà e di emancipazione. Una figura con forte personalità, distintasi nella difesa della Repubblica Romana nel 1849.
PS - Nel post precedente avevo omesso un punto interrrogativo, la frase giusta era:
"E' il testamento politico (24.6.1857) di Carlo Pisacane (un sognatore velleitario anche lui?), prima della tragica Spedizione di Sapri".
Garibaldi era seguito per mare dalla flotta inglese e ... da terra dalle armi dei
"malcelati" Savoia e dai soldi degli inglesi agli ufficiali borbonici (mi sembra di averlo letto su
"Maledetti Savoia" di L. Del Boca).