Percorso:
26-02-2005
Una nuova tappa del nostro cammino
Prodi presidente della Federazione

Intervento del leader dell’Unione al Convegno costitutivo della Federazione dell'Ulivo.

Care amiche e cari amici, care compagne e cari compagni, care cittadine e cari cittadini,

oggi si compie una nuova tappa del nostro cammino. Un cammino cominciato ormai quasi dieci anni fa, insieme a tanti amici che, come Arturo Parisi che è qui anche oggi con noi, hanno condiviso questo progetto che allora poteva apparire soprattutto un sogno. L'Ulivo, il nostro Ulivo, assume una forma federata, si dà propri organi, costituisce un nuovo soggetto politico. Quattro partiti si federano per dare, insieme ai movimenti che condivideranno lo stesso progetto, stabilità alla loro azione comune. Per costruire una nuova realtà dotata di propri organi e di proprie competenze. Un soggetto aperto a quanti condividono con noi una prospettiva di alternativa politica, culturale, e soprattutto etica, per il governo del Paese.

La costruzione del nostro Ulivo è come la costruzione dell'Europa. L'Unione Europea è stata infatti, fin dalla prima fase gloriosa della Comunità del carbone e dall'acciaio, il frutto della volontà degli Stati di dar vita a un nuovo soggetto istituzionale col quale costruire stabilmente e insieme un futuro comune. Un soggetto però allo stesso tempo aperto all'ingresso di altri Stati e di altri Paesi che ne condividessero scopi e valori.

Così è il nostro Ulivo.

Esso non è un semplice patto fra partiti. Non è soltanto una coalizione elettorale. Esso è un nuovo soggetto stabile, dotato di propri organi e di proprie competenze. Grazie ad esso i quattro partiti che oggi si federano mettono in comune una parte importante della loro storia, del loro passato e del loro futuro, dei loro ideali e dei loro progetti. E lo fanno al servizio del Paese e degli italiani.

Questo Ulivo è fin da ora aperto ad accogliere quanti, uniti con noi nell'Unione alla quale abbiamo appena dato vita, condividono la nostra stessa determinazione di offrire al Paese una speranza per il futuro.

Io sono certo che tutti i partiti che oggi sono con noi nell'Unione vorranno sempre di più condividere stabilmente con noi la stessa passione e la stessa speranza, la stessa determinazione e la stessa idea di Paese.

L'Ulivo diventa dunque oggi più stabile per stabilizzare meglio l'Unione. Proprio per questo è caratterizzato dalla tensione verso l' apertura ad altri soggetti. Penso in primo luogo agli altri partiti già oggi sono nostri alleati, ma penso anche ai movimenti, alla società civile, ai milioni di donne e di uomini, di giovani e di anziani, che abbiamo l'ambizione e la volontà di rappresentare. E' infatti prima di tutto dei nostri cittadini che vogliamo essere interpreti, nel nostro sforzo di consolidare e rafforzare la nostra democrazia bipolare e la nostra visione dell'Italia, dell'Europa e del Mondo.

Noi abbiamo una grande meta.

Vogliamo dare compiutezza alla transizione italiana, contribuendo a costruire una nuova fase della storia del nostro Paese.

E lo vogliamo fare in una prospettiva autenticamente riformatrice, consapevoli che in un sistema democratico funzionante il dovere principale di ogni forza politica è quello di costruire una prospettiva di governo da offrire al Paese. La nostra comune ambizione affonda le sue radici nel nostro passato e guarda al nostro futuro.

Si nutre degli stessi grandi ideali e valori che spinsero più di sessanta anni fa i nostri padri a dar vita alla nostra Costituzione. Si nutre della stessa consapevolezza e della stessa determinazione che li accomuna: la volontà di ricostruire e dare nuovo slancio e nuovo futuro al Paese.

Noi rappresentiamo, certo non da soli, tutte le grandi culture e tradizioni che diedero origine al patto costituzionale che ha fondato la democrazia italiana dopo la grande tragedia della guerra e della dittatura.

Come allora avvenne per ricostruire la democrazia italiana, anche noi oggi vogliamo mettere insieme in modo stabile e duraturo queste culture. In questo senso noi rivendichiamo e proclamiamo la volontà di essere i custodi gelosi della Costituzione e, allo stesso tempo, i protagonisti di una nuova fase della vita costituzionale. Vogliamo chiamare a raccolta intorno a noi i nostri concittadini per dire loro che insieme possiamo sviluppare un'azione importante per il futuro. Un'azione che ha le sue coordinate intorno a tre grandi temi, gli stessi che lo Statuto, che oggi approviamo, affida specificamente ai nuovi organi dell'Ulivo:

il tema delle Istituzioni;
il tema dell'Europa;
il tema della politica estera e, di conseguenza, della nostra visione del mondo.

