da pierodm il 27/11/2008, 11:13
Un po' di relax non fa mai male, e non c'è niente di meglio di una bell chiacchierata sui criteri di moderazione.
"Moderazione" è un termine che evoca il suo opposto, ossia la smodatezza, cioè un uso esagerato, continuato, ridondante di alcune formule verbali a tinte forti e sgradevoli.
Il problema di qualunque moderazione non è la soggettività del criterio di giudizio - in definitiva ineliminabile - che semmai renderebbe insopportabile la moderazione in sè, quando fosse affidata ad un moderatore poco moderato.
Il problema è la sua rigidità pregiudiziale, ossia la necessità di stabilire "regole" preventive, che spesso lasciano scoperte le violazioni di sostanza non previste dalla regola, e invece in altri casi sembrano essere una vera e propria censura.
Il criterio del cosiddetto "uso comune" - una specie di sdoganamento per acclamazione - è piuttosto stinfio, perché ci sono decine di termini comunemente usati che sono estremamente fastidiosi, alcuni dei quali non perché siano "offensivi" per qualcuno, ma perché sono rivoltanti in modo gratuito: per esempio, la gamma descrittiva degli omicidi, nei vari Tg, in cui le vittime sono "sgozzate", incaprettate, fatte a pezzi, torturate, in laghi di sangue, etc.
L'argomento sul quale si spende volonterosamente Franz, facendo sottilissime differenze tra le coloriture giornalistiche e i testi di un forum, sono destituite di fondamento, perchè dà l'idea che i giornali siano una specie di teatrino dove sono concesse spiritosaggini, vietate in una sede "seria" come un forum, relegando l'ironia, il sarcasmo, la battuta di spirito, l'immaginazione ad un ruolo secondario e quasi velleitario.
La verità è che si tratta solo e sempre di una questione di misura e di opportunità, e questo dipende da ogni singolo caso: l'esatto opposto del criterio di "regola preventiva".
Per esempio, il famigerato "nano" è un termine che il buon gusto suggerisce certamente di evitare. Ma, se si sta parlando di certe esternazioni del Cavaliere, inerenti la propria potenza sessuale, l'indistruttibile salute, l'eterna giovinezza, o certi suoi giudizi dispregiativi degli avversari (grigi, brutti, ineleganti, etc), è probabile che un accenno colorito al suo aspetto fisico o a qualche particolare ridicolo può venire in mente al commentatore di turno.
Non si tratta di un diritto alla ritorsione, ma di un elementare meccanismo dialettico: non si possono obbligare tutti ad avere la mente e lo stile di Mariano Rumor, obbligando alla penitenza chi ha lo spirito di Pannella o di Michele Serra, come se il culo di piombo dei vecchi democristiani fosse sinonimo esemplare di bon ton e di serietà.
Penso invece che sia molto più fastidioso e sterile un vezzo che c'era nella vecchia ML e permane qui nel forum: quello di descrivere sistematicamente i dirigenti che non ci piacciono con appellativi che non arrivano mai alla "parolaccia" esplicita, ma che ci girano intorno insistentemente. Ciò che rende sgradevole questo linguaggio è la sua ripetitività, la sistematicità, che finisce tra l'altro per banalizzare la disapprovazione stessa che certi dirigenti meritano e tutta la discussione intorno alle loro azioni.
Tuttavia, non è né possibile, né lecito intervenire in merito con "regole" preventive, e nemmeno a posteriori.
E' sempre una questione di come, quando e quanto.
In definitiva, penso che in un forum - come in un giornale - vale di più la persuasione (magari in privato) che la censura formalistica, adattando il criterio ai casi specifici e alle diverse situazioni.