dal Corriere - 1 febbraio 2005
Prodi: scriverò il programma con gli italiani
BOLOGNA - «Scriverò il programma con gli
italiani. Dirò loro: facciamolo insieme; datemi idee e opinioni,
segnalatemi problemi e attese. Solo così si potrà costruire
un progetto: non solo un elenco di cose da fare, ma un'idea dell'Italia,
destinata a ispirare il nostro governo, e a durare nel tempo. Apriamo
un luogo di incontro in cui possano intervenire tutti, e nello stesso
tempo ci sia un forte meccanismo di selezione e sintesi».
Romano Prodi ha preso la sua decisione, e l'ha affidata ai collaboratori
più stretti. Che domani, decimo anniversario della fondazione
dell'Ulivo, apriranno il cantiere del «programma comune»
(agli italiani), del progetto aperto: un sito Internet, www.governareper.it.
Subito dopo aprirà la «Fabbrica del programma»,
un capannone alla periferia nord di Bologna dove il Professore incontrerà
persone, gruppi, categorie sociali. L'idea di fondo è quella
che Prodi ha spiegato nelle riunioni preparatorie: «E' il
momento in cui bisogna essere padri per il Paese, prendere la guida,
dire la verità, perché a raccontare frottole, a rappresentare
un'Italia che non c'è, a costruire illusioni e false promesse
il nostro avversario è più bravo. E la verità
è che l'Italia va male, peggio dei partner europei: è
un Paese colmo di malumore, con problemi di competitività,
sviluppo e soprattutto di fiducia. Questo dobbiamo dire: che serve
una svolta etica. Uno scatto morale, nel duplice senso di rispetto
delle regole e di recupero dell'ottimismo. I problemi non si superano
se non c'è un cambio di direzione che dia il senso del nuovo,
se non c'è una pedalata vigorosa, se non c'è il secchio
d'acqua fredda».
Il sito sarà affidato a quattro giovani studiosi, che lavoreranno
sotto la supervisione di Arturo Parisi, Ricardo Franco Levi e Rodolfo
Brancoli: Filippo Andreatta, esperto di relazioni internazionali,
Salvatore Vassallo, neo-ordinario di scienza della politica a Bologna,
l'economista Franco Mosconi, già assistente universitario
di Prodi, e Gregorio Gitti, docente di diritto privato a Milano,
che lavorerà su garanzie, conflitto di interessi e rapporto
tra banche e imprese. Si attendono i contributi di gente comune,
esperti dei partiti, studiosi non schierati.
Alcuni meccanismi semplificano il lavoro. Ogni intervento verrà
sintetizzato in una finestra di tre righe. Chi legge potrà
dare un voto alla proposta.
«Dobbiamo scrivere insieme tre cose - è il ragionamento
di Parisi -. Il programma di legislatura. Le priorità: Prodi
ne ha già citate tre, giovani, Mezzogiorno e immigrati. E
il progetto. Un'idea del Paese che vada oltre i cinque anni di governo
che Romano si è prefisso. E' il nostro modo di preparare
la successione, contrario a quello di Berlusconi. Per lui la successione
è un rischio e una minaccia: dopo di me il diluvio; come
se nel diluvio non fossimo già ora, con lui. Per noi successione
significa costruire un sistema di valori che ci supera, perché
resta valido anche dopo».
«Dobbiamo recuperare una concezione della politica non come
affare, come scambio, come interesse privato, come merce, ma come
progetto, come scelta di unire il Paese anziché dividerlo
- è l'indicazione che Prodi ha dato ai responsabili di "Governareper"
-. Il Paese apprezzerà un programma sereno, forte, ma estremamente
duro e consapevole della situazione. Dobbiamo essere sinceri quando
la descriviamo, altrimenti rischiamo il ridicolo, e questo rischio
lo voglio lasciare al governo in carica. E la situazione non è
affatto positiva».