Intendo soffermarmi su questi tre aspetti specifici che, proprio perchè segnano i tre grandi settori in cui i quattro partiti cedono la loro sovranità decisionale ai nuovi organi dell'Ulivo, assumono una particolare importanza.

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Metto al primo posto la questione istituzionale perchè oggi la nostra Costituzione è sottoposta a un attacco senza precedenti, che vuole minarne le stesse fondamenta. A questo attacco noi dobbiamo dire no, tre volte no, senza esitazioni e senza tentennamenti.

Lo abbiamo già fatto in Parlamento durante la prima lettura del testo di riforma. Lo rifaremo ora al Senato.

Se questa riforma, così sbagliata, così confusa, così sciagurata, dovesse davvero essere definitivamente approvata lo faremo in tutto il Paese chiamando i cittadini a difendere la loro convivenza civile e il funzionamento stesso delle loro Istituzioni che questa riforma compromette irreparabilmente. Io, tuttavia, metto al primo posto la questione istituzionale anche in una prospettiva che guarda al futuro.

Noi abbiamo infatti il dovere di dare al Paese Istituzioni adeguate alla nuova fase che stiamo vivendo. Abbiamo il dovere di costruire le Istituzioni del bipolarismo, dando stabilità al Governo e a chi lo guida, ma anche rafforzando e ridefinendo il ruolo del Parlamento, del Presidente della Repubblica, della Corte costituzionale, delle grandi istituzioni di garanzia, dei poteri di regolazione e di quelli di controllo, delle istituzioni dell'economia e del potere giudiziario.

Abbiamo il dovere di garantire i diritti dell'opposizione, di ridefinire i limiti del potere della maggioranza, di assicurare un'informazione corretta e pluralistica. Di evitare monopoli e conflitti di interesse incompatibili con ogni forma di democrazia e inaccettabili in un moderno Stato costituzionale di diritto.

Abbiamo il dovere di ripensare il nostro federalismo, che deve essere innanzitutto attuato ma. Anche, corretto. Specialmente laddove l'esperienza di questi anni, il nuovo contesto europeo legato all'approvazione della Costituzione europea e il nuovo quadro internazionale legato alla competizione globale lo richiedono e lo giustificano. Abbiamo il dovere di costruire forme di collaborazione stabile e strutturata tra i livelli di governo in cui si articola la nostra Repubblica.

Dobbiamo garantire che il nostro pluralismo istituzionale dia vita a un federalismo cooperativo e solidale, strumento di rafforzamento e di promozione dell'unità nazionale. Dobbiamo infine adeguare tutte le nostre Istituzioni al nuovo contesto europeo. L'entrata in vigore della nuova Costituzione europea, che noi abbiamo fortemente voluto e alla quale guardiamo come a un grande fatto di progresso, pone a tutti i Paesi europei nuovi problemi di adeguamento delle loro istituzioni e dei loro ordinamenti interni. La questione istituzionale non può dunque essere limitata all'orizzonte italiano. Non è più possibile immaginare che ordinamento europeo e ordinamento interno vivano come due mondi separati e distanti.

In ogni Paese europeo le questioni istituzionali sono ormai intimamente intrecciate con la dimensione europea.

Anche per questo dobbiamo essere capaci di assicurare, allo stesso tempo, una gelosa difesa dei valori fondanti della nostra Costituzione e una attenta azione di ammodernamento e di adeguamento delle nostre Istituzioni ai nuovi problemi che il Paese deve affrontare.

Problemi concreti questi, che toccano direttamente la vita dei nostri concittadini. Problemi che riguardano i nostri diritti fondamentali. Problemi che riguardano il nostro sviluppo e il nostro benessere. Assicurare al Paese stabilità e certezza di regole e, allo stesso tempo, capacità di governo dei processi è fondamentale per dare agli operatori economici la possibilità di compiere le proprie scelte e sviluppare la propria attività .

Ma per fare questo abbiamo bisogno di Istituzioni rispettose dei diritti dei cittadini, ben funzionanti, moderne, accettate e sentite come proprie dal Paese.

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L'Europa è il secondo terreno della nostra azione comune. Ho già detto del legame strettissimo che vi è ormai fra ordinamenti nazionali e ordinamento europeo.

Ma l'Unione Europea non è solo un fatto giuridico. E' una grande realtà di sviluppo, di pace e di democrazia. Una realtà concreta per i milioni e milioni di donne e uomini che già oggi ne fanno parte.

Una grande speranza per i popoli che vivono ai nostri confini e che a noi guardano come punto di riferimento democratico e come prospettiva di sviluppo economico. L'Unione Europea è una esperienza e una realtà unica sul piano mondiale. Popoli che si uniscono con gli strumenti della pace e del diritto. Che mettono insieme le loro storie e le loro speranze.

In pochi decenni i sei Paesi fondatori sono diventati venticinque ed altri Paesi premono alle nostre frontiere e si preparano, con fatica ma determinazione, ad avere i requisiti per poter entrare a far parte della nostra avventura comune. Questa Europa noi l'abbiamo fondata, la abbiamo sempre difesa, la abbiamo voluta, la vogliamo.

Siamo convinti che essa è un grande fattore di pace e di sviluppo. Come ho detto ieri nella Tavola Rotonda tenutosi alla Sala della Lupa sul tema "Come ricostruire le relazioni internazionali. Una prospettiva europea", io credo che già oggi l'Unione Europea sia un grande protagonista sulla scena mondiale non solo dal punto di vista economico ma anche da quello politico e della sicurezza. E ho dato volentieri atto al Presidente Bush di avere nei suoi incontri europei di questa settimana mostrato di essere consapevole di questa realtà e di aver dichiarato il suo interesse alla costruzione di una forte partnership fra USA e UE.

Anche per questo noi vogliamo una Unione Europea sempre più forte e più coesa. Per questo abbiamo deciso di affidare all'Ulivo la competenza sulle politiche europee. E anche qui, anche su questo terreno voglio dire ai nostri cittadini: queste non sono astrazioni della politica;
sono cose concrete, realtà vere, che incidono e incideranno sempre di più direttamente sulla vita di tutti noi. Noi vogliamo che l'Italia conti in Europa e l'Europa conti nel mondo, in un intreccio virtuoso di costruzione di un futuro condiviso.

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Il terzo terreno di azione che ci accomuna stabilmente è la politica estera. In passato la politica estera ci ha talvolta divisi, anche se ci ha sempre unito la volontà di pace e di giustizia fra i popoli che è iscritta negli articoli della nostra Carta costituzionale.

Oggi la politica estera ci unisce fortemente. Noi vogliamo lavorare per la pace.

Vogliamo essere fedeli alle nostre alleanze ma siamo convinti di avere il diritto e il dovere di dire a tutti, e prima di tutto ai nostri alleati, le nostre ragioni e le nostre convinzioni.

Fra alleati occorre rispetto reciproco e ascolto delle reciproche opinioni, così come si deve fare con tutti ma specialmente con gli amici. Vogliamo lavorare per consolidare, anche sul piano internazionale, l'azione e la presenza dell'Unione Europea, nella certezza che essa è un grande fattore di stabilità e di pace nel mondo.

Vogliamo rafforzare il ruolo delle organizzazioni internazionali e vogliamo farlo nel quadro dell'Unione Europea, di intesa con i nostri alleati e con i nostri amici americani, in una visione che promuova un nuovo grande sistema di relazioni nel mondo. Noi crediamo che una leale e franca partenership fra USA e Unione Europea, in un quadro di multilaterismo condiviso, sia il pilastro più forte sul quale possa essere costruito un rapporto di pace e di collaborazione col resto del mondo. Del resto da molti anni lavoriamo tutti in questo senso e con questa prospettiva. Ed è in questo senso e con questo spirito che alcuni anni fa taluni di noi hanno lavorato con passione per dar vita, proprio con i nostri amici democratici americani e i laburisti inglesi, a quello che è stato da qualche tempo chiamato l'Ulivo mondiale.

Esso aveva alla sua base la fiducia nelle organizzazioni internazionali, nel multilateralismo, in un rapporto stretto fra noi, i leaders e le forze politiche, che di qua e di là dell'Atlantico avevano e hanno la nostra stessa tensione. Oggi noi riprendiamo tutti insieme questo stesso cammino e proprio grazie all'Ulivo strutturato al quale diamo vita, gli organi che ci rappresenteranno potranno farlo a nome di tutti.