L'Italia, che nel '96 per il Professore aveva bisogno di «affetto»,
oggi ha bisogno innanzitutto di verità. «La gente ha
paura. Trovo ovunque un senso di demoralizzazione, persino nel Veneto,
che è irriconoscibile rispetto a qualche anno fa. Non possiamo
negare che la grande impresa vive principalmente di tariffe, che
il terziario va peggio dell'industria, che l'organizzazione del
turismo non funziona. Di fronte alla paura e all'insicurezza dobbiamo
mandare un messaggio nuovo e forte, oppure la gente finirà
per preferire il governo esistente. Nella politica energetica, nella
strategia industriale non possiamo continuare a non scegliere».
Ma l'esempio più importante riguarda l'argomento di punta
del centrodestra, la riforma fiscale: «Non basta fingere di
tagliare le tasse, che certo se fosse vero non guasterebbe. Per
poterlo fare davvero occorre un lavoro paziente e credibile di ricostruzione
del Paese».
Le parole-chiave sono svolta etica, concordia, ottimismo, equità.
Difficilmente il dialogo con gli italiani verterà sulle formule
della tecnicalità politica, sulle schermaglie interne al
centrosinistra. «Se mi sono impuntato, e se lo farò
in futuro, è solo perché non voglio una coalizione
frammentata, piena di diritti di veto, che potrebbe forse anche
vincere le elezioni ma farebbe fatica a governare», ha spiegato
il Professore ai collaboratori. Prodi si attende che «Governareper»
affronti temi trasversali, a cominciare da quello dei giovani: «Servono
idee e progetti per mettere i nostri ragazzi in contatto e su un
piano di parità con i coetanei degli altri Paesi, per dare
loro l'opportunità di creare ricchezza per sé e per
la nazione e farsi una famiglia senza aspettare di avere 35 anni».
Ed è soprattutto dai giovani che attendono interventi i responsabili
del sito, a loro volta aiutati da un gruppo di under 30.
«La lezione è quella dei nuovi democratici americani
- dicono Andreatta e Vassallo -, che dopo una lunga serie di sconfitte
si sono posti il problema della comunicazione, e hanno puntato con
successo su canali nuovi e alternativi per interloquire con i cittadini,
ascoltarne la voce e dare una risposta».
Poi ci saranno i sistemi tradizionali: una rivista trimestrale,
che pubblicherà anche le lettere di chi non usa la rete.
Ci sarà il laboratorio diretto da Giulio Santagata, la Fabbrica,
che i prodiani pensano come «una via di mezzo tra la catena
di montaggio e Milano-Italia», un posto di lavoro e di discussione
con esperti, gente comune, un «sergente» a coordinare
e la presenza costante di Prodi.
Si useranno tutte le energie disponibili, comprese quelle di artisti
non coinvolti nella mobilitazione antiberlusconiana ma che si sono
già offerti di aiutare il Professore.
E si partirà per un lungo viaggio elettorale. Resta da decidere
il mezzo. Nel '96 fu il pullman. Stavolta Prodi potrebbe fare una
scelta inusuale, dal significato simbolico. Andare a piedi, dato
che una delle linee di riflessione sul programma riguarda la riscoperta
delle vie medievali che scendevano o salivano a Roma: «Si
tratta di ricostruire i grandi itinerari della cultura e della spiritualità
europea, con lo stesso spirito con cui oggi si compie il cammino
a Santiago di Compostela». Ovviamente non sarebbe una scelta
integralista, insomma qualche tratto in macchina si può fare:
ma a Prodi piace l'idea di girare a piedi le città, i quartieri,
i paesi, e di ritrovare quel contatto diretto con la gente che comincia
da domani via Internet. Non si sa se questo progetto si realizzerà,
ma nell'attesa ha cominciato ad allenarsi: l'altro giorno, 16 chilometri
e mezzo di corsa sui colli bolognesi, su e giù da San Luca;
ieri, la maratona di Modena.
Aldo Cazzullo