E lo potranno fare non solo verso i partiti e i leaders a cui ci sentiamo più vicini ma anche verso le Amministrazioni e i Governi di tutti i Paesi che condividano queste stesse nostre preoccupazioni. Crediamo che solo nel multilateralismo, e nella compartecipazione di tutti alle scelte che riguardano tutti, si possa fondare una vera e duratura convivenza pacifica. Vogliamo sconfiggere tutti i fondamentalismi e tutte le discriminazioni. Vogliamo agire sempre con la forza del diritto.

Come ieri ho avuto modo di ribadire, al di fuori dei casi in cui si tratti di proteggere le popolazioni dalle aggressioni e dal rischio di genocidio, il ricorso alla forza nelle controversie internazionali deve trovare sempre il suo fondamento nelle decisioni delle grandi organizzazioni internazionali. La nostra cultura comune, così radicata nelle ragioni della persona umana e nella dimensione della solidarietà , si estende anche ai rapporti con tutti gli uomini del globo, senza distinzioni di razza, di religione, di civiltà .

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Cari amici, queste sono le ragioni che ci hanno condotto a dar vita a questo Ulivo federato, a darci organi comuni, a conferire a questi organi poteri e competenze. Questo è l'Ulivo che oggi costruiamo come nuovo soggetto. Di questo io voglio ringraziare qui a nome di tutti Fassino, Rutelli, Boselli, Sbarbati e tutti gli organi dirigenti dei partiti che hanno deliberato di federarsi. Di questo voglio ringraziare Pietro Scoppola, che ci ha aiutato nella elaborazione dello Statuto. Così come voglio ringraziare gli altri amici che hanno concorso a definire le regole comuni che oggi approviamo.

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Compiamo oggi uno sforzo importante. Lo compiamo nella convinzione di fare un servizio al nostro Paese e ai nostri concittadini e di corrispondere, anche in questo modo, al grande insegnamento che costantemente ci viene dal nostro Presidente della Repubblica Ciampi quando invita le forze politiche a costruire una democrazia sempre più rispettosa delle regole e capace di una competizione dura e forte ma anche sempre civilmente attenta al diritto dei cittadini di capire, di conoscere, di giudicare.

Lo facciamo però soprattutto per gli Italiani.

L'Italia è oggi un Paese che appare smarrito e confuso, timoroso del proprio futuro, quasi paralizzato e immobile di fronte agli eventi. Gli indici fondamentali della nostra economia mettono in evidenza una pericolosa stagnazione, che minaccia ormai la recessione. Ci mostrano un sistema industriale e un'economia in affanno. Un sistema di istruzione e di formazione in grande difficoltà .

Ci mostrano giovani delusi nelle loro attese e spesso privi di prospettive. Una società che tende a rinchiudersi su se stessa. Un Paese che invecchia e che vive con paura le novità del mondo. Noi vogliamo mettere fine a tutto questo. Noi vogliamo dire, diciamo e diremo sempre la verità al nostro Paese. Noi possiamo dire però anche una parola di speranza e di fiducia.

L'Italia può farcela a riprendersi. Ha energie, competenze, risorse umane. La sua storia passata e la sua storia recente, lo sviluppo eccezionale che il nostro Paese ha avuto nei decenni scorsi, la nostra costante presenza sulla scena mondiale dalla parte della pace e delle ragioni dell'uomo ci hanno guadagnato una stima che neppure questi anni hanno ancora compromesso. L'Italia ha solo bisogno di una nuova classe politica; di una nuova prospettiva politica; di ritrovare il filo della sua storia nazionale, delle sue culture storiche, dei suoi valori profondi. L'Italia ha bisogno di ritrovare la speranza e l'entusiasmo di rimettersi in discussione, di tornare a lavorare e intraprendere, di ricominciare a investire in ricerca, in innovazione, in mobilità sociale, in prospettive di crescite e di sviluppo della sua economia.

Noi vogliamo essere questa speranza.
Noi ci candidiamo a guidare la rinascita dell'Italia.
Come l'Ulivo noi abbiamo radici robuste nella nostra storia costituzionale e nei valori più alti delle nostre culture nazionali.
Come l'Ulivo, siamo ricchi di nuove foglie e sapremo dare nuovi frutti.
Oggi deve cominciare per noi e per il Paese una nuova fase.
Questa è la nostra ambizione;
Questa è la nostra promessa;
Questo è il nostro impegno.